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Autore: Violet2013    17/02/2014    14 recensioni
-''Allora un manga. Sei giapponese, no? I manga li leggerai...''
-''Certo!"
-''Ok, un manga. Metti che segui un manga dal primo all'ultimo numero per, che ne so, cinque anni? E poi finisce così, nel nulla, senza una degna conclusione...''
-''Tipo senza neanche un bacio tra i due protagonisti?'', arrossì.
-''Esatto!'', rispose lei, totalmente persa nei suoi ragionamenti, ''Alla fine non ti verrebbe voglia di prendere l'autore e riempirlo di botte?''
*
New York: Ranma Saotome, artista marziale giapponese, scopre che suo padre ed il suo migliore amico Soun hanno pianificato il suo matrimonio con una ragazza a lui sconosciuta.
AU su Ranma 1/2, i cui personaggi sono trasportati in una realtà totalmente differente.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Altro Personaggio, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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''Non ti stavo pedinando: ti seguivo a distanza non perdendoti di vista''
Woody Allen- Io ed Annie





''Perdonami, ti prego!''
La prese per un braccio, costringendola a voltarsi e facendo svolazzare la gonna del suo lungo abito da sposa bianco, che produsse una ruota perfetta con il suo movimento.
Si avvicinò al suo viso mordendole il labbro inferiore e premendo il suo viso contro quello dell'amata, mentre con una mano posata dietro la sua nuca cercava di bloccarla e trattenerla a sè. La donna si staccò brutalmente e lo spinse via.
''Lasciami, villano. Ormai è troppo tardi, ciò che hai fatto alla mia famiglia è imperdonabile''
''Ma non lo capisci, Mercedes? Io ti amo! Sei la prima donna a cui lo dico, questo dovrà pur contare qualcosa...''
''Sto facendo tardi al mio matrimonio. Juan Antonio mi aspetta'', rispose gelida.
''Se solo il mio maledetto orgoglio non mi avesse fatto fare quello sbaglio... Mercedes, perdonami, farò qualunque cosa...''
Per la prima volta in vita sua scoppiò in un pianto disperato e libero da ogni freno, mentre cadeva sulle ginocchia e, con le mani, si aggrappava ai fili d'erba del prato della fattoria, stringendoli con tutta la forza che aveva in corpo. La pistola che teneva nella fondina spingeva contro il suo fianco destro, procurandogli un dolore atroce, anche se nemmeno lontanamente paragonabile a quello che sentiva nel petto. A sinistra, all'altezza del cuore.
''E' troppo tardi, Esteban''
La sua immagine, pura ed eterea, quasi angelica, si allontanò in dissolvenza mentre la luce calda e candida che emanava si affievoliva a poco a poco, diventando sempre più fioca.
Una eco triste quanto apparentemente apocalittica continuava a ripetere ad oltranaza la stessa frase, pulsandogli in testa e rimbombando nelle sue orecchie per un tempo infinito, diventando sempre più forte, fino a rendersi insopportabile.
''E' troppo tardi, Esteban... E' troppo tardi, Esteban... E' troppo tardi, Esteban... E' troppo tardi, è troppo tardi, è troppo tardi... Tardi... Tardi... Tardi... E' troppo tardi, Ranma''








Aprì gli occhi ancora assonnato ed un senso di nausea s'impossessò immediatamente di lui.
Ovunque fosse, era nel posto sbagliato.

''Mike, sei il solito tirchio!''
''Ti ricordo che mi hai vomitato sui pantaloni mezz' ora fa!"
''Ma che dici? Io non me lo ricordo''
''In ogni caso l'erba è mia e decido io. Giusto, Ataru?''

Il biondo che sedeva accanto a lui si limitava a scuotere il capo, impegnato a guidare quello che gli sembrò, ad un primo sguardo, il furgoncino più caldo, claustrofobico e puzzolente della storia.
Ranma alzò la testa, tenuta innaturalmente abbassata per chissà quante ore, e guardò di sottecchi il ragazzo al volante mentre si massaggiava il collo indolenzito, cercando contemporaneamente di sgranchirsi i legamenti.
''Dakashi, che ci faccio, io, con voi?''
''Mi fermo al primo autogrill, promesso. Vedrai che dopo un buon caffè ricorderai tutto''.


.

In effetti la sosta lungo la strada era stata chiarificatrice.
Era scappato.
Un'altra volta.
Dopo aver lasciato il regalo ad Akane si era rintanato in camera e non ne era uscito fino alla mattina seguente al sorgere del sole, quando era immediatamente corso a casa di sua madre per il pranzo di Natale.
Con sei ore di anticipo.
Durante il pranzo Ataru era stato, come al suo solito, innaturalmente gentile. Nodoka, da mesi impegnata in una lotta senza quartiere per farli diventare amici, aveva proposto al figlio di seguire la band ad Atlantic City per un concerto e, sorprendendo anche se stesso, il codinato aveva accettato di buon grado.
Tutto, pur di non assumersi le responsabilità delle sue azioni.
Il viaggio era stato assolutamente di suo gradimento, i Silver Coral sapevano decisamente come divertirsi e, quando esageravano, Ataru era sempre pronto ad andare via con lui, lasciando la festa di turno per andare a bere un caffè o, semplicemente, a sfidarsi per ore ed ore in sala giochi.
Paradossalmente, proprio lui che si era sempre ritenuto un bad boy, quando se n'era trovati davanti ben quattro aveva scelto di stare con il più regolare, il precisino della compagnia.

