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Autore: Seekerofdreams_    19/02/2014    17 recensioni
The maid (in italiano La domestica) è la storia di una ragazza universitaria che si riempie di marshmallow e caramelle piangendosi addosso davanti ad un pc guardando serie tv e ascoltando musica. Un giorno deciderà di cambiare tutto, ma sarà il giorno giusto per alzarsi dal letto e iniziare a vivere? La risposta la troverà in un paio di occhi azzurri. Tra figuracce, nuove amicizie, tradimenti e segreti vi narrerò la storia d'amore di Niall e Serena.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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              .The Maid.

                         Capitolo 11



                                                        
 



"Solo gli amori irrealizzati sono eterni."


 

 

Inferno.

Non riesco a capire perchè molte persone si sentono attratte da quel posto,

che poi, c'è da vedere se esiste veramente o no! Ma comunque, come si fa ad apprezzare un posto pieno di sofferenza e dolore? Mi ricordo di averlo chiesto una volta a mio padre quand'ero piccola, lui mi guardò e sorridendo disse “Perchè non sanno che succede laggiù!”.

Ecco infatti, che ne sappiamo noi? Io resto dell'idea che bastano e avanzano tutte le sofferenze sulla terra, anche perchè io non sono proprio la persona più forte della terra!

Anzi, la mia soglia di sopportazione del dolore è misera!

Oggi sento quasi che il cuore faccia fatica a restare attivo per quanto è triste!

Non riuscivo ad alzarmi nemmeno dal letto, poi ho costretto il mio corpo ad uscire da quel calore e affrontare la realtà. Ora eccomi qui, per la strada ad aspettare che il semaforo diventi verde per attraversare la strada, alcune persone passano comunque, ma dico, servirà a qualcosa quell'arnese colorato no?

Perchè rischiare? Vorrei un semaforo anche nella vita, qualcuno che mi dicesse di stare ferma, che mi dicesse “non fare quella cosa, non fidarti di quella persona, non legarti a quell'altra”, qualcuno che mi dicesse semplicemente “E' rosso!” e io capirei, di cambiare strada, o di aspettare! E invece no, se avessi avuto il semaforo vitale ora non sarei qui, dopo tre giorni di chiusura forzata in casa, a piangermi addosso per un ragazzo.

Verde.

Mi avvio per raggiungere il bar dall'altra parte della strada, Will è lì, mi aspetta da qualche minuto e direi che si merita anche qualche spiegazione in più di quelle che gli ho rifilato in questi giorni.

Spingo la porta e il familiare suono dei campanellini,appesi al soffitto,mi da il benvenuto in quel posto pieno di studenti e lavoratori. Mi avvicino al bancone e ordino la mia solita spremuta d'arancia, mi fermo ad osservare tutte le bottiglie poggiate sulle mensole dietro il bancone, le fisso ogni volta come se fosse la prima e le conto... si, ho qualche problema psichico, me ne rendo conto da sola! Ma quando sono nervosa contare gli oggetti mi rilassa e mi calmo piano piano.

“La spremuta?” chiede il signore dietro il bancone.

“Da questa parte!” dico sorridendo. Lui ricambia il sorriso e mi poggia il bicchiere stracolmo di liquido rossastro davanti, per poi tornare a servire altri clienti con il solito ottimismo.

Afferro il bicchiere e cercando di non far cadere niente, mi guardo intorno fino a scorgere Will in un tavolino, mi faccio spazio tra la gente e poi mi siedo davanti a lui.

“Ma cos'è tutta questa gente questa mattina?” dico sbuffando.

Lui distoglie gli occhi dal suo giornale sportivo e mi guarda di sottecchi, prima di chiudere e ripiegare quell'ammasso di carte e sorridermi.

“Chi non muore si rivede!” dice sarcastico e io sorseggiando un po' di succo alzo le sopracciglia.

