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Autore: Em Potter    16/02/2014    5 recensioni
Ho provato ad essere normale, ma mi annoiavo. Ero nata in una generazione poco interessante, in una generazione che non aveva nulla in cui credere e sperare. Ero nata in quella generazione che aveva già tutto, perchè i nostri genitori avevano già fatto tutto. Ovviamente, quando dicevo che avrei voluto una vita più movimentata non intendevo vivere una vita in cui la paura di morire da un momento all'altro o di perdere le persone che ami predominava. Ma la realtà era che mi sentivo così fuori luogo.
“Sei fortunata!” mi rimbeccava mia madre. “Vuoi davvero che qualche altra minaccia tenti di seminare il caos e distruggere ciò che abbiamo creato?”
“Nessuna strana minaccia attaccherà il nostro mondo, mamma. Questo è assurdo!” ribattevo.
... E da quando in qua io avevo ragione su qualcosa?
Genere: Avventura, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique Weasley, Hugo Weasley, Lily Luna Potter, Lorcan Scamandro, Lysander Scamandro | Coppie: Lily Luna/Lysander
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Strane giornate e ambigue gite ad Hogsmeade.

Chiacchierare e fare esperimenti nell'ora di Erbologia era sempre stato magnifico. Neville non ti rimproverava quasi mai se ti distraevi (e a me capitava ogni tanto... anzi, spesso) e poi ero così brava in quella materia che riuscivo perfettamente a distrarmi e prestare attenzione alle piantine aggressive che il nostro amico/professore ci mostrava senza che queste partissero all'attacco e mi staccassero la testa facendomi una decapitazione degna di essere chiamata tale. Una cosa che Hugo non aveva ancora imparato a fare dopo sei lunghissimi anni... 
« Le piante carnivore sono delle piante che... »
Neville si interruppe bruscamente, guardando nella direzione mia e di mio cugino con una certa preoccupazione. Il resto della classe seguì lo sguardo dell'insegnante e in men che non si dica ci ritrovammo quaranta occhi puntati addosso, con tanto di espressione scioccata. Mi chiesi che avessero tanto da guardare quando la risposta arrivò proprio dal mio insegnante.
« Hugo, allontana quella testa dalla piantina se non vuoi diventare il fratello gemello di Nick-Quasi-Senza-Testa. Vuoi farmi passare un guaio con la scuola e con tua madre? » sbottò Neville, ansioso.
La classe, fatta eccezione per alcuni Serpeverde, scoppiò in fragorose risate che echeggiarono nelle serre del castello, tra cui la più potente e ridicola era sicuramente la mia. 
« Scusi, prof! » ribatté Hugo, che pure si era fatto una bella risata alla faccia della sua testa non decapitata. « Giuro che non mi farò ammazzare da questa piantina, starò attento. »
« Buon per me. » rispose Neville, suscitando altre piccole risatine. « Dunque, stavo dicendo... le piante carnivore sono piante particolari e pericolose. Innanzitutto non sono assolutamente adatte per determinati ambienti ed è per questo che vi ho portati qui: ho ricreato l'ambiente paludoso e torbido adatto per questa pianta. Motivo in più per mettere i guanti, vero, Lily? »
Io, che mi ero ritrovata a contemplare il profilo di Lysander mentre giocherellavo con i miei grossi guanti, alzai velocemente lo sguardo su Neville, che mi fissava da sopra una piantina carnivora piuttosto aggressiva. 
« Non esattamente vero, prof. » risposi. « Sta cominciando a prudermi dappertutto e non riesco a far nulla con i guanti, sono troppo grossi e ingombranti. »
« Ti prude perché non hai messo i guanti. » mi fece notare il mio insegnante, cominciando a scuotere il capo con un sorrisino rassegnato.
« Quindi faccio meglio a metterli? » chiesi, sbandierando i guantoni.
« Molto meglio. » 
Sorrisi e li indossai, cercando di ignorare il prurito che stavo avendo alle zone superiori della schiena e alle mani, che stavano cominciando a diventare rubiconde. Maledetta me che ero entrata in una serra paludosa senza l'occorrente necessario per la salvaguardia del mio corpo: senza guanti e con una tunica abbottonata alla bell'e meglio. 
« Dovremmo fare qualche esperimento con il muco della pianta carnivora. » proposi, sporgendomi verso mio cugino per indicare la sostanza viscida che fuoriusciva dalla pianta e lanciando un altro piccolo sguardo sott'occhio a Lysander. « Sai, non si trova dappertutto. Magari possiamo utilizzarla per le nuove Merendine Marinare che stiamo fabbricando oppure per perfezionare quelle inventate dagli zii. O magari anche per la pozione che colora i capelli. Che ne dici? »
« Buona idea! Non ho mai dimenticato i galeoni che ho dato a Fred per la scommessa. » disse Hugo, risentito come se quella scommessa persa l'avesse toccato a fondo nell'orgoglio. 
Ridacchiai e prelevai quella sostanza disgustosa dalla pianta carnivora, deponendola in una piccola ampolla che portavo sempre con me in casi di emergenza. Casi di emergenza come quelli. Magari potevo anche rubacchiare qualcosa dalle scorte di Neville: non si sarebbe di certo incazzato se avesse trovato le sue scorte dimezzate, anche se molto probabilmente non si sarebbe neanche accorto della mancanza di qualcosa. Infondo, io facevo parte della sua famiglia e lui faceva assolutamente parte della mia. Era come uno zio per me, non un professore di cui stare attenti. 
Ergo... potevo rubacchiare quanto mi pareva e piaceva. 
« Prendi anche quelle piccole zanne... » suggerì Hugo sottovoce, assestandomi una gomitata nelle costole. « Possono sempre servire. Ti copro io! »
Sbuffai e stuzzicai la piantina in modo da farle aprire la bocca per farle di nuovo rivelare le zanne che aveva visto mio cugino. Zanne molto velenose, avrei scommesso.  
« Muoviti. » ebbe il coraggio di sbottare Hugo.
Ma certo! Io rischio la vita e tu sbotti. Sì, mi sembra giusto. 
« Vuoi farlo tu? » replicai, stizzita. « Potrei rimetterci le penne da un momento all'altro e... » 
« La testa, vuoi dire. » mi corresse Hugo. 
« Ecco, infatti, quindi smettila di mettermi ansia e coprimi sul serio! » e gli diedi una spinta così forte col bacino che mio cugino finì con la testa proprio vicinissimo ad una piccola pianta. E non una pianta qualsiasi, bensì la pianta carnivora di cui ci stava parlando Neville.
Aiuto.
Inutile dire che la cosa provocò un attimo di panico nella serra, panico in cui Lorcan Scamander si premurò gentilmente di avvertire mio cugino del pericolo che stava correndo emettendo uno strillo acuto e ben poco virile. 
