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Autore: kiki4ever    18/02/2014    3 recensioni
James ha diciotto anni ed è scappato di casa per colpa dei soprusi del padre, è un ragazzo forte, anche se dentro è molto insicuro, ma soprattutto è solo.
Alexander ha ventidue anni, è ricco, ben visto dalla società e desiderato, ma anche lui è solo.
E poi c'è Klaus, il cucciolo di pastore tedesco che ha fatto incontrare i nostri due protagonisti.
Tra amore, litigi e segreti, vi racconto la storia di questi due giovani uomini, che non sono affatto come tutti gli altri.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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we are not like the others 1
Questa storia è nata da una piccola sfida con una mia amica.
Spero che piaccia a tutti coloro che la leggeranno.
Io ci ho messo il cuore in questi personaggi :)
Buona lettura





WE ARE NOT LIKE THE OTHERS

Capitolo I: James


La neve scendeva leggera in quella fredda giornata di metà novembre; la verde città di New Haven nel Connecticut era abituata a quel clima così rigido.
Il vento era leggero, abbastanza per far rabbrividire le persone che uscivano per strada, i marciapedi ed i prati erano ormai stati ricoperti dai molteplici fiocchi bianchi che non si erano mai fermati in quegli ultimi due giorni.
Un ragazzo, seduto sotto uno dei famosi olmi di New Haven, tremò leggermente, cercando di crogiolarsi nel poco calore che poteva ottenere dall'unico piumino che era riuscito a portarsi via da casa.
James abitava in quella città sin dalla nascita, ma non si era immaginato che il freddo pungente potesse arrivare così presto rispetto a come era abituato.
Cercò, invano, di scaldarsi le mani strofinandole prepotentemente tra loro, sentendo come un milione di aghi trafiggergli le dita e cominciando a perdere la sensibilità; quella tempesta di neve improvvisa non ci voleva proprio.
Nelle ultime due settimane, con i pochi soldi che era riuscito a guadagnare e a risparmiare, aveva trovato qualche ostello a poco costo in cui dormire la notte, aveva anche alloggiato nelle case apposite per i senza tetto, ma dopo qualche giorno era stato costretto ad andarsene per fare spazio ad altre persone.
Ed ora si ritrovava nel parco di East Rock, completamente solo, in una delle nottate che i telegiornali avevano definito come 'le più rigide da venti anni a questa parte'.
' La mia solita fortuna' pensò il giovane, sentendo i denti cominciare a battere.
Doveva assolutamente trovare un posto in cui potersi scaldare o avrebbe realmente potuto morire per ipotermia, non voleva fare una fine del genere, ma non sapeva proprio che cosa fare.
" Meglio morire assiderato che per colpa di quel pazzo maniaco di mio padre " non potè fare a meno che commentare, con la poca voce che aveva, James.
La sua vita, negli ultimi cinque anni, cioè da quando sua madre era morta in un incidente stradale, era stata un inferno.
Anzi l'inferno non era nulla in confronto a quello che aveva passato.
Suo padre, che una volta si poteva definire come il padre migliore che un ragazzo potesse mai desiderare, da quando aveva ricevuto la notizia della dipartita della moglie aveva perso completamente la testa.
Aveva iniziato a bere, ogni santissima sera si scolava una cassa di birra, per poi passare al vino o alla vodka, aveva smesso di pagare le bollette della luce e del gas, aveva perso il lavoro ed iniziato a deprimersi.
Ogni volta che guardava al volto del figlio vedeva la sua amata, così aveva iniziato ad odiarlo.
Un odio profondo, pieno di rancore che James, inizialmente non era riuscito a comprendere, poi finalmente aveva capito che cosa fosse accaduto nella mente del padre.
John infatti, non poteva sopportare la vista di quel viso così simile al suo, quei corti e morbidi capelli castani e quegli occhi color ghiaccio che aveva ereditato da Mara.
Dal bere al disprezzo e l'odio, era passato molto presto alla violenza.
Talvolta lo picchiava per talmente tanto tempo che James sveniva sul pavimento e John continuava a dargli calci fino a che non muoveva più un singolo muscolo; altre volte lo insultava semplicemente, mandandolo in camera sua con qualche minaccia.
James voleva bene al padre, nonostante tutto quello che gli faceva, ma il giorno in cui compì diciotto anni, capì che non poteva più vivere in quel modo, che doveva andarsene.
