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Autore: Vanilla_91    17/02/2014    6 recensioni
Chi di voi non ha sentito almeno una volta nella sua vita il detto " Non puoi capire una situazione finchè non ti ci ritrovi"?
Cosa accadrebbe,dunque, se fosse Kagome la ragazza proveniente dal passato che si ritrova bruscamente catapultata nel futuro? Se fosse lei quella che ha lasciato nella sua epoca un amore tormentato e un nemico da sconfiggere?
Una potente sacerdotessa, appartenente ad un mondo esistito circa 500 anni prima, e un ragazzo pienamente soddisfatto della propria vita si ritroveranno catapultati nella stessa avventura. Cosa gli riserverà il destino?
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ripercorsi la strada che dalla scuola portava alla villa dei Taisho senza difficoltà grazie all’ottima memoria fotografica.
Le case alte, i muri di recinzione, i parchi pubblici, le urla felici dei bambini che si divertivano sulle giostre, erano tutte per me nuove scoperte, ma la mia mente, in quel momento, era proiettata su altro.
L’idea di andare alla festa di cui mi aveva parlato Sango mi riempiva d’entusiasmo, portandomi scioccamente a canticchiare come una ragazzina innamorata.
Raggiunsi casa Taisho e fui accolta da una raggiante Ika.
-Bentornata, Kagome.- mi salutò. –La signora ha chiesto di essere avvisata immediatamente del tuo arrivo. Vuole parlarti e ti sta aspettando nel salone. Accomodati, a breve servirò il tea.- mi spiegò con tono cordiale e professionale.
Che cosa poteva volere Izayoi da me? Probabilmente chiedermi del mio primo giorno di scuola.
Bussai alla porta a scrigno del salone, attendendo l’invito di Izayoy, prima di varcarla.
Sorrisi, quando i miei occhi si posarono sulla sua figura elegante, sinceramente felice di vederla.
Mi stupiva ogni volta notare il modo in cui Izayoi sembrava essere a proprio agio e perfettamente padrona in ogni situazione..la sua grazia traspariva anche mentre era immersa nel semplice passatempo della lettura.
-Ti ho disturbata, Izayoi? Ika mi ha detto che volevi vedermi, ma se preferisci torno dopo.-
-No, Kagome, aspettavo te. La lettura era solo un passatempo come un altro per ingannare l’attesa.-
- È successo qualcosa?- chiesi testando il terreno.
-No, Kagome, mi dispiace. Inu si sta impegnando davvero molto per avere delle risposte, ma al momento le sue ricerche non hanno dato risultati utili.-
-Capisco!-
Tentavo in tutti i modi di celare la malinconia e la preoccupazione, ma le notizie negative, che giorno dopo giorno si susseguivano, erano sempre più vicine a far crollare la mia debole maschera.
-Ma dimmi, com’è andato il tuo primo giorno di scuola? Hai avuto difficoltà? I professori sono stati gentili?- mi chiese.
Il pensiero della giornata positiva riuscì a sollevarmi almeno in parte il morale.
-Per fortuna meglio di quanto avessi osato sperare. Sono stati tutti molto gentili e cortesi con me. Ho intenzione di cogliere questa strana occasione che mi è stata concessa per apprendere quante più cose possibili.-
-Riesci a cogliere il lato positivo anche nella peggiore delle situazioni. Sei una ragazza formidabile, Kagome.-
Arrossii, muovendo convulsamente le mani, non troppo avvezza ai complimenti.
Non sapere cosa fare, o peggio la paura di dir qualcosa di sbagliato, mi portarono alla mente  il ricordo della festa di cui Sango mi aveva parlato.
Sollevai il volto per poter meglio studiare l’espressione della padrona di casa e i suoi tratti gentili mi convinsero ad aprirmi totalmente.
-Izayoi, c’è una cosa che vorrei chiederti.- cominciai, esitante.
-Dimmi pure.-
-In realtà avrei bisogno di un..consiglio. Sango e Rin mi hanno gentilmente invitata ad una festa che si terrà questa sera. Ecco, mi piacerebbe molto andarci, ma la paura di sbagliare mi ferma.- confessai.
Mi sentivo stupida ed infantile nell’annoiare gli altri con i miei banali problemi, ma se in quella casa c’era qualcuno a cui potevo chiedere aiuto senza esser giudicata, quella era Izayoi.
Una risatina derisoria, proveniente dal circolare atrio che dava accesso al salone in cui ci trovavamo, mi paralizzò.
Conoscevo quella voce, ma speravo di sbagliarmi.
Mi irrigidii mentre la porta scorrevole veniva, senza permesso, spalancata e la figura di Inuyasha si avvicinava con aria derisoria.
-E così hai paura di fare la figura della poppante! Non credi sarebbe meglio se te ne restassi a casa? Probabilmente finirai col mettere i imbarazzo anche Rin e Sango, rovinando anche a loro la serata.- mi schernì.
Strinsi i pugni per il fastidio. Non era da me soffrire in silenzio le sue accuse, ma su un argomento che mi causava già tanti dubbi non riuscii a reagire.
-Inuyasha, ma che modi sono? Arrivi, non saluti nemmeno e ti scagli subito contro Kagome. È questa l’educazione che ti ho impartito? E poi, per quel che mi risulta, questa ragazza ha tenuto un atteggiamento ottimo per tutta la giornata, facendo un’ottima impressione anche ai professori più esigenti. Non ti permetto di parlarle in questo modo.- intervenne Izayoi, con tono basso ma deciso.
Era quasi comico vedere quel burbero mezzo demone rimproverato da una fragile umana e a fatica trattenni una risata che sarebbe risultata inopportuna.
-Sono perfettamente sicura che Kagome sarà all’altezza della situazione..-
-Tsk! Questo è tutto da vedere..-
Senza aggiungere altro si ritirò, non prima di avermi però lanciato un’altra occhiataccia.
Spinta dagli incoraggiamenti di Izayoi, dalla curiosità e dall’irrefrenabile voglia di dimostrare a quel demone irritante quanto si sbagliasse su di me, all’ora concordata mi presentai a casa di Sango.
