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Autore: lucatrab_99    17/02/2014    3 recensioni
Jason scattò, i muscoli tesi allo spasmo, e si abbassò quel tanto che bastava per schivare un diagonale che altrimenti gli avrebbe staccato la testa di netto, poi rispose all'attacco. Si sbilanciò in avanti, e mulinò un turbine di fendenti, un assalto che sarebbe stato mortale per chiunque, ma che il suo avversario respinse con malcelata noia. Non ci vide più dalla rabbia "Al prossimo colpo sei morto" pensò.
Neanche un minuto dopo, ripose la spada ancora sanguinante nel fodero.
Genere: Azione, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Ci mise cinque giorni ad arrivare a Quattro bastioni, cambiando tre diversi cavalli durante il percorso, accampandosi per terra, nei boschi, e do le misere provviste di carne secca e gallette che aveva con se.
La sera del quarto giorno, si sedette soddisfatto davanti ad una fumante zuppa di coniglio con noci e miele, nella grande locanda di Quattro Bastioni, come sempre gremita di viandanti. Trangugiò la zuppa in pochi secondi, poi si alzò per bere un boccale di birra. Accanto a lui, sul lungo bancone del locale, c’erano un ragazzo ammantato di rosso, con dieci soldati al seguito, anch’essi con una blusa rossa, su cui campeggiava la sagoma dorata dei Redrose. In un attimo Jason capì: il ventenne che aveva di fronte non era altri che sir Kevan Redrose, il miglior spadaccino della Bussola, figlio di lord Percival Redrose, e diretto erede al trono del Sud.
Facendo bene attenzione a mantenere un profilo molto basso, Jason si calò il pesante cappuccio sul volto e si allontanò con discrezione, camminando all’indietro. La fortuna doveva averlo salutato da un pezzo, però, pensò Jason quando inciampò nel mantello e rovinò addosso ad uno dei soldati di sir Kevan, che puntualmente gli diede uno spintone.
Il ragazzo si scusò e si allontanò di fretta, ma quello che era stato solo un incidente, per un soldato mezzo ubriaco, poteva essere motivo di rissa. L’uomo estrasse dalla cintura un metro di acciaio, e si avvicinò a Jason, l’alito che puzzava di alcool. Gli puntò la daga alla gola, poi biascicò: “Non hai niente da dire, pezzente?”
“Chiedo perdono, mio signore” rispose Jason i tono dimesso, cercando di evitare di finire alle mani. “Non è abbastanza!” sbraitò il soldato, sottraendogli la sua borsa da viaggio, con tutti i soldi che lord Blackbear gli aveva dato per la missione. Jason si trattenne, chiese che gli venisse restituita, e al diniego dell’altro se la riprese con uno strattone.
Sir Kevan, intanto, si era avvicinato, e ora seguiva quasi divertito la scena. Il soldato, incitato dalle grida dei compagni, diede un pugno sul mento del ragazzo, che sentì subito in bocca il sapore ferroso del sangue. Jason si alzò, fece per andarsene, ma un altro uomo gli si parò davanti, assestandogli un pugno nello stomaco, con il guanto di cotta di ferro. Il dolore gli tolse il respiro, ma il ragazzo riuscì ad evitare un terzo colpo, stavolta sferrato con un pugnale, diretto alla gamba.
Poi si tolse il mantello, rivelando un giubbotto di cuoio aderente con appesi una decina di coltelli da lancio, due sciabole sulla schiena, una spada lunga appesa al fianco e un pugnale nello stivale. Alla fine l’idea di passare inosservato era venuta meno quando aveva fatto i bagagli per il viaggio, si disse. Estrasse un coltello e, con una torsione del busto velocissima, lo conficcò nella mano del suo aggressore, inchiodandola al tavolo. All’urlo di dolore che ne seguì, successe un silenzio tombale nella locanda. Poi tutto precipitò, e prima che lord Kevan dicesse qualcosa per fermare i suoi soldati, Jason dovette mozzare un orecchio e due dita al secondo soldato. Sir Kevan si avvicinò al suo uomo, a terra che si contorceva per il dolore delle ferite, e gli sussurrò ad un orecchio: “Mai più”. Poi gli ficcò la sua spada nello sterno, con un raccapricciante rumore di ossa in frantumi, e girò la spada più volte nella ferita, finché l’ultimo lamento del suo scagnozzo non si spense, e i suoi occhi si chiusero. Poi fece un cenno con la mano, e i suoi soldati lo seguirono fuori, lasciando il cadavere del compagno in una pozza purpurea.
Quella notte, Jason non dormì, pensando alla crudeltà inaudita che sir Kevan Redrose aveva dimostrato, e alla facilità con cui aveva sacrificato uno dei suoi uomini. Certo, non si poteva dire che fosse un uomo senza onore, anzi. Aveva dimostrato grande senso della giustizia, in quel suo atto di ferocia. Jason annotò un’altra nota nella sua mente: se uccidere un soldato aveva così poco peso, evidentemente giù a Sud avevano reclute in abbondanza.