Mentre la strada scorreva sotto la guida sapiente del giovane bassista ed Alexis e Mike lo salutavano dalla soglia del loro appartamento, Ranma sorrise.
Per una volta sentì di essere un normale sedicenne, uno dei tanti che non devono pensare a strani matrimoni combinati, a padri sempre sull'orlo della bancarotta che ti strappano dalle braccia di tua madre per portarti dall'altro capo del mondo e fare di te un uomo, o a compagni di scuola con evidenti disturbi istrionici della personalità.

''Ahi! Cos' era?''
Si toccò la nuca mentre Jason, decisamente poco in sè e seduto sul sedile posteriore, si rimetteva a posto dopo avergli tirato un calcio in testa da dietro il suo schienale.
''Amico, sei bello, lo sai? Se non fossi il fratello di Nabiki potremmo fare una cosa a tre''
''Eh? Ma cos... Cosa... Ataru!'', urlò spaventato.
La risata argentina del giovane gli ricordò perchè lo odiava. Probabilmente se fosse stato una ragazza non gli sarebbe stato difficile cadere rovinosamente tra le sue braccia, come facevano tutte. Ataru era adorabile. Gli fece schifo anche solo pensarla, quella parola, ma nessun altro aggettivo sembrava essere più calzante ed adatto a descrivere quel giovane con gli occhi verdi.
Era adorabile ed era cresciuto insieme alla sua mamma, era adorabile e sembrava avere un forte ascendente sulla sua fidanzata.
Era adorabile e per questo non lo tollerava.


''Jay, scendi. Siamo arrivati''
''No...''
''Avanti, bambini, è ora di andare a casa a fare la nanna''
''No, non ci voglio andare a casa! Andiamo a bere una birra, Atty!''
''Non chiamarmi Atty!'', rise il giovane mentre Ranma gongolava per quel soprannome così poco virile che era appena stato affibbiato al suo rivale. Ora sapeva come rivolgersi a lui.
''Atty, non ci voglio andare a casa...''
Il bassista sorrise al codinato: ''Ranma, ci pensi tu?''
Scese dal furgone ed aprì la portiera posteriore, tirandone fuori il cantante di peso. Jason indossava dei pantaloni di pelle ed un gilet in velluto rosso senza maglietta. Al collo un papillon allentato e delle pesanti catene d'oro, schiacciato sulla testa un cappello a cilindro.
''Farai meglio a coprirti lo stomaco, Amico, o domani passerai la giornata chiuso in bagno...''
''Domani è la vigilia di Capodanno?''
''Dopodomani''
''Quindi domani è il... Dunque... Venticinque, ventisei...''
''Domani è il 30, Jason, ed è il compleanno di Nabiki. Faresti bene a mandarle almeno un messaggio, anche se ha deciso di festeggiare il giorno dopo. I diciotto anni sono importanti''
Com'era bravo a dare consigli agli altri, pensò.
''Di' a tua sorella che la amo molto'', gli mise una mano sulla spalla, solenne.
''Non mancherò'', sorrise. Gliel'aveva spiegato almeno venti volte che non erano fratelli, e le tre di notte dell' ultimo, gelido, giovedì di Dicembre non erano il momento adatto per provarci una ventunesima.

Salutarono l'amico e ripartirono alla volta di casa Tendo. Lungo la strada a Ranma iniziò a mancare l'aria.
''Senti, Atty''
''Dimmi'', rispose svogliatamente: era talmente stanco e provato da non essersi reso conto dell'ironia del codinato.
''Posso dormire da te stasera?''




***




Rientrò in casa Tendo all'una del giorno dopo, in tempo per il pranzo, anche se avrebbe voluto fare colazione, avendo passato la notte in bianco ed essendosi appisolato quando il sole era già alto.

Ataru era caduto addormentato appena aveva messo piede in camera, ancora vestito. Lui aveva bevuto un the con sua madre, che nonostante la tarda ora era rimasta in piedi ad aspettare che i figli rientrassero, si era fatto una doccia per togliersi di dosso l'odore di chiuso, di fumo e di hamburger da due soldi consumati dai suoi nuovi amici all'interno dell'angusto furgone e si era messo al computer a controllare la casella e-mail della Palestra di Soun, visto che faceva parte delle sue mansioni.
Aprendo la finestra di internet gli era automaticamente comparso davanti il profilo Facebook di Ataru. Lui non usava i social network, non gli erano mai piaciuti, ma aveva deciso di sbirciare ugualmente la pagina di Akane, visto che non aveva altro modo di guardarla, promettendosi, però, di non violare la privacy del bassista non leggendone la posta privata.
O forse dandoci solo una sbirciatina superficiale.
Aveva notato con piacere che il profilo di Akane era esattamente come se l'era immaginato, ovvero lontano anni luce da quelli di Shampoo e Kodachi, infarciti di foto sexy ed autocelebrative e totalmente privi di contenuti.
Aveva notato con altrettanto piacere che la mora, in data 25 dicembre, aveva pubblicato il video di una vecchia canzone dei Green Day dal titolo, vagamente allusivo, Disappearing Boy.
Il che significava, ovviamente, che stava pensando a lui.