E questa bella donna da dove è uscita fuori?!
« Lorcan cos... oh, Merlino in carrozza! » esclamò Neville, quando vide che la testa di Hugo stava a pochissimi centimetri dalla pianta, che pareva pronta ad entrare in azione per ammazzare rudemente mio cugino.
Nonostante la situazione fosse macabra e spaventosa, stavo lacrimando dalle risate. Hugo si tirò su con uno strattone e si aggiustò velocemente i vestiti e i capelli, avvolgendosi la sciarpa attorno al collo che un attimo prima stava per perdere e guardandomi in cagnesco.
« Mi stavi facendo morire! » ringhiò accusandomi, mentre continuavo a ridere come una scema. 
E non ero l'unica: il gruppetto Grifondoro lacrimava dalle risate e Lysander non faceva altro che tossicchiare, trasformando le risate in colpetti di tosse che non somigliavano affatto a colpetti di tosse.
« Lo... s-s-strillo... » rantolai, senza fiato. 
Mio cugino, che aveva le sopracciglia aggrottate dal desiderio di tenermi il broncio perché l'avevo quasi fatto ammazzare, si lasciò sfuggire un piccolo risolino e si voltò per guardare Lorcan Scamander. 
« Ragazzi, per favore! » intervenne Neville, che a sua volta faceva fatica a restare serio. 
Mi coprii la bocca con le mani e mi aggrappai a mio cugino, indicando ripetutamente Lorcan, che aveva una faccia a dir poco scandalizzata.
« Prof... ahahah... non ha sentito lo strillo belluino di Lorcan? Perché se non l'ha sentito io chiederei il bis... ahahah. Ti va di riprovarci, Lorcan? » 
« Io non... » borbottò Lorcan, imbarazzato e rosso come un papavero primaverile. 
« Se mai un giorno il tuo talento per la lirica dovesse prendere il sopravvento, non sopprimerlo. » continuai, senza riuscire minimamente a fermarmi. 
La classe, eccetto i soliti Serpeverde, non poté fare a meno di scoppiare a ridere, sotto lo sguardo omicida del nostro amico Lorcan. Lysander rideva coprendosi la faccia con entrambi i guantoni per non dare a vedere al suo gemello che stava ridendo di lui e Hugo, una volta superato il trauma di quella che poteva essere la sua probabile morte, si era unito alle mie sguaiate risate. 
« Basta, ragazzi. » disse Neville piano, con un sorrisino ben visibile sulle labbra. « Vi sembra che questa serra sia un parco giochi? In effetti ci somiglia però... suvvia, Lily! So che magari lo strillo poco... ehm... umano... di Lorcan ti abbia fatto ridere... »
« Ahahahahah. » fu la mia seria risposta. 
« ... ma tuo cugino ci stava veramente lasciando la testa e con le carnivore non si scherza. » concluse il professore. « Basta giocare. Intesi, signorinella? »
« Intesi, professore. » mentii, asciugandomi le lacrime agli occhi. 
Lanciai un'occhiata a Lysander e mimai con le labbra “bella sorella che hai” volgendo un cenno eloquente col capo a Lorcan e il ragazzo mi sorrise, di quel sorriso che pareva irradiare tutta la serra. 
« Bene! E adesso ritorniamo alle piantine. » disse subito Neville, cogliendo al volo quell'occasione di calma. Di calma apparente, mi correggo. « Quel che sarebbe successo alla testa del vostro compagno se non si fosse scansato in fretta sarebbe stata una grave ferita nelle zone della gola, che avrebbe ostruito le vie respiratorie e le arterie. Le piante carnivore prediligono quelle zone e... vedete quelle specie di dentini aguzzi? Quelli servono per imprimere forza sulla preda. Alcune piantine si servono di strutture aggiuntive, ovvero dei tentacoli abbastanza velenosi, che servono per intrappolare le vittime e stritolarle. Probabilmente a me sarebbe accaduta la stessa cosa per mano della madre del vostro compagno, ma sorvoliamo. »
Ci furono altre risatine; Hugo quasi si strozzò con la sua stessa saliva.
« Professore, la mia piantina le ha! » intervenne Justin Smith con ardore, alzando la piantina per mostrare a Neville che aveva riconosciuto le strutture aggiuntive di cui parlava. 
Lorcan fece uno sbuffo esageratamente rumoroso. « Nella mia pianta stanno crescendo, professore. Guardi! » si intromise, lanciando sguardi di fuoco e di competizione al suo caro compagno Corvonero. 
« Esatto, esatto! » Neville sorrise soddisfatto, per la prima volta entusiasta da quando aveva messo piede in quella serra. 
« Hugo... tu hai sentito lo strillo di Lorcan? » sussurrai, ancora troppo scioccata per realizzare di trovarmi ad una lezione molto importante di Erbologia. 
« Ero impegnato a salvarmi la vita, ma l'ho sentito vagamente... e credevo che ad urlare fossi stata tu. » mi rispose. « Miseriaccia! Anche alla mia piantina stanno crescendo quegli affari in grado di stritolare... che ne dici se ce ne sbarazziamo? »
Scrollai le spalle. « Mi sembra una buona idea. » approvai, afferrando il piccolo tentacolo della piantina con il mignolo. 
« ... e dopo che la pianta ha messo in atto la sua trappola, succede che se riesci a fare la giusta pressione alla radice della pianta quella ti lascia andare. » stava spiegando Neville alla classe, mimando il tutto e indicando con un grosso strumento in legno le radici delicate della carnivora. « Altrimenti... » 
« Muori. » concluse Bellatrix Lestrange, con freddezza. 
Il silenzio che accolse quelle parole era uno di quei silenzi inquietanti che piombano all'improvviso in una classe che fino a pochi secondi prima si stava divertendo un mondo. 
« Sì. » convenne Neville, teso e sudaticcio.
Puntai lo sguardo sul mio insegnante e inarcai le sopracciglia, scambiando una veloce occhiata con Hugo. Ero sicura che ci stavamo chiedendo entrambi perché quando la Lestrange apriva bocca, Neville tendeva sempre a diventare pallido e nervosetto. 
Le cose che mi circondano sono sempre strane.
Neville si ricompose in fretta, distogliendo lo sguardo dalla sua allieva. « Esatto, L-Lestrange. Ehm... non parliamo di questo argomento... piuttosto... voi due! Sì, voi due, mi avete sentito! Non fate mai più quella cosa lì che stavate facendo ai tentacoli della piantina! »
« Che cosa? » chiese mio cugino, con l'espressione colpevole di chi è stato beccato in flagrante.
« Giusto. Che cosa? » feci eco, per dare maggiore veridicità alla cosa, con quella vocetta innocente di chi ha fatto proprio quello che non doveva fare. 
« Ragazzi... » 
« Scusi, prof! » ci scusammo io e mio cugino contemporaneamente, per nulla dispiaciuti. 