Non mi stupii delle dimensioni della casa, che avrebbe potuto ospitare almeno dodici capanne, né del garbo e della cortesia con cui fui accolta dalla famiglia di Sango.
La mia nuova amica mi trascinò in un rapido giro dell’infinita villa, con la promessa di mostrarmi la volta successiva anche i giardini e le piscine. Mi condusse poi nella sua camera. La stanza era ampia, non molto più grande di quella che ospitava me a villa Taisho, e luminosa. Le pareti dipinte di rosa, in alcuni punti sfumato di tonalità più chiare, erano tappezzate, in modo non ingombrante, di foto e poster.
L’enorme letto a baldacchino, posizionato poco lontano dalla porta-finestra, era interamente ricoperto da decine e decine di vestiti che attirarono completamente la mia attenzione, impedendomi di ultimare l’analisi della camera di Sango.
-Cos’è accaduto in questa camera?- chiesi, guardando con evidente confusione l’imponente letto.
-Non badarci! Sono felice che tu abbia deciso di venire.- esultò, prendendo le mie mani tra le sue.
Arrossii per la felicità, più che per il disagio.
Nella mia epoca, benché conoscessi ogni singola persona che popolava il villaggio,non avevo mai avuto delle vere e proprie amiche. Potevo parlare con Kaede o con le altre giovani della mia età, ma non avevo una persona a cui confidare i miei più intimi segreti, le mie paure o anche la più banale delle sciocchezze.
Sango, sebbene la conoscessi solo da un paio di giorni, era diventata quanto di più simile avessi ad un’amica.
-Kagome, ti fidi di me?-
La guardai sorpresa per la domanda improvvisa, ma non esitai a rispondere.
-Ehm..sì!-
-Allora mettiti nelle mie mani e quando avrò finito con te, sarai la più bella del reame.- gongolò.
Guardai con scetticismo la mia figura riflessa nel vetro dello specchio e la paragonai velocemente a quella più curata di Sango, ricadendo in familiari e mai assopiti complessi. I miei capelli, a differenza dei suoi, non avevano una forma ben definita, erano scialbi, anonimi. Il mio viso non aveva tratti particolari e il mio corpo era forse troppo magro per possedere le forme femminili che gli uomini tanto apprezzavano.
Sango sembrò percepire senza difficoltà il filo dei miei pensieri e in un attimo le sue mani si posarono sulle mie spalle, in un gesto d’incoraggiamento.
-Non era mia intenzione offenderti, Kagome. Sei bellissima così come sei, davvero. Diciamo solo che il tuo look avrebbe bisogno di essere..svecchiato!-
Non riuscii a trattenermi dal ridere ascoltando quelle parole.
La mia amica non poteva sapere quanto ciò che aveva detto fosse vicino alla realtà, i miei gusti risentivano di una “moda” e di uno stile datati di 500 anni.
-Non mi hai offesa, Sango. Sono nelle tue mani, fa di me quel che vuoi.-
I tratti della mia nuova amica si illuminarono di una gioia e di un entusiasmo tanto sinceri, che seppur coinvolsero anche me, mi spaventarono leggermente.
-Rin, non viene?- domandai, improvvisamente spaventata dall’idea di trovarmi sola con lei.
-No, ci vedremo con lei direttamente stasera. È fuori per uno dei suoi soliti appuntamento- studio con Sesshomaru.- spiegò.
Era impossibile non cogliere il tono malizioso e divertito nelle sue parole. Non riuscii a trattenere la curiosità.
-Appuntamento-studio?-
-Sì, la versione ufficiale è che si incontrano perché Sesshomaru offre aiuto a Rin su richiesta del professore. Peccato che quasi tutti siano a conoscenza del fatto che Rin è una delle migliori studentesse del nostro istituto e che Sesshomaru non presterebbe aiuto a qualcuno contro la sua volontà nemmeno se fossero i Kami in persona ad ordinarglielo.-
-Io trovo che insieme siano perfetti.- mi lasciai sfuggire.
 Restammo per qualche istante entrambe in silenzio, studiandoci a vicenda.
-Dimmi, ti tratterrai a lungo qui a casa dei Taisho, Kagome?- mi domandò, lasciandomi stupita per il repentino cambio d’argomento.
-In realtà non so.-
-Spero che la tua permanenza si riveli lunga. Riesci a capirmi senza bisogno di parole e ho idea che se avremo occasione di conoscerci diventeremo ottime amiche.-
-Lo spero! Non c’è nulla che mi farebbe più piacere.-
Ci sorridemmo, complici, entrambe liete del passo che la nostra amicizia aveva appena compiuto.
-E tu e Miroku?- chiesi.
Gli occhi le si illuminarono nel sentire quel nome, le gote si tinsero di un tenue rosa e le labbra carnose si piegarono a formare una simpatica smorfia.
Sango, in quel momento, era il perfetto ritratto della donna felice ed innamorata.
-Noi facciamo coppia fissa da circa un anno, ormai.-
-Si vede che siete una coppia affiatata.-
-Tu dici?- domandò, stirando in un gesto nervoso una piega inesistente della sua maglia. –Eppure, ti assicuro che non è facile restare al suo fianco. Miroku è un farfallone, o meglio un dannato pervertito. Mi basta distrarmi un solo istante per trovarlo intento a fare la corte alla prima ragazza di passaggio. Tu stessa, l’altra sera, hai potuto vedere di cosa è capace.-
-Temi possa tradirti?- le domandai, centrando immediatamente il punto della questione.
Al villaggio era stato mio dovere ascoltare e risolvere i problemi che giorno dopo giorno affliggevano i compaesani, avevo così sviluppato una certa abilità nel leggere attraverso le parole.
Il leggero sussulto che scosse il corpo della mia amica mi lasciò capire che non avevo ancora perduto il mio sesto senso.