''Ranma, vedo che sei tornato. Tutto bene il viaggio?''
''Ciao Soun, sì. Ti ha scritto l'idraulico per la palestra di Nashville, hanno risolto il problema della caldaia''
''Molto bene, molto bene. Hai visto Akane?''
''Hem... No, perchè?''
''In questi giorni è un po' latitante, non so nemmeno se sia rientrata stanotte''
''Sarà rimasta da Mousse. Passo in camera sua mentre vado a posare la borsa''
''Ok figliolo, ci vediamo a tavola''




***





''Akane, che diavolo stai facendo?''
La mora, colta in fallo e spaventata dal suo piombarle in stanza senza bussare, lo guardava a cavalcioni sulla finestra aperta, con una gamba sul cornicione ed una ancora in camera.
Il suo outfit fece temere per il peggio il codinato: indossava i jeans neri strappati sulle ginocchia del loro primo incontro, una giacca di pelle ed una felpa grigia con il cappuccio, aperta, che mostrava, sotto di essa, una t shirt nera con il logo di una squadra di basket dell' NBA.
''Stai andando di nuovo da loro?'', si avvicinò preoccupato, ''Manco qualche giorno e ritrovo la vecchia Akane? Sei rientrata nel tunnel?''
''Oh, smettila, sembra che tu stia parlando con una ex tossica in riabilitazione''
''Akane, sono molto arrabbiato'', la guardò negli occhi con una tale intensità che la mora non seppe sostenere il suo sguardo.
''Non dovresti, non sei mio padre'', mugugnò.
''Dimmi subito dove stai andando!''
''Perchè non te ne torni dove sei stato fino ad ora? Si stava tanto bene senza di te", urlò.
''Davvero carina. Davvero, davvero carina. Rientro dal viaggio più disastroso della mia vita e non mi sento nemmeno il benvenuto'', alzò il mento.
''Non fare il martire, mica sei andato in guerra. Immagino in che modo possa essere stato disastroso andare in giro cinque giorni con una band di successo composta da quattro ventenni miliardari e bellissimi'', lo rimboccò rientrando in camera e sedendosi sul davanzale della finestra aperta, prendendo una bottiglietta d'acqua e bevendone un sorso.
''Resta il fatto che potevi accogliermi più dolcemente'', borbottò lui.
Akane ripose la bottiglia in borsa e, dandosi slancio, gli saltò in braccio aggrappandosi al suo collo e stampandogli un bacio sulla guancia.
''Va bene così?'' chiese sorridente stringendosi a lui.
Lui annuì, in imbarazzo e rosso in volto. Come cavolo faceva ad essere sempre così imprevedibile nelle reazioni? Le accarezzò la testa e le tirò giù il cappuccio, coprendole più di metà volto mentre la giovane scendeva coi piedi sul pavimento.
''Così sei più carina''
''Con la faccia coperta?''
''Sì''
''Che stronzo!", gli tirò un pugno nello stomaco.
''Dicono che alle donne piacciano''
''Solo a quelle stupide e senza dignità. Tipo quella che ti sta aspettando in camera. Mi ero quasi dimenticata di dirtelo'', il tono della sua voce si abbassò di colpo.
''Ma chi, Shampoo?'', rabbrividì.
''Perchè, quante sono quelle che hai sedotto ed abbandonato?''
''Nell'ultimo mese?'', sbattè gli occhi.
''Andiamo bene!''
''Scherzo, lo sai. Che vuole?''
''Che ne so? Io non l'ho nemmeno vista, è stato tuo nonno a trovarla un'oretta fa. Pensa che credeva che fosse una spogliarellista ed è venuto a chiedermi se fosse per te o per lui prima di entrare e castigarla'', una smorfia di disgusto era comparsa sul suo volto nel pronunciare quest'ultima parola.
''Meglio che vada a parlarle, ammetto di doverle una spiegazione''
''Fatti vostri''
''Sempre carina''
''Guarda che non ti ribacio''
''Non sia mai! Un bacio da un uomo mancato è già troppo per quest'anno''
''Certo, perchè a noi piacciono solo quelle che sembrano delle Professioniste del settore!''
''E anche se fosse a te che importa, maschiaccio? Che ne sai tu di certe cose?''
''Sta' tranquillo, non me ne frega niente''
''Bene''
''BENE!''