Neville aveva la classica espressione che diceva “ma scusa un cazzo!” e sospirò. 
« Perché uno di voi due non va a prendermi l'innaffiatoio dietro alle serre? » chiese, facendoci un gran sorriso a trentadue denti e illuminandosi improvvisamente. 
« Ma prof! » esclamò Hugo, sconcertato. 
« Non ci starà mica cacciando dalla classe? » azzardai sfrontata, sicura che la mia ipotesi fosse assolutamente esatta. 
« Ci sta cacciando dalla classe? » inorridì mio cugino, voltandosi di scatto verso di me. 
« Sì che ci sta cacciando dalla classe. » confermai, voltandomi a mia volta verso Hugo. 
« Non può cacciarci così dalla classe. »
« Ma lui vuole decisamente cacciarci dalla classe. »
« Come sarebbe a dire che vuole decisamente cacciarci dalla classe?! » 
« Non voglio cacciarvi dalla classe. » ci interruppe Neville, divertito. 
« Come sarebbe a dire che non vuole cacciarci dalla classe?! » domandai io, con voce acutissima.
« Sto cacciando solo uno di voi due dalla classe. » si corresse il professore, sorridendoci e puntando lo sguardo su di me in particolare. « Il che è diverso, non trovate? Sì, ho davvero bisogno dell'innaffiatoio, Lily. Potresti andare a prendermelo? E dato che oggi sono particolarmente generoso, posso anche concederti un giretto per la scuola. Mi raccomando, la scuola è davvero grande e giuro che non mi arrabbio se il tuo giretto dura a lungo. »
Scoppiammo a ridere tutti, e ci furono perfino alcuni sogghigni da parte dei Serpeverde.
« Io non vado con lei? Anche io ho disturbato la lezione, mi merito anche io una punizione fuori. » osservò Hugo, con finta premura per la lezione che avevamo rovinato.
« Entrambi fuori adesso? » rise Neville. « No, siete troppo giovani per morire. » 
Sorrisi e mi tolsi i guanti, schiarendomi la gola. « Già. Come farebbe senza di noi, prof? » chiesi, percorrendo la serra mentre mi atteggiavo da eroina drammatica.
Mi chiusi la porta alle spalle della serra solamente dopo aver ricevuto tutti gli sguardi su di me, soprattutto quello afflitto di Hugo che avrebbe dovuto subirsi una noiosa lezione di Erbologia mentre io ero fuori a cincischiare. 
Fui fuori dalle serre in un secondo, inspirando l'aria mattutina e allegra di quel giorno. Non avendo una beato cazzo da fare, passeggiai tranquillamente per la scuola godendomi il silenzio innaturale calato nel castello e salutando qualche quadro qua e la. Quel silenzio, però, durò pochissimo. Ad un tratto delle voci familiari si susseguirono una dietro all'altra e io mi rannicchiai velocemente dietro ad una statua, cercando di captare qualcosa della violenta conversazione in corso. Mi resi ben presto conto che le persone che conversavano animatamente erano erano mio padre, lo zio Ron e niente di meno che Draco Malfoy in persona. Erano accompagnati dalla McGranitt e dal professor Brown, cosa che non riuscivo a capire. 
Ma Brown non dovrebbe essere a lezione?
— mi chiesi. 
Poi ci riflettei su e pensai che probabilmente la cosa più strana e assurda di Brown che non era in classe era solamente il fatto che mio padre, Ron e Draco si trovavano lì ad Hogwarts a chiacchierare tra di loro come vecchi compagni di scuola e... aspettate un momento... 
Cosa diavolo ci fanno mio padre e compagnia bella ad Hogwarts?!?!? 
« Secondo me stai sbagliando. » stava dicendo Draco, in tono alquanto categorico. 
« Draco, resta fuori da questa faccenda. » sbottò mio padre, superando la McGranitt e atteggiandosi come se fosse il dio del mondo. E magari credeva sul serio fosse il dio del mondo. « Io sono il capo degli Auror, spetta a me decidere quello che è meglio fare per il nostro paese. Minerva, il tuo ufficio? » aggiunse, rivolgendosi alla Preside. 
« Più avanti. » rispose lei, apparendo stranamente malinconica. 
« Nascondere la verità non ci farà arrivare da nessuna parte! » insistette Draco, con un sbuffo irritato. « Questa situazione l'abbiamo già vissuta e rifletti un secondo sui risultati che ha portato. »
« Era diverso tanti anni fa! » rispose mio padre, più testardo di Draco. 
« Mica molto. » 
« Oh, assurdo. Ron, tu che ne pensi? »
« I-io... » zio Ron pareva alquanto indeciso se dire quel che pensava oppure starsene zitto per non venire Cruciato. « non saprei, davvero. Da una parte Malfo– Draco ha ragione, ma dall'altra parte... non saprei. Sta di fatto che la situazione attuale è decisamente diversa da quella di tanti anni fa, su questo credo che siamo d'accordo tutti. » 
Brown alzò la mano. « Non tutti. » si intromise. « Vedete, io mi ritrovo con il pensiero di Draco qui presente. Se riflettete bene... la situazione non è poi così diversa da quella di tanti anni or sono, ma avevo pensato che, per evitare che scoppiasse il pandemonio, si facesse qualcosa. E quel qualcosa non è nascondere la verità a tutti... »
« Ma è questo che stiamo facendo! » insistette mio padre, voltandosi con foga verso il mio insegnante di Difesa. « Sto evitando che scoppi il pandemonio! »
« Tu stai utilizzando la stessa politica inutile di Caramell! » sbottò Draco, infervorandosi e diventando paonazzo.
Ohhh... colpo basso! Punto per Draco. 
« Non paragonarmi a Caramell, non dimentico quello che mi ha fatto. » 
« Non puoi nascondere la verità alle persone, e lo sai bene! » 
« Ma non è nulla di certo, scateneremo il panico in tutto il paese e soprattutto qui a scuola. » disse papà, autoritario ed esasperato dal dibattito. « Voglio ricordarti che mia figlia si trova qui ad Hogwarts e non oso pensare cosa farebbe se leggesse tutti i giorni la Gazzetta del Profeta con la cronaca esatta di quello che succede. Si metterebbe nei guai, accadrebbe sul serio il pandemonio qui dentro. » 
Oh, beh, in effetti, se la mette così... punto per papà. 
« Giusto! » convenne immediatamente zio Ron, che probabilmente non vedeva l'ora di incolpare Draco di qualcosa. « Mio figlio e sua figlia sono tazza e cucchiaio... cosa pensi che succederebbe? »
Draco fece una sarcastica espressione spaventata. « Cosa possono mai fare due adolescenti? » 
« Non ricordi di chi sono figli, forse? » rispose mio padre. 
Ah-ha, questa è bella! Punto per papà. 
