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Autore: Lushia    19/02/2014    2 recensioni
Sono passati all'incirca due anni, dopo un misterioso sogno la famiglia trova uno strano bambino. Due sconosciute figure li stanno inseguendo, una oscura profezia pende sulle loro teste e il loro futuro è incredibilmente scomparso. La strada verso la verità è ancora lontana.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
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Target 20 – Sentirsi bene

cover

Ancora una volta si era ritrovata rinchiusa in un mondo che sembrava conoscere anche più del suo, ma al quale non apparteneva.
La brunetta, seduta per terra all'interno di una chiesetta, si chiedeva se ci fosse qualcuno lassù che potesse salvarla, distruggendo le catene che la legavano a quei tristi sogni senza fine.
Perchè doveva continuare ad osservare le vicende di quegli uomini? Perchè non poteva sognare normalmente, come facevano tutte le persone comuni?
Suo padre non era riuscito a trovare una soluzione e forse non c'erano nemmeno spiegazioni. Probabilmente doveva andare così.

Seguì con gli occhi un uomo dai capelli neri e dallo sguardo comprensivo, vestiva con un abito talare e portava in mano la sacra Bibbia. Si era avvicinato all'altare con rapidità, fece il segno della croce e congiunse le mani in preghiera per qualche istante.
Una figura femminile aveva appena varcato la soglia, i suoi lunghi capelli castani non le permettevano di guardarle bene il viso. Sembrava triste, si era avvicinata all'uomo e aveva eseguito i suoi stessi movimenti.
Non doveva essere inusuale, si trovavano in una chiesa e, probabilmente, i fedeli si recavano spesso lì per confessarsi.

La brunetta sospirò, stringendo le ginocchia a sé, sperando che quel sogno finisse presto.

- Knuckle-san... - chiamò la donna - … Vorrei confessare i miei peccati. -
- Certo. - rispose lui, sorridendo, forse per rassicurarla. Sembrava intimorita da qualcosa, sull'orlo delle lacrime.
Voltò lo sguardo verso l'uscita della chiesa, nervosa. I suoi occhi ambra erano molto afflitti, le labbra serrate in un'espressione di tristezza, i boccoli castani circondavano il suo viso.

Nozomi aveva alzato lo sguardo e osservato la donna, la quale si era infine voltata verso il prete, seguendolo nel confessionale.
Sgranò gli occhi, quasi incerta su ciò che aveva esattamente visto.
Quella donna le assomigliava incredibilmente ed era probabile che fosse una sua antenata. Si trattava forse della donna che Giotto-sama aveva sposato? Viste le somiglianze, era assai probabile.
Tuttavia, non avrebbe mai immaginato che la sua antenata fosse così simile a lei.
Si sentì davvero strana e smarrita, quasi come se avesse visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere.
Oramai i due erano spariti nel lato opposto della chiesa, non voleva di certo seguirli e, fortunatamente, il sogno non la costringeva a farlo. Perciò rimase lì, accovacciata, spaventata e confusa.
Forse era prossima a vedere l'uomo che aveva amato tra le braccia della sua futura sposa, ma ormai non le importava più di tanto. E' così che doveva andare, dopotutto.

Chiuse lentamente gli occhi, abbandonando quel luogo.

***


Anche i sogni avevano iniziato a renderla nuovamente nervosa. Era ormai abituata alle vicende della prima famiglia e alla triste voce che, ogni tanto, le parlava. Che fosse Trevis o meno, le sue parole riuscivano ad infonderle nostalgia e, al contempo, speranza.
Eppure, all'improvviso, si era ritrovata davanti la sua antenata, la donna che mai avrebbe voluto vedere. La futura sposa del Primo, inoltre molto simile a lei. Forse anche troppo e ciò la lasciava alquanto basita.
Nonostante tutto, però, non sentiva di odiarla come aveva immaginato, anzi, le era completamente indifferente.
Voleva solo cercare di capire come mai il suo animo era inquieto e preoccupato.
Probabilmente la causa era da attribuire al loro ultimo concerto, che si sarebbe tenuto il giorno seguente. Il tempo sembrava essere volato, era tutto pronto e avevano addirittura ottenuto un'intera mattinata di libertà.

