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Autore: sinful_theatre    19/02/2014    1 recensioni
La storia dell'Elfo del sangue Kriystal è tratta dal videogioco mondiale World of Warcraft. Anticipo il 'tratta da' in quanto per renderla romanzesca è stato neccessario modificare alcuni particolari,a partire dalle ambientazioni ai nomi di tecniche e luoghi. Ho cercato comunque di mantenere il più possibile l'immagine e la magia del mondo di Azeroth per trasmetterla a chi World of Warcraft già lo conosce e a chi invece non ne ha mai avuto a che fare.
Kriystal è un'elfo del sangue femmina che insegue il sogno di divenire una paladina,cosa non ammessa dalle fitte leggi della sua terra natale. Si troverà così nel mezzo di una sorprendente avventura fuori programma che l'avvicinerà passo dopo passo al suo obiettivo,nel bene e nel male.
Sarò lento a postare i capitoli,chiedo perdono in anticipo e spero vi piaccia come mio debutto in ambito fantasy e Fanfiction.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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XIX

Forze arcane

 


Cominciarono ad affrontare il sentiero appena scoperto. Entrambi i lati del passaggio erano interamente protetti da pareti rocciose la cui altezza diminuiva man mano che si avanzava.
   “Giunti in cima al valico cosa faremo?” Kriystal aveva mille pensieri. Non aveva smesso un istante di domandarsi se Bithah, Soran o Vonch fossero ancora vivi e si interrogava sulle sorti della battaglia sulle alture di  Altovento. Al ricordo del rischio che aveva corso pochi minuti prima su quel ponte le tornarono i brividi. Ma ciò che poteva attenderli oltre quella rampa poteva significare ben peggio.
   “Agiremo a seconda della situazione. Se come suppongo siamo entrati nel territorio della sciamana, l’unica cosa che ci resterà da fare sarà combattere. Tuttavia se avremo il tempo di organizzarci sarebbe bene attendere dei rinforzi” la voce di Tanith era limitata quasi ad un sussurro. Come se anche i sassi in quel luogo avessero facoltà di ascolto.
   “E come chiameremo i rinforzi?” a quella domanda il Tauren preferì non rispondere e ciò non tranquillizzò affatto l’elfa.
   “Credi che la capo clan dei Grimtotem si trovi sola, senza nessuno a farle da guardia?” Kriystal tentava di convincere il guerriero di qualcosa che nemmeno lei sapeva. Non c’era niente da discutere. Quella era l’unica strada da percorrere e qualunque cosa fosse accaduta non si poteva agire altrimenti.
   “Non la credo sola, no. Sarà certamente in compagnia di qualche fidato incantatore o guerriero.
   Ma sopra ogni altra cosa, voglio che non dimentichi quella più importante” si fermò un istante per verificare che l’elfa fosse attenta alle sue parole.“non illuderti mai, nemmeno per un secondo, che Magatha Grimtotem possa essere indifesa o non nociva. Questo vale sia che abbia al suo seguito mille soldati, o che sia sola con il suo bastone” Kriystal si domandò che aspetto avesse questa terribile incantatrice. Si limitò ad annuire confidando nel coraggio del compagno.
   Raggiunsero la cima del pendio e si appostarono furtivamente dietro ad un grosso masso dalla superficie irregolare per studiare in tutta tranquillità quello che si rivelò loro come un vasto accampamento costituito da tutto il necessario per sostare in un luogo per giorni. C’erano oltre una decina di tende, postazioni per i focolari, recenti avanzi di cibo posti in disordine lungo improvvisate tavolate. Il numero di boccali diede un accurato numero di quanti Tauren avessero alloggiato in quel campo. Le armerie svuotate furono un sollievo per Kriystal. Significava che i padroni di casa erano usciti.
   Tanith rimase in silenzio per qualche istante. Kriystal si domandò cosa aspettassero. La visuale era più che chiara ed escludendo la roccia dietro cui si nascondevano non c’erano molti altri luoghi dove centinaia di soldati potessero spiarli in attesa della prima mossa falsa per tender loro un’imboscata. Persino il cielo azzurro sembrava sgombro di nuvole. La battaglia era lontana da quel posto dove non sembrava proprio esserci alcun segno di anima viva.
   “Magatha è troppo astuta. Stento a credere che la via sia realmente libera”
   “Sono tutti impegnati nei combattimenti. Lo trovi così strano?” l’ingenuità dell’elfa fece tenerezza al Tauren.
   “Vedi quello?” Tanith indicò l’alto totem al centro del campo. Così alto che era impossibile da ignorare.“I volti rappresentano gli Antichi ritratti con le fattezze dei fondatori del clan Nubescura”
   “Un tributo alle radici. Questo cosa dovrebbe significare?”
   “Un Nubescura non lascerebbe mai le proprie abitazioni e santuari abbandonati. Ci dev’essere qualche sentinella”
   “Quante? Una, due. Abbastanza da potercela cavare, non trovi anche tu?”
   “Forse” Tanith non parve ancora del tutto convinto. “ammiro la tua determinazione e sono sicuro che io e te potremmo davvero riuscire a sopravvivere. Ma la situazione continua a non piacermi affatto” Kriystal concordava in tutto e per tutto, ma non trovava altra soluzione possibile. Dovevano attraversare il campo, sviare attraverso i bassi colli che lo nascondevano all’esterno e uscire dal perimetro incantato, suonare il corno e chiamare i rinforzi.
   “Ebbene lo faremo” rispose Tanith senza che alcuna domanda venisse posta.“se non agiamo ora rischiamo di attendere qui finché qualcuno rientri. A quel punto temo che sarebbe davvero troppo tardi”
   Kriystal aveva ancora la spada in mano. Impugnò l’elsa con forza e insieme lasciarono con cautela la postazione per avviarsi attraverso le tende nemiche, ispezionando la zona in cerca di qualche sgradita sorpresa. Era il deserto più totale.
   “Ferma!” Kriystal si irrigidì di colpo. Tanith aveva interrotto la marcia e scrutava tutt’attorno agitato.
   “Perché mi hai ordinato di…”
   “Aspetta un momento!” la interruppe il Tauren:“non senti le voci?”
   “Quali voci?” l’area era completamente silenziosa.
   “Sembrano bisbigli. Parole sussurrate. Incantesimi forse!”
   “Lei è qui?” ora Kriystal era terrorizzata. Controllava in maniera ossessiva le tende circostanti e le pareti rocciose. Eppure nulla sembrava muoversi. Lei non sentiva alcuna voce.
   “Provengono da lì” l’elfa seguì lo sguardo del guerriero e la sua attenzione cadde su un varco nella parete rocciosa alla loro destra. Un’apertura che prima gli era sfuggita.
   “Una caverna” la voce dell’aspirante paladina tremò.
   “Un covo” la corresse Tanith brandendo a due mani la sua grande ascia:“stammi dietro”.