« Capirai! » Draco fece uno sbuffo e scosse il capo, lanciando uno sguardo malevolo al suo acerrimo nemico. « Non hai proprio imparato ad abbassare la cresta, vero, Potter? » 
Sì, sono d'accordo. Punto per Draco. 
« Per l'amor del cielo! » esclamò la McGranitt, esasperata quanto mio padre da quel teatrino che avevano messo su. « Mi sembra di essere ritornati ai tempi in cui litigavate ogni giorno anche per stupidaggini. Qui si fa sul serio! Vi prego di accantonare i vecchi dissapori e di lavorare pacificamente, come il nostro capacissimo Alan Brown sta insegnando a tutti gli studenti della scuola. » 
Brown sorrise. « La ringrazio, Preside. » 
« Ecco il mio ufficio. » disse la Preside, sollevata. « Chiudete la porta e lanciate un incantesimo Muffliato: anche i muri hanno orecchie di questi tempi e tra pochissimo ci sarà anche il cambio dell'ora. Avete urlato abbastanza, ringraziate il cielo che nessuno vi ha sentiti! » ed entrò impettita nella stanza, seguita a ruota da Brown e da mio zio Ron. Mio padre fece per seguirli ma Draco gli prese un braccio, costringendolo ad arretrare.
Il mio cuore batteva all'impazzata... non riuscivo a realizzare di aver appena udito una cosa che sarebbe dovuta essere top secret. Ma che culo grosso quanto una casa che avevo, certe volte! E nonostante la mia posizione scomoda dietro quella statua, ero felice di essere di essere lì in quel momento, a sentire cose che non potevo sentire e a rendermi facile il compito di scoprire che cosa stava succedendo nel nostro paese. Anche se apertamente non avevano detto nulla nello specifico. Ma non osavo lamentarmi.
« Non commettere lo stesso errore di Caramell, Potter. » ribadì per l'ennesima volta Draco, disperato nel tentativo di far capire al compagno di lavoro che per lui stava sbagliando di grosso.
« Sono io che comando qui. » fu la secca risposta di mio padre. « Ci sarà un motivo, non credi? Non sono io che porto un disgustoso tatuaggio sull'avambraccio sinistro, ti voglio ricordare. E per la cronaca: credevo che i tempi in cui ci chiamavamo per cognome erano finiti, Draco. » aggiunse, sottolineando con cura il nome. 
... miseriaccia. Tre a due per papà: Pluffa al centro. 
Mio padre entrò nell'ufficio della Preside, e poco dopo lo raggiunse anche l'ultimo componente. Le voci dei cinque adulti si sentivano ancora, remote, ma ancora si sentivano, fin quando l'incantesimo Muffliato non colpì la porta dell'ufficio e l'unico rumore che riuscii a sentire fu quello del mio respiro affannato.


 
***


« No, Hugo, non hai capito niente. » dissi. « Io li ho visti, erano qui ad Hogwarts! » 
Hugo continuava a guardarmi perplesso, come se fossi una persona con gravi problemi mentali da rinchiudere con urgenza al San Mungo. Ma che aveva tanto da guardare? Non gli stavo mica dicendo una cazzata come ero solita fare molto spesso... anzi, era una cosa di una certa importanza. 
« Parlavano di quello che succede nel paese, discutevano su dire o no la verità a tutti. Ed erano qui ad Hogwarts! » ribadii, sgranando i miei grossi occhioni castani per far capire il concetto a mio cugino, che sembrava ancora confuso. 
« Stai scherzando? » chiese, scettico. « Stai scherzando. Vuoi che rida? Ha-ah. Ecco, ho riso. Sei contenta? Dimmi che stai scherzando adesso! » 
« No. » scossi il capo. « Ma non capisci? »
Restai a meditare per più di venti secondi, secondi che parevano interminabili. Perché potevo anche aver origliato una conversazione importante ma quello non mi impediva di tormentarmi di domande, di avere centinaia di dubbi e incertezze. Quella situazione mi aveva fatta uscire fuori di testa in non meno di venti giorni e, sebbene mi eccitasse avere qualche grandioso mistero da risolvere, la cosa stava diventando sempre più snervante. E se io mi snervavo troppo, era la fine. E io tendevo a snervarmi in fretta. 
« Che cosa dobbiamo fare? » chiese mio cugino, risoluto. 
« Non saprei. » risposi. « Quel che so per certo è che dobbiamo fare di tutto pur di scoprire qualcosa. » aggiunsi, con lo sguardo determinato di chi è pronto ad entrare in azione. 
Hugo annuì e insieme svoltammo velocemente l'angolo del corridoio del secondo piano, scambiandoci un piccolo sguardo d'intesa. In totale distrazione, non notammo per niente la ragazza che quasi ci venne addosso, travolgendoci entrambi: ci trovammo in men che non si dica faccia a faccia con Isabel Zabini, la Serpeverde che era entrata nei sogni erotici di Hugo (e di quasi tutti i ragazzi della scuola) dal primo momento in cui aveva messo la punta del piede ad Hogwarts. Io e Isabel non avevamo un rapporto amichevole, anzi, era ovvio ad entrambe che non ci sopportavamo. Per quanto riguarda Hugo era diverso: lui, sebbene non fosse chissà quanto attraente, aveva un suo fascino ed era riuscito ad entrare nelle grazie della Zabini fin da subito. 
Cosa di cui ancora stentavo a credere.
« Hugo! » esclamò Isabel, sussultando dallo spavento.
Si mise una mano sul cuore e poi si tramutò di nuovo nel pezzo di ghiaccio che era sempre stata: gelida e scostante, come eravamo soliti conoscerla. La sua espressione divenne in un attimo antipatica e indifferente, come se noi fossimo solamente la suola delle sue scarpine.
« Ehi, Isabel! » rispose mio cugino, entrando disgustosamente nella fase di rimorchio. 
« Che ci fate qui? Non avete lezione? » chiese acidamente la Zabini, acconciandosi una ciocca di lunghi capelli castani e sistemandosi la spilla da Caposcuola sul petto. I suoi occhi blu perforarono Hugo e si posarono su di me, per poi tornare su mio cugino. 
« In realtà... » intervenni, con una certa stizza. « stavamo giusto per andare in classe. Sai, la campanella è appena suonata e non ci si può Smaterializzare all'interno del castello. » e feci un sorrisino che di sicuro l'avrebbe irritata.  
La Zabini mi lanciò uno sguardo carico di superiorità, come se non meritassi nemmeno la sua attenzione e come se non valessi neanche un secondo del suo tempo. In un baleno, fui nuovamente indifferente per lei, un fantasma corporeo, avrei osato dire.
E grazie tante! 