Cosa poteva fare per placare la sua ansia?
Si era ritrovata all'ingresso dell'abitazione, china ad infilarsi le scarpe e immersa nei suoi pensieri.

- Dove vai, Undicesima? - chiese Arina, alle sue spalle. - Pensavo volessi rilassarti, oggi. -
- Mh... pensavo di andare in biblioteca a studiare un po' per i test finali. - spiegò lei.
- In biblioteca? Puoi usare internet, non andare fin laggiù. - disse la tutrice, sedendosi sullo scalino accanto a lei. - Domani è un giorno importante, non è meglio se ti riposi un po'? -
- Non voglio stare chiusa in casa, ho bisogno di aria e tranquillità. - rispose, abbozzando un sorriso - … E il profumo dei libri. -
- Mi ricorda quando eri piccola. - ridacchiò – Sempre chiusa nella biblioteca principale della magione... -
- Perchè amo leggere. - ammiccò - Beh, vado! - aprì la porta, rapidamente.
- Aspetta. - Arina cercò di fermarla, afferrando la porta e impedendole di chiuderla - … So che anche Caesar è andato in biblioteca, stamattina. - spiegò.
- … Eh? Anche lui?! - la brunetta alzò gli occhi al cielo. Ci mancava solo lui.
- Già. Visto che avete tutti il giorno libero e gli sciamani non usciranno dal laboratorio, ha detto che voleva passare una mattinata tranquilla. - incrociò le braccia, scuotendo il capo – Siete davvero simili. -

- Non siamo simili. - la brunetta parve offendersi. - … maledizione, c'è solo una biblioteca a Namimori. - sospirò, massaggiandosi le tempie. Poteva cambiare i suoi piani e dirigersi al parco per stare un po' in tranquillità, tuttavia desiderava davvero rannicchiarsi in qualche angolo a leggere un libro - Cercherò di non incontrarlo, allora. - disse infine, uscendo di casa.
- Non ammazzatevi! - le urlò Arina, ma la brunetta si limitò a scrollare le spalle.

Impossibile non ammazzarsi, Caesar era un tale imbecille e lei non riusciva proprio a sopportarlo. Solo durante la loro permanenza a Swizzles erano riusciti ad andare d'accordo, probabilmente poiché la brunetta era giù di morale e si era arresa agli eventi che stavano accadendo. Anche il Simon, però, si era comportato in modo diverso, forse proprio a causa del pericolo incombente. Se fosse stato possibile, avrebbe voluto che il loro rapporto restasse così tranquillo ma, una volta conclusa la battaglia, tutto era tornato alla normalità.

Il profumo dei libri e il silenzio del luogo erano le cose che più amava di una biblioteca. Finalmente poteva godersi qualche oretta di relax, cercando tra gli scaffali e accomodandosi accanto ad un tavolino, immersa nella lettura.
Aveva scelto un classico di qualche secolo prima, amava quel genere di letteratura e le ambientazioni così ben descritte.
Inoltre, per fortuna niente sembrava poterla disturbare. Aveva notato il Simon verso l'entrata, si trovava assieme ad un ragazzo biondo nella zona dei libri fantascientifici, fortunatamente non l'aveva vista e si era rintanata lontano da lì.

Tuttavia non riusciva a concentrarsi, il pensiero del giorno seguente e il sogno con la donna simile a lei continuavano a tormentarla. Fortunatamente non era più in pensiero per Cristal, aveva ricevuto un suo messaggio la sera precedente, a quanto pare sarebbe presto tornato a Namimori per rivelare loro ciò che avevano scoperto.
Se fosse tornato in tempo per il concerto, almeno lui avrebbe potuto assistere. Ancora le dispiaceva che i suoi genitori non potevano venire a vederla, ma era una cosa che già si aspettava.

