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Autore: Dolce Mony    19/06/2008    1 recensioni
Questa è una storia piena di mistero che prevede come protagonista la diciassettenne Samantha, che si ritrova alle prese con il mistero che avvolge la vita di suo padre e dell'amato Andrew!!
Genere: Romantico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Piangere non sarebbe servito a nulla, ma non riusciva comunque a smettere , era più forte di lei, uno sfogo del quale non sarebbe riuscita  a farne a meno. Le lacrime scendevano sul suo viso ed ogni stilla salata racchiudeva un dolore indescrivibile, eventi diversi, pieni di terrore e paure. –Questo dolore non passerà mai- si diceva, sillabando ogni parola, che rimaneva nel cuore come un tatuaggio indelebile. Continuava a piangere sempre più forte. La stanza era illuminata solo dai raggi della luna e tra le lacrime calde si lasciò cadere sul suo morbido cuscino ormai stremata dal troppo dolore e dalla sensazione di colpa per non aver fatto di più, per aver mollato, per essersi arresa quando avrebbe potuto essere forte e rialzarsi dopo la caduta. Ma non sapeva o non voleva ammetterlo che aveva fatto quanto possibile e lei non poteva opporsi al destino, sarebbe stata una cosa oltre che difficile anche impossibile.

 

17 anni. “È il compleanno più bello che io abbia mai passato!” affermò Samantha mostrando il suo fantastico sorriso. Era felice e niente al mondo avrebbe potuto portare nel suo cuore paura e terrore. I festeggiamenti continuarono tra urla e risate.

“La torta!!”gridò Matt tirando la mamma per la lunga gonna blu che indossava. Matt era il fratellino di 10 anni di Sam. Era un bambino molto dolce ma anche molto testardo.

“Si tesoro solo un attimo.” Gli rispose la mamma, ma il piccolo non voleva aspettare e continuò ad urlare ma in quella confusione nessuno fece tanto caso ai suoi lamenti.

Ad un tratto il papà abbassò le luci e nel buoi della stanza si intravide un grande vassoio bianco su cui c’era una torta magnifica, fatta di panna e cioccolato. La mamma la posò sul tavolo di fronte a Sam. Tra la canzoncina “tanti auguri a te” Sam espresse il suo desiderio. A volte però bisogna stare molto attenti ai desideri perché potrebbero avverarsi, ma non sempre come vogliamo noi.

Con un forte soffio le spense tutte e diciassette, chiuse gli occhi per un istante e poi tagliò la torta mentre suo padre riaccendeva le luci che illuminarono tutta la stanza.

Finita la torta, Stephen, il padre di Sam e Matt, chiamò la figlia in cucina.

“Ho deciso di portarti in un luogo fantastico, dove ti portavo da bambina quando eri arrabbiata e non volevi ascoltare nessuno e proprio qui ti calmavi e tornavi a sorridere. Era bello vedere nei tuoi occhi quella innocenza infantile. Eri una bambina meravigliosa.”

“Dove pensate di andare voi due a quest’ora?” ci chiese la mamma, che aveva sentito tutto ciò che papà mi aveva riferito.

“Torneremo presto, tu intrattieni gli ospiti e per le nove saremo a casa. Promesso!”

La mamma annuì, papà la baciò teneramente.

Ma all’improvviso Sam ebbe paura. Ebbe come un sussulto nel cuore. Sapeva che quella sera sarebbe accaduto qualcosa, ma cosa? Continuava a chiedersi. La felicità era svanita come per magia. Aveva avuto un brutto presentimento. Aveva paura. I suoi occhi si spensero e mille pensieri la avvolsero. Pensieri spaventosi. Pensieri terrificanti. Il cuore le batteva forte. Sentiva che l’aria cominciava a mancarle. Il respiro si fece affannoso. Le sue guance si arrossarono. Stava per piangere anche se non riusciva a comprendere il motivo di quella sensazione così strana.

“Sam! Sam! Tutto bene tesoro?” la strattonò suo padre.