   Inizialmente l’elfa pensò che il compagno intendesse inoltrarsi nella fitta oscurità dell’antro, ma quando lui allargò le gambe assumendo la posizione da combattimento capì che qualcuno dall’oscurità della caverna stava avanzando verso loro.
   “A dire il vero nemmeno covo mi appassiona più di tanto” una voce maschile precedette la figura di un muscoloso Tauren dal manto grigio e disordinato. Uno dei due corni sul capo era spezzato e una vistosa cicatrice segnava metà del volto. Gli occhi erano di un colore che Kriystal non aveva mai visto nella gente di Thunderbluff. Un rosso che la fece indietreggiare di qualche passo.
   “Grundig Nubescura” Tanith riconobbe il sinistro arrivato. “perché non sono sorpreso?”
   “Cornogrigio. Sempre i soliti!” esclamò Grundig poggiandosi sulla larga spalla una pesante mazza ferrata“incessantemente alla passionale ricerca del peggior modo di morire!”
   “Veramente la mia ricerca ha come oggetto Magatha Grimtotem” Tanith rispose al sarcasmo e non abbasso la guardia.
   “Tu e…?” Grundig chinò il capo per vedere la gracile figura dell’elfa dietro alla torchiata sagoma del guerriero. Poi scoppiò in una volgare risata.“d’accordo te lo concedo! questa proprio non me l’aspettavo. Una Sind’orei! Attendevo qualche altro scagnozzo del vecchio Cairne, o uno di quegli orecchie-a-punta dalla pelle scura, ma un piccolo elfo del sangue femmina è degno d’esser definito un colpo di scena! Non ci sarà mica un Troll nascosto dietro qualche roccia, vero?” Kriystal lasciò che la collera prevalse e avanzò verso il nemico, ma Tanith le impedì il passaggio. Con la coda degli occhi le chiese di pazientare e lei acconsentì. Abbassò la spada senza tormentarne la presa.
   “Nessuno Troll. Ho controllato!” una seconda voce estranea fece sussultare l’elfa. Da una delle tende uscì un Tauren femmina dal pelo marrone.
   “Isha Asciatetra” Tanith tentò di mascherare la preoccupazione. “Anche tu coinvolta. Nessun’altro all’appello?”
   “Se la mettiamo così” Kriystal non sapeva più da che parte guardare quando una terza voce riecheggiò dallo stesso varco da cui era uscito Grundig Nubescura. “non ritenevo necessario il mio intervento, ma è meschino attendere nell’ombra e vederti morire, non trovi?” l’elfa si scoraggiò ulteriormente quando un Tauren molto più grosso dei primi due dal pelo corto e nero come quello di Tanith si rivelò alla luce del sole. La spessa lama del suo spadone era scura come la pece.
   “Arnak Grimtotem” questa volta una sfumatura nel tono della voce di Tanith tradì il suo autocontrollo. Il Tauren alto e muscoloso che si faceva chiamare Arnak era evidentemente il più autorevole e minaccioso del gruppo.
   “Così è Magatha che cercate? Allora dovete aver trovato deludente la nostra presenza” Il Nubescura e l’Asciatetra risero alle parole provocatorie del loro capo.
   “Che cosa facciamo?” la voce di Kriystal ridotta a un sussurro.“quando mi hai detto che sentivi delle voci non mi hai detto che appartenevano a tre mostruose …”
   “I bisbigli di cui parlavo non sono cessati con il loro arrivo. Questo indica che c’è qualcos’altro là dentro”
   “Non importa cosa ci sia alle mie spalle” si intromise Arnak facendo scrocchiare le ossa del collo. “ciò che conta è che per voi sarà davvero complicato entrarvi!”. Senza ricevere veri ordini Grundig avanzò verso il guerriero di Thunderbluff roteando a mezz’aria la mazza ferrata. Quest’ultimo sembrò ingrossarsi, pronto ad accogliere il Tauren con la cicatrice sul volto:“Tu non morire” disse rivolgendosi all’elfa, come se le avesse appena imposto un ordine.
   “Non morire nemmeno tu” lo implorò lei. Senza più indugi si voltò verso la Tauren Isha, la quale era già pronta a combattere maneggiando una spada di medie dimensioni in una mano e una balestra corta nell’altra:“La prendi sul personale se ti confesso che speravo di vedermela con il principino Baine in persona? non avevo certo previsto di combattere contro un orecchie-a-punta dei Regni Orientali!”
   “Spiacente per la delusione!” controbatté l’elfa mantenendo la spada all’altezza del busto. Prediligendo un’azione sulla difensiva attendeva che l’Asciatetra facesse la prima mossa. Si studiarono per un tempo che parve infinito. Isha poteva lanciarsi sull’elfa del sangue o scagliare la sua freccia a distanza. La possibilità di avere una scelta tale denotava un vantaggio non da poco.
   “Non hai una faretra” Kriystal prese tempo.“hai intenzione di batterti con una freccia sola?” .
   Isha Asciatetra si limitò ad accennare ad un sorriso presuntuoso:“Una freccia basta e avanza per il mio scopo!” e alzò di scatto la propria balestra.
   Kriystal fece per scansarsi, ma presto si accorse che la freccia non era partita nella sua direzione. Il bersaglio sembrò esser alle sue spalle. Con terrore si voltò. L’urlo di Tanith Cornogrigio accompagnò la macchia scura che andava allargandosi sulla scapola sinistra laddove la punta della freccia di Isha era penetrata.
   “Chiamasi diversivo!” la voce della Tauren era tremendamente più vicina rispetto a prima e quando Kriystal tornò distratta al suo avversario se la trovò già addosso. Parò la lama della spada calata su di lei, ma la forza del nemico era schiacciante. Non avrebbe resistito per molto. Sarebbe voluta correre in soccorso di Tanith, ma Isha aveva studiato bene la dinamica del combattimento. Ferendo il guerriero aveva dato vantaggio a Grundig Nubescura e al tempo medesimo si era ritagliata il pretesto per allentare e destabilizzare l’attenzione dell’aspirante paladina.