Forse suo padre sarebbe stato meglio senza di lui, forse si sarebbe ripreso senza la copia sputata al maschile della donna che non riusciva a dimenticare.
Così James aveva raccattato le cose che riteneva importanti, aveva scritto una breve lettera al padre e se ne era andato, sicuro che il suo vecchio non l'avrebbe cercato.
Ormai viveva per strada da quasi quattro mesi e se la era sempre cavata, grazie a qualche lavoretto o ai soldi che riusciva a raccimolare quando vendeva uno dei suoi disegni.
Disegnare era l'unica cosa che sapeva fare in modo egregio, disegnare lo calmava e lo faceva sentire allo stesso tempo forte.
La sacca che si portava sempre a tracolla più che vestiti conteneva materiale per quella sua così grande passione.
Ogni volta che riusciva a vendere una delle sue creazioni, si sentiva appagato, come se anche quel solo piccolo gesto potesse rallegrare la sua vita.
Ma non era mai abbastanza purtroppo.
Senza un diploma, in quanto era stato costretto a lasciare la scuola per colpa della retta troppo alta da pagare, senza nessun tipo di qualifica, era molto difficile trovare un impiego che gli permettesse anche solo di pagarsi da mangiare, tanto meno un appartamento in cui vivere.
Fino a quel momento se la era cavata abbastanza bene, ma non avere nessuno di cui fidarsi in una città così grande, non era facile.
Non avere nessuno accanto più non avere quasi alcun soldo, poi, era un'accoppiata veramente perfetta.
I suoi pensieri vennero interrotti dal brontolio del suo stomaco, che non faceva altro che rigirarsi per la troppa fame.
Non mangiava un pasto sano da più di due giorni, sapeva che prima o poi sarebbe crollato, con quel freddo poi non gli rimaneva molto tempo.
Decise che rimanere rannicchiato sotto a quell'albero, ad aspettare la morte senza potersi quasi opporre, non faceva proprio al caso suo; James voleva vivere e anche se si trovava in tempi duri non aveva la minima intenzione di mollare; un giorno avrebbe trovato la sua strada e si sarebbe riscattato.
Ma per farlo doveva trovare un luogo più consono e soprattutto più caldo.
Si alzò a fatica, raccogliendo le poche forze che gli erano rimaste e si incamminò verso il mare, forse lì avrebbe trovato una torretta vicino alla spiaggia in cui potersi riparare.
Camminò seguendo il sentiero delineato nel parco, quando ad un certo punto, sentì come se fosse seguito.
Nei mesi passati da solo era diventato un buon ascoltatore e aveva sempre potuto contare sul suo istinto, che proprio in quel momento gli stava dicendo che qualcosa non andava.
Sentiva una presenza alle spalle, ma non sapeva che cosa pensare a riguardo; avrebbe potuto essere un ladro, come un drogato o magari un maniaco.
Cercò di scacciare dalla mente quegli ultimi pensieri, non voleva morire in un modo così stupido come durante una rapina, come non voleva essere violentato o anche solo toccato da un pervertito.
Decise che per non spaventarsi troppo non si sarebbe voltato a guardare che cosa o chi c'era dietro di lui, così prese a correre, prima una camminata veloce, poi una vera e propria corsa.
Il rumore e il presentimento di essere seguito però non sparì, anzi aumentò.
Si stoppò di colpo, sia per cogliere di sorpresa chiunque ci fosse, sia perchè aveva decisamente troppo freddo per sprecare le forze che gli rimanevano per scappare da qualcosa di ignoto.
" Si può sapere che cosa vuoi da me?!?! " Urlò, girandosi di scatto, raccogliendo tutto il coraggio che aveva.
Rimase sorpreso nel non scorgere nessuno, fino a che non sentì un piccolo mugolio alla base dei suoi piedi.
Abbassò la testa e proprio lì, con lo sguardo più adorabile che avesse mai visto in vita sua, vi era un cucciolo di pastore tedesco ad osservarlo con occhioni quasi lacrimanti.
Era bellissimo, avrà avuto al massimo 3 o 4 mesi, e si poteva chiaramente notare che era di razza pura.
James si abbassò al livello del cagnolino, che non faceva altro che emettere quei mugolii che alle sue orecchie erano adorabili, il cucciolo stava evidentemente piangendo.
Non appena la mano tremante, ma sicura di James lo accarezzò sulla testa, questi iniziò a scodinzolare e ad avvicinarsi al ragazzo, come in cerca di conforto.
Il giovane sorrise, amava i cani, ma suo padre non gli aveva mai permesso di comprarne uno.