Entrò nella sua stanza senza nemmeno dare a se stesso il tempo di prendere un respiro. Shampoo lo aspettava, imperturbabile e gelida, seduta sul suo letto, con le gambe accavallate.
''Chi non muore si rivede''
Si alzò e gli andò incontro, provando a baciarlo sulle labbra. Il codinato schivò.
''Devi dirmi qualcosa, Ranma?''
''No, sei tu che avresti dovuto dirmi tante cose. Shampoo, so di essermi comportato male''
''Sì. Molto''
''Ma tu ti sei comportata peggio! Come avresti reagito al mio posto se avessi scoperto tutte quelle bugie? So tutto, se te lo stai chiedendo. Di Ataru, dei capelli di Akane... Tutto''.
''Akane, Akane... Mi sembrava strano che non ci fosse di mezzo lei!''
''Cosa stai cercando di dirmi?''
''Che c'entra sempre lei, in qualche modo!''
''Forse se tu non fossi così ossessionata dalla sua persona...''
''Mi meraviglio di te, Ranma. Credevo che fossi diverso dagli altri ragazzi del Furinkan. Più furbo. E invece ci sei cascato con tutte le scarpe, come tutti gli altri...''
''Che vorresti dire?''
''Che ti sei innamorato di Akane. Ah, ma quanto te ne pentirai!''
''Mi stai forse minacciando?''
''Ti sto solo dicendo che stai incanalando le tue energie nella direzione sbagliata''
''Ammesso e non concesso che Akane m' interessi, cosa di cui non sono sicuro nemmeno io e che certamente non ti riguarda, ti potresti spiegare meglio?''
''Akane ha in testa una sola ed unica persona e mi dispiace informarti che non sei tu, mio caro''
''E chi sarebbe questa persona?''
''Lo scoprirai molto presto. Hai avuto un'ottima idea a lasciarla sola in questi giorni per partire con quel gruppetto di buoni a nulla, ora raccoglierai ciò che hai seminato. Ah, e se mi lasci andare a casa ora non è detto che io ti riprenda con me quando ritornerai strisciando. Hai dieci secondi per prendere una decisione. Uno... Due...''
Ranma aprì la porta ed indicò l'uscita alla giovane: ''E' stato un piacere, Shampoo''
''A presto, Ranma''


La cinese uscì dalla stanza dell'artista marziale, prese le scale del salone centrale e, dopo aver scambiato un'occhiata di odio puro con la giovane Nabiki che stava salendo in camera, inforcò il cellulare ed entrò nell'ascensore, componendo il numero della sua migliore amica.
''Kodachi, tesoro, sono io''






***





Posò il caffè sul bancone in legno e sorrise distrattamente ad Ukyo, facendo finta di ascoltare le sue chiacchiere sulla neonata storia d'amore tra Daisuke e Sayuri. La mora mise una ciambella glassata alla fragola in un piattino e la spinse verso l'amico.
''Offre la casa''
''Grazie''
''Che succede?''
''Eh?''
''Cos' hai?''
''Sono un po' pensieroso...''
Le parole di Shampoo non l'avevano ferito più di tanto, dopotutto la ragazza era una vipera e, Ranma lo aveva constatato sulla sua pelle, aveva una fervida immaginazione. Ciò che lo preoccupava maggiormente era la situazione di Akane.
Dopo aver cacciato l' aspirante modella da casa sua era corso da lei ma se n'era già andata, la finestra era spalancata e la sua stanza deserta. L'aveva cercata in lungo e in largo per tutti i vicoli malfamati di Brooklyn, pronto a combattere nuovamente con quei malviventi ed a riportarsela a casa, anche con la forza se necessario, ma di loro non c'era traccia.

Si era rifugiato da Ucchan quando aveva iniziato a piovere, ma il suo pensiero era costantemente a lei. Se quegli uomini le avessero fatto del male e lui non fosse stato lì ad aiutarla non se lo sarebbe mai perdonato, ed il non poter parlare con nessuno delle sue preoccupazioni lo sfiniva fisicamente e mentalmente.

''Non dirmi che sei geloso di Shinnosuke!''
''Chi?''
''Ranchan, sono solo amici! Mi pare ovvio, dopo tutto quello che è successo!''
''Ma di che parli?''
''Non fare il bambino. Lo abbiamo capito tutti che ti piace Akane''
''Non è assolutamente vero! E-e poi... Chi è Shinnosuke?''
''Oh mamma, vuoi dirmi che non sai nulla del suo ritorno?''
''Ucchan, parla!'', si spazientì.

''Ok, sta' calmo.  Allora. Shinnosuke, Shinnosuke. Da dove comincio? In realtà non so moltissimo di lui, sono sempre girati parecchi pettegolezzi ma non ci ho mai parlato troppo, sai che non frequentavo Akane prima del tuo arrivo.
Akane, Shinnosuke e Mousse sono sempre stati un trio inossidabile. Ho sempre pensato che tra lui ed Akane ci fosse qualcosa, ma nessuno li ha mai visti baciarsi e, come sai, qui le voci sono virali e non si può credere a tutto quello che si sente.
I suoi genitori non si sa dove siano, lui vive qui con suo nonno ed ha dei seri problemi mentali: c'era chi diceva che avesse una grave malattia al cervello, chi che fosse lì lì per morire di un brutto male, fatto sta che è un po' spostato, questo è certo. Akane, ovviamente, gli stava appiccicata come una cozza ad uno scoglio. Sai che lei gioca sempre a fare l'anticonformista disagiata e sguazza in queste situazioni come una carpa in uno stagno''
Ranma storse il naso, la ragazza continuò.
''Quando Akane è finita in ospedale, tre anni fa, si dice che abbia tentato il suicidio per lo shock. Non posso confermare nè smentire, voci ne ho sentite a bizzeffe e sono una più strana dell'altra, come quando dicevano che la tua ragazza avesse perso la verginità con lui o che facessero le cose a tre con Mousse. Quest' ultima voce l'ha messa in giro Shampoo, ed ovviamente è falsa. Ce lo vedi Mousse a fare sesso con qualcuna?
Tutto ciò che so è che l'anno scorso ha avuto una seria discussione con Akane e che è sparito, dove sia stato non te lo so dire perchè anche qui le chiacchiere si sprecano: cliniche di igiene mentale, comunità per tossicodipendenti, scuole private in Svizzera...''
''Ed ora è tornato?''
''Sì, è tornato a Natale. Ryoga mi ha detto di averlo visto a casa Tendo durante il pranzo con i soci della Palestra''

