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Autore: cup of tea    19/02/2014    2 recensioni
Inghilterra, 1848. L’istruito e razionale Blaine Anderson viene assunto nella casa del riservato e di ampie vedute signor Hummel, come gestore della biblioteca della sua tenuta nella brughiera. La casa però, nasconde un segreto: ogni tanto si sentono delle urla di donna. Le signorine Rachel, Santana, Brittany e Mercedes saranno le sue colleghe e il Signor Hummel forse più di un semplice datore di lavoro.
Dal capitolo 4:
“Signor Hummel,” cominciò la ragazza, “lei ha davanti a sé un futuro colorato. Vedo del verde… e un'altra sfumatura, più scura e calma. Ma è lontana al momento. Un impedimento. Vedo un impedimento. Come un’ombra che incombe."
Genere: Dark, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sebastian Smythe, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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A SHADOW HANGING OVER

CAPITOLO 9






Tornare ad Hummel Place era decisamente tornare a casa.

Finalmente aveva sistemato le cose con Sebastian, finalmente lo aveva visto per quello che era veramente, finalmente aveva il cuore libero e poteva amare l’unica persona che lo meritava sul serio.

Scese dalla carrozza, e corse all’ingresso della tenuta.

Gli sembrò di essere tornato a qualche mese prima, quando era appena arrivato. Quella lontana sera pioveva, faceva freddo e si sentiva spaesato. Adesso, invece, nonostante la gelida aria di dicembre, il sole splendeva e la luce donava all’edificio una nuova vita, una meravigliosa aura.

O forse era Blaine ad essere cambiato.

Forse era riuscito a liberarsi dell’ombra che lo seguiva, dell’amarezza dei ricordi di infanzia e di fanciullezza. Ora riusciva a vedere il futuro.

Rachel gli aprì e lui non resistette dall’abbracciarla. Una volta avrebbe ritenuto tutto ciò alquanto disdicevole, ma era così che si salutava un parente, una persona cara, no? E allora non era tanto sbagliato.  Rachel sembrò colta alla sprovvista, ma rispose all’abbraccio con lo stesso affetto.

“Oh, Blaine, che bello riaverla qui!” Lo accolse.

“Dove sono le altre? Voglio salutarle tutte!”

“In cucina…”

Blaine si fiondò dove gli era stato indicato e trovò Brittany a lavare i piatti e Santana ad asciugarli. Corse loro incontro. “Ragazze! Che bello vedervi!”

“Chi è lei?! Si allontani da noi! Lei non è chi dice di essere! L’Anderson che conoscevamo era rigido come un manico di scopa!” Lo prese in giro Santana.

“Santana, le tue battute mi fanno sempre morire dal ridere…!” Rispose lui, abbracciandola.

“No, decisamente gli hanno fatto bere qualcosa.” Commentò lei, roteando un dito vicino alla tempia, dandogli del matto.

“Signor Anderson! Che bello, è tornato! Ora le stanze riprenderanno quel delizioso profumo di ciliegia! Ha ancora quella lozione per capelli, non è vero?”

“Brittany, oh, cara, cara, Brittany!” Abbracciò anche lei Blaine. Poi scorse la signora Mercedes.

“Signora mia!”, la salutò. Lei rispose, con grande entusiasmo, che avrebbe fatto una magnifica torta in suo onore.

Quando Blaine si fu calmato un momento, dovette chiedere la cosa che gli premeva di più.

“Dov’è… dov’è lui?” Chiese mestamente.

Cadde un grande silenzio nella stanza. Le signorine si guardavano tra di loro ma nessuna si decideva a parlare.

“Ragazze…”

 A un certo punto, come se per un tacito accordo dare le brutte notizie fosse compito di Rachel, questa parlò.

“Blaine, il signor Hummel…”

“Cosa, cosa gli è capitato?!” Si allarmò.

“…E’ partito.”

“Che significa ‘partito’? Partito per dove? Non capisco…”

“Venga con me, parliamo un poco.” Lo invitò a seguirla Rachel.

Salirono fino alla biblioteca, dove Blaine si sentì afferrare dallo sconforto. Cosa poteva essere successo? Stavano così bene, lui stava per accettare la proposta del signor Hummel e avrebbero cominciato la loro vita insieme… una settimana poteva essere bastata a cambiare cose?

Rachel si sedette sul divano sul quale solo pochi giorni prima Blaine si era assopito sulla spalla del signor Hummel.