-Se è questa la tua paura, credo tu possa star tranquilla. Sarà pure un farfallone, ma non guarda le altre come guarda te.-
Probabilmente, mi stavo intromettendo in questioni che non erano di mia competenza, ma mi ero sentita in dovere di dire ciò che veramente pensavo. La sera prima, con un pizzico d’invidia, avevo potuto notare come gli occhi color cielo del moretto si illuminassero quando si posavano sulla figura longilinea della sua compagna.
-Tu dici?- mi chiese, esitante.
-Forse, il suo è solo un modo per attirare la tua attenzione, per dimostrarti che alla fine è sempre da te che tornerà.-
-Sarà come dici tu, ma in quei momenti l’unica cosa che percepisco è una gran voglia di spaccargli la faccia.- sibilò, assumendo un’aria pericolosa.
Sorrisi istericamente, pensando che se Miroku voleva avere qualche possibilità di raggiungere l’età adulta sarebbe stato meglio per lui non far arrabbiare troppo “la sua dolce Sango”.
-Adesso basta perdere tempo, abbiamo una Cenerentola da preparare.-
-Cenerentola?- chiesi, confusa.
Aveva forse invitato qualche altra amica?
-Ehm..lasciamo perdere! Dobbiamo darci una mossa, altrimenti non faremo in tempo.-
-Sango, mi domandavo, posso davvero venire a questa festa? A chi l’ha organizzata non darà fastidio la mia comparsa improvvisa?-
-No, tranquilla. La festa è stata organizzata per celebrare un compleanno, ma è stata invitata praticamente tutta la città.-
-Wow! Il festeggiato deve essere una persona davvero importante.- osservai.
-La festeggiata.- mi corresse –Kikyo Itazuko appartiene ad una delle famiglie più facoltose della città. Il locale in cui si terrà la festa è uno dei più “in” della città ed appartiene alla sua famiglia. Organizza spesso simili festini.-
-Kikyo?- domandai, bloccandomi.
Quel nome non mi era nuovo. Non riuscivo ad associarlo a nessun volto, ma non mi ispirava nessuna simpatia.
-Sì, è probabile che tu la conosca. Kikyo ed Inuyasha sono stati insieme quasi due anni.-
La spiegazione di Sango mi permise di dare un’identità a quel nome.
-Alta, lunghi e lisci capelli neri, corporatura perfetta?- domandai, tentando di ricordare la figura della ragazza che quello stesso pomeriggio avevo sorpreso con Inuyasha.
-Sì, esatto!-
-Non la conosco!- mi affrettai a chiarire –Ho intravisto oggi lei ed Inuyasha scambiarsi effusioni in un punto isolato della scuola.-
-Beh, era da un po’ che circolavano voci sulle loro “fughe”.-
-Forse non è il caso che venga anche io, Sango. Non abbiamo avuto l’occasione di conoscerci io e Kikyo,  ma non credo di risultarle particolarmente simpatica..visto anche il modo in cui li ho interrotti!-
Mi bloccai, spaventata dalla possibilità di aver parlato più del dovuto.
-Scusami, Sango. Forse Kikyo è una tua amica, ma ti assicuro che non era mia intenzione parlarne male. Se vuoi che vada via, ti basterà dirlo!-
-Ehi, Kagome, calma..non c’era nulla di sbagliato nelle tue parole! Io e Kikyo frequentiamo la stessa scuola da tre anni, ma non abbiamo mai avuto un vero e proprio rapporto. Itazuko è una ragazza brillante, intelligente ed educata, ma trovo, sinceramente, i suoi modi troppo freddi e schivi per poter essere compatibili con i miei. Non abbiamo mai avuto un gran rapporto. Forse dovrei essere io a chiederti scusa, Kagome.- dichiarò, lasciandomi esterrefatta.
-Cosa? E perché mai?-
-Chissà che pessima idea ti sarai fatta di me. Da quando sei arrivata non ho fatto altro che parlare di fatti altrui come una vecchia comare. Ti assicuro che solitamente sono una persona molto riservata..non so cosa mi sia preso.-
Di fronte alla sua espressione sinceramente imbarazzata e contrita mi scappò una risatina.
-Ti prego, non scusarti, Sango. Non ho mai pensato nulla del genere.-
- È che con te mi viene naturale parlare. È strano, ma mi sembra di conoscerti da sempre.-
- È così anche per me. Sentiti, quindi, libera di dire ciò che vuoi e di comportarti come meglio preferisci.-
-Perfetto! Ora però, è giunto il momento di pensare a te. Credo che potremmo cominciare dalla ceretta.-
-Ceretta?- domandai, confusa.
-Sì, per il vestito che ho intenzione di farti indossare è necessaria la depilazione.-
Arrossii in modo vistoso quando compresi a cosa si stesse riferendo.
-No, no, non è necessario.- mi affrettai a negare. –Io..ecco, io..ho già provveduto.- balbettai.
Capii dal modo confuso in cui mi guardava che probabilmente nei tempi moderni la depilazione era un atto comune. Nella mia epoca erano poche le persone che seguivano quest’usanza, per lo più donne di alto lignaggio e sacerdotesse.
-Bene! Direi, allora, di passare direttamente al secondo step.- esclamò raggiante.
-Secondo step?- chiesi confusa.
-Vedrai!-
Fu l’unica cosa che mi disse prima di trasformarsi in un’altra persona. Mi obbligò a provare decine e decine di vestiti, dai più diversi colori e modelli. Giocò con i miei capelli a lungo, strattonandoli in segno di fastidio se osavo lamentarmi. Quando, però, dopo almeno un paio d’ore mi osservai allo specchio, faticai a riconoscermi. I capelli neri erano lucidi e culminavano in morbide ciocche arricciate, gli occhi risultavano più lunghi e luminosi grazie alla linea nera che li demarcava  abbinata all’ombretto scuro e le labbra, colorate di un delicato rosa, apparivano più voluminose. Il vestito nero che Sango aveva scelto per me, mi piaceva particolarmente. Era corto, ma non in modo eccessivo, e sebbene la scollatura a cuore rivelasse una moderata porzione di seno, la gonna svasata non sottolineava in modo eccessivo il mio corpo. Mi sembrava di aver trovato un perfetto equilibrio tra le aspettative di Sango e le mie e per una volta mi sentii pienamente soddisfatta fissando il mio riflesso.