Continuò ad accarezzare il cucciolo, che sembrava essersi affezionato in pochi secondi a lui e scorse un collare rosso, con una medaglietta.
" Klaus " Lesse ad alta voce James.
" Ah è così che ti chiami? Bel nome, molto tedesco, proprio adatto a te cucciolo! Ma adesso vediamo di scoprire chi è il tuo padrone e di riportarti a casa! "
Voltò la medaglietta e sul retro vi era l'indirizzo: Martin Luther King Street 15/A, quartiere Nord.
Bene, una camminata di una quindicina di minuti faceva proprio al caso suo, soprattutto con il freddo e la neve!
Prese in braccio il cucciolo, anche se era abbastanza pesante, ma non voleva che si perdesse nuovamente, non poteva permetterlo, doveva farlo per il suo padrone che molto probabilmente lo stava già cercando.
I minuti passarono veloci grazie alla compagnia di Klaus e in quello che gli parve pochissimo tempo, senza neanche sentire la fatica come aveva pensato che sarebbe successo, si trovò davanti all'abitazione segnata sulla medaglietta.
Era un condominio di almeno una decina di piani, era evidentemente storico, molto elaborato in tutti i dettagli e pareva appartenere ad una persona benestante.
Senza togliere che si trovava nella zona 'ricca' di New Haven, in uno dei quartieri più costosi e ben visti della città.
Trovò per un colpo di fortuna il cancello che dava sul giardino aperto, nessun portiere però era al piano terra.
Si diresse al terzo piano prendendo le scale, dove si trovava il numero 15/A, evitando l'ascensore come la pese, dato che James odiava gli spazi chiusi e troppo piccoli.
Una volta localizzata la porta giusta, lesse sul campanello il nome della persona che doveva essere il padrone di Klaus.
Alexander Peterson.
Sempre tenendo tra le braccia il cucciolo, spostando il peso sul lato sinistro in modo da liberare il suo braccio destro, allungo la mano e suonò.
Una piccola parte del suo cuore sperò che nessuno avrebbe risposto, così da poter rimanere in compagnia dell'animale ancora per un pò di tempo, in fondo era l'unico amico che era riuscito a farsi in quei mesi così oscuri della sua vita e gli sarebbe dispiaciuto lasciarlo così; d'altra parte però desiderava poter rendere felice il padrone del cucciolo, magari era un uomo anziano, o un ragazzino che in quel momento stava piangendo dopo essersi reso conto della scomparsa del suo amico.
Aspettò, cercando di captare qualche rumore all'interno dell'appartamento, ma non sentì nulla.
Strano.
Forse il padrone era uscito di casa per andare a cercare Klaus, o forse non si era ancora accorto della sua scomparsa.
James, che stava ricominciando ad acquistare sensibilità nel corpo grazie al calore presente in quel corridoio; decise che, dato che l'uomo a cui apparteneva Klaus non era in casa, avrebbe aspettato il suo arrivo nel pianerottolo.
Abbassando lo sguardo vide che il cucciolo di pastore tedesco si era addormentato tra le sue braccia, James sorrise e la stanchezza iniziò a prendere il sopravvento, sentì le palpebre farsi improvvisamente pesanti, i suoi sensi essere sempre meno reattivi e nel giro di pochi secondi, con la testa appoggiata al muro dietro di lui e un piccolo cagnolino rannicchiato sul grembo, il castano si addormentò.
Non si accorse che poco tempo dopo le porte dell'ascensore si aprirono.
Non si accorse che qualcuno era uscito da esso e si era fermato davanti alla porta vicino a cui era rannicchiato.
Non si accorse che la medesima persona si era ora inginocchiata davanti a lui, scrutandolo con sguardo interrogativo.
L'unica cosa di cui si rese conto, quando venne strappato dal torpore in cui si trovava, furono due occhi color nocciola che lo fissavano intensamente.
" Ehi tu, scricciolo, si può sapere che cosa ci fai davanti alla mia porta con il mio cucciolo di cane in braccio?!? "







ANGOLO AUTRICE

Buongiorno a tutti.
Ecco qui il primo capitolo della mia nuova storia slash/yaoi.
Spero che vi sia piaciuta, per quel poco che ho scritto.
Il personaggio di James era nella mia testa da un sacco di tempo ed ora finalmente potrò scrivere liberamente su di lui!
Nel prossimo capitolo verrete a conoscenza di Alexander, nella speranza che amerete questo personaggio come lo amo io.
Vi prego, fatemi sapere che cosa ne pensate di  questo corto preludio :)
Baci baci Kiki :)







   
 
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