25 Dicembre. Disappearing boy. Si sentì uno stupido.

Adentò il dolce alla fragola e fece una smorfia.
''Non ti piace?''
''No, uhm... Credo di avere un po' di mal di stomaco...''
''Sei nervoso per via di Akane?''
''Ma figurati! Cosa vuoi che me ne freghi di...''
''Sì, ok. Comunque, se sei curioso di vederlo, lui ed Akane sono alla partita dei Brooklyn Nets al Madison Square Garden. Li trovi lì''
''E dovrebbe interessarmi?''
''No, certo... Immagino, però, che tu debba scappare a casa, ora...'', ammiccò.
''Esatto, ho un impegno urgente'', replicò con un tono brusco ed autoritario che strappò un sorriso all'amica,  ''Buona giornata, Ucchan''
''Buona giornata, Ranchan. Tribuna Vip. Così, giusto per dirtelo''




***




''Cognatino, anche tu amante del baseball?''
''Credevo fosse basket'', sorrise ad una raggiante Nabiki all' entrata, dandole un bacetto sulla guancia. ''Buon compleanno, splendore''
''Ti stavo mettendo alla prova per vedere se, come ho ragione di credere, fossi venuto qui al solo scopo di spiare Akane. Tra l'altro dovresti riservarli a lei certi appellativi''
''Sei più vecchia ma non più saggia. E' qui anche lei?'', si guardò intorno con finta indifferenza.
''Come se non lo sapessi'', socchiuse gli occhi portandosi le mani sui fianchi.
''Era solo una domanda!'', allargò le braccia con aria innocente.
''Io devo andare, quelli del catering hanno fatto un casino per la festa di domani; prendi il mio posto, guarda, è là''
Il giovane seguì con lo sguardo il dito della cognata e si indispettì nel vedere Akane aggrappata al braccio di uno sconosciuto. Non riusciva a vedere il volto del ragazzo, girato verso il campo da gioco, e nella sua testa iniziò ad immaginare ipotetici scenari apocalittici in cui il giovane si voltava ed era più bello di lui.
Se i suoi occhi avessero avuto la facoltà di lanciare lame infuocate, la schiena del povero Shinnosuke, o comunque si chiamasse, sarebbe stata colpita da un pezzo.
Salutò la festeggiata e si diede un contegno, cercando di rilassare i muscoli del viso contratti da quella che non avrebbe mai ammesso essere gelosia ed aggiustandosi la camicia nei pantaloni. Alzò leggermente le maniche del cardigan a rombi e si tolse la sciarpa verde, per mostrare il collo e il petto.
Si guardò velocemente nello schermo del cellulare: era a posto, e le urla di gioia dei tifosi, intenti a celebrare una bella azione della loro squadra proprio mentre lui si specchiava, lo confortarono.
Scese con calma i gradini del palazzetto e, come se niente fosse, scavalcò Shinnosuke pestando di proposito un lembo della sua giacca di pelle che toccava il pavimento, prendendo posto vicino ad Akane. Poco dopo si voltò verso la giovane, simulando una molto poco credibile reazione di sorpresa.
''Akane! Ma... Anche tu qui?''
''Che ci fai seduto al posto di mia sorella?''
''Hem... Mi ha telefonato chiedendomi di prendere il suo posto, visto che doveva andare via. Io ero per i fatti miei, figurati... Ero... Da Ucchan, sì. Non ero certo già qui, eh!''
''Che velocità...'', constatò lei alzando un sopracciglio e sorridendo, facendo finta di essere interessatissima ad uno degli strappi dei suoi jeans e tirandone i piccoli fili neri che sbucavano dallo squarcio all' altezza del ginocchio.
''E tu che mi racconti?'', cercò di cambiare rapidamente discorso lui, ''Non mi presenti il tuo amico?''
''Ah, sì. Shin, lui è Ranma''
Fu solo quando si voltò che si rese conto di averlo già visto, anche se non ricordava in quale occasione.
Shinnosuke era bello, forse non più di lui, ma di quel tipo di bellezza che faceva capitolare le donne.
Era abbronzato, i tratti erano marcati ma armoniosi, aveva due enormi occhi verdi e le labbra carnose, anche se non quanto le sue, notò con piacere.
Indossava un dolcevita nero aderente che ne metteva in risalto il fisico statuario, a differenza della sua mise da bravo bambino scelta quella mattina da Nodoka, dei jeans, aderenti anch' essi, neri e strappati come quelli di Akane e delle scarpe da ginnastica bianche.
I capelli castani erano folti e morbidi e, scendendo, aveva notato che Akane ci aveva fatto scorrere le dita più di una volta.
Da lì ad immaginarla mentre glieli tirava facendo del sesso selvaggio nei bagni dello stadio, fu un attimo.
Mentre stava combattendo la sua guerra interiore con un Mostro dagli occhi verdi, un altro, che sembrava essere lì lì per far merenda con la sua anima, Ranma trovò la forza di sorridere sicuro di sè e porgergli la mano.
''Il fidanzato, piacere''
''Perdonami?''
''Sono il fidanzato di Akane, ma tu puoi chiamarmi Ranma''
Akane gli tirò una gomitata, sorridendo imbarazzata all'amico, ''Shin, vai a prendermi qualcosa da bere, per favore? Muoio di sete!''
''Ma certo, splendore'', sussurrò guardando di traverso Ranma, che strinse i pugni.