Lui si alza per prendere il suo cappuccino con cornetto annesso, ovviamente, e poi torna a sedersi, so che muore dalla voglia di chiedere, gli si legge in faccia, fa sempre strane smorfie con le labbra quando vuole parlare ma ha paura di farlo.

“Avanti, chiedi!” dico poggiando i gomiti sul tavolo e unendo le mie mani per poggiarci sopra il mento e continuare a guardarlo.

Lui mi guarda attento, poi sorprendendomi si alza, accosta la sedia al tavolo e mi porge la mano.

Lo guardo stupita, sfrego le mani sui jeans e decido di alzarmi.

“Andiamo a fare due passi su!” dice sistemandosi la tracolla sulla spalla.

Annuisco e dopo aver pagato lasciamo il bar, un gruppetto di studenti si dirige verso l'edificio statutario scherzando e ridendo, Will mi tira per mano verso il lato opposto, oggi niente lezioni, strano per un tipo come lui, sempre attento a fare meno assenze possibili.

“Che ne hai fatto tu del mio amico Will?” dico sbarrando gli occhi.

“Oggi abbiamo bisogno di una giornata diversa!” dice sorridendo e io annuiso.

Se mi avvertiva avrei evitato di portare tutti quei libri, la tracolla pesa troppo!

Facciamo qualche passo in silenzio godendo della leggera arietta fresca tipica delle mattinate Londinesi, il mio miglior amico canticchia piano piano e solo adesso mi accorgo di uno strano sorrisetto sulle sue labbra.

“Oh mio dio!” dico fermandomi all'improvviso rischiando di scontrarmi con una donna dietro di me.

“Che ti prende?” dice Will.

“Cosa prende a te! Conosco quello sguardo! Tu sei innamorato!” dico maledicendomi dentro per non essermi accorta di questo cambiamento nella sua vita.

Lui fa un sorriso, ma non di quelli comuni, quello sul suo volto è il sorriso di una persona che scopre l'amore, la felicità e la gioia, sentimenti ed emozioni che si provano quando nella vita entra una persona speciale. Immediatamente il mio pensiero vola ad un piccolo biondo irlandese, abbozzo un sorriso ma subito dopo le parole dell'altra sera mi colpiscono immediatamente come uno schiaffo in pieno viso, chiudo un istante gli occhi e mentre Will accanto a me racconta di un ragazzo incredibilmente bello, che ha conosciuto da poco, io mi tuffo nel passato.

 

 

 

Le mani di Niall si poggiando tremanti sulle mie braccia e mi sposta via, interrompendo il nostro bacio.
I suoi occhi sono ancora chiusi mentre i miei sono spalancati e sorpresi, sbatto le 
palpebre per evitare di riversare lacrime e mostrarmi debole davanti a lui.

Aspetto che mi guardi, che dica qualcosa e lui mi accontenta, fissa le sue pupille azzurre nelle mie verdi.

“Non posso, mi dispiace” dice.

Boccheggio un attimo incredula, che significa che non può?

“Prima ero fuori con Amy, abbiamo fatto pace e ho deciso di darle una possibilità!” dice serio, il suo tono piatto e freddo mi spaventa quasi.

Non riesco a rispondergli, a dire qualcosa di sensato, anche perchè al momento di sensato non c'è proprio niente da dire, piuttosto c'è da spaccargli la faccia, ma mi trattengo.

Sposto lo sguardo sulla parete piena di chitarre e dico una frase insensata e fuori luogo.

“Avevi detto che mi avresti insegnato a suonare la chitarra!”

La mia voce è bassa e rotta, lui segue il mio sguardo verso le chitarre e cercando di non farsi vedere, si mordicchia un labbro, ma io lo noto lo stesso.

Con tutta la forza che possiedo in corpo e senza scompormi gli do le spalle, vado a prendere tutte le mie cose e sulla porta di casa mi volto a guardarlo qualche secondo, è ancora fermo al centro del salotto, senza fiatare mi chiudo la porta dietro e lo lascio lì, insieme ad una parte di me.