Lei si voltò verso di lui. Lo guardava dolcemente. Voleva bene a suo padre.

Con quel poco fiato che le rimaneva riuscì solo ad affermare un debole si.

Salutò tutti prima di andare.

“ Mi raccomando non fate tardi e state attenti.” Le disse sua madre.

“Si non ti preoccupare!” affermò suo padre dirigendosi verso la porta. Sam lo seguì con la testa abbassata. I capelli color miele le coprivano il viso. Suo padre si affrettò per le scale che sembravano non finire mai. Ma Sam camminava piano, sapeva che ogni gradino che percorreva non avrebbe fatto altro che farle provare paura. Arrivarono alla macchina, parcheggiata troppo lontano perché sua madre potesse vederla. Sam salì senza dire una parola. Il suo viso non brillava più di quella luce così accesa, così splendente.

“Tesoro qualcosa non va?” Le disse suo padre, che si era accorto della sua espressione così cupa.

“No papà, sto benissimo.” Rispose, cercando di abbozzare un sorriso.

Poi appoggiò la testa al finestrino. Guardava la strada sotto di lei. Non riusciva sempre a vedere tutte le strisce bianche disegnate per terra che passavano veloci, e la sua testa cominciò ad affollarsi di ricordi. Ricordi belli. Ricordi brutti. Ricordi pieni di nostalgia. Ricordi passati e dimenticati. Tanti ricordi.

Ad un certo punto chiuse gli occhi e cadde in un sonno profondo. Cominciò a sognare.

Era tutto buio. Camminava leggera e non riusciva a distinguere le ombre che scorgeva da lontano. Ma ad un tratto provò tanta paura. Era spaventata e ad un certo punto vide una grande luce che illuminava i suo grandi occhi verdi, pieni di lacrime.  Si svegliò di soprassalto, guardava suo padre spaventata. Poi si toccò il viso e si accorse che stava piangendo.

“Sam tutto bene tesoro?” le chiese suo padre, rallentando leggermente.

Lei lo guardò. Non riusciva a proferir parola così si limitò ad annuire con la testa.

Poi continuò a guardare la strada. In cuor suo sapeva che non andava tutto bene. Niente sarebbe andato bene quella sera.

Arrivarono al grande acquario. Sam aveva sempre adorato quel luogo, adorava gli animali, adorava i delfini e le balene. Adorava il mare e tutto ciò che di lui faceva parte. Per quella mezz’ora che era intenta a guardare e a sorridere dolcemente agli animali non aveva pensato al suo sogno, non aveva paura.

“Qui ti portavo sempre e tu avevi l’espressione che hai adesso.”

Lei sorrise. All’ora di chiusura ritornarono alla macchina e quella brutta sensazione l’avvolse di nuovo.

Lui si accorse che qualcosa aveva scosso sua figlia. Sapeva che qualcosa la turbava.

Arrivarono alla macchina. Un violento soffio di vento mosse i morbidi capelli di Sam. Lei guardò il cielo sfiorandoli con le dita, il sole non era ancora completamente sparito tra le montagne e lasciar spazio alla notte ma il suo cuore batteva forte e non voleva saperne di smettere. Abbassò la testa, salì in macchina e decise di calmarsi. Ripeteva a se stessa che non sarebbe successo niente, che andava tutto bene, che lei e suo  padre sarebbero tornati a casa sani e salvi. Suo padre premette sulla frizione, ingranò la marcia, poi premette sull’acceleratore e la macchina partì. Con un po’ di difficoltà ma partì. La macchina correva sulla strada nella notte buia, il semaforo che distava di qualche metro da essa brillava di un verde intenso. Quell’ incrocio distava ormai pochi metri. La macchina blu scura procedeva e superò il semaforo, senza rendersi conto che ciò avrebbe per sempre cambiato la vita di Sam e della sua famiglia.