Passai poi a studiare la figura di Sango e rimasi abbagliata dalla sua bellezza. Il vestito che aveva scelto per sé, era di un particolare e lucido grigio. Era corto e terminava con una fascia che attirava lo sguardo sulle gambe lunghe e magre. Le maniche ampie e la scollatura alta valorizzavano la vita stretta e il ventre piatto. I capelli lunghi erano stati lisciati e lasciati sciolti e il viso lievemente truccato donava sensualità e profondità ad un voltò già di per sé attraente.
-Siamo pronte!- dichiarò felice Sango fissando il nostro riflesso allo specchio.
 
Quando giungemmo dinnanzi al locale, uno strano senso d’ansia cominciò ad avvolgermi. Il locale trasudava lusso e la bolgia di suoni e colori da esso proveniente mi eccitavano e spaventavano contemporaneamente. La struttura si ergeva su due piani e, a detta di Sango, era collocato in uno dei quartieri più prestigiosi.
-C’è qualcosa che non va?- mi domandò la mia amica mentre ci apprestavamo ad entrare.
Probabilmente la confusione era facilmente intuibile dal mio sguardo.
-Non sono mai stata in un posto del genere.- ammisi.
-Non preoccuparti, ti prometto che non mi staccherò da te un attimo!-
Sorrisi, incoraggiata dalle sue parole.
Non ci toccò attendere molto e quando entrammo ebbi la sensazione di essere stata trasportata, per la seconda volta, in una dimensione diversa. Il locale era colmo di gente, che ammassata si dimenava tentando di seguire, con risultati più o meno buoni, il ritmo di una musica assordante.
Le luci dai colori forti si riflettevano sulle vetrate laccate che adornavano il locale, creando degli effetti strani e a forte impatto visivo sull’arredamento moderno e totalmente bianco.
Il bar era gremito di persone e l’odore di sudore, misto a quello di decine e decine di profumi e fragranze mischiate, avvolgeva completamente il locale.
Mi sentii immensamente sollevata quando Sango mi condusse verso i divanetti, posizionati in una zona minimamente più tranquilla.
Incontrai i volti sorridenti di Rin, Koga, Miroku, Eri, Yuka e Ayumi, quello inespressivo di Sesshomaru e quello apertamente ostile di Inuyasha, ma non vi badai. Mi occorse un po’ di tempo per abituarmi a quell’ambiente decisamente nuovo e solo allora mi accorsi che seduti accanto a me erano rimasti solo Miroku e Sango.
-E gli altri?- urlai, per farmi sentire.
-Sono scesi in pista.- replicò la mia amica, indicandomi la folla.
Annuii.
Non avevo voglia di abbandonare l’unico posto tranquillo della sala, ma non mi andava di obbligare Sango e Miroku ad annoiarsi per non lasciarmi sola.
-Sentite, scendo anche io..-
-Ma, Kagome, non avevi detto che..- tentò di dire la mia amica.
-Mi è sembrato di vedere un tipo carino al bar.-
Ringraziai l’assenza di luce che perfettamente copriva il mio rossore e la musica assordante che aveva nascosto il tremolio della mia voce.
-Ne sei sicura?- mi chiese Miroku.
Annuii e senza attendere oltre mi allontanai.
Mi diressi al bar, quantomeno per far sembrare sincere le mie intenzioni, decisa ad allontanarmene a breve.
Mi appoggiai al bancone, cercando di fingermi indifferente e sperando di passare inosservata, ma i Kami evidentemente avevano per me progetti diversi.
-Ciao, bellezza.- m’apostrofò il barista.
-C..ciao!- balbettai.
-Che prendi?-
Qual era la risposta giusta? Non sapevo assolutamente che genere di bevande si bevessero in quei locali.
Acqua? Sakè?
-Io..non lo so.- replicai, tentando di guadagnare tempo.
-Allora, se mi permetti, faccio io. Offre la casa!-
Annuii, felice di esser riuscita a tirarmi fuori da quella situazione.
Quando il simpatico ragazzo mi porse quella che doveva essere la mia bibita, storsi il naso per l’indecisione. La bevanda azzurra ed effervescente contenuta nel bicchiere trasparente mi era completamente estranea e l’odore che mi pizzicava il naso era decisamente forte.
-Non è di tuo gradimento?- mi domandò.
Per non rischiare di offenderlo o altro, mi affrettai a negare.
Lasciai da parte i dubbi ed i pensieri e in un sol colpo mandai giù l’intero contenuto del bicchiere.
Una strana arsura mi strinse la gola, una cascata di fuoco e fiamme mi attraversò il corpo, incendiandone ogni tessuto, nervo e muscolo e un’insolita e sconosciuta sensazione di vuoto ed allegria mi invase la testa.
-Allora? Che te ne pare?- mi domandò Yui, o forse Kui..o meglio Mui.
-È strano..ma buono.- ammisi.
Il sapore dolce della bevanda mi pizzicava la lingua.
-Ne vuoi ancora?- mi chiese, sorridendo.
Annuii, porgendogli il bicchiere.
Dopo il terzo, o forse il quarto o il quinto, bicchiere, mi resi conto che qualcosa nel mio corpo non andava. La vista a tratti si offuscava, la gola bruciava, le gambe erano molli e nonostante il vestito aperto sulle spalle sentivo un inspiegabile calore.
Senza salutare o ringraziare il barista mi allontanai dal bar, decisa a trovare Sango. Muovermi tra quei corpi che si dimenavano impazziti con la vista sfocata non mi risultava facile e non capii mai come improvvisamente mi ritrovai a ballare avvinghiata ad un ragazzo che mai avevo visto.
-Dove andavi, bambolina?- bisbigliò al mio orecchio.
La voce mi arrivava ovattata, ma lo sgradevole odore del suo alito lo percepii tutto..fu difficile trattenermi dal rigettare.
-Sto cercando una mia amica. Devo andare..- riuscii a trovare la forza di dire.