 

 

“Sere ci sei?” la voce di Will mi arriva ovattata nelle orecchie.

Mi volto confusa verso di lui e mi rendo conto di non aver sentito nemmeno una parola del suo discorso, accidenti, sono una pessima amica!

“Scusa Will, dicevi?” dico riprendendomi un po'.

“Non hai sentito una parola vero?” dice alzando gli occhi al cielo.

Lo guardo abbozzando un sorriso furbo e carico di scuse e lui spazientito mi prende per un braccio e mi trascina verso l'entrata di Kensington Gardens, come ci siamo arrivati qui?

Attraversiamo un viale ricoperto dall'edera, sembra di stare all'interno di una grotta d'erba, è sempre spettacolare venire qui, la bellezza di questo giardino è infinita, i fiori in ogni angolo, di ogni forma e colore, le statue, le distese d'acqua e anche le papere dai! E' bello tutto qui dentro, sembra di vivere in un mondo a parte, in un'altra dimensione, passeggiamo immersi nel verde, il palazzo campeggia nella sua maestosità di fronte a noi, non so perchè, ma ogni volta mi sembra più grande!

Mah! Non ci fermiamo tanto, ci sono troppi turisti a fare foto fuori, noi passiamo oltre e continuiamo a immergerci tra i fiori, tra le fontane e i milioni di turisti, fino ad arrivare alla statua di Peter Pan, un po' nascosta rispetto al resto ma comunque importante.

Ammetto che la prima volta che sono venuta a Londra mi aspettavo qualcosa di più grande e maestoso, invece mi sono ritrovata un piccolo bambino su una base, in proporzione, più grande e alta di lui! Ma ormai ci ho fatto l'abitudine e non mi sorprende più!

“Lui è stato il mio primo amore!” dice Will mentre ci spostiamo a sederci sulla panchina, proprio davanti alla statua.

“Ti sei innamorato di una statua?” lo prendo in giro.

“No idiota! Avevo visto il film e mi ero innamorato dell'attore, da lì mia madre ha iniziato ad avere i suoi dubbi sulla mia sessualità!” ridacchia e io me lo immagino piccolino mentre fantastica su Peter Pan.

“Allora? Ti va di parlare?” mi dice mentre si stiracchia e si sistema meglio sulla panchina, occupandone metà.

Faccio una smorfia e torno a fissare le persone che fanno le foto arrampicandosi vicino al bambino più famoso del mondo.

Will è in attesa delle mie parole e così mi ritrovo a raccontargli di tutto, del passaggio di Liam, di Amy e Niall, del mio monologo a quest'ultimo e delle sue parole dopo aver interrotto il bacio.

“Cosa? Ma.. al party aveva mollato lei per te! Soffre di qualche disturbo di personalità?” chiede William. Io rido e scuoto la testa, purtroppo non soffre di niente.

“Mi sembra strano!” dice dando voce anche ai miei pensieri.

“Si, ci ho pensato anche io, alla fine la sera prima era a dormire a casa mia, nel mio letto e poi improvvisamente, puff! Si mette con lei! Vai a capirlo!” dico esasperata.

In questi tre giorni ho fatto congetture su congetture, mille pensieri, mille possibili situazioni, le ho anche scritte su alcuni fogli, ho fatto collegamenti con penne colorate, stile polizia americana con i casi irrisolti, per intenderci!

“Non devi arrenderti!” mi dice il mio amico.

“Ma cosa devo fare Will, non voglio dargli fastidio, sai che significa per me un rifiuto da parte sua?

Mi ha distrutto Will, sono a pezzi!” dico abbracciandolo e facendomi cullare dalle sue braccia.

Riverso la mia tristezza, la mia delusione e tutta la vergogna di quel rifiuto in quel parco, in mezzo a fiori e persone che si fermano a guardare un attimo prima di ritornare alle proprie vite.

Stringo la maglia di Will tra le dita e mi do della stupida mentalmente per aver fatto crollare il muro di difesa che avevo creato intorno a Niall.

