Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: HaguCHAN    18/02/2014    3 recensioni
[ JELSA Jack Frost x Elsa ]
Dal capitolo 3:
“p-posso vederli?!” Jack aveva tra le mani i ricordi di Elsa che Toothiana gli aveva appena dato, non li stringeva forte, teneva l'astuccio tra le mani come se si trattasse di un oggetto vivo, con lo stesso riguardo che si ha per un uccellino con le ossa cave.
“di regola, io e le mie fatine non permettiamo che si vedano i ricordi di altri bambini...ma...” Toothiana guardò Jack con un sorriso, “infondo questi ricordi sono anche i tuoi.”
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Elsa di Arendelle

 

Anna si alzava all'alba per giocare con la sorella, ma quando arrivava la sera crollava dal sonno molto presto, e alzarla era un'impresa titanica; così, verso le dieci e mezzo, con la candela ancora accesa e ormai consumata sul comodino, Anna era già partita per il mondo dei sogni, e alla povera Elsa non restava altro da fare se non guardarla dormire beatamente, nell'attesa di riuscire anche lei a chiudere occhio. Avevano parlato di Jack Frost e della fatina dei denti tutto il giorno, e ora Anna si era addormentata! Le due principessine erano andate a cercare di farsi leggere le favole trovate nel pomeriggio dalla madre, ma senza ottenere risultati: la regina stava infatti, assistendo il re in questioni di estrema importanza e non aveva tempo. Elsa stava iniziando ad imparare a leggere proprio in quell'anno, ma siccome era la madre ad insegnarle, e dal momento che in quel periodo doveva occuparsi di faccende più urgenti, la bambina era rimasta indietro, e ancora non aveva dimestichezza coi libri 'veri'. Quella sera la regina era molto stanca, e scusandosi con le bambine, promise ad entrambe che gli avrebbe letto le favole richieste il giorno seguente; ma la piccola Elsa era corrosa dalla curiosità, e la sua mente febbricitante non smetteva di pensare alle possibili nuove informazioni contenute in quei libri impilati sopra lo scrittoio della loro camera.

La campana della cappella reale suonò undici rintocchi, Elsa era ancora sveglia, anzi! Più che sveglia! Si alzò a sedere sul letto e provò, invano a chiamare “Anna...”

Niente.

Provò di nuovo con un tono un po' più alto: “Anna!”

Niente di nuovo.

'Accidenti a lei' pensò la bambina, sua sorella la svegliava sempre all'alba per giocare, e non c'era verso di farla andare via finchè anche la maggiore non si fosse svegliata, e invece quando era Elsa a chiamarla di notte...beh questi erano i risultati! La bambina sbuffò, si guardò intorno, nella speranza magari di vedere almeno la fatina dei denti, ma niente. Vicino alla candela accesa sul comodino di Anna c'era ancora aperto il libro che quel pomeriggio la sorella le aveva mostrato. Elsa si alzò e lo andò a prendere, prese anche la candela e si mise seduta sotto la finestra triangolare da cui entrava la luce della luna, che illuminava la stanza quasi a giorno. Guardò di nuovo la figura disegnata dello spirito dell'inverno, studiandola con gli occhi e con le mani: aveva la pelle chiara come la sua, forse di più! chiara come la luna...Elsa guardò fuori dalla finestra. 'neanche Jack Frost era venuto quella sera alla fine...' pensò, poi guardò bene la finestra, la finestra CHIUSA! Quel pomeriggio nella stanza della mamma la finestra era aperta, forse allora doveva aprire anche la sua perchè lo spirito dell'inverno entrasse. La bambina si precipitò di corsa ad aprirla; una brezza gelida entrò nella camera, ma a lei il freddo non aveva mai dato fastidio; era estate, ma lo stesso ad Arendelle di sera l'aria era fresca, la bambina chiamò, scrutando con gli occhi le profondità del bosco dietro il castello: “Jack Frost...?”

Jack era lì. Sotto il davanzale della finestra, col cuore in gola. Allora sarebbe successo davvero. Sentì chiamare di nuovo, solo il suo nome stavolta: “Jack...” Era ora di iniziare, sapeva esattamente cosa fare.

Niente. Forse Elsa si era sbagliata anche su quello. La bambina stava per chiudere la finestra quando improvvisamente dei fiocchi di neve iniziarono a cadere, e non era stata lei a crearli! I suoi occhi si riempirono di gioia, si sporse ancora di più dalla finestra, guardando in alto, in basso, a sinistra, a destra, ovunque! Alla ricerca del suo nuovo 'amico'. “Jack Frost! Jack Frost! So che sei qui! Vieni fuori, fatti vedere! Non ti farò niente...” Elsa sentì una risata provenire dalle sue spalle, una risata che era sicura, non era quella di sua sorella, quando si girò lo vide lì: seduto vicino a lei intento a far cadere fiocchi di neve da un grosso bastone dalla forma bizzarra che teneva con una mano, mentre usava l'altra come poggiatesta guardandola di traverso “Finalmente riesci a vedermi Fiocco di Neve! Tranquilla non ho paura che tu possa farmi male”

“Ahhh!” Elsa urlò per lo spavento, e quasi cadde all'indietro spostandosi troppo velocemente; era convinta di trovare un omino formato folletto, non un...ragazzo!