Akane tirò su un bicchiere di coca cola dal pavimento e prese a berne dalla cannuccia, offrendola al codinato, che declinò.
''Perchè hai mandato Scem' a prendertela, se avevi già quella?''
''Shin. Si chiama Shinnosuke, idiota''
''Non hai risposto alla mia domanda, idiota''
''Volevo stare sola con il mio fidanzato. Per capire, esattamente, che cosa vuole da me''
Le rubò il grande bicchiere dalle mani e prese a giocherellare con la cannuccia.
''Chi è?'', chiese bevendo un'ampia sorsata di quella bevanda sgasata e dolciastra che odiava, ma che sarebbe servita a sciogliere il groppo che aveva in gola.
''Il mio ex'', rispose tranquillamente la ragazza.
Ranma sputò teatralmente tutto il liquido che aveva in bocca, producendosi in una serie di spruzzi che bagnarono tutti i presenti, fortunatamente troppo presi dal match per accorgersene.
''Che c'è?'', sbattè gli occhi.
''Ah, quindi è vero!'', si alzò in piedi e puntò il dito contro di lei, come un marito tradito che scopre la moglie fedifraga con l'amante.
''Cosa?'', chiese lei annoiata senza muovere un muscolo, mentre tutti i presenti inveivano contro Ranma intimandogli di risedersi e di permettere loro di seguire la fine della partita in pace.
Il codinato si avvicinò al volto della ragazza e, guardandola negli occhi concentrato, cercò invano di leggerle nella mente.
''Mica mi vorrai baciare?''
''Non sia mai, scema'', si allontanò, ricomponendosi. Akane si sporse verso di lui, avvinghiandosi al suo braccio innaturalmente teso ed accarezzandogli la spalla, preoccupata.
''Ranma, oggi sei strano. Che hai?''
Il fischio finale e la standing ovation di tutta la tribuna fecero capire ai due giovani che lo scontro, il loro come quello di basket, era giunto al termine.
Ranma scansò malamente la presa di Akane e si alzò di scatto, guardandola con disprezzo.
''Adesso facciamo anche le gatte morte, Akane?''
''Ma che sei, scemo? Sei strano da quando sei arrivato, volevo solo capire cosa avessi!'', urlò alzandosi ed infilando la giacca.
''Niente, non ho assolutamente niente. Adesso vai dal tuo Scream e lasciami in pace!"
''Si chiama sempre Shin, e non capisco che problemi tu abbia con lui''
''Io non ho nessun problema'', rise isterico.
''Possiamo parlarne tornando a casa?''
''Non ci penso neanche, va' pure con lui!''
''Sinceramente, Ranma, vaffanculo. Ma col cuore'', rispose con tono pacato, anche se il rossore del suo volto tradiva una certa irritazione.
''Ricambio''
Furiosa, gli diede uno schiaffo.
''Non mi preoccuperò mai più per te!''
''Una palla al piede in meno''
''Ammazzati!'', urlò con gli occhi lucidi, lasciandolo solo nella grande sala, che si stava svuotando, e raggiungendo il ragazzo al bar.
Ranma si sedette sulle gradinate e si chinò con la testa tra le mani, pensieroso.

Cosa gli stava succedendo?
Non era certo da lui perdere la dignità in stupide scenate di gelosia, non gli era mai capitato con nessuna ragazza. Certo, era molto protettivo con sua cugina Ranko e, quando qualche ragazzo le si avvicinava troppo, si comportava come un padre-padrone del cinquecento, ma era giustificato perchè quella ragazzina per lui era come una sorella; inoltre portava il cognome dei Saotome e doveva proteggerne la reputazione, ma Akane?
Akane non era sua sorella e, ad essere sincero con se stesso, sapeva di non poterla nemmeno considerare del tutto la sua ragazza. Perchè si accaniva tanto, con lei?
E poi, anche se in passato fosse successo qualcosa tra lei e quel bell' imbusto, cosa avrebbe potuto dire, lui?
Il Mostro che abitava la sua anima continuava a ripetergli le parole di Ukyo, scandendole con un ghigno fatidioso che fece sentire il codinato uno stupido.
Si dice che Akane abbia perso la verginità con lui.
E allora?
E anche se fosse stato?
In fondo lui era un santo?
Nemmeno se la ricordava più la sua prima volta, lui, talmente tante erano le ragazze che aveva avuto!
Sì, decisamente doveva darsi una calmata.
O forse no.