Mi stacco lentamente da Will e asciugo le lacrime con il dorso della mia mano, abbozzo un sorriso per nascondere l'imbarazzo e mi scuso con lui.

“Sei umana Sere, tutti piangono, non scusarti!” dice passandomi un fazzolettino.

Lo prendo e affondo il viso nella stoffa, resto qualche minuto così, ferma, tra il sapore salato delle mie lacrime e l'odore di limone del fazzoletto di stoffa, poi prendo un respiro e dopo aver guardato il cielo, mi alzo da quella panchina, che da questo giorno ha cambiato significato, afferro la mano di Will e lo trascino lontano da quel posto.

Ripercorriamo il parco, ma questa volta facciamo un'altra strada, tiro un piccolo calcio ad una pietruzza e la guardo rotolare via, mi sento un po' come quella pietra, buttata all'angolo della strada senza una motivazione e allora faccio una cosa strana agli occhi della gente, mi abbasso a raccoglierla e torno indietro a posizionarla dov'era prima, perchè anche una pietra inanimata ha bisogno di restare al suo posto, magari qualcun'altro la lancerà via, ma non sarò io.

Will mi guarda allarmato, io mi pulisco le mani e sorridendo faccio segno di poter andare via.

“Un giorno mi spieghi cosa ti passa per la testa, secondo me sei un caso clinico!” dice prendendomi in giro.

“Può essere in effetti!” dico facendo finta di rifletterci su.

Mi metto sottobraccio a lui e insieme torniamo verso la nostra facoltà, per riprendere la strada di casa, mi fermo a comprare un pacchetto di caramelle e mentre le mangiamo commentiamo il modo di vestirsi dei passanti, ah... adoro avere un amico gay, a volte è meglio di un'amica donna!

 

 

 

Saluto Will prima di scendere a prendere la metro per tornare a casa, ci abbracciamo e ci diamo appuntamento per l'indomani, possibilmente nell'Aula di pubblicità.

Ed ora mi trovo a percorrere la strada verso casa con lo stomaco che brontola per la fame, passo davanti ai negozietti all'inizio della mia via, mi fermo a comprare un po' di pane e chiamo mia madre, mi faccio raccontare un po' di novità e, da buona donna italiana, mi racconta pettegolezzi di ogni genere e su ogni persona! Ma come fa? Per un po' resto ad ascoltarla ma dopo mi arrendo e la lascio parlare mentre io, finalmente, arrivo nel mio palazzo.

La facciata esterna porta i segni di tanti anni, ma per quel che posso permettermi, questo palazzo è come una reggia per me. Salgo i cinque scalini che mi separano dal pianerottolo dov'è posizionato l'ascensore, finalmente sono a casa, le mie gambe implorano riposo e soprattutto la mia mente ha bisogno di cioccolato per non pensare.

Apro il portone di casa e mi fiondo in cucina, cibo, cibo!

“Giù le zampe dal frigo!” urla Jess facendomi sobbalzare.

“Ma sei pazza? Avverti quando arrivi!” dico tenendo una mano sul petto.

“Scusa, ma dovevo fermarti, stasera viene Louis a cena e ho fatto un dolce, quindi non aprire e non mangiare niente, c'è in programma un pasto abbondante!” dice sorridendo, prima di sparire verso la sua stanza.

Sbuffo scocciata e la seguo, che significa che Louis viene a cena? E soprattutto, cosa faccio io?

Il candelabro?

Spalanco la porta della sua stanza e l'odore di borotalco mi infiamma le narici, ma quando deodorante si mette questa ragazza?

“Jess?” la richiamo, mentre lei finge di non vedermi e continua a buttare i suoi vestiti fuori dall'armadio.

“Jess, sul serio, io mangio qualcosa fuori, non voglio fare da terzo incomodo!” dico seria.

“Ma finiscila, penso verrà anche Harry o Liam, non mi ricordo chi dei due!” dice fermandosi a pensare un secondo.

