Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Finnick_    16/02/2014    5 recensioni
[ “Sei tanto intelligente, perché non capisci che io sono confusa?!”
“Oh, questo l’ho capito. Ti sei abbottonata male la camicia e ti sei legata i capelli nonostante a letto li avessi sciolti. Sei tornata la solita, confusa Molly, riconosco i sintomi.” ]
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nota:
Perdonate l'assenza di questi giorni, ma ho avuto un gran da fare in quanto a problemi familiari e personali.
Non è questa la sede per parlarne, per cui vi lascio subito il capitolo.
Grazie a tutti coloro che hanno seguito la storia, vi preannuncio soltanto che questo capitolo potrebbe essere un po'... diverso da come molti di voi avrebbero immaginato.
Buona lettura!





4
Reazioni
 
“Non avrei dovuto dirti tutti i dettagli.”
Mary borbotta, nel silenzio del negozio.
Io sono immobile, di fronte allo scaffale dedicato alle prime pubblicazioni di Jane Austen. In un'altra situazione apprezzerei il fatto che ci siano soltanto tre edizioni di Orgoglio e Pregiudizio, che campeggiano ingiallite e ben mantenute dietro alle teche di vetro.
Afferro l’edizione del 1920 di Mansfield Park e la rigiro nervosamente tra le mani.
“Sono stata io ad insistere”, ammetto a bassa voce.
“Credo che Sherlock avrebbe voluto dirti tutto di persona.”
Ridacchio, cupamente ironica.
“Non l’avrebbe mai fatto. Non avrebbe mai ammesso tutto quello che mi hai detto.”
Lei annuisce, sappiamo entrambe che è così.
Appoggio stancamente il libro sulla sua mensola e sospiro.
Mi volto verso Mary, che rovista tra le pagine di un manoscritto sconosciuto di Scott Fitzgerald.
“Pensi che…”, mi risulta difficile parlarne, nonostante mi sia confidata con lei fin ora.
“Pensi che tornerà mai? Intendo dire… Non da me. Ma… C’è qualche possibilità che Sherlock affronterà mai il discorso?”
Lei alza il naso dalle pagine del libro.
Mi sorride.
In quel momento sentiamo sbattere la porta sul retro: un commesso sta rientrando nel negozio. Torniamo entrambe ad occuparci dei libri.
“Sì”, risponde dopo un po’ e io impiego qualche secondo a collegare la sua affermazione con la mia domanda. Sospiro.
Con gli occhi cerco l’unica copia del 1899 di Ragione e Sentimento, l’unica in vendita.
L’avevo vista qui una settimana fa e mi ero ripromessa di tornare a comprarla.
Forse un po’ di shopping terapeutico mi farebbe bene. Solo che non c’è più.
“Devono averlo venduto…”, sussurro. “Peccato, avrei speso volentieri una gran cifra per quel libro.”
Non odo risposta.
Mi volto a cercare Mary, ma non la trovo; il negozio sembra deserto.
Qualcuno mi porge un libro dalle mie spalle.
“Cercava questo, signorina?”
Ma che…?
Mi salta all’occhio il titolo: Ragione e Sentimento ; Jane Austen; 1899.
Quando mi giro, mi trovo davanti un uomo alto, con un cappello a visiera calato sulla faccia. Regge in mano il libro e me lo mostra. Il commesso che è entrato qualche istante fa… ?
“Edizione 1899. Ottima rilegatura, lei ha un buon gusto. Anche se non concordo con il tema del romanzo. Troppo sdolcinato.”
Ora capisco.
Sherlock.
Non sono per niente stupita. Gli prendo il libro dalle mani con un gesto secco e prendo a fissarlo.
“Invece dovresti leggerlo meglio. La parte dell’orgoglio potrebbe interessarti.”
Non alzo gli occhi dalla copertina.
“Ascolta…”
“No.”
Cinque minuti fa ero disposta ad ascoltare qualsiasi cosa avrebbe avuto da dirmi, adesso non voglio sentire niente. È come se sapessi che qualsiasi cosa dirà sarà un’immensa bugia.