''Certo che me la ricordo!', urlò facendo spaventare gli addetti alle pulizie, le uniche persone rimaste in sala, che gli chiesero gentilmente di lasciare il palazzetto, ''Mica ne ho avute così tante, io!'', strinse i pugni, dilatando le pupille.

Gentilmente scortato da un omone di colore alto due metri e largo altrettanti, uscì dalla sala e, osservando la gente accalcata al bar, cercò di scorgere Akane, per chiederle scusa.
Lui non aveva alcun diritto sul suo passato e, se non se lo fosse guadagnato, non ne avrebbe avuti nemmeno sul suo presente e futuro.
Magari avrebbe potuto spaccare quel bel faccino abbronzato e chiudere per sempre quegli occhi di giada, ma non l'avrebbe certo fatto per gelosia nei suoi confronti.





***






'''Notte Shin, fai il bravo''
''Buonanotte, principessa''


Banale, banale, banale!
Ranma, nascosto dietro una delle pesanti colonne ornamentali del cancello del palazzo dei Karuga, scuoteva la testa osservando con occhio forse un po' troppo critico il commiato tra i due giovani che aveva pedinato tornando a casa dallo stadio.
Si era sentito tremendamente stupido quando, entrando in un taxi immediatamente dietro al loro, aveva urlato all' autista: ''Segua quell' auto!", ma ormai il danno era fatto e, mentre era lì, tanto valeva vedere cosa ci fosse tra la sua non-fidanzata e quello.


Akane si allontanò sorridendo e gli passò davanti senza nemmeno accorgersi della sua presenza, dovette seguirla per un bel po' e schiarirsi la voce diverse volte prima che lo notasse.

''Beh?''
''Sì?''
''Mi stavi seguendo?''
''Scherzi, vero? Ero qui per i fatti miei, ovviamente!''
''Ah, sì? E cosa ci facevi per i fatti tuoi sotto casa di Shampoo? Avete fatto pace?''
''Saranno anche affari nostri?''
''Sei proprio patetico, Ranma''

Si allontanò a passi svelti, offesa. Il codinato si ricordò del motivo per cui l'aveva seguita e prese a rincorrerla, prendendola per un braccio e costringendola a girarsi verso di lui.

''Come ti ho già detto in passato, tra me e Shampoo è finita''
''Sono contenta per te''

Riprese a camminare, Ranma la fermò una seconda volta.

''Chi è?''
''Chi è chi?''
''Chi è lui, Tamagochi''
''Shinnosuke''
''Si, va bene!'', sbuffò.
''Dimmi cosa vuoi sapere''
''Voglio sapere se ci hai sco...Ahia!''
''Cosa stavi per dire?'', chiese offesa, con ancora sollevata in aria la mano che aveva usato per schiaffeggiarlo.
''Voglio sapere fino a che punto siete arrivati'', chiese, calmandosi.
''Non sono affari tuoi'', asserì prendendo una sigaretta dalla tasca della giacca ed accendendosela.
''Senti Akane, io ho voluto credere alla tua innocenza per quel che riguardava la faccenda di Ataru''
Gli occhi della Tendo s' infiammarono.
''Hai voluto credermi, Ranma? Me l'hai concesso? Non farlo suonare come un favore, almeno!''
''Potresti cercare di essere un filo più decisa nell' affermare il tuo pensiero?'', urlò in faccia alla giovane, che stringeva i pugni.
''E questo me lo chiedi proprio tu?'', rispose strillando a sua volta Akane, ''Mi baci, poi scappi, poi mi insulti, poi mi lasci un biglietto in cui sembri voler mettere a posto le cose, poi sparisci cinque giorni, poi mi segui, poi m'insulti di nuovo e poi hai il coraggio di dire A ME che non sono una persona coerente?''
''E va bene, avrò avuto, forse, un momento di crisi!''
''Ranma, io non ti sopporto più. Sono al limite, davvero'', abbassò lo sguardo, mentre il codinato si lasciava andare ad un'altra esplosione di rabbia.
''E allora vai da Shinnosuke, forza! O da Ataru, magari! E perchè non Ryoga? Ah, e non dimentichiamoci del cantante dei Green Day, anche lui è un bel ragazzo con gli occhi verdi!"
''Che c'entrano, ora, i Green Day?''
''Se te lo stai chiedendo, la loro musica è sopravvalutata''
''C'è qualcosa al mondo che sia degno del tuo rispetto, Ranma Saotome?''
''Dimmi a chi hai dedicato quella canzone''
''Quale?''
''Non fare la finta tonta: Disappearing boy, su Facebook. L'hai pubblicata il 25 dicembre, quindi o era per me che me ne sono andato o per lui che era appena arrivato. Sempre che non spunti dal nulla qualcun altro, ovvio!''
''O forse per me, che vivo di merda un periodo come il Natale. Ma ovviamente tu non ci hai pensato. Forse non sai nemmeno di che parla! Tra l'altro tu come hai fatto a vedere il mio profilo? No, anzi, guarda, non voglio nemmeno saperlo!"