La sua calma quasi mi spaventa, come fa a parlare così tranquillamente? Io ogni volta che li nomino o li tratto come se fossero amici d'infanzia, sento un magone dentro, un convoglio di emozioni e farfalle.

“Ma stai bene?” le chiedo.

Lei continua a fissare l'armadio, canticchia una canzonetta scialba, una di quelle senza senso che si sentono in discoteca per intenderci!

“Jess?” mi avvicino a lei e le accarezzo un braccio.

Vedo il suo viso cambiare lentamente, prima calmo e disteso, subito dopo allarmato e nervoso.

Ma Dio, perchè mi circondi di persone bipolari? Non basto io, con le mie stranezze?

“Non so cosa cucinare Sere, ho fatto il dolce ma non so cos'altro fare, non so nemmeno fare un uovo!” dice lasciandosi cadere a terra sulle ginocchia.

Mi inginocchio accanto a lei e sorrido, mi fa tenerezza, così le passo un braccio intorno alle spalle e la tiro verso di me, le scompiglio un po' i capelli e poi scoppio a ridere.

“Sciocchina, ci penso io, stai tranquilla! A che servo altrimenti?” dico facendola ridere.

“Non volevo disturbarti, hai tante cose per la testa!” dice teneramente.

“Non ha importanza, passerà, prima me ne faccio una ragione, prima starò meglio!” dico alzandomi in piedi.

Le tendo una mano e lei l'afferra prontamente, la vita è strana delle volte, è un cerchio infinito, prima qualcuno aiuta te, poi sei tu ad aiutare qualcun'altro, perchè è così, anche se siamo troppo orgogliosi per ammetterlo, tutti abbiamo bisogno di qualcuno su cui contare e tutti sono in grado di dare sostegno ad altri, soprattutto quando si è troppo fragili per restare a piangersi addosso.

Fateci caso, siamo pronti a dare tutto di noi per aiutare il prossimo specialmente nei giorni in cui siamo noi ad averne bisogno, forse inconsciamente speriamo che facendo del bene, qualcuno di buon cuore si decida a tenderci una mano.

E così qualche ora più tardi, dopo una bella doccia rilassante e un bel piatto di verdure, per tenersi leggeri, ci ritroviamo a cercare ricette sul computer, in camera di Jess.

Leggo qua e là e poi una lampadina si accende nel mio cervello, so cosa fare.

Sorrido, portando la mia amica in cucina e aprendo finalmente il frigo per tirare fuori qualche ingrediente.

Sorrido, mentre accendiamo la radio e ci lasciamo trasportare dalle canzoni del momento.

Sorrido anche quando passano una loro canzone, chiudo gli occhi e mi aggrappo,con tutta la forza che ho, al bordo della sedia, mentre Niall canta, e c'è solo lui, lui e nient'altro, niente musica, niente rumori, niente voci in sottofondo, lui... lui... solo ed unicamente lui.

E ogni parola, ogni respiro,che riesco a catturare dalle casse, mi entrano dentro come lance di ferro, mi squarciano la carne e sento le scosse di dolore intorno al petto e crollo, ancora una volta.

Lascio il legno freddo della sedia e corro verso la mia stanza, cerco di regolarizzare il respiro ed esco sul balcone a prendere una bella boccata d'aria, Jess mi raggiunge con un bicchiere d'acqua e mi sta accanto fino a quando mi calmo e possiamo rientrare.

“Non l'hai ancora tolto?” mi chiede Jess.

Non ho bisogno di girarmi per capire a cosa si riferisce, so benissimo che accanto al mio letto, il poster di Niall fa mostra di sé.

“Fa sempre parte di una band che amo, non posso cancellarlo dalla mia vita, non è così semplice!” confesso.

“Già, ti capisco!” dice soltanto Jess,

Scrollo le spalle e le faccio cenno di andare, mi chiudo la porta dietro e mi butto a capofitto per preparare i famosissimi spaghetti alla carbonara, tanto amati da Louis!