Hugo rivolse alla Zabini un radioso sorriso. « Sì, ehm... e prima che andassimo in classe mia cugina doveva proprio andare al bagno. » disse a denti stretti, voltandosi piano verso di me per fissarmi con sguardo eloquente.
Così eloquente che io, con la sfera emotiva di un cucchiaino che avevo ereditato dallo zio Ron, ovviamente non colsi. Scrollai le spalle come per dire che la mia vescica non aveva bisogno di svuotarsi e mi piazzai proprio in mezzo ai due ragazzi, giusto in tempo per fare la guastafeste. Giusto in tempo per mantenere la candela, pardon. Perché il senso della decenza e del romanticismo io proprio non ce l'avevo, come si poteva notare.
« Lily... » insistette mio cugino, sempre a denti stretti, guardandomi con insistenza. « Non dovevi andare al bagno prima delle lezioni? » aggiunse, piuttosto minacciosamente. 
Mi starà forse invitando gentilmente ad andare via? 
Intercettai lo sguardo di Hugo e convenni che, sì, voleva decisamente restare da solo con Isabel. E no, di sicuro non voleva una cugina a tra i piedi mentre tentava inutilmente di rimorchiare quel ghiacciolo della Zabini.  
« Sì. Me ne vado. » sbuffai, e gli voltai le spalle, proseguendo a passo veloce verso il corridoio che conduceva nell'aula di Divinazione. 
Il mio egocentrismo era sempre più evidente ogni giorno che passava, ma odiavo venire liquidata come se niente fosse, come se fossi insignificante. Così, dopo quello spiacevole inconveniente in cui mi ero sentita tagliata completamente fuori, mi misi a camminare impettita per tutto il corridoio, sbattendo i piedi, fin quando non svoltai l'ennesimo angolo del castello e intravidi Lysander Scamander che camminava da solo e con passo lento da marcia funebre. Il mio primo pensiero fu chiamarlo... poi iniziarono i dubbi. 
Lo chiamo?
— mi chiesi. 
No... così farai la figura della stalker e/o del maniaco sessuale, lascia perdere!
 mi rispose una vocina dispettosa e irritante nella mia testa. 
Intanto, cercavo di fare meno rumore possibile. Un miracolo, in poche parole. 
Lo chiamo? 
E se poi ti crede davvero una stalker e/o un maniaco sessuale? 
intervenne di nuovo quella vocina che io avrei volentieri soppresso. 
Non sapevo che fare, sembravo imbambolata. All'improvviso, come tutti i colpi di genio che possano mai avere le persone di un certo spessore, mi venne l'illuminazione.
... fanculo, lo chiamo. 
« Lysaaaaaaaander! » gridai, con la delicatezza uno scaricatore di porto. 
Lysander si fermò di botto e si voltò, sorridendomi una volta intercettata. « Ehi! Non ti avevo proprio sentita arrivare. » disse, con quel suo solito tono calmo e gentile. 
« Cos...? » 
Sono riuscita davvero a non farmi sentire?!
« Oh sì... sì, ho un passo molto felpato. » mi giustificai, annuendo in conferma delle mie falsissime parole. 
Lysander inarcò le sopracciglia, scettico. 
« Alla fine hai dato a Neville il suo innaffiatoio? » volle sapere, mentre lo raggiungevo.
« Sì. » ridacchiai. « Gli serviva sul serio! »
« L'aveva detto lui quando ti ha cacciata dalla classe. » ci tenne a precisare il biondino, sorridendo. « Ehm... hai letto il cartello affisso in bacheca? » aggiunse, con una strana espressione che non riuscii a capire. 
« No. » risposi, guardandolo fisso fisso negli occhi. « No. Non devo averlo notato quando sono salita alla Torre. » 
« Era l'avviso della gita ad Hogsmeade prefissata per domani, prima di Halloween. » disse Lysander. « E mi chiedevo se... »
« Lysander, tesoro! » 
Una voce squillante e fastidiosa interruppe quella che sarebbe stata la rivelazione dell'anno e io sbuffai fin troppo rumorosamente, alzando gli occhi al cielo e imprecando tra me e me contro Cassandra-sono-una-cogliona-Smith. 
Che cosa stava per dirmi il biondino prima che Cassandra non sbucasse fuori come un incubo durante un bel sogno?
« Cassandra, ciao, stavamo giusto andando in classe. » la anticipò Lysander, dato che la sua carissima e intimissima amichetta era il Caposcuola di Corvonero. 
Lei lo abbracciò (leggete: saltare addosso) e gli diede un grosso bacio sulla guancia, lasciandogli una macchia di disgustoso rossetto rosa sulla pelle chiara, cosa che lui non parve affatto gradire come avevo potuto notare.
« Non ero venuta qui per rimproverarti. Come potrei? » Cassandra sorrise e fece l'occhiolino a Lysander, cosa che io non trovai per niente divertente. Mi rifilò un'occhiata dispettosa, e continuò: « Senti, tesoro... hai letto il cartello affisso in bacheca? »
Lysander fece una stranissima espressione e tossì. « Sì... ehm... l'ho appena letto. »
« Gita ad Hogsmeade prima di Halloween, ah! Non chiedevo di meglio. Ci andiamo insieme, vero? Come abbiamo sempre fatto. » ribatté Cassandra soddisfatta, alzando un sopracciglio nella mia direzione e sottolineando l'ultima frase. 
Sbuffai per l'ennesima volta, assumendo una disgustata smorfia. Se proprio dovevano darsi appuntamento per andare ad Hogsmeade insieme, COME AVEVANO SEMPRE FATTO, potevano benissimo non farlo davanti a me. E, per l'amor di Merlino sceso in terra, che cavolo doveva dirmi quello Scamander dei miei stivali? E io che mi ero già raffigurata lui che mi chiedeva di andare al villaggio insieme. E invece ci voleva andare con la Smith, come aveva sempre fatto! Forse dovevo finirla di creare castelli in aria.
Morgana santissima, perché devo sempre mantenere la candela? 
« Ehm... direi che si è fatto davvero tardi! » saltai su, con quel tono di voce acutissimo che era sempre lì a sottolineare la mia mancanza di sanità mentale. Rivolsi un sorrisino stiracchiato ad entrambi i ragazzi e mossi le cinque dita, in segno di saluto. « Addio! » e corsi via, non prima di avere una visuale della faccia scioccata di Lysander e di quella soddisfatta della Smith. 
Si può essere più scemi e porta candele di me?! Nossignore! 
Arrivai sulla Torre Nord in cinque minuti scarsi talmente che avevo corso per mettere debita distanza tra me e la coppietta dell'anno e spalancai la botola dell'asfissiante aula di Divinazione, facendo un gran baccano. La professoressa Cooman si stava sistemando gli innumerevoli scialli e non appena mi vide socchiuse gli occhi e produsse degli strani suoni, spaventando il resto della classe, come se fosse andata in una strana trance. 