-Tranquilla! Ci penso io a te, micina. Lascia perdere la tua amica e resta qui a ballare con me.-
Mi voltai a fissare l’individuo che mi teneva stretta in una presa ferrea e che non riuscivo ad allontanare.
Gli occhi neri erano decisamente troppo grandi e troppo distanti, il naso aquilino quasi copriva le labbra sottili e stonava su quel viso eccessivamente paffuto e che terminava col doppio mento.
I capelli castani erano appiccicati alla fronte spaziosa a causa del sudore che macchiava anche la maglia grigia, che troppo aderiva all’altezza della pancia rotonda.
-Devo andare!- tentai di ripetere.
-Ma no..resta qui con me!-
In un gesto repentino e poco delicato portò le mani grosse sul mio sedere, schiacciando i nostri corpi l’uno contro l’altro.
Il ribrezzo per quel contatto indesiderato, mi riattivò il cervello. Ignorai il disgusto e posai entrambi i palmi sul suo petto, nel tentativo di allontanarlo da me.
-Non toccarmi! Lasciami!-
-Su, micetta, non fare così.-
Non possedevo certo la forza per spostare da me una montagna simile, ma proprio mentre il panico mi stava assalendo la fortuna mi sorrise.
-Koga!- urlai, vedendolo ballare poco distante con me.
Temetti per un istante che non mi avesse sentito, ma quando i nostri occhi si incrociarono mi sentii sollevata.
-Cazzo stai facendo?- urlò il moretto, strappandomi dalle braccia del grassone.
-Cazzo fai tu?- si ribello l’altro.
-Sparisci, prima che ti prenda a pugni.- sibilò.
Non attese una risposta e prendendomi per mano mi condusse nuovamente al bar.
-Kagome, stai bene?- mi chiese.
-Sci, Koga. Grazie per essere intervenuto.-
Mi osservò per diversi istanti prima di spalancare gli occhi azzurri, stupito.
-Ma..tu sei ubriaca!- esclamò.
-Forscie solo un po’.- risposi, ridacchiando.
-Maledizione!-
-Devo trovare Sango.- riuscii a dire, portandomi le mani alla testa, divenuta di colpo pesante.
-D’accordo! Andrò a cercarla io, ma tu non muoverti di qui.-
Annuii.
-Mi hai capito, Kagome? Aspettami qui!-
Annuii ancora.
Non so quanto tempo fosse passato, ma quando la morsa allo stomaco cominciò a diventare dolorosa, decisi che dovevo trovare un bagno.
Barcollando, riuscii a raggiungere la toilette... il fatto che fossero vuoti, giocò a mio favore.
Mi appoggiai ai lavabi di marmo bianco per sostenermi, evitando di focalizzare l’attenzione sui ghirigori che lo decoravano e che mi causavano le allucinazioni.
Fissai la mia figura allo specchio e la trovai insieme uguale e diversa. Ero sempre io, ma gli occhi terribilmente lucidi, le gote rosse come non mai e le labbra piegate in un sorriso idiota, erano segni sospetti del mio non essere perfettamente lucida.
L’acqua fredda con cui tamponai il viso mi permise di riacquistare un po’ di ragione e di accorgermi dei mugolii che provenivano dal bagno alle mie spalle di cui fino a quel momento non mi ero resa conto.
Spaventata dall’idea che qualcuno potesse sentirsi male, spalancai la porta senza pensarci, ma pentendomi immediatamente del mio gesto.
Portai una mano a coprire gli occhi, come se così facendo potessi impedire all’immagine appena vista di stamparsi nel mio cervello.
Non mi sembrava vero, pensare di potermi trovare per due volte nello stesso giorno nella stessa imbarazzantissima situazione.
-Ancora tu!- sbraitò una voce che ben conoscevo.
L’alcool ingerito più che a scappare, chiedere scusa o altro, mi portò a ridere. Scoppiai in una risata isterica e fragorosa che probabilmente irritò ancor di più i due amanti interrotti.
-Mi prendi per culo? Stai cercando di farmi incazzare sul serio, vero?- urlò.
Spostai la mano dal viso, per sincerarmi che la situazione in cui mi trovavo non fosse solo un frutto della mia mente poco lucida.
Quando le figure dinnanzi a me smisero di ondeggiare, potei chiaramente osservare la scena che mi si presentava davanti:il vestito beige di Kikyo era sgualcito, la parte superiore era stata tirata verso il basso rivelando un reggiseno di un colore simile, mentre la gonna era stata sollevata all’altezza della vita; Inuyasha, dal canto suo, aveva la camicia completamente sbottonata, così come il pantalone che lasciava intravedere gli slip neri.
Così disabbigliati, in quel luogo sporco e puzzolente, erano il perfetto ritratto della sveltina.
Quel pensiero mi causò un nuovo attacco di risate che alterò ulteriormente Inuyasha.
-Che hai da ridere, razza di cretina?-
Il tono arrogante e maleducato superò persino l’intontimento causato dall’alcool. Ero pronta a rispondergli a tono, quando la porta del bagno fu spalancata e Koga fece la sua comparsa.
-Kagome, sei qui! Finalmente ti ho trovata!-
-Mi cercavi?- gli domandai, confusa.
-Certo che ti cercavo. Ti avevo detto di non muoverti dal bar, ma un attimo dopo eri scomparsa. Che sei venuta a fare qui? Non ti senti bene?- dichiarò, con espressione sollevata.
- Sai che non siamo soli?-
Fu l’unica cosa che riuscii a ribadire.
-Non siamo soli?- chiese, fissandomi come se fossi impazzita.
Mi voltai nuovamente a fissare Kikyo ed Inuyasha, che nel frattempo si erano velocemente ricomposti. Il mio coinquilino mosse qualche passo in avanti, così da rendersi visibile al suo amico.
Koga sgranò gli occhi quando lo riconobbe.
-Inuyasha..-
-Koga, saltiamo le domande! Che ci fa qui questa rompiscatole?- chiese, riferendosi ovviamente a me.