Chiuse il libro e lo ripose sullo scaffale, infilandosi nella zona dei libri storici. Qualche passo più in là c'erano scaffali e scaffali dedicati alle storie d'amore, la ragazzina fece quasi una smorfia.
Purtroppo non poteva vantarsi di sapere cosa fosse l'amore, aveva sempre amato un uomo morto anni prima, non comprendendo nemmeno il perchè. Nessuno era forse mai riuscito a farla sentire bene, forse solo la stessa Arashi.
Davvero non riusciva a comprendere nella sua pienezza quel sentimento così strano, probabilmente perchè in verità non aveva mai realmente amato.
Un altro passo e si era ritrovata nella zona erotica della biblioteca e quasi non arrossì, non era certo un luogo adatto a lei perciò pensò fosse meglio fare dietro front e addentrarsi in altre lande.
Ma non ci riuscì, poiché in un angolino scorse qualcosa che attirò completamente la sua attenzione.

- S-senpai... - la voce del ragazzo sembrava abbastanza supplichevole, ma non tanto da voler effettivamente smettere di fare ciò che stava facendo.
Caesar era avvinghiato a lui, con le labbra premute sul suo collo, meno imbarazzato della sua preda e piuttosto divertito.

La ragazza non riusciva a smettere di guardarli, non sapeva nemmeno cosa pensare. Non aveva mai visto un uomo provarci con un altro uomo, ma la cosa più incredibile era che Caesar fosse uno dei due. Eppure ricordava che a lui piacessero solo le donne, aveva forse cambiato gusti?
In quel momento provò un brivido.

Il Simon si staccò dal ragazzo, il suo sorriso si tramutò in perplessità quando incrociò lo sguardo confuso della brunetta.
- … Ehi, sorellina. - si limitò a dire, mentre il biondino che stava seducendo tentava di aggiustarsi la divisa, imbarazzato come nessuno mai. - Che fai, spii? - disse poi, ridacchiando e portando le mani ai fianchi – Non è molto gentile, sai? -
La ragazzina scosse il capo, quasi come se non volesse crederci, in realtà era davvero molto confusa poiché non avrebbe mai immaginato Caesar in una situazione simile. Si limitò a voltarsi e ad abbandonarli lì, nonostante il Simon le avesse urlato di aspettare, con conseguente rimprovero dello staff e dei lettori presenti.

Non riusciva a capire come mai fosse così confusa, raggiunse rapidamente il parco e si sedette su una panchina, respirando l'aria mattutina. Fortunatamente non c'era nessuno, forse sarebbe dovuta andare lì sin dal primo momento.
Cercò di riflettere su ciò che era appena successo. Non aveva certo nulla contro quel genere di relazioni, dopotutto anche lei e Arashi erano davvero molto unite.
Era forse cambiato? Magari aveva iniziato ad apprezzare anche i maschi, o forse era sempre stato così e non gliel'aveva mai detto.
Non sapeva cosa pensare, si sentiva particolarmente strana.

- Ehi! - urlò il Simon, avvicinandosi rapidamente alla ragazzina. - Ti avevo detto di aspettare! - ansimò, riprendendo fiato.
- … che fai, lasci da solo il tuo ragazzo? - chiese lei, perplessa.
- Non è il mio ragazzo, era solo uno che veniva a scuola con me qualche anno fa. - spiegò lui, scrollando le spalle – L'ho visto lì e ho pensato di provarci di nuovo, ma nulla di che. -
- Di nuovo...? Ma non ti piacevano solo le donne? - chiese lei, andando dritta al punto e maledicendosi per la sua curiosità.
- Eh? Veramente a me va bene tutto, purchè siano carini. - rispose lui, ridacchiando. - Te l'ho detto, è per svagarmi. Con tutto ciò che gira attorno al nostro mondo, abbiamo bisogno di essere rilassati. -
- Quindi sei un tipo da “basta che respiri”. - sospirò, alzandosi e facendo qualche passo, disorientata.