Gli occhi della ragazza improvvisamente si riempirono di terrore. Iniziò ad urlare e una forte luce illuminò il suo viso. L’ultima cosa che riuscì a sentire fu il suono delle sirene dell’ambulanza e della polizia. I suoi occhi si spensero e poi nulla. Nessun rumore. Nessun sentimento. Nessuna paura. Bastarono pochi minuti a cancellare tutto. Pochi minuti per portare via la cosa più preziosa che lei aveva. Pochi minuti per non sentire più niente.

Passò una settimana, più o meno, da questo tragico evento ed era esattamente 20 maggio. Una data indimenticabile. Una data che avrebbe portato gioia e tristezza.

Gli occhi di Sam si aprirono, si guardò in giro e vide accanto al suo letto macchine che monitoravano le sue funzioni cerebrali, i battiti del suo cuore e alcuni tubi la aiutavano a respirare. Allora capì che era in una camera d’ospedale.

Poi guardò vicino al suo letto e vide sua madre con le mani poggiate sulle gambe e la testa su un lato del letto. La donna, che aveva un’aria stanca e stremata, alzò la testa vide la figlia sveglia e con gioia chiamò il dottore. Il dottor Buch controllò Sam e affermò con gioia che andava tutto bene e che in pochi giorni sarebbe tornata la ragazza sana di un tempo. Sua madre era felice. Abbracciò e baciò la figlia mentre Matt teneva una mano della sorella e al confronto la sua era molto piccola.

Dopo qualche minuto Sam guardò la mamma e disse:” Papà?”

“No tesoro, lui…” ma le parole furono soffocate dalle lacrime che cominciarono a scendere sul viso di sua madre. A quelle parole Sam si sentì persa e soffocare. Matt le guardava e abbracciò la mamma cercando di mostrarsi forte. Ora era lui l’uomo di casa, doveva essere forte.

Dopo qualche giorno tornarono a casa. Matt corse nella sua camera, la mamma andò in soggiorno e lei rimase vicino alla porta d’ingresso. Si guardava attorno. I ricordi invasero la sua mente. Aveva quattro anni e proprio in mezzo al corridoio di quella casa, che adesso sembrava troppo grande, giocava felice col suo papà. Si rincorrevano, si trovavano, si nascondevano. Poi chiuse gli occhi e cominciò a salire le scale che portavano alla sua camera. Entrò dentro e poi chiuse la porta facendo attenzione a non far rumore. Si sdraiò sul letto e abbracciata all’orsetto che le aveva regalato suo padre quando aveva cinque anni, cercò di addormentarsi.  Dopo poco si addormentò e cominciò a sognare.  Ma i suoi sogni non erano altro che il ricordo di quella sera. Vedeva suo padre, la grande luce che abbagliò i suoi occhi, suo padre accanto a lei immobile. Sentiva il suono dell’ambulanza e della polizia. Poi si svegliò. Era sudata, il cuore le batteva forte. Si alzò e scese al piano di sotto. Sua madre era al telefono.

“Mamma lo so anche io che è difficile ma adesso non posso darti una risposta devo prima superare tutto questo e badare ai miei figli.” Sentii di sfuggita.

Prese qualcosa da bere e andò in soggiorno. Si sedette sul divano accanto a suo fratello. Ad un certo punto lo abbracciò forte. Lo guardò e pensò –cavoli non mi sono mai accorta ma sei uguale a papà. Mi ricordi lui.-

“ahio mi fai male, smettila di stringere così forte.”disse Matt.

Lei lo guardò di nuovo e lo strinse ancora più forte. Le lacrime cominciarono a scendere e i ricordi riaffiorarono tutti nella sua mente.

Poi lo lasciò.

“Scusami!” sussurrò e poi corse su per le scale lasciando sul viso di suo fratello un’aria perplessa.

