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Autore: dracodraconis    20/06/2008    5 recensioni
mi sono decisa a scrivere qualcosa di breve e leggero, per riprendermi dalla stesura della mia opera prima (l'ottavo anno); siamo alla fine del sesto anno, ma questa fanfiction non tiene conto del sesto libro... harry ha appena scoperto che il biondo Serpeverde non gli è poi così antipatico... ma... dite che ce la faranno a capirsi, prima o poi? forse sì, se qualcuno decide di dargli una mano!
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Harry
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Eccomi qua!
Sono contenta che la storia vi stia piacendo: tra le recensioni e i preferiti, mi avete fatto venir voglia di continuarla!
Disgraziatamente, il fatto di star fuori dodici ore al giorno rallenta molto i miei ritmi di scrittura… E poi internet è andato per un po’ a pascolare nei campi della burocrazia della Telecom…
Potrei arrischiarmi a dirvi che sarà finita in non più di tre o quattro capitoli, ma come sapete non ho un grande controllo sulle storie che scrivo: più che altro mi sembra di essere semplicemente la narratrice di cose che avvengono comunque.
So che aspettate il seguito anche de "L'ottavo anno", il cui capitolo arriverà (mi sbilancio) lunedì notte; per il momento, sono felice di essere qua: mi lasciate qualche recensione di benvenuto?
Nel frattempo (angolo della pubblicità), ho postato anche una one-shot, che oramai dovretsa aver visto: dato che l’ho impostata come roundrobin, mi farebbe piacere se qualcuno di voi che mi legge volesse dire la sua con qualche capitolo…
Vi lascio alla lettura, ma prima... Per la cronaca, Harry sotto la doccia canta le canzoni dei Puddle Of Mudd, dei Sum 41, dei The Shins e qualcosa dei My Chemical Romance: Hermione gli ha regalato una specie di radio magica che, opportunamente modificata, capta anche i canali babbani.
Spero che non vi foste aspettati ballate romantiche del folklore britannico!
Dal momento che è molto geloso della sua privacy, per favore non andategli a raccontare che ve l’ho detto.







La mattina successiva era stata data voce in giro per il dormitorio dei Serpeverde di non rivolgere parola a Draco Malfoy. Persino i compagni del suo stesso anno si tenevano a debita distanza, figuriamoci i più piccoli.
Al ritorno dalla colazione in Sala Grande, dove di Draco non si era vista l’ombra, Tiger aveva posato un piatto di leccornie davanti alla porta del loro Prefetto ed aveva bussato tre volte, per poi allontanarsi: qualche secondo dopo una mano candida ed affusolata si era introdotta nel varco creato dal battente ed aveva ritirato il piatto. Il tutto senza che venisse proferito verbo.
Verso le due del pomeriggio un elfo di Hogwarts era venuto a bussare alla Sala Comune ed aveva consegnato direttamente nelle mani di Malfoy, che lo aveva atteso sulla soglia della sua stanza, una missiva. Nott aveva visto Draco inchiodato lì rabbrividire ed aprire la busta con una furia controllata che si era via via fatta meno controllata mentre ne scorreva il breve contenuto. Alla fine, Draco aveva accartocciato e lanciato via la pergamena con un urlo, un ruggito, e schiumante di rabbia si era di nuovo chiuso in camera sua dove da ore passeggiava avanti ed indietro come una tigre in gabbia. Goyle, incuriosito, era entrato nella stanza e ne era stato cacciato fuori con una fiumana di insulti che avrebbero scosso persino un gigante dei ghiacci. Da allora, regnava un silenzio innaturale da entrambi i lati della porta. Le congetture si erano sprecate, ma nessuno aveva osato chiedere.
Blaise, che immaginava cosa fosse successo, parlottava in un angolo della Sala Comune con Pansy: avevano recuperato la lettera e dopo averla letta avevano lanciato sguardi preoccupati in direzione della stanza dove Draco era barricato.