   Arrivarono altri due colpi di spada e Kriystal si trovò a dover indietreggiare. Al terzo attacco si spostò di lato facendo scivolare la propria lama lungo l’asse di quella nemica. Così facendo riuscì ad ottenere più dinamicità attraverso il campo di battaglia. Data la mole fisica dell’avversaria l’elfa cercò di orientarsi verso le tende cercando fra un contraccolpo e l’altro oggetti da usare come scudo o arma contundente. Ma prima che se ne rendesse conto Isha Asciatetra aveva ancora una volta cambiato strategia. Afferrò l’elfa per il colletto dell’armatura e sollevandola come fosse una piuma la scagliò contro un padiglione poco distante. Kriystal si trovo a collidere improvvisamente contro pareti di pelle e travi in legno. Parte della struttura si riversò sul terreno assieme all’elfa. Tentò di stabilizzarsi alla svelta, ma Isha era su di lei prima ancora che trovasse il tempo di rialzarsi. Ritenendola l’azione più veloce in quelle condizioni Kriystal preferì alla spada un calcio in pieno stomaco. Isha si piegò in due, ma non abbastanza da poterla prendere alla sprovvista con un fendente.   Afferrò per lo stivale Kriystal e la sollevò da terra facendole improvvisare una piroetta a mezz’aria prima di lanciarla nuovamente. Fiondò dolorosamente contro i tavoli e con il peso della la schiena spezzò in due l’asse in legno portandosi dietro tutto ciò che c’era apparecchiato sopra. Ora i capelli erano fradici di birra e altri avanzi di cibo. Rialzandosi capì di non essersi mai sentita così ridicola. Tale sensazione fu accompagnata dalla risata di Isha:“Scusa. Pensavo ti andasse uno spuntino!” e ancora una volta caricò un attacco. Ma questa volta l’elfa era pronta e vigile. Nell’istante in cui Isha affondò la propria spada Kriystal si era portata avanti parte dell’asse in legno distrutta. Questo le servì come scudo. La lama di Isha si infilzò a fondo nella superficie del tavolo e le ci vollero alcuni tentativi per estrarla. Abbastanza perché Kriystal potesse colpire. Utilizzò l’asse impegnata da Isha come trampolino, vi saltò sopra e con una capriola atterrò alle spalle del Tauren.
   “Numero da gnomi!” imprecò Isha mentre finalmente liberava la sua lama dalla trappola di legno. Ma Kriystal le era già sotto proprio nel momento in cui la Tauren aveva alzato le braccia per colpire. La lama dell’elfa tagliò trasversalmente da fianco a fianco l’addome del nemico. Inizialmente Isha sembrò non aver subito alcun danno. Il suo sguardo furioso precedette l’impetuosità e la violenza che utilizzò nel seguente colpo di spada. Sembrò aver perso la ragione mentre il punto che Kriystal aveva passato a fil di lama cominciava abbondantemente a sanguinare. Parare l’attacco del nemico fu ancora più stremante dei precedenti. La foga di Isha costrinse l’elfa a ripiegare di molti passi. Troppi. Senza accorgersene aveva superato i confini del campo dei Nubescura e ora si dirigeva retrocedendo ad un dirupo quasi invisibile che divideva due grosse rocce l’una dal’altra. Poteva già intravedere il baratro che l’attendeva se vi fosse precipitata. Distraendosi alla ricerca di una via d’uscita da quella situazione non vide la radice nel terreno nella quale inciampò. Cadde rovinosamente di schiena alleviando l’impatto con i gomiti. Poteva sentire ora il sangue cominciare a scorrerle lungo le braccia, ma il peggio risuonò con un secco crack a pochi passi da lei. Isha aveva calpestato con il suo peso la spada dell’elfa e ne aveva spezzato in due la lama. Kriystal vide la propria morte negli occhi del nemico. Il vuoto a meno di un metro e un Tauren imbestialito di fronte a sé.
   “Sai? Non ho mai ucciso un elfo del sangue” la voce di Isha tremava, guidata da una collera indomabile. Era ancora più grossa vista dalla posizione a terra di Kriystal:“credo che questa sera danzeremo sulle tue piccole ossa!” ringhiò, e alzò la spada con due mani pronta a calarla fatalmente sull’aspirante paladina.
   Kriystal pensò fosse giunto il momento di chiudere gli occhi. Era finita. Ma qualcosa nel suo corpo le ordinò il contrario. Sentì il mana scorrere come un fiume in piena. Come il migliore arciere sa maneggiare il proprio arco, lasciò il mana di colpo lanciando un pugnale che non esisteva. Quello dal manico intagliato di Eversong woods era ancora nella rispettiva fodera.
   Isha Asciatetra bloccò il proprio colpo a mezz’aria. Spalancò gli occhi, poi la presa dell’elsa si allentò e la spada le cadde ai piedi.
   “Tu …” la voce del Tauren era smorzata. Si portò incredula le mani alla giugulare e improvvisamente attraverso le spesse dita pelose cominciarono a sgorgare rivoli di sangue scuro:“…tu…” ripeté, ma ormai il pugnale di mana che Kriystal le aveva piantato alla gola le impedì di parlare. Crollò inesorabilmente con tutto il peso sulle ginocchia, continuando a tenersi la ferita aperta. Kriystal era ancora a terra quando Isha ormai agli ultimi stenti fece per cascarle addosso. Se l’elfa non si fosse lasciata guidare ancora una volta dall’istinto di sopravvivenza sarebbe finita schiacciata da tonnellate di pelo. impugnò la spada appartenuta fino a poco prima a Isha e fece in modo che vi si trafiggesse nella caduta. Poté sentire la punta della lama penetrare la carne mentre i chili del Tauren le si riversarono addosso. Impiegò tutta la sua forza per tenere il corpo del nemico sollevato con la spada conficcatovi, ma non avrebbe resistito per molto. Il muso inerme, anch’esso incredibilmente pesante, era ad una sola panna dal suo naso. Sembrava essere in trappola, costretta a restare in eterno in quell’assurda posizione. All’improvviso il cadavere di Isha Asciatetra divenne leggerissimo. Con un grugnito dovuto alla fatica Tanith Cornogrigio la scrollò via da Kriystal e tramite una prova di forza immane la lanciò nel dirupo che fino a poco prima sembrava destinato all’elfa.
   “Allora hai un tocco più forte quando ti impegni!” Tanith la prese in giro mentre l’aiutava ad alzarsi. Ma Kriystal non poté mascherare il proprio orrore nel vedere i vari punti del corpo del guerriero intrisi di sangue. Il combattimento con Grundig aveva causato in lui diverse ferite, compresa la freccia di Isha che ancora gli sporgeva dalla schiena:“non c’è da preoccuparsi. Non è tutto mio. La tua spada è andata?”
   Kriystal annuì:“Anche la tua ascia” notò. Il Tauren era disarmato quanto lei.
   “Anche Grundig Nubescura e Isha Asciatetra, a quanto pare” ironizzò, ma l’elfa sapeva contare bene. “Il Grimtotem?”
   “Completamente volatilizzato. Quando ho finito a mani nude quel sudicio di un Nubescura, Arnak sembrava avere rincasato nel suo nido di roccia e pece. Ma visti i risvolti degli ultimi scontri il piano è cambiato. Non possiamo combattere Magatha, propongo quindi di lasciare l’accampamento e…”
   “TANITH!” il grido di Kriystal riecheggiò così forte che se non fosse stato isolato dalla magia della sciamana qualcuno li avrebbe certamente sentiti. Sarebbe stato colto anche l’urlo di dolore del guerriero di Thunderbluff quando Arnak Grimtotem aveva afferrato la freccia nella sua schiena penetrandola a fondo con tutta la forza che aveva in corpo. Kriystal si accorse solo ora di come Tanith sembrava addirittura piccolo in confronto al nemico. “Grimtotem!” ruggì il figlio di Camira Cornogrigio nel labile tentativo di liberarsi dalla dolente presa.“colpisci alle spalle come il peggiore dei vigliacchi!”