-Credo sia ubriaca. Un tipaccio stava per approfittarne, ma fortunatamente sono intervenuto in tempo.-
-Ben fatto! Ora potresti occuparti di lei?-
-Occuparmi di lei?-
-Sì, fanne quel che vuoi, ma levamela dalle palle.-
-Non credo sia abituata alle sbronze.-
-Che vuoi che me ne importi?-
-Potrebbe sentirsi male, bisognerebbe riaccompagnarla a casa.-
-Bene! Occupatene tu, allora.-
-Io? Dovrei riportare io Kagome a casa tua? Tra l’altro non se ne parla, ho rimorchiato una tipa niente male.-
-Dannazione! Parcheggiala su un divano fino a quando non ho finito.-
-Non essere irresponsabile. Nelle condizioni in cui è qualcuno potrebbe approfittarsi di lei.-
-Dannazione!- imprecò.
Si voltò a fissarmi con sguardo furioso.
-Te l’avevo detto che avresti rovinato la serata a qualcuno, mocciosa. Sappi che questa è la prima è l’ultima volta che faccio qualcosa per te!- sbraitò.
Lanciò uno sguardo a Kikyo e poi a Koga, prima di uscire con passo pesante dai bagni.
-Che devo fare?- chiesi confusa al ragazzo.
-Ti aspetterà fuori.-
Annuii e mi avviai anche io all’uscita. Decisamente le cose mi erano sfuggite di mano.
 
 
Non riuscivo ancora a credere a ciò che mi era capitato. Avevo grandi progetti per quella serata e tutto stava andando come doveva prima che una sacerdotessa di cinquecento anni addietro mi cadesse tra i piedi. Non solo mi toccava riaccompagnarla a casa mettendo così fine alla mia serata prima del previsto, ma mi toccava anche subirmi i suoi monologhi senza senso.
Ero decisamente furioso e frustrato.
-Oh, Inuyasha, questa roba è spettacolare. Quando andrò via devo ricordarmi di portarmene un po’.- mi disse, strascicando le parole e ridendo per motivi assurdi.
-Che seccatura! Mi hai fatto saltare due scopate in un solo giorno. Hai idea di quanto tu sia fastidiosa?- sbottai, irritato.
L’idea che le mie parole potessero offenderla nemmeno mi toccò, in primis perché ero troppo infuriato per preoccuparmene, in secundis perché stentavo a credere che il giorno successivo si sarebbe ricordata di quella conversazione.
-Su, Inuyasha, non essere così cattivo. Volevo solo divertirmi un po’. Nella mia epoca sono costretta ad essere scempre coscì seria, quindi lasciami godere questo momento. Sono scicura che se adesso potesse vedermi anche Toru mi confesserebbe i propri sentimenti.-
-Toru?- chiesi, incuriosito.
-Sci, Toru. Sono innamorata di lui sin da bambina, ma lui nemmeno mi guarda. Pensciavo si comportase coscì per riguardo alla mia figura di sacerdotessa, ma poi ho scoperto che sci concede volentieri la compagnia delle vedove del villaggio. Forscie mi ritiene ancora una bambina- mi spiega.
- O forse non lo soddisfi- replicai,fingendomi interessato alla faccenda.
La sagoma della villa ormai vicina mi fece sperare di poter mettere fine presto a questa straziante serata.
- Non lo soddisfo? E come fa a saperlo? Non ho mai nemmeno baciato un uomo!-
Superai il cancello all'ingresso sempre tentando di mantenere in equilibrio anche il corpo di Kagome, ma le sue parole attirarono completamente la mia attenzione.
- Tu non hai mai baciato nessuno?- Le chiesi sinceramente sorpreso.
-No, ho sempre aspettato che fosse Toru a fare il primo passo.-
La serietà con cui pronunciò quelle parole non mi lasciò dubbi. Sapevo che la mia reazione era poco cortese, ma scoppiai a riderle in pieno viso.
- Ma come fai ad essere così ingenua? Questo Toru probabilmente non ti avvicina perché non vuole aver nulla a che fare con una verginella riottosa e inesperta. Chi mai lo vorrebbe? Dovresti fare un po' di pratica, ragazza mia.-
- Tu dici che lui non mi vuole perché sono inesperta?- mi domandò, sorpresa.
-È ovvio- risposi sicuro.
L'aiutai a salire la rampa che conduceva alle camere da letto, stupendomi del suo improvviso silenzio e dell' apparente ritrovata lucidità.
- Riesci a metterti a letto da sola?- Le chiesi per nulla desideroso di doverla aiutare anche in quello.
D'improvviso Kagome sollevò il volto permettendomi di rivedere quegli occhi nocciola resi liquidi dall'alcool.
-Insegnami!-
-Che?-chiesi sinceramente sorpreso.
-Insegnami ad essere donna-
-Tu devi avere qualche rotella fuori posto!- la schernii.
Le sue parole mi avevano per un attimo lasciato basito. Non riuscivo a credere a ciò che mi aveva chiesto, ma probabilmente dovevano essere gli effetti dell’alcool che aveva bevuto.
-Non sto scherzando! Se tu mi insegnassi, forse Toru non mi vedrebbe più solo come un’amica o come la rispettabile sacerdotessa del suo villaggio.-
Certo il suo discorso non faceva una piega..
-Ti rendi conto di ciò che mi stai chiedendo?-
-No! Cioè forse! Voglio dire sì!-
Mi grattai la testa, indeciso se mandarla a quel paese o chiamare un dottore.
-Voglio che tu mi insegni.- dichiarò, assumendo un tono determinato.
-Ne sei davvero sicura?- le domandai.
Non volevo cedere alle stupide richieste di una ragazzina ubriaca, ma probabilmente si sarebbe resa conto dell’assurdità della sua proposta solo dopo averne saggiato le conseguenze.
Annuì, non trovando forse il coraggio di ripetere il suo assenso.
L’afferrai per la vita, facendo combaciare totalmente i nostri corpi.
Se il mio obiettivo era stato quello di darle una lezione e farla correre via, non avevo fatto bene i conti con i desideri del mio corpo.