“Parli, Rachel, per l’amor del cielo…”

“Blaine, mi ascolti con attenzione. Sappia che quanto le sto dicendo non ha niente a che fare con l’alta stima che ho di lei, e che il mio affetto rimane del tutto invariato. Ma questi giorni sono stati difficili per il signor Hummel, e anch’egli è mio amico. L’ho visto angosciato quando lei partì, quella sera. L’ho visto agitarsi perché lei è partito senza dargli una risposta, e si è convinto che l’unica ragione plausibile fosse la sua reale indifferenza nei suoi confronti. Non avevamo idea di dove fosse andato, e, anche se avesse voluto raggiungerla, lei, Blaine, non ha lasciato nessun recapito. Fino a che non mi scrisse di anticipargli gli stipendi, cosa che ho fatto molto volentieri, perché so quanto è altruista e che se ne aveva bisogno era senz’altro per una buona causa. Prima che io la leggessi, ad ogni modo, la sua lettera è finita nelle mani del signor Hummel – spesso legge la mia posta, perché molte volte il contenuto è rivolto a lui, come quando l’abbiamo assunta. Ebbene, mi chiese chi fosse questo Sebastian…” Si interruppe per qualche secondo.

“Rachel, non mi dica che…”

“Ho dovuto farlo, Blaine! Ho dovuto spiegargli chi era! Il signor Hummel è il mio padrone! Cerchi di capirmi… non credevo che avrei scatenato una tale reazione in lui!”

“Quale reazione, Rachel?! Quale?!” Blaine si sentiva sull’orlo di una crisi di nervi.

“Si è messo in mente che se lei ha preferito tornare da questo Sebastian, piuttosto che lasciarlo al suo destino, è perché il vostro legame è ancora forte e che non si può competere con quello. Ha detto che gli sarebbe servito del tempo, che doveva riflettere, e un giorno ha preso Alexander ed è partito. Non ha detto per dove, né per quanto.”

Blaine sentì il bisogno di sedersi.

“Ma tornerà, non è vero?”

“Vorrei poterle dire di sì con certezza.”

Blaine ci pensò un momento. “D’accordo, allora. Non vogliamo farci cogliere impreparati, giusto? Terremo in ordine questa casa in attesa del suo ritorno, come abbiamo sempre fatto.” Guardava nel vuoto, alla ricerca di un appiglio. Sapeva che Rachel aveva intuito che non si sarebbe limitato a fare i mestieri, ma con gratitudine scoprì che gli avrebbe lasciato fare tutto quello che avrebbe ritenuto giusto per riportare ad Hummel Place il suo padrone.


 
***
 
Quello che Blaine fece nei giorni successivi fu nascondersi dietro a mille occupazioni per non permettere alla disperazione di farsi strada nel suo animo.

Riprese il suo lavoro alla biblioteca, aiutò le ragazze in cucina, a spolverare, a pulire i pavimenti e a riassettare le camere. Quella del signor Hummel, quella di Kurt, però, rimaneva off-limits. Per qualche ragione preferiva fossero Rachel o Brittany ad occuparsene.

Tenne anche fede alla promessa fatta all’amica governante, chiamandola per nome e tentando con lei l’impresa di realizzare il suo sogno di attrice. Innanzitutto, la accompagnava al pianoforte quando la ragazza si esercitava nel canto. Poi, le dava qualche lezione di cultura del teatro, spiegandole commedie, tragedie e farse dei più famosi drammaturghi degli ultimi tempi. Rachel era un’allieva diligente e capace, una gioia per qualsiasi maestro. Blaine pensava che fosse un peccato che non avesse avuto la possibilità di sviluppare un’adeguata istruzione in gioventù. Nelle lezioni di recitazione, la ragazza dimostrò di avere un talento naturale per il dramma. Era a suo agio con la disperazione e la rabbia, e inscenava questi sentimenti con grande naturalezza – forse li marcava anche troppo, ma tutto sommato non c’era nulla da rimproverarle. Perfino Santana dovette ammettere, nel salotto trasformato per una sera in piccolo teatro, che non se la cavava affatto male. Ebbe solo un appunto da farle: c’erano personaggi femminili che, oltre ad avere una grande forza d’animo, avevano anche una forte sensualità, e questo in Rachel non veniva fuori. Si offrì volontaria per insegnarle l’arte della seduzione e dell’ostentazione del proprio fascino.