Mentre io taglio a pezzetti il guanciale, Jess mi gira attorno come una cavalletta per non perdersi nemmeno un passaggio, cerco di farla smettere ma lei non ne vuole sapere, così mi ritrovo a doverle spiegare tutto, passo dopo passo.

“Viene un profumino spettacolare!” dice applaudendo, delle volte mi sembra una di quelle ragazzine sopraeccitate!

“Dai, prepara la tavola Jess, a che ora ha detto che arrivano?”

“Tra una ventina di minuti, alla fine viene con Harry!” mi avverte e io annuisco.

In realtà avrei preferito Liam, non ho nulla contro Harry, anzi, però con Liam avevo instaurato una specie di rapporto, con Harry ci ho parlato pochissimo, via.. sarà un modo per conoscerlo meglio.

Intanto butto gli spaghetti in pentola e poi aiuto Jess a sistemare i bicchieri, prendo l'acqua e tiro fuori una bottiglia di vino, una di quelle italiane che mio padre compra in posti che solo lui conosce a Londra! Faccio giusto in tempo a stapparla che il campanello suona e Jess butta un urletto di gioia, scuoto la testa e rubo un pezzetto di pane dal cestino.

Mentre giro la pasta, butto un'occhiata al mio abbigliamento, effettivamente potevo togliermi questa felpa extra-large, sono in tenuta “ragazza appena scaricata, non commentare i miei gesti e i miei vestiti altrimenti ti uccido”.

La risata di Louis arriva dal corridoio forte e chiara, è sempre il solito, ride sempre!

Immagino già la faccia da pesce lesso di Jess e ridacchio sotto i baffi, mentre tiro fuori la pasta.

“Buonasera!” urla il più grande riversandosi in cucina come un uragano.

Non faccio in tempo a girarmi che mi ritrovo stretta in un abbraccio vertiginoso, tra le braccia di Tomlinson.

“Lou, mi uccidi” dico fingendo di non riuscire a respirare.

“Scusa, ma mi sei mancata!” dice facendomi ridere.

Si stacca da me e mi sorride allegro, ricambio sincera e sono felice di averlo qui, era mancato anche a me.

Noto i suoi occhi farsi luminosi mentre nota gli spaghetti sul fuoco, sorrido spingendolo via e vado a salutare anche Harry, ricambia dolcemente e si propone per darmi una mano.

“Louis, vai a sederti che tu e la tua amichetta siete dei disastri in cucina, lasciate fare ai maestri!” dico sorridendo al riccio.

Lui ricambia e si da subito da fare, mi prendo un momento per ammirarlo meglio, i soliti jeans neri gli fasciano le gambe lunghe e magre, provocandomi un moto di invidia infinita. Porto lo sguardo verso il maglioncino grigio chiaro, devo dire che gli sta divinamente!

“Va bene così?” mi chiede mentre impiatta la cena.

“Fai porzioni più piccole, poi se avanza la dividiamo!” dico sorridendo.

Gli porgo un altro piatto e lui si concentra per fare una giusta porzione, arriccia leggermente le labbra prima di sistemare con una mano la fascetta scura, tra i riccioli ribelli.

“A tavola!” urla mentre Louis e Jess si catapultano in cucina decisamente affamati.

Ci sediamo a tavola e decido di accendere la televisione, a volume basso, programmando su un quiz televisivo. Mai scelta fu più azzeccata, io ed Harry iniziamo una sfida mai pronunciata a colpi di risposte esatte, ci immergiamo nella nostra conversazione mentre Jess e Louis parlano sottovoce tra di loro, con un'espressione in faccia, tipica delle coppiette sdolcinate e nauseanti.

 

Ma falla finita, sei solo invidiosa.

Senti coscienza, vai a farti un giro per favore, non ho bisogno dei tuoi commenti sarcastici.

 

Vengo distratta dal braccio di Harry che si sporge a riempire il mio bicchiere di vino, sorride soddisfatto prima di combattere con il tappo di sughero per chiudere la bottiglia.