Una scarica di puro piacere mi attraversò nel sentire quelle curve morbide premute in modo così sensuale contro me.
Lasciai perdere i miei propositi e mi lasciai guidare solo dall’istinto.
Baciai le sue labbra, stupendomi di sentirle così morbide e piene sotto le mie. Il sapore dell’alcool diede un sapore frizzante, ma non sgradevole, al nostro bacio e mi riscoprii più eccitato che mai.
Mi allontanai, sorpreso dall’intensità inattesa del mio stesso desiderio, e la scrutai in volto, come se quelle iridi nocciola potessero fornire risposta alle mie impreviste domande.
Non l’avevo notato, o forse non avevo mai voluto vederlo, ma era bella. Il vestito scuro stretto in vita evidenziava in modo seducente la curva dei seni pieni e la voglia di vederla nuda si acuì in me.
Forse, era l’esser stato interrotto due volte nel corso della giornata dalla piccola rompiscatole che mi stava di fronte a rendermi così impaziente, ma la volevo. Mi avvicinai di colpo, stringendole la vita e prendendo a carezzarle i fianchi in un movimento circolare.
-Hai bevuto molto, domani potresti pentirtene.-
Non volevo allontanarla, nemmeno io sapevo perché avessi appena pronunciato quelle parole che avrebbero potuto allarmarla.
-O forse Toru si accorgerà finalmente di me e io ti sarò grata per tutta la vita. Sono abbastanza lucida da sapere quel che faccio.- replicò.
Ed io? Ero abbastanza lucido per approfittarmi di un suo momento di debolezza?
Sì, decisamente sì. Sentivo solo il bisogno di spegnere quella strana brama che lei mi aveva acceso dentro.
-Sei sicura?- le chiesi ancora, stringendo la presa sui suoi fianchi –Dopo non si potrà più tornare indietro.-
Mi fissò un attimo, prima di annuire.
Tornai a cercare le sue labbra, coinvolgendole in un bacio questa volta più febbrile. Sapevo della sua inesperienza e di dovermi controllare, ma la febbre d’ averla mi spingeva alla voracità.
Senza mai staccarmi da lei la costrinsi ad indietreggiare e con un piccolo aiuto divino riuscimmo a raggiungere la mia camera senza essere scoperti o inciampare.
Percorsi in una carezza leggera la linea della sua schiena, per poi fermarle sulla rotondità del fondoschiena. La sentii sussultare, ma non mi ostacolò.
Mi spogliai per primo, lentamente, evitandole così il più possibile l’imbarazzo e dandole la possibilità di imparare a conoscere l’anatomia del corpo maschile. Arrossì, sempre di più, mentre lasciava vagare lo sguardo sul mio corpo, ma non lo distolse.
La spogliai, restando più sorpreso che mai quando potei finalmente posare gli occhi sulla pelle coperta solo dall’intimo nero. Tutti i vestiti che fino a quel momento aveva indossato, non le avevano reso nessuna giustizia. I seni sodi e pieni creavano un dolce solco che già pregustavo di esplorare, la vita stretta non presentava un grammo superfluo di grasso e le gambe affusolate avrebbero fatto perdere la ragione ad ogni uomo.
Disegnai con un dito il contorno del suo corpo, scoprendo la morbidezza e la consistenza serica di quella pelle d’avorio.
Mi ero ripromesso di procedere con una certa calma per gustare a pieno di quel momento e per non turbarla troppo, ma Kagome era una tentazione troppo forte.
Sorrisi, pensando che avrei avuto altre occasioni per far le cose con tranquillità.
Sganciai senza difficoltà il gancio anteriore del reggiseno, portando immediatamente le mani a coprire quelle tentatrici rotondità e scesi con le labbra a lambire la pelle del collo.
Sentii il suo corpo rigido sciogliersi pian piano e le sue mani posarsi sul mio petto in una timida esplorazione.
Le mani rese tremanti ed incerte dall’inesperienza più che infastidirmi mi eccitarono ulteriormente.
Reclamai nuovamente le sue labbra, imponendo alla sua lingua un ritmo incalzante.
Presi tra le labbra un capezzolo reso turgido dalle mie precedenti attenzioni e quando un gemito strozzato uscì da quelle labbra scarlatte, persi quel poco di autocontrollo che avevo tentato di mantenere.
In un gesto deciso, ma non indelicato, la privai degli slip, portando un dito ad accarezzare la fenditura della sua femminilità.
Il dolore ai lombi divenne quasi sofferenza, ma mi imposi di seguire un ritmo più adagio. Le gambe serrate, gli occhi dilatati e il corpo tremante, erano chiari segni del suo disagio, ma non le permisi di tirarsi indietro.
Continuai ad accarezzarla in quel punto delicato senza ritrarmi o spingermi oltre, dandole il tempo di abituarsi a quelle nuove sensazioni. Catturai nuovamente le sue labbra, sperando così di riuscire a farla rilassare.
-Farà male, vero?-
La sua domanda improvvisa mi scioccò. Mi occorse qualche secondo per ritrovare la lucidità necessaria per risponderle.
-Un po’.- ammisi.
Sarebbe stato inutile mentirle.
-Le anziane del mio villaggio consigliano alle donne di nascondere un coltello o qualcosa di appuntito sotto il cuscino la prima notte di nozze.-
La guardai esterrefatto, non riuscendo a cogliere il senso delle sue parole.
-Dicono aiuti a tagliare il dolore.- aggiunse.
-Sono sciocchezze da comari. L’unica cosa di cui hai bisogno è di..- mi bloccai.
-Di?- domandò.
-Non servono parole..vedrai!-
Ripresi l’esplorazione di quel corpo perfetto, penetrandola con un dito. Il gemito che le sfuggì dalle labbra sembrò di piacere più che di dolore.
Soddisfatto della sua reazione, imposi alle mie dita un ritmo cauto, ma regolare. Mi sentivo accaldato e smanioso e Kagome non si era certo rivelata la verginella noiosa che avevo prospettato.