« Ohhhhhh... mia cara! » disse in saluto, sgranando poi gli occhi, che parevano giganteschi a causa degli grossi e spessi occhialoni che portava. « Stavo giusto dando uno sguardo alle carte prima che entrassi... e indovina? “Una giovane coi capelli rossi per sempre via andrà, quando il solstizio d'estate sulla Terra cadrà” e la giovane coi capelli rossi, non ho dubbi, sei proprio tu, mia cara! »
Credulona come ero e se la professoressa Cooman non mi avesse predetto la morte ogni giorno, avrei certamente rischiato l'infarto. Ma siccome la Cooman, con il desiderio di somigliare ad una Veggente di alto rango tipo l'Oracolo di Delfi, si metteva a sparare profezie insensate una dietro all'altra da tipo anni e secoli se non millenni, non mi spaventò e non spaventò nemmeno la maggior parte della classe.
Ricordo ancora gli incubi che avevo avuto quando durante la prima lezione mi disse che probabilmente sarei morta di una morte lenta e io, influenzata dalle sue parole e influenzata dall'epidemia di febbre e raffreddore che aveva colpito tutti gli studenti del castello, ci avevo creduto, scrivendo un milione di lettere di addio ai miei cari e gettandomi nel melodramma e nel tormento paranoico più assoluto. Ricordo ancora le parolacce bruttissime che Hugo mi riservava perché lui, come mia zia Hermione, detestava a morte la Cooman e non aveva mai creduto alle fandonie che sparava. Oh, non avrei dimenticato facilmente gli incubi che passai a causa di quella pipistrella! 
« Esilarante. » mi complimentai, inespressiva. « Ora posso andare a posto? » 
La Cooman mi lanciò uno sguardo che sembrava una specie di ammonizione e continuò a fissarmi insistentemente per tutto il tragitto che impiegai a trovare posto. 
« Ti va se mi siedo qui? » chiesi all'indirizzo di Edgar, il mio borbottante compagno di classe. 
Edgar fece un risolino. « Certo. » disse, facendomi spazio mentre io sprofondavo sul pouf e mi gettavo con la testa sul tavolino di legno, mettendo in chiaro una cosa: non era una buona giornata.
« Nervosetta? » Edgar fece un altro snervante risolino. 
« Tu che dici? » scandii, non curandomi di alzare la testa dal tavolino. 
L'ennesimo risolino del ragazzo non fece che accrescere il mio malumore e io soppressi con forza l'istinto di prendere a schiaffi quella faccia da pesce lesso che si ritrovava. Dopo nemmeno un minuto, entrarono velocemente dalla botola le due persone che avevo meno voglia di vedere quella giornata, Hugo e Lysander, che presero posto vicini una volta constatato che io mi ero seduta accanto a Edgar, lontanissima anni luce da loro. 
Entrambi si unirono in fretta alla Cooman nel non simpatico giochetto Guardiamo Tutti Lily Luna Potter e, chissà come mai, sospettavo che quella lezione sarebbe stata un vero e proprio disastro in assoluto. 
Sospirai. « Sai una cosa, Edgar? » chiesi, guardando il mio momentaneo compagno di tavolino e sporgendomi sopra alla sua tazzina da the per afferrare la zuccheriera e versare tutto il suo contenuto nella mia tazzina blu. 
Edgar mi puntò addosso i suoi grandi occhi da pesce. « Cosa devo sapere? »
« Dato che siamo in tema Divinazione, sento che questa lezione si concluderà con una catastrofica crisi di nervi. Ovviamente da parte mia. »
Edgar mi fissò come se fossi una pazza. 
« Io questo non lo direi alla Cooman. » dichiarò, con saggezza. 


 
***


La gita ad Hogsmeade arrivò più in fretta del previsto, come una folata di vento in pieno inverno, e i ragazzi di Hogwarts si incappucciarono per benino, sfidando la neve e il gelo per uscire finalmente a godersi il weekend. Io e Hugo ci andavamo insieme, decidendo di non unirci (in un primo momento) a Fred, Louis e Frank per poter essere pronti a spiare quei professori che avevano deciso di godersi un fine settimana al villaggio, lontano dagli studenti. Le mission impossible 007 mi avevano sempre affascinata, se non si fosse capito. 
Alice Paciock aveva preferito restare al castello davanti al camino con un buon libro e Dominique aveva rifiutato il mio invito di uscire insieme a prendere una boccata d'aria fresca, borbottando che doveva andarci con un ragazzo. E, cosa stranissima, non mi aveva detto con chi. 
Ma Dominique era l'ultima dei miei problemi in quel momento. 
« ... ovviamente Edgar non faceva altro che ridacchiare e innervosirmi ma... » 
« E come mai ce l'avevi tanto con me? » mi interruppe Hugo, aggrappandosi ad un pilastro per non scivolare a terra a causa del ghiaccio che si era venuto a creare dall'ultima violenta nevicata. 
Lo colpii ad un braccio, facendogli quasi perdere quel poco di equilibrio che aveva. « Perchè » sillabai, e lo colpii nuovamente. « ti stavo dicendo » e gli diedi un altro potente colpo nelle zone basse. « una cosa importantissima » gli pestai un piede, facendolo gemere dal fastidio. « e tu mi mandi via per la Zabini?! » lo spinsi via sul terreno ghiacciato, marciando verso il suo corpo sfortunatamente illeso. 
Che infido voltagabbana di cugino che ho!
« Sei impazzita... » mormorò debolmente mio cugino, avvolgendosi la sciarpa attorno al collo e ringraziando il suo grosso cappotto di lana per aver attutito i miei colpi. « Sei impazzita. » affermò, senza neanche la nota di dubbio. 
« Dovevi invitare la Zabini ad uscire. » cinguettai, acidamente. 
« Non ho trovato un momento giusto per invitarla. E poi... avrebbe accettato? » mi domandò, così ingenuamente che mi venne voglia di rovinare il suo momento di illusione. 
« No. » risposi, dispettosissima. « Decisamente no. » 
« Sei proprio stronza. » Hugo mi fece una smorfia di profondo disgusto e sbuffò. « E sei anche pazza. »
« Siete voi che mi fate impazzire. » sbottai, guardandomi intorno con circospezione e frugando nelle tasche interne del mio giubbotto di pelle per trovare la cosiddetta Mappa del Malandrino, che aveva segnato la storia. 
« A chi altri ti riferisci? » mio cugino cominciò ad alzare ripetutamente le sopracciglia, in un gesto che stava a significare tutto fuorché la benevolenza. 
Lo odio quando fa così. 
« A nessuno in particolare! » risposi in fretta, sfoderando anche la bacchetta. « Non volevo che ti sentissi speciale perché ti avevo dato tutta la colpa del mio malumore. Tutto qui. »
Hugo fece un grugnito scettico, ma lo ignorai.