Esausto e senza parole chinò la testa, in segno di scuse.
''Ho esagerato, eh?''
''Abbastanza''
''Ti chiedo scusa''
''Ti perdono''
''Davvero?''
''L'ho capito che oggi sei venuto a cercarmi perchè avevi paura che stessi andando da Sven e company. Mi dispiace di averti fatto preocupare, sono uscita dalla finestra perchè non volevo che papà m'incastrasse in un altro dei suoi pranzi di famiglia''
''Già...'', sospirò. Salvo per un pelo.
''Ranma''
''Sì?''
''Sai cosa diceva sempre Rita Hayworth? Io ho due vizi: il fumo e gli uomini con gli occhi verdi...''
''Bene, due su due'', commentò acidamente.
''Lasciami finire! Ecco, io... Per chiudere definitivamente il discorso di oggi... Il verde non mi dispiace, ma... L'azzurro è certamente il colore più consono ai miei canoni estetici'
''Oh...''
''Già... Andiamo a casa?''



Lungo la strada, camminando in silenzio due passi davanti ad un' Akane visibilmente imbarazzata dalla squallida scenata di gelosia di cui era stata vittima e, ancora di più, dalla sua stessa ammissione di trovare qualcosa di interessante in lui, Ranma si sentiva stanco ma leggero. Il Mostro dagli occhi verdi che lo punzecchiava dall'interno, così come gli altri mostri dagli occhi verdi che sembravano ronzare in un movimento perpetuo intorno a quella ragazza che si mostrava così piccola ed innocente da fargli provare vergogna per se stesso e per i suoi pensieri cattivi, sembrava essere lontano anni luce da lui, da loro.
Senza voltarsi a guardarla buttò un braccio all'indietro, tendendo la sua mano verso la fidanzata, che l'afferrò immediatamente.
Camminando mano nella mano al centro di una Time Square stranamente deserta i due ragazzi sorridevano e tacevano, finchè Ranma non ruppe il silenzio, in un sussurro.
''L'azzurro è un bel colore...''
''Già...''
''Non è il più bello, ma si difende molto bene''
''Perchè, c'è un metodo scientifico per decretare quale sia il colore più bello di tutti, Signor Esperto?'', rise la Tendo.
''Non ti sei mai chiesta perchè amo tanto indossare il rosso?''*
Akane trasalì, il giovane chiuse la bocca e non la aprì fino al loro arrivo a casa, quando lasciò la sua mano e le chiese se voleva usare il bagno, o se poteva andarci lui per primo.

Rientrata nella sua cameretta, mentre sentiva quello scemo di Ranma che cantava a squarciagola una canzone degli Offspring sotto la doccia, Akane sorrideva come una stupida sdraiata a faccia in su sul letto, buttando, ogni tanto, un'occhiata al vestito che avrebbe indossato la sera dopo, al compleanno di Nabiki.
Era una festa in maschera e sarebbe stata Giulietta, era tutta la vita che sognava di essere Giulietta.
Ed aveva fatto bene a scegliere un vestito rosso.








* Akane, in giapponese, significa Rosso profondo.
Sì, come il film di Dario Argento, ora so cosa guarderanno nella loro prossima serata cinema!

Il capitolo è lungo (troppo), non dice niente di sostanziale perchè, come al solito, mi sono persa tra i dialoghi ed è, diciamo, ''di transizione''. Non mi piace e non lo dico tanto per dire, stavolta non sono davvero contenta ma, se ne cambio anche solo una virgola, posto tra sei mesi, e visto che sono già in ritardo (con la tabella di marcia originale, poi, sono in ritardissimo: il prossimo capitolo, quello di capodanno, doveva essere pubblicato proprio a Capodanno ed è pronto in versione beta da circa 3 mesi!) ve lo beccate così com'è. In pratica una lunga ed inutile scenata di gelosia, senza nemmeno il solito chiarimento finale. Mi spiace solo che il concetto del Mostro con gli occhi verdi non sia stato sviluppato come volevo, spero di aver reso l'idea della nevrosi di Ranma nella scena in cui parla da solo allo stadio, diciamo che ha avuto un piccolo crollo nervoso, ma ne parleremo ancora. Ah, e finalmente avete capito perchè in questa storia Shin non ha gli occhi azzurri.
Sono giorni un po' incasinati e non ho molto tempo (anzi, non ne ho proprio!), di sicuro non riesco a rimettermi a scrivere prima di fine mese e non volevo farvi aspettare.
La canzone citata è, come detto, Disappearing boy dei Green Day. Vi rimando a Tuttotesti e simili se volete capire di che parla, sostanzialmente c'è il tema della gelosia e quello del ''non saper stare al mondo'', il pezzo a cui Akane si riferisce é:
Now you see me, now you don't 
Don't ask me where I'm at 
'Cause I'm a million miles away 
Treated like a forbidden heel 
Don't say my thoughts are not for real 
Or you won't see me again 

Am I here or am I there 
Or am I playing on the stairs 
Am I in my room with my toys 
I am the disappearing boy 

When I walk in crowded rooms 
I feel as if it is my doom 
I know that I don't belong 

E basta, è tutto, lo giuro.
Grazie a chi leggerà tutto 'sto papiro e grazie doppio a chi ha sempre voglia di lasciarmi un commentino, come sapete mi fanno molto piacere!
Un bacione e alla prossima!
Ps: scusate errori vari ed eventuali, non ho voglia di rileggere un'altra volta! =D




































 



  
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