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Autore: tsubasa_rukia3    16/02/2014    1 recensioni
.. -se fossi normale questa storia non esisterebbe nemmeno. Non sono umana, tranquilli, non sono un fantasma o un demone, nemmeno un licantropo se è per questo (puzzano troppo per i miei gusti). Sono un vampiro, ok, ora potete pure scappare urlando il perdono di Dio e buttandomi croci e aglio ect. ect.- tratto dal testo.
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La storia è stata corretta e aggiustata, nessun cambiamento drastico sulla storia o dei personaggi.
Sarei felice di sapere i vostri pareri e, inoltre, la storia continua: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2507713
Genere: Fantasy, Horror, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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«Finalmente so cosa sei…»
 
«Già, dovresti smetterla di trovarti ovunque io cada da un albero» rispose acida Sara.
«Ci proverò» rispose Adam con un sorriso sulle labbra.
La ragazza si smosse un pochino dalla presa lasciando intendere di voler scendere dalle sue braccia e lui la accompagnò nel suo movimento di libertà. Quando i suoi piedi toccarono terra, arretrò di pochi passi. Si prese del tempo per respirare e guardare in faccia Adam. Lo vide pallido sotto quella sua folta barba e quel pallore rese i suoi occhi verdi più vivaci. Il respiro le si mozzò in gola quando vide i segni della sua aggressione alla sua gola e un’irritazione sulle spalle le ricordò la risposta dell’uomo.
«Che cosa volete da me?», domandò tremante la ragazza.
«L’ho già detto al bar: parlare.», rispose con calma fredda.
«Perché ci tenete così tanto?».
La risposta fu il silenzio.
«Siete un cacciatore?» e ancora la donna non ricevette risposta, nemmeno dal suo volto impassibile. Sbuffò irritata.
«E va bene! Seguimi! Torniamo al rifugio, ho lasciato la borsa lì» disse già in cammino la ragazza.
Ritornò in cima alla montagna e ripercorse, a passo umano, la stessa strada che aveva fatto prima. A quell’andatura non avrebbero raggiunto la destinazione se non entro tre giorni. Con quella scusa era ben certa di poter avere un occasione per poter avere una prova concreta della sua identità. No, quella non le interessava, voleva solo sapere che cosa era.
L’occasione si presentò poche ore dopo, quando la strada si fece più difficoltosa con delle pietre lisce e un sentiero stretto.
Sara scivolò di lato mettendo il piede un po’ troppo avanti e Adam si protrasse a prenderla per il braccio. Con un movimento fulmineo Sara riprese l’equilibrio lasciando cadere Adam. Credette di vedere una figura cadere nel vuoto e invece vide delle dita stringere il bordo tagliente del sentiero.
Sara lo guardò dall’alto in basso con un piede vicino alle dita.
«Dimmi, ora posso sapere che cosa vuoi?» chiese con tono calmo e basso verso l’uomo sotto di lei. Il silenzio le rispose, l’uomo si limitò a guardarla, non chiese aiuto e non la supplicò.
Strano che non implori pietà, una parte di lei rimase impressionata. A meno che non abbia niente da temere, un sorriso le si dipinse sul volto.
Agli occhi di Adam si presentò una imperatrice crudele e combattiva e quell’immagine lo fece sorridere.
Deve essere malato per sorridere in questa situazione! Sara incrociò le gambe e si sedette avvicinandosi alla mano. Aspettando, sarebbe morto oppure si sarebbe salvato? Continuò a tenere gli occhi puntati in quei dischi verdi e dopo pochi minuti successe.
Un attimo prima era lì e l’attimo dopo scomparso.
Uno scricchiolare di ghiaia sotto gli scarponi dietro le sue spalle ruppe il silenzio e Sara fu finalmente soddisfatta.
Si alzò in piedi per incrociare lo sguardo freddo di Adam: «Finalmente so cosa sei…». Dapprima fu felice e contenta, aveva vinto lei, aveva scoperto il mistero con certezza. Poi la consapevolezza le fece venire i brividi lungo la schiena.
«Un momento. Ma voi non vi eravate estinti?!».
«Ma che sgarbata, mica siamo bestie, non è vero?» disse con una voce bassa e profonda, sensuale.