   “Lascio il codice d’onore ai vinti!” le parole di Arnak uscivano ancor più minatorie per l’impegno che applicava sulla freccia. Per Kriystal si fece impossibile intervenire. Ogni tentativo di colpire il nemico avrebbe rappresentato il rischio di coinvolgere Tanith, il quale stava già scatenando tutta la sua energia dimenandosi nella morsa. Irrimediabilmente Kriystal percepì le intenzioni del Grimtotem prima ancora che Egli le attuasse, ma ciò non servì a evitarlo. Ogni sua prospettiva di intervento svanì quando la spessa e scura lama fuoriuscì dal ventre del guerriero portando via con sé ogni speranza.
   Tanith smise di agitarsi e Arnak mollò la presa sulla freccia:“Salutami tuo padre” gli sussurrò all’orecchio, mostrando piccoli denti sottili. La spada penetrò del tutto e il fidato combattente dei Grimtotem sembrò assaporarne tutto il piacere.
   “No…” quello di Kriystal questa volta non fu un grido. Non poteva credere agli occhi dell’amico che ora sembravano fissare un punto vuoto nel cielo. Accadde l’imprevedibile quando Arnak fece per ritirare la spada.
   “Ma cosa!?” finalmente una sfumatura di sorpresa influenzò le parole del nemico nel vedere come in una stretta sanguinosa Tanith tratteneva la lama nel proprio corpo.
   “Cedi maledetto Cornogrigio. È finita!” quello che sembrava un doloroso tiro della corda Kriystal lo patì in tutta la propria inservibilità. Arnak impugnò nuovamente la freccia e ricominciò a spingerla per allentare la resistenza dell’avversario. Ma il guerriero si mostrò ulteriormente ostinato a non restituire l’arma che lo stava lentamente uccidendo. Per il dolore multiplo che il nemico gli stava causando e per lo sforzo immenso applicato attorno alla parte della lama che sporgeva dal suo stomaco, Tanith non riuscì più a trattenere un disperato urlo animale. Kriystal non poteva sopportare oltre. Senza nemmeno più pensare ai possibili rischi scagliò il Martello dell’Ira contro il nemico. Il pugnale di mana andò a trafiggerlo sul bicipite sinistro, eppure Egli sembrò non accorgersene nemmeno.
   “Gli occhi di Grun... dig” Kriystal non intuì al volo che le frammentarie parole di Tanith erano indirizzate a lei.“gli occhi di Grundig, la taglia di Arnak … sono i risultati delle forze arcane di Magatha Grimtotem! È lei che ha incantato le loro capacità e il loro… spirito! Ha incrementato le loro proprietà affinché riuscisse nell’intento di dar vita ad un esercito co… corrotto dalla magia!”
   “Affrettati a morire!” gli ringhiò addosso Arnak, innervosito dalla sua opposizione.
   “Dopo che avrai battuto Magatha dovrai riferire tutto a Cairne! Dovrai spiegargli i progetti della sciamana e la minaccia che grava su Thun…derbluff, se lasceremo che agisca liberamente!”
   “Glielo dirai tu stesso! Spiegheremo tutto una volta che saremo tornati nel Mulgore!” il volto di Kriystal era rigato da lacrime. Lanciò un altro pugnale contro l’enorme nemico, il quale sembrò come infastidito da una puntura d’insetto.
   “Quando avrò finito te penserò alla piccola elfa che ti sei portato dietro!” alle parole meschine di Arnak Tanith parve trovare l’ultima scintilla di cui aveva un estremo e disperato bisogno. I muscoli delle braccia sotto al pelo nero sembrarono sul punto di scoppiare. Le dita attorno all’arma tagliente del nemico continuavano a perdere sangue, quando questa finalmente si spezzò.
   Arnak sbraitò qualcosa in lingua Taur’hae. Anche Kriystal fu scioccata dalla forza dell’amico, il quale liberatosi dell’arma nel proprio corpo cadde sulle ginocchia per accasciarsi al suolo. L’elfa elaborò velocemente l’unica soluzione possibile: liberarsi del nemico e soccorrere in tempo Tanith al fine di guarirlo. Ma quando Arnak rinunciò alla propria arma buttando a terra ciò che ne restava e le rivolse il suo grugno duro colmo d’ira, intimorita si trovò ad indietreggiare. Si fermò sul bordo del dirupo alle sue spalle ripensando alla spada di Isha Asciatetra e a quanto le potesse tornare utile in quel momento.
   “Trovo superfluo avvisarti che non tornerai da Cairne Bloodhoof per raccontargli come sia andata la tua giornata” il tentato umorismo di Arnak non nascondeva la rabbia fra i denti. In tutta la sua mole avanzava a lenti passi verso l’elfa come se stesse giocando con lei. Kriystal lo sapeva. Era cosciente della sua posizione e con altrettanta finta disinvoltura prese a raggirare il dirupo, fronteggiando con instabile coraggio l’avversario.
   “Tanith dice il vero? Magatha ha incantato le tue capacità. Lo trovo un trucco in stile Flagello” prese tempo continuando a piccoli passi a giare intorno al Tauren, il quale non distoglieva un istante lo sguardo ostile.
   “I sortilegi del Signore del nord prevedono cadaveri. Burattini privi di vita” Arnak fece scricchiolare le spalle avanzando ulteriormente verso l’elfa, la quale deviò ancora direzione per allontanarlo.“quella di Magatha invece è arte arcana. Nulla a che vedere con pestilenze, o stragi contadine. Lei è in grado di donarci la forza necessaria per difendere la nostra tribù, i nostri fratelli!”
  “Cairne è vostro fratello” Kriystal azzardò e Arnak rispose con un grosso sputo rivolto al suolo.
  “Cairne è un traditore! un utopico despota abbastanza vecchio da non durare ancora per molto!”
  “Grundig e Isha invece credevano di durare molto più a lungo?” giocava con il fuoco, ma se fosse stata abbastanza vigile l’instabilità del nemico le sarebbe potuta tornare utile.
  Con sua meraviglia Arnak scoppiò in una risata:“Sai? Si dice che al nord i cadaveri dei paladini facciano molta gola. Potrei ricavare grandi benefici dalle tue spoglie!”
  “Sai molto delle voci che il vento porta dal continente del nord. Sembrate aggiornati quanto le altre tribù del Mulgore. Cos’è, per caso avete una rete di spie a Thunderbluff?”
  Arnak rise ancora:“Forse utilizziamo un po’ di magia, ma non siamo ancora così corrotti come voi Elfi del sangue! Come siete stati accolti dalla gente di Feralas? So che non corrono buoni rapporti fra voi!”
  “Chiedi ai tuoi fratelli come sono stati accolti dagli Elfi della Notte. In questo momento stanno bloccando tutti i varchi per le alture. Ho visto almeno una ventina di Grimtotem e Nubescura soccombere sotto i loro attacchi!”