Le ora passarono piano. Sam si sentiva soffocare. In quell’angolo buio della sua cameretta continuava a pensare e ad accusarsi si tutto. –È tutta colpa mia. Se non fossi uscita quella sera non sarebbe successo niente.- continuava a ripetere a se stessa. Il giorno più bello della mia vita, il giorno del mio compleanno è stato il giorno della fine. Mio fratello ha perso suo padre. Un punto di riferimento. Un aiuto durante il percorso della sua adolescenza. Mia madre ha perso la persona che ama, l’unica che sapeva farla sorridere, l’unica in grado di farla sentire speciale. Ed io…beh io ho perso mio padre, una persona straordinaria. Il mio migliore amico. L’unico che riusciva a trovare la perfezione in ogni mio difetto. L’unico uomo che non mi avrebbe mai tradita.

Passò circa una settimana dal tragico evento e Mary, la mamma di Matt e Sam, prese la sua decisione. Riuniti tutti in soggiorno cominciò a dire.

“Ho una bella notizia per voi. Che ne dite di andare a stare per un periodo dalla nonna. Lei è sola e ha bisogno di noi e penso che sia la decisione migliore anche per noi.”

Sam pensò ai suoi amici, alla scuola, alla sua vita che sarebbe improvvisamente cambiata. Pensò a suo padre. Lui adorava questa casa, adorava questo posto e la gente che lo abitava. Ma era meglio, pensò, che andassero a vivere dalla nonna e incominciassero a vivere. E nel momento stesso in cui pensò ciò, guardò la mamma e annuì alla sua proposta. Solo Matt cominciò a fare i capricci.

“Io non voglio andarmene. Qui ho i miei amici, la mia vita. Papà non vorrebbe questo.” Si alzò di scatto dal divano e corse di sopra, sbattendo la porta della sua camera da letto.

Dopo due settimane Mary aveva deciso che era il momento di partire. Le valige erano pronte davanti la porta di casa. I mobili erano tutti in viaggio sui camion di trasporto L&S TRANSPORTER e la loro destinazione era ormai decisa.

Matt tra sbuffi e capricci salì in macchina, guardando la mamma in cagnesco.

Sam invece guardava quella casa attentamente, come se volesse imprimerla nella mente. Guardava con malinconia. Ogni angolo le ricordava suo padre. Anche lei come Matt non voleva andarsene ma a differenza del fratello sapeva che per ritornare a vivere era meglio allontanarsi dal dolore.

Erano le 8:00 in punto quando Mary premette sull’acceleratore e partì per un luogo che avrebbe rivelato un mistero incredibile.

“Sai chi abita vicino casa della nonna?” Mary si rivolse alla figlia, cercando di rompere il silenzio.

“No, non mi ricordo. Dimmelo tu.” Rispose Sam, non mostrando alcun interesse per quella conversazione.

“ Ma come non ti ricordi? Il tuo amico Andrew.” Disse Mary, questa volta cercando di cogliere l’attenzione di Sam, e sembrò esserci riuscita.

“Andrew?” Sam si sforzò di ricordare chi fosse ma non gli venne in mente nessuno, tranne quel nome che gli sembrava molto famigliare.

“Era il tuo migliore amico. Giocavate sempre insieme. Eravate inseparabili.” Mary cercò di aiutare i ricordi di Sam.

“Andy Collins.” Il nome lo aveva ricordato ma l’immagine di lui era molto distorta dalla realtà.

Il discorso andò avanti ancora per un po’, mentre Matt si era addormentato. Dormiva beato. Il dondolare della macchina gli aveva sempre provocato questo effetto.

Il sole davanti a loro stava tramontando, la strada era ancora lunga. Sam guardava sua madre, meravigliata di quanto potesse essere forte. Osservava i suoi capelli biondi che scendevano sul viso, i suoi occhi intensi, coperti dagli occhiali. In quell’istante si rese conto di quanto fosse fortunata ad avere ancora sua madre vicino. Poi chiuse gli occhi, si strinse nella coperta sul sedile accanto a quello della madre, e si addormentò mente la luna cominciava a prendere il posto del sole.


Salve a tutti sono Monica, spero vi sia piaciuto questo primo capitolo. Fatemi sapere cosa ne pensate con tantissime recensioni!!!
  
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