«Dipende dai punti di vista» controbatté la donna.
«Avanti dillo».
«Che cosa?»
«Ancora vuoi giocare il ruolo della finta tonta?»
La ragazza sorrise.
«Come hai fatto a rendertene conto?».
«Il sospetto l’ho avuto dal primo istante»
«Oh, e allora che cosa ti ha dato la certezza?»
«I vampiri quando fermano il loro cuore per usare i propri poteri hanno una particolarità: un movimento dell’iride che dura pochi secondi.».
«Oh! Molto interessante. Non l’avevo mai sentito», si dimostrò sorpreso nel tono di voce rimanendo comunque sensuale alle orecchie. Nel tuo caso le iridi diventano più acute, come quelle di un gatto. Non avrebbe mai aiutato un vampiro al di fuori di sé.
Se quest’ultimo fosse suo marito?
Sbuffò e correndo raggiunse in poche ore il rifugio. Non si preoccupò di vedere se Adam la seguisse. Aprì la porta e prese un piccolo baule intagliato dalla borsa. Lo aprì e prese una coppia di anelli in argento elaborati talmente bene e nei più piccoli dettagli da sembrare che respirassero: due tulipani per ciascun anello fiorivano eterni, i loro gambi intrecciati formarono lo scheletro sull’anello mentre due piccole foglie laterali diedero un tocco unico. Ne prese uno e se lo infilò all’anulare sinistro. Dalla porta comparve Adam, senza neanche guardarlo gli lanciò l’anello.
«E questo cos’è?» domandò un po’ perplesso.
«Mai sentito di parlare di fedi nuziali?», domandò ironicamente.
«Certamente, ma non capisco che centri una fede nuziale», ancora rimase perplesso.
«Se posso chiedere, quanti anni avete?», finalmente si voltò.
«Penso di essere verso la metà del mio secondo secolo…», rispose sovrappensiero. Con un tonfo Sara cadde per terra, era nato intorno alla scomparsa degli ultimi maschi. Ma più importante: Mi sono sposata con uno che ha la metà della mia età!
«Un momento- disse interrompendo per un istante i suoi pensieri disperati- tu sai come si sposano quelli della nostra specie?».
«No», rispose secco continuando ad ammirare l’anello argenteo.
«Che cosa?!». Fu così sorpresa da urlare e Adam, controvoglia, la guardò. Un volto esterrefatto lo fissò.
«I vostri genitori non vi hanno detto niente?».
«Mio padre non l’ho mai conosciuto, e mia madre morì quando ebbi 20 anni», rispose pacato.
«Oh», non c’era da stupirsi se non sapeva come si svolgeva lo sposalizio.
«Credo che avrei sentito le voci di un maschio ancora in vita, o forse dovrei dire male».
«Diciamo che mia madre è stata chiara sul fatto che non dovessi farmi scoprire dagli umani e soprattutto dai miei simili…», sembrò voler aggiungere qualcos’altro ma si bloccò.
Prima di immergersi nella spiegazione sospirò: «Facciamola breve, okay? È semplice, i nostri simili si sposano con uno scambio di sangue».
«Dov’è la fregatura?» chiese subito.
Almeno non è così idiota da non fare domande.
«Il sangue diventa una nostra necessità e se bevi sangue di un’altra vampira a parte me risulterà velenoso per il tuo organismo».
Non gli disse che era in una situazione svantaggiosa. Come dice “La via della guerra”: quando si è in svantaggio mostrarsi in vantaggio.
La notizia lo pietrificò. «Cosa mi dice che non menti?».
«Nessuno e niente, ma non sono interessata a mentire a un candidato al ruolo di mio marito».  Si stupì di averlo detto, quella parola le suonò così strana al di fuori della sua mente. Il silenzio che si protrasse le sembrò imbarazzante.
«Fate quel che volete, dopotutto l’uomo siete voi».
«In che senso?»
«Oh, scusate. Forza dell’abitudine. Dimentico della parità dei sessi. Prima o poi mi dimenticherò anche di come mi chiamo…». Si alzò e mise il cofanetto dentro la borsa, mentre tirò fuori un materassino e due coperte. Tolse il sacco a pelo abbandonato da Adam e macchiato del sangue ormai privo di odore e glielo lanciò malamente. Fece quel che poteva essere preso per un letto. Tirò fuori dalla borsa una tovaglia e la mise sul tavolo.