Non si sentiva a suo agio ed era sempre più incerta.
A quanto pare la sua idea di un Caesar maschilista e sfruttatore di donne non era più tanto corretta. Tuttavia non era solo per quel motivo che lo odiava, non riusciva ancora a sradicare la profonda invidia che provava per lui, nonostante avesse più o meno sistemato le cose con suo padre.
Gli lanciò un'occhiataccia, scrutandolo attentamente. Dopotutto il suo carattere insopportabile continuava a infastidirla parecchio, non c'era proprio modo di andare d'accordo con lui.
Inoltre, pensava che il Simon apprezzasse particolarmente quelle litigate.
Sospirò nuovamente, alla fine non aveva proprio voglia di pensare a niente. Aveva fin troppi problemi, partendo dall'ansia del concerto, al sogno, poi gli sciamani da proteggere, Clover II e chissà che altro sarebbe potuto accadere ancora. La vita di un Vongola era bella incasinata.

- Nozomi? - il Simon si era avvicinato a lei, perplesso, la stava osservando negli occhi. - Sei sicura di star bene? -

La ragazzina scosse il capo, indietreggiando di qualche passo e osservando confusa il giovane davanti a lei.
- Sei troppo stressata, Nozo. Devi cercare di rilassarti un po'. - sospirò, avvicinandosi.
Più gli si avvicinava e più lei indietreggiava, ritrovandosi con la schiena attaccata alle scalette di uno scivolo.

- Caesar... - era spaventata, il ragazzo aveva un'espressione seria e non riusciva a dire nulla.
- Senti, fin ora sei vissuta sempre nei tuoi sogni, forse sarebbe il caso che iniziassi a vivere un po' nella realtà. - spiegò lui, ponendo le mani ai lati della scaletta. - Non puoi continuare ad amare un sogno. Devi crescere un po', Nozo. -
- A-arrivi tardi, con le tue ramanzine. - rispose lei, imbarazzata.
- Sì, so già che ultimamente sei più sveglia. - sorrise – Mi fa piacere. Ti stai anche prendendo più cura di te stessa, sei davvero molto carina così. - sfiorò la sua guancia con una mano, il suo sguardo di nuovo serio.
- C-Cosa fai? - chiese lei, inspiegabilmente pietrificata. Era la seconda volta che un uomo riusciva a prendere il sopravvento su di lei e il suo corpo sembrava nuovamente non voler rispondere.
Perchè? Per quale assurdo motivo non poteva dargli un calcio e liberarsi di lui? Era davvero così debole?
Probabilmente il suo corpo era attratto da qualcosa che non conosceva, cercava disperatamente il calore di quel sentimento così particolare. Eppure la sua mente continuava ad urlare, non voleva essere un oggetto nè concedersi a chiunque in cerca dell'amore. Doveva riuscire a padroneggiare meglio sé stessa, i suoi sentimenti e le sue emozioni.
- Sto solo cercando di aiutarti. - rispose lui – Adoro scherzare con te, ma mi fa male vederti in questo stato. Se posso fare qualcosa per aiutarti, lo farò con piacere. -
- Cosa vorresti fare? - chiese lei, di getto. Aveva iniziato a tremare.
- Tu non sei mai stata amata, non sai cosa significhi. Vorrei aiutarti a capire cosa vuol dire avere qualcuno accanto a te. -

"Che cosa diavolo... ?" la ragazza sgranò gli occhi, incredula.

Il Simon si grattò il capo, pensieroso.
- Non fraintendermi. - disse, all'improvviso. - Capisco che tu sia inesperta, perciò è meglio chiarire. - abbozzò un sorriso – Tu sei la mia sorellina, nulla di più. Ma ti voglio bene, per questo voglio aiutarti. -
Per fortuna non era nulla di serio, dovevano inoltre ricordare che una regola proibiva loro di avere rapporti più profondi. Aveva anche ipotizzato che la regola fosse stata creata alla loro nascita, dopotutto le loro due famiglie non si erano mai incontrate fino a quando i loro padri non si erano conosciuti.

