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Autore: lumieredujour    16/02/2014    2 recensioni
Sei OS che scrivo per descrivere quelle che secondo me sono i momenti più imbarazzanti che quasi ogni ragazza ha il "piacere" di passare quando s’innamora. Sarà un crescendo di situazioni che mi fanno battere i denti al solo pensiero. Se siete ragazze, leggete e ditemi se non siete d’accordo anche voi.
Se siete ragazzi, vedete e ammirateci per il nostro coraggio.
Se siete genitori (e soprattutto padri), beh, vedete quanto è difficile per noi avere a che fare con certe cose. Fidatevi, esperienza personale.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5. Ci vogliamo sposare


Riuscivo a sentirla. In realtà era molto difficile non sentirla, visto che aveva avvolto la stanza. Mio padre e mia madre erano fermi come congelati nelle loro posizioni, mia sorella aveva perfino la bocca aperta. I genitori di Giulio, invece, sembravano aver dimenticato d’avere ancora i cappotti in mano. Essi, infatti, giacevano sconsolati sul pavimento.
-Come amore? Puoi ripetere?- chiese mia madre con voce stridula
-Io e Giulio vogliamo sposarci- sorrisi, prendendo per mano il mio ragazzo che in realtà aveva occhi solo per mio padre.
-Tu brutto approfittatore, oddio oddio il cuore, sto per avere un malore!- mio padre s’accasciò sulla poltrona e io maledii le lezioni di teatro che aveva preso da giovane.
-Papà parlare in rima non ci farà rimangiare niente.-
-Io amo completamente sua figlia, signore. Non potrei volere nient’altro al mondo. Niente- Giulio quasi tremava per l’emozione ed era nata in me la voglia di sporgermi per baciarlo.
-Su questo non ho dubbi, giovanotto. E’ lei che sta facendo il passo più lungo della gamba!- disse con voce grave, riaccasciandosi sulla poltrona.
-Oh Luca, stai esagerando. Maledetto a te e a quel corso di teatro- mia madre cercò di smuovere l’ambiente, ma notai con disappunto che i cappotti erano ancora stesi a terra.
Lanciai uno sguardo preoccupato a Giulio; almeno i miei avevano reagito.
-Mamma, papà? State bene? Respirate? Volete che vada in Cina a prendervi un po’ di oppio?-
Ci avvicinammo ai suoi genitori che fissavano me in maniera distaccata, come se non potessero crederci.
-Ma, amore, tu sei ancora un bambino!- disse la madre prendendogli la testa
-Ho ventinove anni e vivo con Daniela da due. Era anche ora. Non vuoi vedermi felice? Nemmeno un po’?-
Intanto il padre, quando mi vide intenta a prendere i cappotti da terra, si sveglio dallo stato di shock per aiutarmi e disse:
-Se avessi frequentato lezioni di teatro come tuo padre, forse sarei riverso a terra a far finta d’essere svenuto. Come diavolo vi viene in mente di dircelo così, diamine! Siamo tutti anziani qui, volevate passare questa giornata al pronto soccorso?- sorrisi a mo’ di scusa e subito aggiunse – mia moglie sapeva che vi sareste sposati, ma sperava che avreste aspettato un altro po’-
Cioè, la mia menopausa?
-Quindi tu e mia sorella, potrete avere dei bambini?- chiese Chiara, l’ultima ad essersi svegliata dal coma.
-Deficiente di una sorella- dissi bisbigliando per poi alzare la voce – Io e Giulio potevamo già avere dei figli, ma non ci stiamo sposando perché sono incinta, non preoccuparti.-
-Oddio svengo di nuovo.- mio padre chiese a mia madre un bicchiere di whiskey e lo offrì anche ai suoi futuri consuoceri.
Il padre di Giulio rifiutò, ma la madre si scolò il primo bicchiere come un’alcolista professionista.
-Non so quale sia la cosa più scioccante: il fatto che la mia bambina si stia sposando o il fatto che sua sorella non sappia ancora come si facciano i figli- disse mia madre, sedendosi sul bracciolo della poltrona dove mio padre era seduto.
-Quindi, noi avevamo voluto rendervi partecipi a questa lieta notizia – calai il tono di voce sul lieta
-Noi siamo molto felici che voi due bimb—volevo dire, che voi due abbiate deciso di fare il grande passo. Forse un po’ troppo presto, ma se siete convinti voi-
I miei e i genitori di Giulio non erano mai stati d’accordo su una cosa, ma giuro che quella volta sembravano un unico ente pieno di dubbi. Avevano tutti la stessa faccia, come se stessero per mandare i propri figli ad un rituale satanico con tanto di orgia finale. I loro occhi vacui, le loro sopracciglia attaccate alla parte più alta della fronte; si guardavano perfino l’un l’altro, chiedendosi cosa fosse successo.
Sembrava come se un Man in Black fosse passato per cancellargli la loro memoria.
-Secondo me l’hanno presa bene.- disse Giulio
-Secondo me invece no. Tua madre si sta scolando con mio padre tutta la bottiglia di whiskey.-
E ci girammo entrambi verso i suddetti genitori, che stavano parlando di quanto fossimo piccoli.
-Io mi ricordo ancora quando sua madre gli puliva il culetto perché non arrivava a prendere la carta igienica!- singhiozzò  mio padre (non so se fosse colpa dell’alcool o della tristezza)
-Io ricordo ancora quando s’ingelosiva perché non gli pulivo più il sedere a 6 anni, oh il mio bimbo.- altro singhiozzo di sua madre.
Stavano sinceramente esagerando: non stavamo partendo per il fronte, non dovevamo combattere contro disturbi psicologici o malattie inguaribili.
D’altro canto, gli altri due nostri genitori stavano iniziando a metabolizzare la notizia, avvicinandosi l’un l’altra come se dovessero scambiarsi un segno di pace. O le condoglianze.
L’unica che, ostinata continuava a rendere la situazione imbarazzate, era mia sorella che ora aveva deciso di tormentarmi con le domande.
-Dov’è l’anello?-
-A casa-
-E’ grande?-
-Certo!- rispose Giulio, punto sul vivo.
Era oggettivamente un bellissimo anello, semplice ma mozzafiato, proprio come piacevano a me.
-Ed è proporzionale al tuo gioiello?- chiese quella cretina di mia sorella maliziosamente.
Avrebbe dovuto tacere, o almeno parlare a voce più bassa perché mia madre andò da mio padre che stava rischiando l’attacco apoplettico, la madre di Giulio continuava a bere e dire quanto il suo bimbo fosse “misurato in tutto, proprio come me!” e suo padre cercava semplicemente di nascondere la testa nel terreno come uno struzzo.
-Piccola bastarda, giuro che quando dovrai dirlo tu a mamma e papà sarò la prima a fartela pagare.- le strinsi il braccio e la feci scappare.
Io e Giulio ci baciammo velocemente e ci separammo, ognuno a consolare i propri genitori.





*hello* scusate per l'immenso ritardo, spero ci sia qualcuno che ha ancora voglia di leggere questa storia. Questo capitolo è stato difficile da scrivere perchè oggettivamente non ho mai vissuto quest'esperienza. Non so, non sono molto convinta riguardo le gag e le battute, più che altro perchè io tendo sempre ad essere critica, perciò se avete tempo, ditemi cosa ne pensate. Siate critici, non potrei mai prendermela, anzi!
Un saluto a chiuque sia arrivato fin qui, il prossimo capitolo sarà l'ultimo (e poi dico che la matematica non serve a niente) e giuro solennemente che non tarderò a pubblicarlo
tanti dolcetti,
em
  
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