Adam incuriosito guardò dentro la borsa, quando Sara stava sfacendo le pieghe della tovaglia, e la trovò vuota.
«è da sgarbati ficcare il naso dentro le borse altrui», lo rimproverò indifferente. Dopo averla presa davanti ai suoi occhi srotolò un tappeto persiano come nulla fosse.
«Ma che cosa è?», domandò con volto sorpreso.
Sara sorrise, le parve come un bambino che scoprisse qualcosa di nuovo e non ne capisse niente.
«Se-gre-to˜» canticchiò. Stranamente quando mise il tappeto sul pavimento non ci fu neanche un granello di polvere.
Senza rendersene conto Sara iniziò a canticchiare mentre sistemò il rifugio.
Incredibile come l’umore di quella donna cambiava in pochi istanti. Quando tutto fu apposto guardò la camera con soddisfazione fermandosi sull’uomo.
«Che c’è?» domandò preoccupato.
«Dov’è l’anello che ti ho dato?» chiese spiazzandolo. Adam aprì la mano e senza rendersene conto la donna glielo stava già infilando nell’anulare.
«Ti rendi conto che stai sposando uno sconosciuto contro la sua volontà?»
«Così sembra» rispose con calma.
«Deve proprio piacervi l’idea», la stuzzicò.
«Vi piacerebbe», controbatté.
«Non credo», disse storcendo il naso.
Sara lo fissò. «Potete togliervi la barba? Mi da fastidio».
«Che cosa? NO! È la mia barba!».
«Davvero? Credevo fosse la mia» rispose con ironia. La ragazza sbuffò e iniziò a spintonarlo verso la porta.
«Ehi, un momento… che stai facendo?» protestò.
«Finché non vi darete una pulita non entrerete nel mio rifugio. Compreso di quella barba» disse sorridendo. Non chiuse la porta, ma quando l’uomo provò ad entrare i suoi movimenti furono bloccati.
«Scendi per trecento metri, verso sinistra. Troverai una piccola cascata», aggiunse tranquilla.
«Anche tu sei sporca da testa a piedi», le fece notare.
«Non preoccupatevi, quando tornerete sarò candida come il cristallo». E canticchiando chiuse la porta. Se fosse tornato o meno non le sarebbe importato, ma visto che aveva lasciato il suo zaino da viaggio insieme al sacco a pelo lì dentro, ci sarebbero state buone probabilità che tornasse. Con uno schiocco delle dita un fuocherello scoppiò vivace lì dove c’era il camino vuoto. Una bolla d’acqua circondò il sacco a pelo e con un gesto secco della mano sinistra si raggruppò goccia per goccia in un'altra sfera abbandonando il sacco. Lasciandolo asciutto e perfettamente pulito. Dalla borsa tirò fuori un cambio di vestiti comodi e freschi di bucato, prima di indossarli usò una bolla d’acqua su se stessa come per il sacco a pelo. Indossò il cambio e piegò i vestiti nuovamente puliti mettendoli dentro al comò. Lo rimpicciolì e lo mise nuovamente nella borsa. Mise la borsa sotto la sua testa come suo cuscino, dopotutto era in cotone e qualche altro tessuto intrecciato.
Quando Adam rientrò trovò il corpo della sconosciuta dentro il materasso che aveva preparato e vedendo che aveva preparato un giaciglio anche per lui si infilò dentro al sacco a pelo dopo essersi asciugato vicino al camino, ma poiché fece freddo, cambiò idea e si infilò dentro le coperte insieme a Sara che talmente stanca non si accorse dell’intruso nel suo giaciglio.
La mattina dopo l’uomo si trovò un nuovo bernoccolo sulla testa.
 
Scusate l’attesa, spero vi sia piaciuto e grazie per aver letto fin qui. Spero di aver ancora occasione di scrivere ancora. Credo di aver chiarito un po’ di concetti con questo capitolo. Non fatevi scrupoli e recensite!
Tsubasa_rukia3
  
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