Se parlerai tu, parlerò io, ripetendo quello che ti ho detto questa notte.
NON HA SIGNIFICATO NIENTE”.
Solo queste parole erano vergate sulla pergamena, per di più anonima.
Ma i due ragazzi sapevano a chi appartenesse quella grafia un poco sghemba.

Mi rifiuto categoricamente di ammettere che la serata appena trascorsa possa avere avuto altro fine e significato che non fosse la vendetta!
Nego ogni coinvolgimento, ogni partecipazione emotiva! Capito, diario del cazzo?
E non mi interessa e non mi tange che lui accampi stupide scuse, come quella che il bacio non è contato niente per lui, solo per evitare che io divulghi la mia notizia!
Attenderò il momento opportuno per sputtanare Harry… Cioè, Potter!
Lui non mi piace, baciarlo è stato orribile e non l’avrei mai fatto se non avesse portato al compimento del piano!
Credo.

-Harry?-, chiamò Hermione da dietro la porta del dormitorio del sesto anno Grifondoro. -È tutto il giorno che non esci di lì, iniziamo ad essere in pensiero… E poi, qua su fa un caldo terribile e tu non hai mangiato e bevuto niente in tutto il giorno: finirai con il sentirti male…-
-Amico-, si intromise Ron. –Hai ancora fatto quegli strani sogni? Quelli per cui da mesi non riposi bene?-
Dentro la stanza, Harry premette ancor più la faccia sul cuscino e pianse più forte.
Fuori, Hermione tirò una forte gomitata a Ron, che però non colse il velato accenno dell’amica a zittirsi e continuò a girare il coltello nella piaga.
-Sai, mi dispiace per te… Anche se non te l’ho detto mai prima. Quegli incubi devono essere tremendi, perché passi le notti a gemere e a rigirarti nel letto come se le visioni che hai non ti dessero pace… A volte ti guardo e sei tutto sudato…-
Harry attaccò ad ululare, la voce soffocata fortunatamente dalle piume del cuscino.
Hermione tentò di trascinare via Ron prima che l’altro suo amico decidesse di buttarsi di sotto dalla torre, spinto dalle consolazioni del rosso.
-Vieni via, Ron, per l’amor del cielo…-, lo esortò lei esasperata.
-Ma, Hermione, prima mi dici che devo parlare di più con lui e poi…-
-VIENI VIA, HO DETTO!! Seamus, prenditi questo cretino e portalo a fare due tiri a Quidditch! Harry-, continuò girandosi e parlando alla porta in modo più controllato. –Se solo tu ti decidessi ad ammettere cosa ti fa stare male… Io… Guarda, mi dispiace di non averlo capito prima, neanche quel giorno in cui è stato fatto lo scherzo a Malfoy… Ma ora ci sono arrivata, e ti assicuro che non c’è niente di male… Niente di sbagliato… Nessuno ti biasimerà… Beh, forse Ron all’inizio non sarà proprio esultante, ma lo accetterà… Harry, ti prego, esci e parliamone…-, lo scongiurò Hermione. Poi aggiunse quello che secondo lei avrebbe dovuto sollevare di morale il ragazzo. –Nessuno sceglie di chi innamorarsi…-
Adesso il pianto si poteva distintamente sentire oltre il cuscino e la camera, fino alla Sala Comune.

E così, rifletté Harry con un angolo della sua mente mentre singhiozzava, era di quello che si trattava: sembrava paradossale che lo avesse compreso Hermione al posto suo… Che fosse stata lei a tradurre in parole il tremendo sospetto che lo aveva colto al rientro nel castello quella notte: era innamorato.
Né più, né meno.
Era una catastrofe.
Molto più grande del semplice essere gay ed attratto da Draco Malfoy.
Si disse che non poteva essere… Non ci si può innamorare così, in una serata, e per di più di uno stronzo che rovina il tuo più bel bacio della vita con minacce e cattiverie.