« Giuro solennemente di non avere buone intenzioni! » sussurrai.
La Mappa del Malandrino che avevo ricevuto in regalo da mio fratello James, che a sua volta l'aveva rubata dallo studio di mio padre, si coprì in un secondo di inchiostro nero in movimento. Non trovai il mio puntino e quello di mio cugino perché eravamo già fuori al territorio di Hogwarts ma in compenso gli insegnanti non erano nella Sala Grande o nei loro uffici, cosa che mi illuminò di speranza. 
« Beh, devono essere tutti quanti qui ad Hogsmeade, no? » fece Hugo vivacemente, speranzoso quanto me. « Chiudi quella cosa: sono guai seri se qualcuno passa di qui. »
« Fatto il Misfatto! » dissi, posando la Mappa nella grande tasca del mio giubbotto. « Forza, andiamo... dobbiamo perlustrare ogni locale della zona. » aggiunsi.
Fummo ad Hogsmeade in un baleno. Come avevo proposto, io e mio cugino perlustrammo ogni locale di quella zona e facemmo giri immensi per cercare di beccare qualche gruppetto di insegnanti che mentre beveva Burrobirra si lasciava scappare qualcosa di interessante ad alta voce. Ma niente. Alla fine concludemmo davvero poco o niente: dei professori non vi era alcuna traccia. Era come se si fossero volatilizzati...
Ma dove diavolo sono finiti tutti?
« Non ci posso credere, non ci posso credere! » si stava lamentando Hugo, con la voce ridotta ad un sibilo irritato nelle mie orecchie mentre marciava verso il bancone dei Tre Manici di Scopa. « Ma questi professori non hanno una vita sociale? Non escono nel weekend? Avevamo ragione! Gli insegnanti sono esseri odiosi e ripugnanti capaci solamente di crogiolarsi in un bagno di strafottenza e presunzione! » 
Io, che non avevo né la voglia né la benché minima forza di protestare o fare qualunque altra cosa che non fosse schioccare le dita al bancone per chiamare Madama Rosmerta, mi limitai ad annuire stancamente. 
« Arrivo subito! » disse Rosmerta, asciugandosi le mani su un piccolo straccio. 
Fissai Rosmerta sbrigare alcune faccende al bancone e mi avvicinai al viso di Hugo. « Senti, non è possibile che fossero ad Hogwarts. Ricordi cosa ha detto James? La Mappa non mente mai. »
« Ma se non sono ad Hogwarts e non sono ad Hogsmeade... dove sono? » 
Feci per dire qualcosa, ma proprio in quel momento Madama Rosmerta si avvicinò a noi e ci salutò con calore: eravamo conosciuti molto anche nei Tre Manici di Scopa. Rosmerta era una cinquantenne molto bella e si vedeva lontano un miglio che da giovane aveva fatto strage di cuori. Anche perché continuava a fare strage di cuori con tutti gli studenti che venivano di proposito ai Tre Manici di Scopa per lei. Per non parlare degli insegnanti single.
« Allora, che cosa vi porto? » chiese la donna, con un largo sorriso. 
« Due Burrobirre. » ordinai. 
« E qualcosa di sostanzioso da mangiare. » aggiunse Hugo, tamburellando con le dita sul bancone. 
« Sedetevi ad un tavolo che arrivo subito. » disse Rosmerta, e sparì. 
Rimasi al bancone a fissare il vuoto di fronte a me, notando solo dopo essermi ripresa dalla trance di un ragazzo grasso e goffissimo di Tassorosso che fissava me e mio cugino come se fossimo un delizioso dessert al cioccolato. Fu probabilmente quell'incontro a smuovermi dal bancone per correre a trovare un tavolo libero, possibilmente lontano dal ciccione affamato.
Facemmo slalom tra la folla di studenti e intercettammo in un tavolo lontanissimo dalla porta Fred, Louis e Frank, che ridevano e scherzavano non sapendo per niente che anche noi eravamo lì dentro. 
« Si stanno divertendo senza di noi quei tre zozzoni. » disse Hugo ilare, agitando la mano per farsi riconoscere dai tre ragazzi. « Andiamo a sederci con loro? » 
Annuii con vigore e seguii mio cugino. Ad un tratto, con la coda dell'occhio, vidi una cascata di capelli lunghissimi rosso chiaro/biondo ramato e mi fermai di botto: mia cugina Dominique era l'unica a scuola a portare capelli del genere. 
E infatti, voltandomi pian pianino, vidi che Dominique sedeva da sola ad un tavolo lì accanto, coperta da sguardi indiscreti da una grossa e massiccia colonna di legno. E la cosa più strana non era il fatto che mia cugina si fosse nascosta dietro ad una colonna per non essere vista, piuttosto il fatto che fosse davvero sola. 
« Hugo, ma quella non... » mi voltai nella direzione che stavo percorrendo, constatando che Hugo si era appena unito a Fred, Louis e Frank, non notando per niente Dominique. « Merlino, aiutalo tu! » e marciai verso mia cugina. 
Non appena mi vide, Dominique assunse un'espressione allarmata. 
« Anche io sono felice che tu sia qui, Domi. » la salutai, con abbondanza di sarcasmo. « Mi hai riconosciuta, vero? Sembra che hai visto un fantasma. »
Domi sbatté velocemente le palpebre, assumendo il contegno e il controllo di sempre. « Certo che ti ho riconosciuta, sciocca. » ribatté. « E i tuoi capelli sono spaventosi. »
E lei mi fa l'espressione più cagata sotto del mondo per i miei capelli?! 
Cercai di aggiustarli, ma rinunciai: i miei capelli erano indomabili. Feci per sedermi nel posto libero di fronte a mia cugina ma Dominique diede uno strilletto, facendo oltretutto voltare mezzo locale, e mi strattonò via, facendomi oltretutto cadere con la faccia sul bancone. Il bicchiere di mia cugina barcollò tintinnando e cadde, rovesciando quel poco di Burrobirra che era rimasta sui suoi vestiti firmati. Facendo oltretutto voltare l'altra metà del locale. 
Ma cosa diavolo...?! 
Dominique fece un sorrisino stiracchiato, picchiettandosi meccanicamente con un tovagliolino la macchia giallastra che aveva lasciato la Burrobirra sui suoi vestiti. 
La folla continuava a guardarci come se fossimo delle psicopatiche. 
« Che avete da guardare? » mi rivolsi all'intero locale, con tutta la nonchalance che può avere una ragazza che è appena stata gettata con la testa sul bancone dalla cugina senza un motivo. « Movimentiamo il locale! » 
La folla stette a guardarmi ancora per qualche secondo convinta di chiamare qualche Medimago per portarmi nel tanto famoso reparto psichiatrico del San Mungo, e io sentii di voler evaporare dai Tre Manici di Scopa. Fortunatamente, ogni studente ritornò presto alle proprie occupazioni. 