  Il sorriso sul muso di Arnak scomparve improvvisamente. Gli occhi sembrarono incendiarsi:“Tu parli troppo per essere già morta!”, allargò le braccia e prese a caricare nella sua direzione. Evitarlo questa volta era impossibile. Il mana era accumulato già da un po’ e tutto sembrava essere andato secondo i piani. Piegò leggermente le ginocchia e nel momento propizio le sue mani collisero con il duro petto del nemico creando un breve lampo accecante. Arnak indietreggiò di molto, costernato per non aver capito cosa fosse accaduto. Si guardò in cerca di danni, ma nulla:“Effetti pirotecnici, orecchie-a-punta?” prese ad avanzare nuovamente verso di lei. Ancora le mani contro il petto e un altro bagliore fece ritornare il Tauren sui suoi passi. Questa volta fu Kriystal a incalzare e scatenò sul nemico altri due Esorcismi apparentemente inutili quanto i primi. Ma senza accorgersene Arnak si era bruciato molto terreno indietreggiando fino a pochi metri dal dirupo dove prima si trovava Kriystal. Circumnavigare il nemico era servito affinché fosse lui a trovarsi con il vuoto alle spalle. A differenza di Kriystal contro Isha, in quel momento l’elfa aveva un ulteriore vantaggio: Arnak non se ne era accorto.
   “Ora basta con il solletico!” con la furia e la magia che scorrevano nelle sue vene, se Arnak avesse afferrato con una sola mano l’elfa l’avrebbe certamente fatta a pezzi. Avanzò ponderoso verso Kriystal mentre lei organizzava le ultime riserve di mana. Ancora una volta attaccò per prima liberando maggior energia.
   Arnak sembrò finalmente accusare il colpo, ma le forze arcane di Magatha dovevano averlo reso sordo al dolore, poiché proseguì imperterrito.  
   “Per il figlio di Banqui” Kriystal si trovò a sussurrare fra sé queste parole come incentivo alla sopravvivenza.
   Arnak si imbestialì ulteriormente:“Cominci anche a borbottare ora!? Questa farsa è durata anche troppo!” alzò il grosso braccio destro pronto a schiacciare le ossa dell’elfa sotto il suo peso.
   “Questo è per il figlio di Banqui!” ripeté questa volta a parole ben chiare. Il mana sembrava spingere per liberarsi come un fiume in piena propenso a straripare.
   Arnak mostrò un ghigno fatale:“E chi sarebbe questa Banqui!?”. La risposta alla sua domanda arrivò in forma di balenante raggio di luce. Un faro che spinse la stessa Kriystal a tenersi salda al terreno per non balzare via. L’Esorcismo respinse Arnak Grimtotem ignorando tutto il suo peso e come previsto e sperato il nemico barcollò scimmiottante aldilà del precipizio.
   Stremata, Kriystal crollò sulle ginocchia. Mai era riuscita a raggiungere un tale livello nei suoi incantesimi e ora gran parte del mana l’aveva abbandonata.
   Ignorando la debolezza, le sue attenzioni si rivolsero immediatamente al corpo disteso nella polvere di Tanith Cornogrigio. Lo raggiunse, gli estrasse la freccia e lo girò sulla schiena. La ferita aperta all’altezza dell’addome perdeva ancora enormi quantità di sangue. Il pelo nero era intriso di liquido scuro.
Fu paradossalmente sollevata quando lui reagì con un lamento all’estrazione della punta. Aprì leggermente i suoi grandi occhi e quando la vide disegnò sul volto sofferente l’ombra di un sorriso. Portò la sua grande mano destra sulla guancia umida dell’elfa. L’accarezzò con delicatezza.
   “Ma…’heri…” la sua voce era un filo sottile troppo facile da spezzare.
   “Posso guarirti” cercò di tranquillizzarlo Kriystal studiando freneticamente la ferita senza riuscire a trattenere il pianto.“io so di poterlo fare!”
   “Non farlo” era chiaramente un ordine.“devi conservare le tue forze per l’ultimo scontro che sarai… sarai costretta ad affrontare!” una convulsione lo colse per un istante.
   “L’ultimo scontro con chi? Sono tutti sconfitti” ora Kriystal piangeva come una bambina, perché sapeva che l’amico aveva ragione. Mancava ancora qualcuno.
   “L’ultimo scontro con lei…” la mano di Tanith indicò debolmente l’antro oscuro scavato nella roccia che gli esponenti dei Grimtotem, Nubescura e Asciatetra avevano difeso con le loro stesse vite. La presa di coscienza di Kriystal fu accompagnata da un improvviso vociferare in lingue sconosciute che le strisciò infidamente nella testa.
   “I bisbigli” guardò Tanith e lui annuì. “li senti anche tu ora, non è vero?”
   “Ma cosa sono?”
   “È lei. Magatha. Ti sta convocando a sé. Vuole… vuole che vai da lei”
   “Una trappola bella e buona!” Kriystal tornò alla ferita del Tauren.“ti guarisco e poi andremo assieme!”
   “Non c’è tempo” Tanith sembrò implorarla.“se ora tu mi guarisci entrambi non avremo abbastanza energia per fronteggiarla. Tu… tu devi entrare e finirla”
   “Non ne sono capace. Mi ucciderà all’istante!” l’elfa non smise di lacrimare. Tuttavia sapeva che il guerriero non aveva torto. Anche dopo esser guarito gli sarebbe servito del tempo per stabilizzarsi. Troppo tempo. Le voci sussurrate all’orecchio sembravano esser divenute addirittura insistenti.
   “Sono anche disarmata” parlò da sola, poiché Tanith aveva perso nuovamente i sensi.
   Nei pochi attimi a sua disposizione per prendere una decisione scelse di ascoltare l’amico. Si alzò con ancora le mani colorate del suo sangue e di quello del guerriero. Senza nemmeno sapere cosa l’aspettava oltre quel velo di oscurità vi si inoltrò a passi incerti con il cuore in gola e il desiderio inconsapevole di avere Bithah al suo fianco.
   Procedendo gradualmente, la luce come anche la visibilità andavano diminuendo. Ciò che indubbiamente restava un dato di fatto erano le pareti rocciose che solide e claustrofobiche accompagnavano il cammino di Kriystal nei meandri della grotta. Il percorso parve deviare, ma la monotona ambientazione sembrò non cambiare minimamente. Svoltato per altre due volte finalmente un cambiamento balzò all’occhio. Aguzzando la vista nelle tenebre Kriystal notò gli stessi identici rovi rampicanti che avevano condotto lei e Tanith nell’accampamento dei Nubescura. Quando il sentiero si aprì in una biforcazione Kriystal imboccò con un’incosciente certezza la strada per la quale i rami spinosi continuavano imperterriti la loro guida. Non era così ingenua da non sapere che chiunque avesse incontrato nel cuore di quel luogo era a conoscenza del suo arrivo. Tuttavia non c’era altra soluzione. Camminò nel freddo buio per altri minuti senza il fievole calore luminoso di alcuna torcia o candela. Lasciò da parte i timori di essere aggredita da qualche altro Tauren o dalla sciamana in persona, poiché accumulare il terrore non sarebbe servito a nulla.