- Ad ogni modo... lascia fare a me. - disse, tornando serio e avvicinando il suo volto a quello della ragazza.
- No, fermo! - riuscì a trovare la forza di muoversi, ma Caesar la spinse contro la scaletta, cercando di bloccarle i polsi.
- Sta ferma, Nozo. Sto cercando di aiutarti, apprezza i miei sforzi una volta tanto! - esclamò.
- Non ho bisogno che tu mi aiuti in questo modo! - disse lei, quasi offesa – Non devo per forza fare cose simili per star bene! -
- Invece penso proprio che sia ciò che ti manca. - spiegò lui, scherzoso – Dopotutto è ovvio che tu abbia bisogno di amore. -
- Amore non è fare cose oscene. - rispose lei, imbronciata.
- Certo che no, ma... anche quello aiuta. - ridacchiò.
- A me no. -
Il ragazzo sospirò, tornando ad osservarla con serietà.
- Nozo, sul serio. Non sei più solare come quando ti avevo conosciuto e dopo la battaglia di due anni fa. - disse, severo - Sei esattamente come quando eravamo a Swizzles, e la cosa mi disturba. Tu non sei così, non voglio vedere quest'espressione triste e depressa. Voglio la sorellina idiota che ho sempre avuto. - spiegò.
La ragazza l'osservò negli occhi, incredula. Non immaginava che il Simon si sentisse realmente in quel modo. La brunetta desiderava l'atmosfera di Swizzles ma, a quanto pare, lui non sopportava quella depressione. In quel momento le sembrava di essere riuscita a capirlo un po' di più.

- Caesar... -
- Nozo. Io ti voglio bene. Sei come una sorella minore, voglio scherzare con te, non voglio vederti mentre ti distruggi da sola. -
- Ma... io... -
- Dimmi, c'è già qualcuno che ti piace? Qualcuno di esistente, però. - chiese. - Potrei aiutarti a conquistarlo. -

E due. Era la seconda persona che le poneva quella domanda.

- Io... non... no... non c'è nessuno... - rispose, incerta.
- Bene, allora ti aiuterò io. Permettimi di farlo, ti prego. Voglio vederti rilassata. - disse – So come ci si sente dopo, e so che ti sentirai meglio. Voglio farti stare bene, anche solo per una volta. -
- Ma queste... sono cose che... - stava riuscendo a capire il suo ragionamento, ma i due erano diversi e lei non necessitava delle stesse cose di cui il Simon aveva bisogno. Per quanto davvero volesse aiutarla, non poteva farlo in quel modo.
- Per il momento, visto che non c'è nessuno che può farlo. Me ne assumerò la responsabilità. Lascia fare a me. - avvicinò rapidamente il suo volto e sfiorò il collo della ragazza con le sue labbra.
- Ah! - gemette, quasi disgustata. - ...Caesar, no! Davvero, no, ti prego! - urlò.

Un forte colpo li fece sussultare, il Simon venne scaraventato con forza verso il terreno e la Vongola si ritrovò ad osservarlo, aveva la guancia rossa e lo sguardo dolorante. Spostò rapidamente l'attenzione verso un uomo di fronte a lui, con lo sguardo impassibile.
Aveva i capelli color neve, gli occhi azzurri e l'espressione glaciale.

- Cosa stavi facendo? - chiese, con una calma inquietante. Sembrava che, nonostante la sua apparente tranquillità, volesse disintegrarlo con lo sguardo. - Ha detto di no. -

Il Simon si alzò lentamente, osservando l'albino.
- No, scusa Cristal. Stavo solo... la volevo aiutare, sai com'è stupida. - disse, abbozzando un amaro sorriso. Sicuramente stava cercando di chiarire quello che per lui era un malinteso, parlandogli con calma e ridacchiando per cercare di tranquillizzarlo.
- Ti aveva chiesto di smettere, non aveva bisogno di alcun aiuto. - disse lui, osservando lo sguardo perplesso di Caesar - Non hai il diritto di decidere per lei. -
- Sì... ma... - sembrava non sapesse cosa dire, limitandosi ad osservare il Neveria negli occhi, mente si massaggiava la guancia ancora rossa.
- Vattene, Caesar. Hai già fatto abbastanza, qui. -
L'atmosfera era più che tesa, la brunetta non si azzardò a parlare e osservò i due guardarsi con sguardi decisi.
- Te lo giuro, non volevo farle del male. - aggiunse.
- Stalle lontano. - disse, quasi come un ordine.