E fu così che Blaine scoprì cosa nascondeva il passato di Santana. A quanto pareva, prima di essere assunta in casa del signor Hummel, Santana si guadagnava da vivere come attrice di burlesque, un genere non ancora molto in voga. Poi aveva deciso che era ora di cambiare – non era una persona molto costante – perciò, quasi con sufficienza, aveva risposto a un annuncio molto simile a quello a cui aveva risposto lui e fu assunta ad Hummel Place.

Ad ogni modo, in poco tempo Rachel raggiunse un livello accettabile anche in quella sfera.

Ma in quei giorni, nessuna notizia giunse dal padrone di casa.


 
***
 
L'impensabile, per Blaine, accadde un mattino, settimane dopo il suo ritorno.

Il vento soffiava forte contro le finestre, ma il cielo era terso, per una volta.

Stava sistemando uno degli ultimi volumi della libreria che occupava la parete sinistra della biblioteca, quando si accorse che nella pila dei pochi libri che gli rimanevano da sistemare c'era una raccolta di alcune pagine del diario di bordo di Cristoforo Colombo, l'esploratore.

Strano. Pensò. Ero convinto di averlo già messo al suo posto...

Si diresse nella sezione dedicata alla letteratura da viaggio e sistemò il vecchio volume sotto la lettera C, essendo il tutto organizzato secondo l'ordine alfabetico per autore. Non erano molti i libri che occupavano quello spazio: qualche racconto di autori sconosciuti che avevano avuto il coraggio di lasciare la sicurezza della propria casa, una raccolta di corrispondenze scambiate con qualche parente di Lady Hummel partito per un viaggio... forse un solo romanzo. I viaggi di Gulliver.

A Blaine si mozzò il fiato quando gli cadde l'occhio sulla copertina di quel libro che lui e Kurt avevano sfogliato insieme.

Sembrava passata una vita da quegli attimi di spensieratezza.

Afferrò quel vecchio volume rilegato in pelle e cominciò a voltarne le pagine, alla ricerca di un accenno di serenità che potevano aver assorbito durante quell'amabile pomeriggio.

Trovò di meglio, e se ne accorse trasalendo.

All'altezza della Quarta Parte, quella che trattava degli Houyhnhnms, era stato inserito un foglio di carta sgualcito.



 
Carissimo Blaine,

Mio Amato Blaine,

Blaine,

se hai trovato questa lettera significa che sei tornato a casa e che hai colto correttamente i miei indizi.
Non ti dirò, tuttavia, dove mi trovo.
Sappi che sto bene e che, per quanto infelice, sto facendo quello che so fare meglio e che mi fa stare meglio.
Vorrei chiederti di cercarmi, ma una parte di me sa che è meglio rimanere lontani.
Vorrei chiederti anche la ragione del tuo ritorno ad Hummel Place,
ma so che mi devi i soldi degli stipendi anticipati,
quindi credo che questa sia la spiegazione più probabile.
Per quanto mi riguarda, considera i tuoi debiti saldati.
Non voglio indietro un centesimo.
Voglio che tu sia felice,
perciò, se senti di dover seguire un’altra strada,
va’ pure.
Troverò un altro bibliotecario.

Ossequi,
Kurt Hummel
 
 

Blaine lasciò andare l’ossigeno che aveva trattenuto mentre leggeva.

C’era qualcosa di sbagliato in quella lettera.

Un misto di tristezza, rabbia, rassegnazione, odio, forse. Era confusa, e lo era anche Blaine.

Cosa voleva il signor Hummel? Essere cercato? Essere lasciato in pace? Voleva che Blaine lasciasse per sempre Hummel Place e non sarebbe tornato finchè lui non l’avesse fatto?

L’unica cosa di cui era certo, era che ora, per lo meno, aveva un indizio concreto per trovare il signor Hummel e cercare di rimettere le cose a posto, una volta per tutte.
 





*******

LA TAVOLA DI CUP OF TEA

Cielo, il tempo vola!
Scusatemi per questo “hiatus” imprevisto… Non ho giustificazioni, questa volta. Niente laurea (come era capitato per Il Calendario dell’Avvento di Kurt e Blaine), niente impegni improrogabili, niente di niente. Solo, una profonda sfiducia per questa storia e una piccola perdita di interesse per Glee in generale (ma mai per i Klaine). Ad ogni modo, eccomi di nuovo qui, decisa a portare a termine quello che ho iniziato. Spero che questo capitolo sia una ripresa accettabile :)


A presto (promesso)!


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