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Autore: chrisxitis    17/02/2014    3 recensioni
-Amavo Tom più della mia stessa vita. Era bellissimo ed era un angelo. Era il suo angelo e sapeva che si sarebbero rincontrati prima o poi; ma tutto cambiò-
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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DROVER, CALIFORNIA.

Finalmente era arrivata nella sua amata Drover. Dopo 8 stressanti ore di macchina era tornata a casa, e ora voleva soltanto chiamare Tom per parlare con lui. Ma non lo fece, non subito; dormì per 3 ore fino all'ora di cena e poi lo chiamò. Non lo vedeva da metà giornata eppure le mancava così tanto, forse per il fatto che era lontano da lei. Non sapeva spiegare bene cosa provava per lui, ma era una sensazione che non aveva mai provato prima. Forse era innamorata, ma non sapeva nemmeno quello. In quel momento non sapeva niente, nemmeno che tra due giorni avrebbe ricominciato la scuola. Una nuova scuola.. Nuovi professori, nuovi amici.. Le sembrava di vivere sempre la stessa storia.

Il primo giorno di scuola, era per Alex, un giorno senza senso così come gli altri giorni dell'anno. Aveva sempre avuto buoni voti a scuola, ma non le piaceva molto studiare. Non sapeva cosa aspettarsi dalla Loescher, sapeva solo che era una delle più prestigiose dello stato ma nient'altro di speciale. La cosa che non le piaceva era il fatto di dover stare più lontano da sua madre. Perchè le era già difficile non vederla tutti i giorni a causa del lavoro, ora che sarebbe rimasta quasi tutti i giorni a scuola, le sarebbe mancata moltissimo. Abbracciò un'ultima volta sua madre, prima che lei se ne andasse e poi si diresse nella stanza che le avevano assegnato. Era molto carina: aveva le pareti viola decorate con qualche disegnino floreale. C'erano delle mensole, evidentemente, per appoggiare i libri. Inoltre c'erano due letti singoli, e quindi intuì che avrebbe avuto una compagna di banco. Posò le valigie e le borse e si diresse fuori per fare un giro della scuola. Andò in un piccolo giardino pieno di fiori e si sedette su una panchina. Si guardò intorno e le piacque molto. Era molto rilassante stare lì. All’improvviso il suo telefono suonò era un messaggio di Tom –Come va, tesoro?-

Le mancava così tanto, non poteva resistere un minuto di più. Lo amava davvero tantissimo, e solo ora se ne era accorta. Sapeva che sarebbe durata e che lui era diverso da tutti gli altri. La faceva sentire davvero bene, la faceva sentire speciale. E in un certo senso, era come se lui fosse il suo angelo; era un angelo. Era bellissimo, e così dolce..

Quando tornò nella sua stanza notò un’altra valigia, il che stava a significare che era arrivata la sua compagna di stanza. La vide sdraiata sul letto a leggere un libro. Si alzò e le sorrise. Allungò il braccio, come per stringerle la mano e disse: -Ciao io sono Arianne-
-Io sono Alex- le rispose, stringendole la mano.
Passarono ore a parlare, e ad Alex sembrava di aver trovato un’amica, una che la capisse e che l’ascoltasse. Non aveva mai avuto delle vere amiche, tranne Sam. Era la sua migliore amica, fin dall’asilo. Ma poi, morì. Aveva soltanto sedici anni, come Alex del resto; morì durante un incidente stradale, perché era sbronza ed evidentemente non concepiva molto ciò che stava facendo. In quel momento Alex ripensò a tutte quelle volte che le aveva raccomandato di non bere, ma Sam non le dava ascolto. E finì tutto tragicamente. Dopo quell’incidente, prima di quell’estate, Alex non era più uscita di casa, non voleva parlare con nessuno se non con Sam. Ma lei non c’era più. Si sentì persa, perché non aveva più nessuno e pensava che da quel momento la sua vita, senza Sam, sarebbe stata davvero uno schifo. Ma poi conobbe Tom. E sorrise. Non riusciva ancora a comprendere il fatto che  nei suoi pensieri c’era sempre lui. Era davvero, la ragione dei suoi sorrisi. E incominciò a sorridere e ad arrossire.
-A cosa pensi?- la interruppe Arianne
-Ehm.. a niente. Si è fatto tardi- cercò di cambiare discorso –andiamo a cena?-
-Ok- si convinse Arianne.
Durante la cena, Alex si accorse che la stragrande maggioranza della scuola era composta da ragazze che sedevano tutte lungo la lunghissima tavolata nel lato destro della sala mentre un tavolo composto da al massimo una trentina di ragazzi sedeva di fronte il tavolo delle ragazze.


NEW YORK.

Tom sedeva sul letto, e aveva le mani tra i capelli. In quel momento non capiva più niente, non sapeva cosa stava per succedere. Sapeva soltanto che l’amava, più di ogni altra cosa al mondo. Aveva provato milioni di volte quelle sensazioni, ma ora era diverso. Lei era diversa, e sapeva che era quella giusta. Qualcuno aprì la porta, violentemente, e lo svegliò dai suoi pensieri.
-Tom, papà mi ha detto tutto!- disse quasi arrabbiato.
-Cam, non parlarmi, so già cosa vuoi dirmi!-
-Te lo dirò lo stesso, e sai che è sbagliato-
-Cam non continuerò ad ascoltarti e lo sai..-
-Sai benissimo che tutto questo non finirà bene-
-Io.. non posso stare lontana da lei.-
-Lo so, ma devi cercare di farlo-
-Non posso, Cam. Non posso starle lontano. Io.. la amo-
-Sai che è sbagliato. E prima o poi tutti lo scopriranno.-



Holaa!
Ecco un nuovo capitolo, spero vi piaccia.
Mi scuso per averlo postato così in ritardo, ma con la scuola e altri impegni non ho avuto proprio il tempo!
Spero davvero che lo recensiate in tanti. Ci vediamo alla prossima.
Baci xx
Martina!





 
  
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