- Cris-kun, è ok! - la brunetta si avvicinò rapidamente all'albino, che si voltò a guardarla negli occhi – Davvero, è stupido ma avrà sicuramente capito. -
Portò l'attenzione sul Simon, aveva un'espressione perplessa e l'osservò severamente.
- ...Ti ringrazio per il pensiero, ma io sono io e tu sei tu. Le cose non funzionano in egual modo per entrambi. Non ho bisogno di certe cose per stare bene. - spiegò.
- Mh. Hai ragione. - il Simon si grattò il capo, abbastanza confuso e forse anche un po' colpevole, osservando i due. - Mi sono lasciato trasportare, perdonatemi. -
Non aveva idea se stesse cercando di rimediare o l'avesse detto solo per scena, ad ogni modo la ragazza si sentiva già molto meglio ed era anche riuscita ad esprimere tutto ciò che stava pensando poco prima. Per fortuna Cristal era arrivato in tempo.
- Sei sicura che vada tutto bene? - il Neveria si chinò su di lei, prendendole il viso tra le mani e osservandola con dolcezza.
La brunetta arrossì, sorridendo.
- Sì... grazie per essere venuto, ma puoi stare tranquillo. - ridacchiò – Sappiamo com'è, quell'imbecille. -
- Sì, lo so. - si voltò verso il bruno, la sua espressione era tornata impassibile.

Il Simon quasi non ridacchiò, ormai era abituato alle offese della sorellina, li stava inoltre osservando con interesse e il suo sguardo si muoveva velocemente tra i due. Infine, un sorriso si fece strada sul suo volto.
- Ah... ora capisco tutto. - annuì, sembrava quasi divertito – Mi spiace, davvero. Non farò più nulla di simile, potete stare tranquilli. - spiegò, stranamente calmo e quasi più rilassato. - Mi raccomando, pensaci tu a lei. - disse infine, rivolgendosi a Cristal.
- Lo farò, con immenso piacere. - rispose il Neveria, osservando Caesar mentre si allontanava e salutava con il braccio alzato, dando loro le spalle.

Cos'era appena successo? La brunetta stava ancora cercando di mettere a fuoco la situazione.
Cristal era appena arrivato, chissà come li aveva trovati e aveva mollato un pugno a Caesar. Dopo la discussione, il Simon se n'era andato abbastanza tranquillo, sembrava si fosse davvero arreso.
Ma si era beccato un pugno in faccia da Cristal.

Quasi non rise.

- … Nono. Stai bene? - chiese lui, osservando la ragazzina divertita.
- Sì, certo! - disse lei, ridendo di gusto – Ora ho realizzato... gli hai dato un pugno! L'hai colpito! - disse.
- … Ti stava molestando. - disse lui.
- Sì, ma... il fatto che l'hai preso a pugni... cioè... hai dato un pugno a Caesar! - era troppo divertita, non riusciva nemmeno a capire il perchè – Davvero... grazie! Penso che non riuscirò a non ridere pensando a questa scena! -
L'albino sospirò, avvicinandosi a lei e abbracciandola.
- ...Eh? - Nozomi si stupì per quel gesto improvviso.
- Ero preoccupato. - disse lui, accarezzandole i capelli. - Ho delle pessime novità... per questo sono arrivato personalmente. -
- … Cosa sta succedendo? - chiese lei.