Decisamente no.
Allora perché stava sorridendo come un beota al solo ricordo di quel bacio, persino tra le lacrime?
Perché era stato fantastico.
Il modo in cui Draco gli aveva reclinato la testa per poter avere meglio accesso alla sua bocca, il modo in cui lo aveva sovrastato spingendolo contro il muro con tutto il proprio corpo. Come aveva mosso la lingua, le mani, le dita nei capelli di Harry.
Il gemito che aveva emesso poco prima di forzare le labbra del moro.
Era stato tanto magnifico il durante quanto terribile il dopo.
E Harry lo amava. Di un amore appena sbocciato, di un amore che ancora non era propriamente amore… Harry era innamorato, ecco.
Un po’ meno grave essere innamorato, rispetto ad amare.
Un gran casino lo stesso.
“Però… Magari meno doloroso”, si disse il ragazzo rialzando la faccia dal cuscino.
Magari se lo poteva dimenticare.
Poteva imporsi di dimenticarlo.
In fin dei conti, quanto mancava alla fine della scuola? Qualche settimana, semplici manciate di giorni: manciate di giorni in cui doveva tener duro e poi non lo avrebbe rivisto fino a settembre; Harry sarebbe andato dai Dursley, poi alla Tana.
Niente Malfoy.
Si sarebbero rincontrati per l’inizio del settimo anno, se Voldemort non avesse deciso di scombinare le vite di tutti prima: per allora, per Harry, Draco Malfoy sarebbe stato un Signor Nessuno qualsiasi.
E da qui alla fine della scuola lo avrebbe ignorato. E detestato per quello che gli aveva fatto.
“Fanculo all’essere innamorato”, concluse uscendo dal dormitorio per andare a farsi una doccia nei bagni al settimo piano.
“Risponderò alle sue offese, ai suoi insulti”, si ripromise fieramente. “Non mi tirerò indietro se vorrà fare a botte. Non mi lascerò mettere sotto”.
Alla menzione di “lasciarsi mettere sotto” qualcosa guizzò nei boxer di Harry, che con un gemito decise di optare per una doccia gelida.

Nel frattempo, Draco era diventato ormai presso che isterico, pronto ad avadakedavrizzare il prossimo… Quando una calma innaturale scese su di lui. Ruotò la testa a destra e sinistra, eliminando la tensione dal collo e smise di camminare per la camera, dirigendosi invece verso la porta: anche lui aveva deciso che l’acqua gli avrebbe schiarito le idee e lo avrebbe rimesso nel giusto stato d’animo, per cui si era indirizzato verso il comodo bagno dei Prefetti del quinto piano.
Sì, un bel bagno lo avrebbe calmato. Un bel bagno… E Mirtilla Malcontenta da gambizzare, metaforicamente parlando
-Mirtilla!-, tuonò spalancando la porta ma con voce allegra. –So che sei qui! Presto, vieni!-
La faccia perennemente triste di Malcontenta sbucò da un rubinetto e la sua espressione si fece quasi morbosamente simile a felice quando vide chi era entrato.
-Ohoooo, sei tuuuu!-
Draco le scoccò un’occhiata assolutamente compiaciuta: dopotutto, anche se era morta, era pur sempre qualcuno che lo adorava.
-Mirty, mi faresti compagnia mentre mi faccio un bagno?-, chiese, sapendo già quale fosse la risposta. La ragazza annuì con enfasi e scivolò fuori dalle tubature, mentre Draco iniziava a spogliarsi: da questo punto di vista erano perfetti insieme: lui non aveva problemi a farsi vedere nudo, lei non aveva problemi a vederlo nudo.
-Allora-, cominciò distrattamente mentre si sfilava la camicia dalle spalle, lasciando che gli si vedessero i muscoli della schiena mentre li fletteva, -hai poi fatto quello che ti avevo chiesto?- e girò la testa da sopra una spalla per guardarla.