Il coro di sussurri che ancora l’accompagnavano sembravano farsi sempre più agitati e vicini. Passo dopo passo sfumature di luce azzurra cominciarono a tingere le pareti, quando il sentiero deviò un’ultima volta e finalmente si trovò in quella che sembrava la fine della galleria.
   Si trattava di uno spazio chiuso, un piccolo covo illuminato dai giochi di chiaroscuro causati dal fuoco magico al centro, lo stesso che provocava quel’atmosfera liquida e spettrale. Il perimetro era circondato da sette gabbie e solamente due contenevano qualcosa, o qualcuno.
   “C’è nessuno?” ancora troppa oscurità per vedere adeguatamente. La sua voce riecheggiò in maniera stridula.“non c’è nessuno” concluse, sentendosi tragicamente sciocca.
   Il suo sguardo vagabondò senza alcuno scopo per pochi istanti, nell’arco dei quali studiò ancora l’ambiente povero e austero in cui si trovava. Non sembrava certo il tipico rifugio di un grande incantatore.
   “… salvami …” uno dei richiami sussurrati fu improvvisamente distinguibile e la loro fonte ancor più certa. Dalle gabbie velate nel buio qualcuno stava implorando il suo aiuto.
   “Chi sei?” si stupì lei stessa del proprio tono colloquiale. Qualcosa le suggeriva che non si trattasse di Magatha Grimtotem.
  “… sono qui dentro …” l’accento del suo parlato non assomigliava a nessuna lingua di Azeroth. Tuttavia il sinistro interlocutore sembrava sforzarsi a parlare in lingua comune:“Tu … puoi salvarmi?” Kriystal sforzò ancor più la vista e con piccoli passi prudenti prese ad avvicinarsi alle gabbie. Come aveva già avuto modo di notare solo due sembravano abitate. Colui che abitava la gabbia più grossa parlò ancora:“Non ho intenzione di farti del male…”.
   “Mostrati allora…” Kriystal stessa non sapeva come comportarsi e cosa aspettarsi da un incontro in un luogo del genere. In tutta risposta due zampe dall’incarnato nero, più nero della stessa ombra in cui erano immerse, afferrarono le sbarre della loro prigione. Kriystal fece un passo indietro. Nessuna creatura che abitasse quelle terre aveva un tale aspetto. Nella fioca luce che veniva prodotta dalle braci incantate due occhi scintillarono come gemme dorate.
   “Che cosa sei?” il cambio di domanda era d’obbligo. La figura premuta contro le sbarre possedeva in prima apparenza tutte le fattezze di un orso. Kriystal Aveva sentito di grossi orsi ai confini delle Terre spettrali, o per i boschi di Silverspine nei Trisfal glades. Ma quello non era affatto un orso comune. Il pelo che ricopriva il suo corpo era un mantello bicromatico bianco e nero. Due chiazze scure circondavano i piccoli occhi splendenti.
   “Sembri un orso” espresse il suo pensiero ad alta voce. Lui annuì in silenzio.“ma un orso non parla” Lo sconosciuto confermò ancora  con un cenno del volto.“e che io sappia un orso non porta vestiti” quando fece la sua ultima osservazione si sentì un’inetta per non essersene accorta prima. L’ignota creatura infatti vestiva ciò che restava di una pastrano nero dai bordi del colletto e delle maniche rossi. La condizione lacera dell’abito era dovuta con tutta probabilità alla condizione di prigionia.
   “Non temere ciò che non conosci” la esortò l’estraneo. Qualcosa nei suoi occhi traspariva fiducia.“non sono malvagio”.
   Kriystal soppesò le parole della bestia. Qualcosa nei suoi occhi e nella sua voce sembrarono rappresentare il vero.“No. Non sei malvagio” quella era la sua conclusione. Chiunque stesse per liberare poteva possedere qualsivoglia natura, benevola o maligna. Ma se fosse stato di natura benevola, allora non sarebbe sta più sola nello scontro con Magatha Grimtotem. Forse poteva trarne un’alleanza.
   “È stata Magatha a ingabbiarti?” voleva esser sicura di quello che stava per fare.
   “Magatha è il suo nome. Ma le forze che risveglia con la sua magia oscura hanno diversi nomi e provengono da luoghi remoti e proibiti. Venti molto simili al freddo che proviene da nord
   “Perché non ti ha ucciso?”
  “La sciamana ha sete di ignoto. Vuole conoscere tutto di me e della mia gente, affinché possa trarne un qualche vantaggio. Io non ho parlato” le chiazze rosso scuro sulle parti di pelo bianco testimoniavano in suo favore. Era stato torturato allo scopo di conoscere le sue origini, la sua natura. Kriystal volle distinguersi da azioni così vili.
   “Non sei malvagio” ripeté, questa volta più convinta. Senza più indugi cominciò a rovistare fra il povero arredo della grotta. Tavoli pieni di carte in lingua Taur’ahe, scrigni colmi di artefatti come teschi o pietre preziose. Nulla che assomigliasse ad una chiave.
   “Se è la chiave che cerchi la troverai addosso a Lui” Kriystal raggelò alle parole dell’orso bianco e nero. Aveva totalmente rimosso l’esistenza dell’abitante della seconda gabbia. Con cautela si avvicinò, ma un orribile fetore la fece arretrare. Odore di morte.
   “È stato quello alto” spiegò il recluso:“credo fosse un messaggero o qualcosa del genere. Lo hanno tenuto in vita per avere informazioni su una città dal lungo nome…
“Thunderbluff” terminò per lui l’elfa. Se fosse riuscita a ricavarne un lato positivo sarebbe stato l’aver trovato il figlio di Banqui, eppure non riuscì ad esserne compiaciuta. Avvicinandosi riuscì a distinguere il corpo muscoloso e una volta caldo del Tauren accasciato al suolo senza vita. Non rabbrividì quando vide il nulla al di sopra delle spalle. Arnak Grimtotem lo aveva decapitato dopo aver tentato di estrapolargli informazioni utili circa Cairne e la sua gente. Durante il loro breve incontro Kriystal aveva capito che doveva esser caratteristica di Arnak prendersi gioco di nemici e prigionieri, reputandoli tutti creature inferiori. Così doveva essergli balenata in testa la perversa idea di metter le chiavi addosso al cadavere del messaggero di Thunderbluff per beffeggiarsi ulteriormente delle sue spoglie e deridere lo strano orso, il quale impossibilitato ad intervenire era restato a guardare.