Tutto quel trambusto smosse appena Anna, che dal suo letto mugugnò qualcosa e diede le spalle alla finestra. Dopo un primo momento di confusione, Elsa si ricompose e ancora incredula chiese, “S-sei tu? Sei Jack Frost?” avvicinandosi di più al ragazzo. Jack ora la guardava dritto, sorridendo “Si, in persona! E dimmi...sei tu la Regina delle Nevi?” “Io? La Regina?! Io sono solo una principessa!” disse Elsa, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Anna dal suo letto si mosse ancora, la bambina avrebbe voluto svegliarla, ma prima voleva accertarsi per bene di che tipo fosse questo 'grosso' Jack Frost, così lo prese per un braccio e lo fece alzare, “Andiamo!” disse, “Non voglio svegliare mia sorella adesso!”, Jack sorrise, cercando di trattenere la gioia: era bello sentire di nuovo che Elsa riusciva a prendergli la mano, proprio come aveva fatto da piccola.

“Aspetta”la fermò il ragazzo, “Conosco un posto più bello dove andare” si chinò a prenderla in braccio e si avvicinò alla finestra ”Pronta?” chiese, felice di sentire come la piccola si stava 'aggrappando' a lui “S-si” rispose la bambina guardando leggermente preoccupata, in basso fuori dalla finestra, “Non ti preoccupare Elsie” la rassicurò Jack “Ci divertiremo un mondo, vedrai!” e detto questo con un balzo saltò giù dal davanzale.

Il grido spaventato e divertito insieme di Elsa era accompagnato dalla risata di Jack, lo spirito dell'inverno si lasciò cadere giù fino a pochi centimetri dal suolo, e poi, con una leggera spinta tornò su, più veloce a volare in alto nel cielo, raggiungendo la cima del castello, Elsa gli stava aggrappata stretta stretta, gridando di gioia. Il ragazzo trovò un posto sicuro per la bambina dove sedersi, e la fece scendere. “Allora? Avevo ragione? Ti piace Elsie?” La bambina si era coricata sopra il tetto e aveva gli occhi pieni delle stelle che brillavano nel cielo, terso, senza neanche una nuvola, rischiarato dalla luce pallida della luna. “E' bellissimo!” fu tutto quello che riuscì a dire. Jack si coricò vicino a lei, con le mani dietro la testa, ci sarebbero state un sacco di cose da dirsi, ma per ora il momento era più importante. Fu Elsa a rompere il silenzio, diretta già all'ora “Jack, è vero che sei tu che mi hai dato questi poteri?” chiese come se se ne fosse appena ricordata. Il ragazzo esitò per qualche secondo, era davvero la cosa giusta da fare? Ma poi la guardò in volto: gli occhi della bambina erano pieni di speranza, lo poteva vedere persino lui, Elsa si aspettava un 'si', sperava in un 'si', e lui non voleva deluderla, lei non sarebbe rimasta senza una risposta.

“Si...” le sorrise mitemente, “Sono io che ho fatto nevicare per te il giorno della tua nascita...”

La bambina sorridendo contenta disse “Lo sapevo! Sapevo che eri tu!” e tornò a guardare le stelle.

 

Rimasero lì sul tetto quasi tutta la notte, a parlare, Elsa gli fece vedere il buco dove prima c'era il dente da latte e gli raccontò di quella giornata, e di come la mamma era arrivata a parlargli di lui; il ragazzo allora le disse che aveva visto tutto, che era stato lì con lei tutto il tempo, svelandole che quel soffio di vento che aveva sentito nella stanza della mamma quel giorno era proprio lui. Le raccontò anche di quando era più piccola, e di tutte le altre volte che le era stato vicino, senza che lo sapesse. La bambina lo ascoltava attentamente, ma le palpebre le si chiudevano da sole su un viso che ancora sorrideva, mentre lottava per non crollare dal sonno. Quando Elsa proprio non ce la fece più e si addormentò Jack la prese in braccio e la riportò a letto. Prima di uscire dalla finestra però si voltò di nuovo a guardarla. La luce della luna fece brillare un soldino nascosto tra il cuscino e il materasso.

Sorrise.

Da qualche parte una fatina dei denti stava ammirando il ricordo legato a quel piccolo dentino bianco, come la neve appena caduta.

  
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