I due si erano avviati verso casa Sawada, la brunetta molto meno nervosa di prima, ma ancora abbastanza spaventata. Stava cercando di non pensare a cosa fosse accaduto poco fa, Caesar era davvero fuori di testa. Come pensava di aiutarla in quel modo? Non voleva di certo fare cose oscene con lui, specialmente per strada.
- Ad ogni modo, la notizia più preoccupante riguarda Clover II. - disse lui, continuando il discorso - E' in libertà. -
- Cosa? - la brunetta si fermò, voltandosi verso di lui.
- Anzi, per essere esatti lo è sempre stato. Quello catturato da Hibari Kyoya era... una copia. -
- Una copia? Come sarebbe a dire? -
- Non lo sappiamo con certezza... è possibile che Stanford abbia realizzato diverse copie di Clover II. - spiegò – E non so perchè non si sia ancora fatto vivo, dopotutto quello scienziato sembra aver bisogno degli sciamani, perciò prima o poi arriverà qui. -
- Di sicuro non sa dove siano adesso. - disse lei, preoccupata, pensando al laboratorio di Masato.
- Probabilmente no, ma... - l'albino si guardò intorno, prima di riportare l'attenzione su di lei – Ho avuto modo di sapere che c'è una famiglia alleata ai Vongola che sta nascondendo Stanford. Il suo attuale laboratorio si trova in Italia, ma nemmeno Decimo sa dove. -
- Una famiglia lo nasconde? - Nozomi era perplessa, quasi non ci voleva credere – Chi sono? E perchè? -
- Non ne abbiamo idea, tuo padre è preoccupato proprio per questo motivo. Stanno cercando di scoprire la verità, inoltre sono alla ricerca del vero Clover. - spiegò – Ultimamente Decimo è lontano dalla magione, a quanto pare ha messo in giro la voce che è fuori per un viaggio personale. Credo stiano cercando di stanare i traditori, e sfrutteranno una riunione che si terrà domani, in assenza di Decimo. In sua assenza, sarà il suo braccio destro a presiedere. -
- Ma tu come sai queste cose? - chiese lei, perplessa.
- Tuo padre. - disse lui – Poche ore fa ero in Italia, sono riuscito ad incontrarlo in segreto. Abbiamo un accordo per il quale siamo obbligati a passarci informazioni riguardanti Stanford. -
- ...Cris-kun... grazie. - chinò il capo, lievemente – Per aiutare mio padre, intendo... -
- E' un nemico comune, in certi casi è meglio collaborare. - spiegò.

I due ripresero a camminare, stavolta la tensione sembrava minore. Nozomi era felice che lui stesse collaborando con suo padre, tuttavia non aveva idea di chi fossero i traditori. Sperò vivamente che sarebbero riusciti a trovarli.

- Domani è il tuo ultimo concerto, vero? - chiese lui, curioso. - Sono sicuro che sarà il più memorabile. -
La ragazzina abbozzò un sorriso, non voleva davvero pensare a cosa sarebbe successo il giorno successivo.
- Mi mancherà... fare la idol... - disse lei – Ma con tutto ciò che sta accadendo... forse è un bene che domani smettiamo. -
- Non pensare al resto, pensa a te stessa e a ciò che vuoi. - le lanciò un'occhiata dolce – Io ti appoggerò, qualsiasi decisione tu prenda. -
Un largo sorriso si fece strada sul suo volto. Sapeva di potersi fidare di lui.
Stranamente la sua mano destra si mosse da sola, afferrando il braccio del ragazzo e appoggiandosi a lui.
- ...Nono... -
- Grazie, Cris-kun. -
Era felice, stranamente con lui si sentiva al sicuro e sapeva di potergli confidare qualsiasi cosa. Era una sensazione davvero strana, ma le piaceva.

Mancava solo un giorno e finalmente avrebbero mandato via lo stress e avrebbero potuto dedicarsi a ciò che stava accadendo attorno a loro.
Sarebbe andato tutto bene. Doveva andare tutto bene.

***

Il telefono squillava insistentemente e, seppur seccato, il ragazzo lo tirò fuori dalla tasca. Si trovava seduto su una panchina, con la guancia ancora dolorante, ad osservare sullo schermo il numero dello scocciatore, purtroppo nascosto. Perciò si decise a premere un bottone e a rispondere, curioso di sapere chi fosse.
- Caesar-kun. - una voce maschile che riconobbe all'istante costrinse il ragazzo ad alzarsi di scatto.
- Tsuna-san??? - urlò, incredulo.

   
 
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