Trattengo una risata, mordendomi il labbro inferiore. Le sopracciglia corrucciate e una smorfia sulle labbra lo rendono ancora più carino del solito, sentendosi osservato alza gli occhi e scoppia a ridere, porgendomi poi la bottiglia.

“Sono incapace!” si giustifica.

“Tranquillo, però guarda, se provi dal lato più stretto del tappo magari ci riesci meglio, no?” dico cercando di non ridergli troppo in faccia.

Lui assume un'espressione pensierosa e poi scoppia a ridere, catturando l'attenzione dei due piccioncini.

“Che succede?” chiede Louis.

“Ho imparato una cosa nuova Lou!” dice Harry contento e io scuoto la testa divertita.

Lo vedo prendere il cellulare e digitare velocemente qualcosa, dopo scoppia a ridere e poggia il telefono sul tavolo, nemmeno due secondi dopo è tempestato di messaggi.

“Ho scritto su twitter, niente di nuovo!” dice rispondendo alla mia domanda silenziosa.

“Oh, cos'hai scritto?” chiedo avvicinandomi.

Lui armeggia con l'i-phone e mi gira il telefono per farmi leggere meglio.

 

“@Harry_Styles

Per chiudere bisogna usare il lato stretto”

 

Scoppio a ridere e lui mi guarda in modo strano, poi si chiede perchè la gente non capisce i suoi tweet!

“Come pensi che qualcuno possa capire questa frase?” chiedo.

“Io l'ho capita, tu anche, siamo già due!” dice facendomi ridere ancora di più.

Certo che è strano, continuiamo a scherzare un po' e questa volta coinvolgiamo anche Jess e Louis.

L'atmosfera è tranquilla e serena, anche se mi sembra strano che nessuno abbia ancora tirato in ballo Niall, o forse sono solo io che ho voglia di parlare di lui, nonostante tutto.

Siamo così fragili noi donne, quando ci innamoriamo, quando perdiamo la testa per qualcuno, non ha importanza il male che sentiamo nel petto, abbiamo bisogno di sentir parlare di lui.

Ma i miei pensieri vengono fatti tacere qualche minuto dopo il dolce, offerto gentilmente da casa Styles, i ragazzi ci aggiornano sui loro prossimi impegni e la notizia non fa piacere né a Jess, né tanto meno a me.

“Tra una settimana partiamo per il Nord America, abbiamo la promozione del nuovo album e staremo via un mesetto!” dice Harry.

Vuol dire che Niall sarà lontano da me non solo mentalmente, ma anche fisicamente, questo mi distrugge ancora di più.

Smettila Sere, lui ha scelto un'altra, non sono fatti tuoi.

Mi ripeto mentalmente, ma il suo ricordo è troppo vivo nei miei pensieri, come si fa a non pensare ad una persona che appare in tutti i giornali del mondo, ad una persona che puoi sentire accendendo casualmente la radio? Come si fa a non pensare a qualcuno che ha messo le radici dentro il tuo cuore?

“Ma come? Torni qualche volta, vero?” chiede Jess a Louis e lui annuisce prima di farle il solletico e racchiuderla nelle sue braccia facendola ridere.

Sorrido e sono felice per loro, ma non ce la faccio a stare a guardare, così mi alzo e con la scusa di dover andare in bagno, mi allontano.

Non so per quale motivo mi fermo in salotto, davanti alla finestra, guardo la città in profondità, le luci di diversi colori la rendono suggestiva e deliziosa agli occhi di tutti, eppure in qualche parte, lì fuori Niall sta dividendo il suo tempo con qualcuno che non sono io e questo mi fa odiare Londra.

Sento dei passi provenire dalla cucina, ma non mi giro, sono sicura sia Harry, figurati se quei due si staccano l'uno dall'altra!

“Stai bene?” mi chiede fermandosi a qualche metro da me.