   “Anche lui non ha parlato. Si è comportato con orgoglio e con onore. Da dove provengo io persone come lui vengono trattate con rispetto e lodi
   Kriystal era inginocchiata davanti alla gabbia del figlio di Banqui e con il pugnale cercava di staccare il mazzo di chiavi dalla cintura:“Suppongo sia inutile chiederti da dove provieni” il silenzio fu una risposta sufficiente.“fatto” la sua non fu un’esclamazione. Non provava fierezza per l’esser riuscita a sganciare le chiavi da un cadavere. Tuttavia sembrava esser stata l’unica cosa utile che era riuscita a fare da quand’era nelle Thousand Needles. Tanith stava morendo di stenti in un campo nemico e per quanto ne sapeva Soran e gli altri potevano già esser caduti in battaglia. Era lì, sola e prossima a liberare un completo estraneo, decisa a ignorare le possibili conseguenze.
   “Adesso io ti farò uscire di qui, ma tu devi promettermi che mi aiuterai nello sconfiggere Magatha” c’era determinazione nelle sue parole.
   Lo sguardo dell’orso sembrò splender di speranza:“Se mi farai uscire, sarò in debito con te per tutta la vita. Aiutarti ad uscire viva da qui sarà il minimo…” ancora una volta Kriystal si trovò nella posizione di non poter fare a meno di credergli. O così, o entrambi non avrebbero più rivisto la luce del sole. Lasciò la gabbia del figlio di Banqui e fece per dedicarsi alla serratura da aprire, quando cadde rovinosamente in avanti. Picchiò parte del volto contro la dura superficie e sentì immediatamente che le chiavi non erano più in mano sua. Le vide a pochi metri da lei, scagliate lontano durante la caduta. Tentò di rialzarsi, ma non riuscendoci scoprì la causa che l’aveva fatta caracollare. Con stupore riconobbe la pianta rampicante che l’aveva condotta in quel luogo torcerle la gamba destra dalla caviglia al polpaccio. Era sbucata dal suolo come per magia e ora l’avvolgeva a spirale in una ferrea presa. Sentì le spine affondare nella pelle e agì senza tergiversare troppo. Aveva perso le chiavi, ma non il pugnale. Cominciò a passare la lama fra i rovi spinosi nel tentativo di tranciarli, ma la cosa si fece più difficile del previsto. Erano abbastanza spessi da non permettere alla lama lo spazio necessario per muoversi fra un ramo e l’altro. Con meraviglia e dolore sentì la presa farsi ancora più stretta. Aumentò la pressione della lama, quando accadde l’imprevedibile. Sentì il braccio con il quale maneggiava il pugnale esser trattenuto e poi tirato con forza a terra. Quando Kriystal si trovò completamente sdraiata su un fianco capì d’esser stata nuovamente imprigionata da un’altra pianta identica alla prima. Ora gamba e braccio erano saldamente agganciati al terreno. Poté vedere chiaramente rivoli di sangue vicino alla spalla dove le spine erano entrate.
   Cercò verso la gabbia dell’orso e lo vide sforzarsi di arrivare alle chiavi cadute lì vicino, ottenendo purtroppo scarsi risultati.
   L’elfa cercò di recuperare il pugnale con la mano libera, ma ecco che un altro rovo spinoso le avvolgeva il polso e glielo appiattiva al suolo. Quello che prima sembrava un singolare fastidio ora si tramutava gradualmente in sofferenza. In pochi istanti gran parte del corpo era avvolto dalle piante e flagellato dalle spine. Era completamente soggetta all’immobilità.
   “Se arrivo alle chiavi corro a liberarti” le parole dello strano orso sembrarono confortanti quanto lontane. Improvvisamente le fiamme azzurre al centro della grotta divamparono, allungando le ombre degli oggetti sulle mura rocciose.
   “Sind’Orei…” una voce femminile. Fredda, quasi strisciante.“una delle creature corrotte più affascinanti dell’intera Azeroth. Sono anche fra gli esseri più irritanti quando si avvicinano a tal punto a te da farti sentire il fetore della loro energia rubata” Kriystal non perse tempo a dar retta a quelle parole. Cercò con movimenti agitati e dolenti la fonte. Poi la vide.
   Affianco al fuoco, laddove prima non c’era nessuno, ora una Tauren restava immobile a fissarla contorcersi fra le spine. Come se avesse appena visto uno spettro di Tranquillien, Kriystal cominciò a sudare freddo.
   L’incarnato di Magatha Grimtotem era poco più chiaro rispetto a quello di Arnak. Indossava un lungo pastrano di pelle adornato da una grigia pelliccia. Dall’elmo che portava sul capo dal quale uscivano due scure corna, lunghe trecce nere cadevano lungo le larghe spalle. Non impugnava né spada, né staffa, eppure comandava le liane che torcevano Kriystal tramite la magia. Tanith aveva tremendamente ragione.
   “In verità all’interno dell’Orda ho sempre avuto un certo interesse nei confronti dei Non morti. Dopotutto non l’ho mai tenuto nascosto. Non è un segreto nemmeno che qualcun altro sembra interessarsi al loro potenziale quanto me”
   “Arthas Merethil?” Kriystal trovò immediatamente il coraggio di controbattere.“Sylvanas Windrunner ha già liberato una volta i reietti dall’influenza del flagello. Sarà in grado di farlo ancora!” fronteggiare l’avversaria verbalmente era l’unica opzione.
   “I reietti di Sylvanas sono dei deboli” Magatha non sembrò innervosita, anzi parve lieta di intraprendere quella discussione. Come se l’elfa fosse stata seduta ad un tavolo assieme a lei invece che sanguinante fra sabbia e polvere.“non è indipendenza lasciare un capo per seguirne un altro”
   “Ma il loro primo capo li comandava come fossero marionette senza valore. Sylvanas invece li governa” Kriystal non avrebbe mai creduto di poter affrontare quell’argomento in tali condizioni.
   “Se un principe è davvero capace, scoprirà che annullare il confine fra comando e governo è estremamente facile ed efficiente”
   “Come hai fatto tu con la tua gente? Incrementare le loro capacità, la forza, la loro taglia. Per cosa? conquistare il mondo?”
   “Portare la nostra razza a prevalere su tutte le altre” Kriystal si ammutolì sentendo con quale tranquillità Magatha esponeva un così folle progetto. “Kalimdor e tutta Azeroth si piegherebbero al nostro cospetto se solo volessimo. Se gente come Cairne Bloodhoof non portasse avanti i suoi assurdi discorsi di pace e armonia fra i popoli non ci sarebbero più evoluzioni fallite come Elfi del sangue o della notte. Io ero fra coloro decisi a estirpare gli Elfi alti all’origine, cosicché voi non sareste nemmeno esistiti.
   Noi al contrario siamo qui dall’alba dei tempi. Il mondo ci ha visti nascere ancor prima dell’arrivo dei Titani. Quando l’ombra provocata dalle braccia della Madre Terra passo sul terreno, Ella ci diede la vita proclamandoci i prescelti destinati a governare questo mondo”
   Kriystal approfittò del monologo intrapreso da Magatha per guardare con fatica verso la gabbia. Il prigioniero sembrava aver rinunciato a raggiungere la chiave. Kriystal trovò la sua scelta molto saggia. Se Magatha si fosse accorta del suo sforzo avrebbe infranto ogni sua possibilità di fuga.