“Guardami.”
Mi mette un dito sotto il mento e lo alza.
Sono costretta a guardarlo negli occhi: si è tolto il cappello e adesso i capelli ricci e neri vagano ribelli.
“Ero solo un esperimento.”
Lui abbassa il dito, ma io tengo la testa alta.
“È questo il punto. Tu non eri solo un esperimento.”
Cerco le parole, ma so che potrei solo balbettare.
“Per che cosa ti servo, Sherlock?”, chiedo dura dopo qualche secondo.
Lui mi guarda e non risponde. Mi allontano di un passo e appoggio il libro sul bancone del negozio.
“Ti servo sempre per qualcosa. Ogni volta che mi cerchi, ti approfitti di me.”
Trattengo il fiato. “Di… me”, ripeto.
Lui fa per aprire bocca, ma lo blocco sul nascere:
“Tom era disinteressato. A Tom piacevo davvero. Per quello… che ero, forse.”
“Eppure tra voi è finita”, risponde brusco.
“Tu non ti rendi conto, vero? Tu, con il tuo ego, pensi solo a… sperimentare, a infrangere le regole. E non ti importa niente se qualcun altro sta male e soffre. Non ti capisco!”
Aspetto qualche secondo.
“Perché l’hai fatto?”
“Sai già tutto, Mary ti ha detto tutto.”
“No, io… Voglio sentirmi dire da te che mi hai drogata perché pensavi che non avrei acconsentito al tuo stupido esperimento, che hai scelto me perché sono l’unica ragazza che non riesce a fare a meno di te e che non ti ha ancora mandato a quel paese…”
Mi rendo conto di essermi appena dichiarata e questo non va bene.
Non adesso Molly, non ora!
Lui mi ha usata per uno scopo vile.
“Avrei potuto scegliere chiunque. Sai che non avrei scelto nessun’altra, Molly. Ti ho già detto che mi fido di te e che ti sono grato per tutto quello che hai fatto per me.”
Ci penso. Sono parole meccaniche, non mi vanno giù.
“Non… ripetere ciò che ti sei preparato venendo qua.”
Guardo il libro sul bancone.
“Adesso vado. Dì a Mary che la ringrazio.”
Mi volto verso l’uscita e dentro di me sento che vorrei immensamente che Sherlock dicesse qualcosa.
Che mi fermasse, che mi spiegasse.
E invece mi ritrovo in strada, con la pioggia che ha cominciato a scendere torrenziale, senza un ombrello. Senza una speranza, senza niente.
Sono semplicemente una cosa che a Sherlock non serve più.
Sono semplicemente Molly Hooper.
 
***
 
Comincio ad estrarre i pollici umani dalla scatola con i guanti.
Apro il refrigeratore, sistemo il ghiaccio, e comincio ad adagiarceli con ordine.
Poi accendo il microscopio e un altro paio di macchine. Devo catalogare i pollici ed etichettarli.
Eccomi qua, al servizio della sperimentazione, della medicina legale e di Sherlock Holmes, come ai vecchi tempi. Non mi importa di cos’è successo la scorsa notte. O meglio, cosa non è successo.
Voglio solo dimenticare.
Il cellulare squilla in tasca.
“Greg, ciao”, rispondo.
“Sherlock è da te?”
Vi maledirei tutti, ne avessi la possibilità. Farei in modo che non apriate più bocca per un anno o due.
“No. Non so dove sia”, replico secca.
“Capisco.”
Silenzio.
“Ascolta, stasera c’è la partita di calcio alla tv. So che beh… Il calcio non è uno dei tuoi maggiori interessi, ma…”
“Ci sarò”, affermo senza pensarci nemmeno un secondo. Voglio dimenticare, no?
“Davvero? Voglio dire… Benissimo, ti passo a prendere alle sette.”
“Va bene, a stasera.”
Chiudo la comunicazione e realizzo di avere appena accettato un appuntamento con Lestrade.
Ma va bene così, davvero.
“Il Manchester perderà.”