Il mattino successivo il ragazzo si alzò all’alba, reduce di una notte insonne, e si vestì in fretta. Pagò il conto della stanza alla locandiera, poi inforcò un cavallo e in meno di un’ora stava galoppando lungo l’ultimo tratto della Via delle Lanterne, che adesso si faceva più stretta e impervia, man mano che si addentrava sul massiccio di montagne nel centro della Bussola. Il panorama non era mai monotono: alle brulle campagne si alternavano tratti di fitta vegetazione, foreste di pini, per poi lasciare il passo all’ultima neve sulle vette dei monti. Di lì in avanti, infatti, il caldo del Sud avrebbe reso le nevicate un evento più unico che raro. Si fermò un paio di volte durante il tragitto, una per mangiare, l’altra per scambiare il cavallo con uno fresco ad una stazione postale.
Proseguì a cavallo fino alle Terre dei Fiumi, poi smontò e condusse la bestia per le redini, attraverso incerti guadi sui molti torrenti della zona. Verso il settimo giorno di viaggio, il caldo cominciò a farsi intollerante, e Jason si tolse i pesanti vestiti di lana, concepiti per il freddo Nord, e rimase con addosso solo una sacca di tela grezza senza maniche.
L’ultima parte del viaggio fu un tormento, ma dopo undici giorni avvistò Città delle Spezie, su cui si stagliava, alta e bianca sul mare cristallino, Torre dei Giardini. Arrancò faticosamente fino in città, dove vendette per una buona cifra il suo cavallo, promettendosi di comprarne uno nuovo al ritorno. Prese una stanza – più che stanza era un buco nel muro, ma si accontentò – in una albergo di dubbia moralità. Si lavò e mise abiti freschi, poi decise di uscire a fare un primo giro di ispezione per la città.
Città delle Spezie era da secoli il porto più importante della Bussola, e a bordo di eleganti vascelli o misere bagnarole ogni genere di mercanzia approdava nel caldo Sud. Jason riconobbe un galeone della Compagnia delle Sette Lame, un gruppo di mercenari pronti a vendere il compagno di avventure per mezza moneta di bronzo, salvo poi sperperare tutto in lussi sfrenati. Più avanti una bizzarra ciurma poliglotta cercava di calare con un argano un pesante carico di legname, mentre un ragazzino dietro un carretto strillava per vendere le sue ostriche. Jason ne comprò un pugno, poi lasciò il porto per addentrarsi nel quartiere degli artigiani, prendendo mentalmente nota di ogni dettaglio gli sembrasse rilevante. La sua ipotesi sul gran numero di soldati disponibili si rivelò esatta, dal momento che in ogni quartiere una piccola ronda di tre uomini in calzamaglia rossa faceva il suo monotono giro. Jason calcolò che dovessero esserci all’incirca mille cinquecento uomini assegnati al servizio di polizia cittadina. Tornò verso la locanda verso cena, e quando tornò trovò che le giovani ragazze della cucina arrotondavano la paga tenendo compagnia agli avventori.
Rifiutò bruscamente le avances di una cameriera, poi si girò quando qualcuno lo chiamò a gran voce: “Ragazzo! Ragazzo!”
Gli si gelò il sangue nelle vene.
Aveva riconosciuto immediatamente il tono di voce freddo e deciso, e quando si girò ebbe la sua conferma: seduto su una panca, con una ragazza sulle gambe, c’era sir Kevan Redrose, che proruppe in una risata divertita nel vedere lo stupore sugli occhi di Jason.
“Anche tu in cerca di dolce compagnia?” chiese scherzosamente l’altro, ma un lampo di malizia gli balenò per gli occhi. “No” rispose soltanto Jason, e si girò, come per andarsene.
“Quanta fretta! – lo apostrofò ridendo sir Kevan – sembra che tu abbia qualcosa da nascondere”
Jason rimase voltato di spalle, e non rispose. L’altro continuò, imperterrito, sfilando un foglio ripiegato dal sottopancia, e scoppiando in una sonora risata. “Questa ti dice niente?”
Un brivido premonitore corse lungo la schiena del ragazzo, che mise la mano nella tasca del gilet, trovandola vuota. Un rumore stridulo di ferro graffiato percorse tutta la sala, seguito da sir Kevan che si alzava, esclamando: “Niente da confessare, Jason?”
Per tutta risposta, il ragazzo estrasse la spada lunga, tolse la giacca e si preparò ad affrontare il miglior spadaccino della Bussola.


Salve a tutti! :) ho deciso di prendermi un angolo della storia (che dopotutto è mia). Mi auguro che non sia troppo illegibile, è solo la seconda che scrivo D: spero che troverete anche un minuto libero per recensire, voglio sapere che ne pensate. A breve (quando capirò come si faccia lol)aggiungerò anche una mappa della Bussola. Un abbraccio
- Luca
  
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