Era innocente, ma la sua curiosità terribilmente eccitante.
Le sue mani avevano giocato con i miei capelli, sfiorando in una piacevole carezza le mie orecchie, per poi continuare la loro discesa fino alla schiena e per un solo piacevolissimo istante, spinte forse dalla curiosità o per pura casualità, erano finite vicino al mio inguine.
Il corpo voluttuoso di Kagome era fatto per dare piacere ad un uomo.
La sentii muoversi in modo convulso sotto di me, ansimando in modo terribilmente erotico.
-Inuyasha..io..ho caldo. I..io…è bello, ma è…strano. Forse ho paura.-
Capii che era prossima al raggiungimento dell’orgasmo dagli spasmi del suo esile corpo e dal fluire insensato delle sue parole.
La strinsi a me e feci incontrare le nostre labbra, così da coprire le sue urla.
Approfittando dell’intontimento causatole dall’orgasmo appena raggiunto, mi sistemai tra le sue gambe facendo combaciare le nostre intimità.
L’istinto mi urlava di spingere, di affondare in quel corpo sinuoso, ma attesi fin quando i nostri occhi non tornarono ad incontrarsi.
-Sei pronta per il prossimo passo?- le domandai.
-Non abbiamo ancora finito?- mi chiese a sua volta, arrossendo.
-Quella era solo l’inizio. Il meglio deve ancora venire.- ghignai –Sei pronta?-
Annuì.
Trattenendo il desiderio cominciai a penetrarla delicatamente, tentando di non infliggerle più dolore del necessario.
Quando a fatica riuscii a raggiungere la barriera che ne attestava l’assoluta innocenza, esitai per un attimo.
Un briciolo di lucidità superò la lussuria che ottenebrava il mio cervello.
-Sai che quanto stiamo per fare sarà senza conseguenze? Questo non creerà alcun legame tra noi!-
Gli occhi nocciola resi liquidi dalla passione, furono attraversati da una scintilla che non riuscii a spiegarmi.
-Vuoi dire che domattina tra noi sarà tutto uguale a prima?- mi domandò.
Annuii.
-Non c’era nemmeno bisogno di dirlo. Ti ricordi come siamo giunti a questo punto? Se sto facendo questo è per avere una speranza con Toru. Non pretenderei nulla da te.-
Nonostante ciò che volessi fossero proprio delle rassicurazioni, le sue parole mi causarono un certo fastidio.
-Bene!-
Non attesi oltre e, in modo più violento di quanto fosse necessario e di quanto avessi voluto, superai la barriera della sua verginità.
Mi pentii immediatamente del mio gesto brusco.
Stupendomi, Kagome non urlò; serrò gli occhi e solo un singhiozzo sfuggì da quelle labbra gonfie per i baci ricevuti.
-Mi spiace.- ammisi, intenerito dalla sua reazione.
-S..sto bene.- sussurrò.
Rassicurato dalle sue parole, cominciai a muovermi lentamente in lei, ma soltanto quando la sentii rilassarsi lasciai libero di esplodere il mio desiderio.
I suoi gemiti si mischiarono ai miei e quando le sue gambe avvolsero la mia vita, ricevetti il colpo di grazia.
Non avevo preventivato un simile gesto da parte sua e quell’atto dettato dall’entusiasmo del momento e di cui probabilmente non si era nemmeno reso conto, mi fece completamente perdere il controllo. Le mie spinte si fecero febbrili, ravvicinate, potenti e condussero velocemente entrambi al piacere totale.
Mi occorsero diversi minuti per riprendermi da quello che probabilmente per me era stato l’orgasmo più potente.
Sorrisi per la deliziosa sensazione che mi attanagliava il corpo e quando rincontrai gli occhi nocciola di Kagome il desiderio tornò ad accendersi.
No, probabilmente una sola volta non mi sarebbe bastata per saziare la fame che avevo di lei.
 
 
Mi occorse un po’ di tempo per riprendermi da quella marea di sensazioni nuove e spaventosamente intense.
Sentivo il corpo leggero, il cuore battere impazzito e la testa troppo sovraccarica per elaborare pensieri sensati.
La verità di ciò che era appena accaduto, e le sue inevitabili conseguenze, mi piombarono addosso in tutto il loro peso, ma non rinnegai la mia scelta.
Avrei potuto dare la colpa all’alcool, ma avrei mentito a me stessa.
La verità era che, se all’inizio avevo avuto io stessa seri dubbi sulla mia proposta, l’assalto sensuale di Inuyasha e le sensazioni che ne erano derivate mi avevano portato a cedere e ad arrendermi a quelle sensuali carezze.
Riaprii gli occhi e incontrai quelli ambrati del mezzo demone. Quello sguardo profondo mi causò una stretta allo stomaco.
Di ciò che avevo appena fatto, avrei portato il segno per sempre.



Angolo dell'autrice:
Salve a tutti, comincio a chiedervi immensamente SCUSA per il ritardo, ma gli esami mi hanno tenuto completamente occupata, senza lasciarmi un attimo libero.
Pssando al capitolo, direi che ci sono delle svolte..decisive! I commenti, come sempre, li lascio a voi.
Per fornirvi alcune spiegazioni:
- la depilazione nell'epoca Sengoku doveva essere un'usanza già diffusa in quanto è una pratica che risale ai tempi degli Egizi.
-l'usanza di nascondere qualcosa di appuntito sotto il cuscino la prima notte di nozze per "tagliare" il dolore, risale a pratiche medievali.
Ringrazio come sempre tutti coloro che dedicano qualche minuto del proprio tempo alla lettura delle mie pazzie, e un ringraziamento enorme a chi ha inserito la storia tra le seguite/ricordate/preferite. GRAZIE! Se vi fa piacere, gradirei conoscere il vostro parere :)
Per chi ne ha voglia, lascio ancora una volta il link del gruppo. Troverete qui una cyber family, pazza e sempre pronta ad allietare le vostre giornate! Vi aspettiamo =)
https://www.facebook.com/groups/758064124210814/

 
   
 
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