Annuisco e torno a guardare fuori dalla finestra, rimaniamo in silenzio per un po', non ho intenzione di parlare, non ne ho proprio voglia, ma lui non è dello stesso parere.

“E' per Niall? Ci ha detto che sta con Amy!” dice andando subito al sodo, senza mezzi giri di parole, inutili e superflui.

“Me ne devo fare solo una ragione, il nostro è un amore impossibile, lo sapevo già!” ammetto.

Lui si fa sfuggire un sorriso canzonatorio, mi giro incredula, cosa c'è da ridere?

Harry si siede sul bracciolo del divano e poggia le mani sulle sue gambe, fermandosi un attimo prima di parlare, poi con lentezza estenuante mi fa cenno di sedermi.

“Sto bene in piedi!” dico con un tono un po' troppo acido.

“Non ho riso di te, mi è sfuggito un sorriso perchè ho sempre creduto che gli amori impossibili siano i più belli!” dice guardandomi.

“Come fanno ad essere i più belli?” chiedo, sorpresa dalle sue parole.

“Perchè negli amori così, quelli che la gente ritiene inarrivabili, invivibili, non si spegne mai quella fiamma fondamentale per tenere in vita un sentimento grande come l'amore, capisci?” dice alzando un secondo gli occhi al cielo.

“C'è sempre quell'attesa di incontrarlo o incontrarla, anche solo di sfuggita, c'è l'emozione per un gesto che in una relazione ti sembrerebbe normale, non piangerti addosso, viviti quest'amore impossibile, perchè sono dell'idea che non resterà tale per sempre!” dice sincero, abbozzando un sorriso dolce e fraterno.

Io mi fermo a riflettere sulle sue parole, non so cosa rispondere di preciso, così mi limito ad abbracciarlo e anche se lui è seduto sul divano e io sono in piedi, resta ancora più alto di me.

“Sei un buon consigliere, grazie!” dico staccandomi da lui.

“Sono solo innamorato della vita e dell'amore, mi dispiace quando qualcuno butta al vento qualcosa di così prezioso!” dice serio.

Mi stringo le braccia intorno al corpo, dopo un brivido di freddo e distogliendo lo sguardo da lui,

dò vita ad un pensiero ricorrente.

“Credi che Niall sia felice?”

Non ho il coraggio di guardarlo in faccia, forse ho paura che lui mi risponda di si, che il suo amico sta bene anche senza di me, ma ancora una volta la sua risposta mi sorprende.

“Credo che Niall abbia fatto la scelta meno impegnativa, ma non significa che sia la più felice!”

Detto questo si alza e torna in cucina, lasciandomi addosso un misto di emozioni che farò fatica a decifrare, ma sono sicura, c'è anche un piccolo accenno di speranza.



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SCUSATE.
Mi scuso veramente tantissimo per l'enorme ritardo, è stato un parto iniziare a scrivere questo capitolo, ho avuto un blocco esagerato nella storia e senza l'aiuto di qualcuno, senza fare nomi, Melania, non avrei fatto niente! Abbiamo fatto una semplice chiacchierata ma è stata fondamentale per sbloccarmi!
Così eccomi qui, con questo nuovo capitolo, una volta iniziato è stato semplice da scrivere, non c'è Niall fisicamente ma è costantemente presente nei peniseri di Serena, ha fatto una scelta che nessuno si aspettava ( o forse si?) ma in fondo lo sapete che un colpo di scena ci vuole ahahha
A parte questo nel capitolo esce fuori un bel personaggio, quello di Harry, l'ho descritto esattamente come lo immagino io nella realtà! Per me Harry non è affatto lo stronzetto "puttaniere" che molti dicono, per me Harry è dolcezza e umiltà, a mio parere è una delle persone migliori del mondo!
Se non avessi per la testa un biondo irlandese mi sarei tuffata su di lui hahahah 
A parte le mie stronzate, spero che il capitolo sia di vostro gradimento!
Aspetto i vostri pareri!
Scusate ancora,

Serena.

   
 
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