   “Sicura che il vostro popolo sia il più antico?” la voce calda proveniente dalla gabbia attirò l’attenzione della sciamana. “questo mondo ha molti popoli, ognuno con la sua storia.
   “Ti riferisci al tuo, specie di mostro?” ora una sfumatura di sdegno segnava il muso di Magatha. “pensavo fosse chiaro che non volevo sentire la tua insulsa voce. O  per caso vuoi tornare sottoforma di salma fra le nebbie delle tue terre?” l’orso chinò il capo e indietreggiò nella penombra, obbedendo controvoglia all’incantatrice.
   “Ebbene, che fare ora di te?” ad ogni passo con cui Magatha avanzava verso l’immobilizzata Kriystal le piante si facevano sempre più strette“penso che ti ucciderò e poi brucerò il tuo corpo. Non voglio che le tue sporche spoglie siano un tutt’uno con queste terre” la freddezza della sciamana era paurosa. Se Isha Asciatetra l’aveva più volte messa alle strette e se l’ira di Arnak appariva invalicabile, il rumore dei passi lenti e striscianti di Magatha Grimtotem a contatto con il pavimento duro e sabbioso sembrarono esser l’ultimo suono che Kriystal avrebbe udito in vita. Per un momento desiderò che le ferite di Tanith non fossero così gravi da ridurlo inerte fra sangue e polvere. Avrebbe deluso Banqui, perché il corpo di suo figlio si sarebbe decomposto nell’ombra di una squallida gabbia finché un giorno i Nubescura non ne avrebbero fatto un vanto di conquista usurpandone il ricordo con qualche macabro rito. E di lei che cosa ne sarebbe stato?
   “Questo è per impedire che altre profane parole escano dalla tua bocca” e con un solo gesto della mano un’altra pianta uscì a comando dal terreno e si attorcigliò come un cappio attorno al collo dell’aspirante paladina. Data la forte morsa il respiro le mancò quasi immediatamente. Si agitò con tutti i muscoli del corpo senza ricavarne alcunché. Stringeva ancora il pugnale, ma il polso era ben stretto fra le spine dei rovi.
   “Non agitarti troppo o morirai più in fretta” con un agghiacciante atteggiamento materno Magatha si chinò sul corpo dell’elfa e le passo delicatamente una mano fra i capelli.“devi lasciarti andare. Brava. Arrenditi. Andrà tutto per il meglio”. Lo sforzò per liberarsi e l’incredulità per la freddezza della sciamana provocarono sul volto di Kriystal lacrime che rimpianse all’istante.
   “Non piangere!” lo schiaffò di Magatha risuonò in tutta l’area.“non permetterò che ti penta della tua natura ad un passo della morte! Te ne andrai con lucidità, in modo che possa sentire il tuo spirito abbandonare il corpo e dissolversi nella polvere!”
   Il ferroso sapore di sangue dovuto al colpo della sciamana stava gradualmente diffondendosi nella bocca dell’elfa, rendendo ancor più difficile mantenere il controllo e gestire le pochissime riserve d’ossigeno rimaste. Magatha stava raggiungendo il suo scopo. Kriystal stava coscienziosamente morendo e la consapevolezza di ciò si fece ancor più concreta quando la vista cominciò ad annebbiarsi. La sciamana che rideva di lei pronunciando folli parole ora era solo una macchia di colori tendenti al marrone. La presa sul pugnale andò allentandosi sempre più. Morire a Thousand Needles non era mai stato nei suoi piani. E per fortuna parve non essere nemmeno in quelli di qualcun altro.
   Di ciò che accadde in seguito Kriystal vide solo in parte. Scorse senza sapere se fosse un’allucinazione o la realtà la scintilla di luce verde scoppiettante e velocissima che prese a picchiare contro le pareti rocciose da una parte all’altra, come un razzo goblin impazzito e acceso in uno spazio troppo piccolo. Fra la veglia e la morte si domandò se fosse un gioco di prestigio di Magatha o se il falò magico fosse impazzito. Ma quando le urla della capotribù dei Grimtotem rimbombarono in tutta l’area Kriystal fu certa che stava accadendo qualcosa di diverso. Con grande sollievo anche la presa alla gola e al resto del corpo cominciò ad allentarsi e le piante spinose si ritirarono nel terreno lasciando piccoli fori nella sabbia. Kriystal poté constatare con meraviglia di essere sopravvissuta, ma nel tentativo di alzarsi si scoprì troppo debole per muovere anche solo un dito. Si distese sulla schiena guardando il soffitto roccioso illuminato qua e la dal quel misterioso proiettile danzante.
   Ora chino su di lei non c’era più il volto dai lineamenti confusi e sfocati di Magatha Grimtotem, ma il buffo faccione bianco e nero dello strano orso liberatosi dalla gabbia. Le porse quello che doveva essere una specie di sorriso:“Sei viva. E sei salva. La sciamana è stata abbattuta e a momenti verranno per portarti via da questo posto…
   Kriystal si sentiva così debole da non riuscire a manifestare a pieno la sua gioia. La vista non era ancora tornata a posto e tutto il corpo le doleva incredibilmente:“Tu… come ti sei liberato?” anche parlare risultò difficile.
   “Sono riuscito a prendere la chiave. È merito tuo
   Kriystal non capì:“Sei tu ad avermi salvato…”
   “No. Non sono stato io. Evidentemente sei meno sola di quel che credi. Utilizzando la magia qualcuno ha steso Magatha Grimtotem e adesso sta venendo per salvarti
   La situazione non era ancora affatto chiara, ma se davvero quella scheggia saltellante aveva sconfitto la sciamana, allora scelse di reputare le informazioni perpetratole sufficienti:“Che farai ora?” domandò alla strana creatura.“puoi venire con noi se non hai un posto in cui tornare”
   L’orso scosse la testa:“Tutti abbiamo un posto in cui tornare. La mia gente mi sta aspettando e la tua anche. C’è una cosa però che desidero darti prima di partire” infilò una mano dentro al colletto del logoro pastrano nero e con uno scattò strappò un cordoncino che prima portava al collo. Kriystal era priva di forze e non poté né replicare, né mettere a fuoco l’incisione riportata sul piccolo ciondolo a forma romboidale.“Nel luogo da cui provengo si tramanda un’usanza secondo la quale si è debitore per tutta la vita a chi ti ha aiutato a non morire. Porta questo ciondolo sempre con te. Quando avrai bisogno del mio aiuto, saprai come utilizzarlo e io sarò da te.” Pronunciò una sorta di saluto o ringraziamento in una lingua che Kriystal non aveva mai sentito e si dileguò nel nulla.
   L’idea d’esser ancora sola in quel posto provocò in Kriystal brividi di terrore. Ma se lo strano orso aveva detto il vero, i passi sempre più vicini che risuonavano dalla galleria bastarono a tranquillizzarla.
   Quando il suo salvatore arrivò sul posto lei aveva già perso i sensi.
  
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