Sobbalzo e mi cade un pollice sul banco da lavoro. Stringo le labbra e non mi volto.
Non posso dimenticare e andare avanti, se Sherlock continua a seguirmi ovunque.
“Che ne sai tu di calcio?”
“È un argomento assolutamente inutile e infantile. John ieri ha accennato ad una partita e ha detto che il Manchester avrebbe perso.”
Mi verrebbe da ridere, ma non lo faccio.
Mi volto scoraggiata verso di lui, perfettamente illuminato dalle luci a led del laboratorio.
“Ti ho drogata perché non volevo che tu mi vedessi fallire. Non volevo che tu mi osservassi mentre decidevo che compiere quell’esperimento ti avrebbe fatto del male e rinunciavo. Non volevo che tu capissi di essere solo un esperimento.”
Rimango a bocca aperta.
“Però… è quello che sono stata, giusto?”
“No, Molly. Ho scelto te. Non ho scelto nessun’altra, tu sei la mia prima scelta.”
Attendo in silenzio.
“Sei la persona che conta di più, quella che Moriarty pensava contasse di meno, ricordi?”
Certo che ricordo, come fosse ieri. Otto mesi fa Sherlock è tornato e mi ha detto queste stesse parole.
“Non accetto comunque il tuo… comportamento. Non voglio essere un giocattolo da prendere in prestito quando ce n’è bisogno.”
Balbetto e arranco, ma lo penso davvero.
“Non capisco come tu possa essere arrivato a tanto. Hai perso la ragione? Sei una persona così speciale… E hai fatto una cosa orribile.”
Tanto ormai mi sono dichiarata, tanto vale affondare per bene. E devo dire che lo sto facendo con dignità.
“Non voglio sperimentare con te, Sherlock. Non è così che vorrei le tue attenzioni. E spero che non proverai mai più a fare una cosa del genere con nessun’altra ragazza.”
Adesso sento il rumore di passi. E l’ha sentito anche Sherlock, perché si volta nella direzione della porta. Non dobbiamo attendere più di qualche secondo, perché John fa capolino nel laboratorio.
“Ah, sei qui anche tu…”, dice rivolto a Sherlock. “Volevo solo un parere di Molly, ma torno dopo.”
Sherlock alza il tono della voce e da una pacca sulla spalla a John.
“John stasera dà una cena a casa sua”, annuncia in modo pomposo e veloce.
John lo guarda di sbieco: “Davvero?”
Sherlock gli molla un’altra pacca.
“Certamente.”
“Ma c’è la partit-”
“Ovviamente ci sarà anche Mary e ci sarò anch’io, ti unisci a noi?”, chiede rivolto a me.
Non riesco a capire con quanta velocità siamo passati da un discorso potenzialmente killer ad un invito a una cena che John non aveva nemmeno programmato.
“Già, Molly…”, aggiunge John, massaggiandosi la spalla. “Perché non vieni anche tu?”
Non so se questo è il modo di Sherlock per scusarsi.
Non so se è così che ha intenzione di ricominciare.
Non so se ha intenzione di ricominciare.
Ma mi scappa un sorriso.
“Invita anche Garret”, aggiunge Sherlock.
“Garret?”, chiedo senza capire.
Lui sbuffa. “Lestrade!”
Cedo ad una breve risata. Lui mi guarda e per un attimo rimaniamo così, come due giovani adolescenti che non capiscono cosa sta succedendo intorno a loro.
Poi sorride, e allora mi si apre il mondo.
Vorrei ribattere ancora e ancora, ma sono stanca.
“Stasera alle sette da John”, ribadisce e, nell’andarsene, spingendo l’amico fuori dalla porta, lascia cadere un foglietto.
Quando sono sicura che se ne siano andati entrambi, lo raccolgo.
Ricominciamo”, leggo ad alta voce.
Accanto alla parola c’è un punto interrogativo cancellato e più a destra Sherlock ha riscritto un punto esclamativo.
Questa non è una domanda. Questa è un’affermazione e questo… beh, questo è lo Sherlock che conosco.
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Finnick_