Sbuffai, irritata. « Domi. » dissi, a denti stretti per non farmi sentire da nessuno. « Potrei sapere che diavolo ti prende? E... perché continui a guardare quel muro? » 
Mi voltai a guardare anche io il muro ma non lo trovai interessante quanto una cugina apparentemente ammattita e strana. 
Ma sono impazziti tutti, qui!
« Ti senti bene? » chiesi, abbassando la voce. 
« Sì! » rispose mia cugina, frettolosamente. « Sì, benissimo. Forse dovrei andare via, che giornataccia. » e si alzò, prendendo dalla sedia il pesante cappotto viola alla moda. 
« Ma sei da sola? » chiesi, sconcertata al massimo. 
Mia cugina si prese del tempo prima di rispondere.
« Sì. » annuì. « Da sola. Beh... io me ne vado... sì... ci vediamo! » e saltellando sui suoi tacchi orribilmente alti, uscì precipitosamente dal locale. 
Rimasi di stucco a fissare la porta dei Tre Manici di Scopa, feci un versetto come per dire che la mia famiglia era decisamente poco normale e percorsi i vari tavolini per unirmi ai quattro ragazzi, che avevano seguito la scena pietrificati dallo sconcerto. 
« Ma che cazzo è successo? » chiese Hugo, con una finezza impagabile. 
Scossi il capo: non sapevo neanche io che cosa fosse successo. 
« Non ha voluto unirsi a voi? » chiesi, prendendo posto di fronte a Frank. 
« Siamo arrivati poco prima che arrivaste voi. » rispose Louis, fissando dal grosso finestrone al lato la sorella che si allontanava dai Tre Manici di Scopa. « Le abbiamo chiesto di sedersi con noi ma ha preferito restare lì per finire la sua Burrobirra. Ha detto che stava andando via... » 
« Forse aveva un appuntamento con qualcuno e lui non si è fatto vivo. » suggerì Frank, con buonsenso. « Per questo era così nervosa e turbata e... strana. » 
« Ma sì! » convenne subito Hugo, annuendo in direzione di Frank. « Di sicuro qualcuno le ha dato buca. E lei non è di certo abituata a farsi dare buca da qualcuno, dico bene? »
Rimasi in silenzio, rimuginando su quanto accaduto e sull'ipotesi di Frank. Quella poteva essere una buona spiegazione a quello che era appena accaduto ma, diciamocelo chiaramente, chi diavolo avrebbe dato buca a ad una mezza Veela splendida come mia cugina? Insomma, si trattava di Dominique Weasley! Alcuni avrebbero addirittura pagato per avere un appuntamento con lei e il tizio che ne ha l'occasione le dà buca? A meno che non fosse omosessuale... l'ipotesi di Frank era del tutto errata. 
Preferii stare in silenzio.
A rompere il silenzio fu Fred, che aveva ridacchiato. « Bellissima caduta sul bancone, Lily. » disse, con ammirazione. « Davvero, hai un dono per le cadute in stile. » 
I ragazzi scoppiarono a ridere e anche io mi lasciai scappare un sorrisino. 
« Grazie. Lo prendo come un complimento. » feci una smorfia a mio cugino e fissai la Burrobirra che Rosmerta ci aveva portato. « Allora, brindiamo a questa strana giornata? » 
Che mi piaceva o no, avevo un altro mistero da risolvere. 


 
***
 

Quando tornai al castello dopo quella stranissima gita ad Hogsmeade, puntai dritto verso il dormitorio femminile del settimo anno di Corvonero (facendomi aprire la porta da una gentilissima bimba del primo anno), sicura che Dominique si trovasse lì dentro. Aprii la porta della camera e trovai mia cugina che gironzolava per la stanza sfoggiando il suo push-up blu cobalto e il perizoma in tinta. 
« Domi! » esclamai. Possibile che quando andavo a trovare mia cugina in stanza fosse sempre così impresentabile? « Sei completamente nuda! »
« La cosa ti sconvolge? » chiese mia cugina, alzando appena lo sguardo su di me in modo indifferente.
Non aveva battuto ciglio quando io avevo spalancato la porta della sua stanza senza neanche bussare e probabilmente se fosse entrato un maschio avrebbe sortito lo stesso effetto. 
Sospirai, sprofondando su un letto lì accanto. Dominique mi fissò un attimo, poi continuò a guardarsi allo specchio come se niente e nessuno avesse interrotto le sue attività di bellezza. 
« Lis... qualcosa ti turba? » mi chiese, infine, sedendosi accanto a me e accarezzandomi i capelli come se fosse la mia mammina premurosa. 
« No. » risposi, cercando di pensare il meno possibile a Lysander. 
Non l'avevo neanche incrociato ad Hogsmeade, nemmeno per sbaglio. Magari era nel pub di Madama Piediburro a pomiciare con quella Smith...
« Tu piuttosto, che diavolo hai combinato? » ribattei, con foga. 
« Io? Niente! » rispose Dominique evasiva, alzandosi di scatto dal letto. « Dovevo andare via, ho avuto un appuntamento romantico. » 
« Si può sapere con chi? »
« Non lo conosci, Lily. » mi liquidò in fretta, trotterellando nella stanza in cerca dei suoi vestiti. 
« Spara. Magari lo conosco. » insistetti. 
« Sono sicura di no. » tagliò corto Domi. « Mi passi quel completino intimo di pizzo? Ho voglia di portare il rosa confetto oggi. » 
Obbedii esasperata e glielo lanciai. « Conosco un sacco di persone, posso darti qualche dritta se lo conosco. » 
« Tu che dai dritte a me? » rise Domi, che aveva afferrato col mignolo il completino.  
« Beh, se lo conosco meglio di te posso aiutarti! » mi giustificai, sbuffando dalla superbia utilizzata da mia cugina. « E come mai tu sei così ambigua e misteriosa? Di solito non vedi l'ora di raccontarmi tutti i dettagli dei tuoi appuntamenti romantici. »
« Mi passi quel beauty case? » cambiò discorso mia cugina, ignorandomi semplicemente.
Senza alcuna voglia, glielo porsi con stizza. « Certo che quando fai così sei proprio stronza. » 
Dominique mi sorrise come se le avessi fatto un complimento. « Piuttosto che ficcare il naso in affari che non ti riguardano, pensa ai tuoi: il tuo Scamander era ad Hogsmeade con quella vacca totale della Smith. E non va per niente bene. »
« Che vuoi che me ne importi? » ribattei, mentre la mia mente si riempiva di immagini suicida che comprendevano l'uccisione a pezzettini di Cassandra Smith. 
Dominique si fece un'altra piccola risatina e mosse il dito in mia direzione, come per ammonirmi. 
« Pensa a rimarcare il tuo territorio. »
  
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