Mirtilla stava sbavando, o almeno Draco credette questo, anche se forse i fantasmi non possono sbavare.
-Come?-, parve riscuotersi.
-Hai poi fatto quello che ti avevo chiesto?-, ripeté non molto pazientemente.
-Io… Beh, lui non si è visto molto ultimamente…-
-Imago stato!-, esclamò di punto in bianco Draco girandosi e puntando la bacchetta contro il corpo… La persona… La forma di Mirtilla, che rimase bloccata a fluttuare sopra la vasca, con la bocca ancora aperta nell’ultima parola. Il biondo terminò di spogliarsi e si calò nell’acqua. Sorrise beffardo.
-Allora, Mirtillina, ti è piaciuta questa mia nuova magia? Mi sono preparato nell’ultimo mese, in attesa dei nostri incontri, e questo è un vecchio incantesimo che non conoscono o non usano più in molti: del resto, di solito non c’è bisogno di fermare i fantasmi, visto che la maggior parte di loro, contrariamente a te, non crea disturbi. Ora-, proseguì mellifluo, -ti libererò, ma tieni presente che potrei ripetere la magia se dovessi, come dire, diventare pressante come il tuo solito. E voglio informarti che questa fattura può essere sciolta solo da chi l’ha pronunciata. Vedi, sarebbe molto fastidioso per te rimanere a dondolare in quella posizione in quel posto per diversi giorni… Imago exempta-
Come fu libera, Mirtilla iniziò a lamentarsi con singhiozzi ululanti. Draco la lasciò fare per un periodo indeterminato, ignorandola, durante il quale si tuffò sott’acqua e ne riemerse con una montagna di sapone sulla testa, sbuffando e riavviandosi i capelli; perse qualche respiro a considerare che ormai avrebbe dovuto tagliarli di nuovo, giusto per non accentuare troppo la somiglianza con il padre, ma chi sa perché non riusciva a decidersi… E forse la tortura alla ragazza fantasma poteva cessare, o sarebbe stato poi impossibile cavarle qualche informazione utile: si alzò in piedi nella vasca spalancando le braccia e sorridendo mentre la guardava da sotto in su: sapeva di offrire uno spettacolo magnifico, con le goccioline di acqua colorata che scorrevano lungo il suo corpo sulla pelle diafana come la porcellana, le guance e le labbra più rosse del solito per via dell’alta temperatura raggiunta nella stanza, gli occhi brillanti di malizia.
Mirtilla si strangolò con un suo stesso singhiozzo, sempre che gli spettri potessero strangolarsi.
-Dai-, la invitò la Serpe con un tono confidenziale, -vieni a sederti accanto a me e chiacchieriamo un po’: raccontami come hai passato questo ultimo periodo-.
Lei gongolò, tutta risolini e gridolini.
Ma Mirtilla era Malcontenta mica a caso. Le sue avventure di non-vita avrebbero annoiato persino il professor Ruf; Draco si era stampato in faccia una maschera di interesse dietro la quale pensava ai cazzi suoi ed un paio di volte dovette nascondere degli sbadigli dietro cumuli di schiuma. Ad un certo punto una nota di verde sulla vetrata del bagno gli ricordò il suo appuntamento della sera prima e decise di interrompere quel fiume di parole.
-Sì, credo anche io che dovrebbero sfrattare le sirene dal lago e credo che si siano comportate in modo veramente orrendo con te e, sì, mi dispiace di non essere potuto passare a salutarti prima d’ora-, la rassicurò. –Ma dimmi… Di lui cosa sai?-
Durante il quarto anno anche Draco aveva frequentato abusivamente il bagno dei Prefetti, e non aveva impiegato molto ad ingraziarsi Mirtilla; quando poi aveva scoperto che da dopo la seconda prova del Torneo Tremaghi Harry Potter aveva preso a recarsi lì abbastanza spesso, aveva visto nella ragazza una fonte di possibili notizie e da allora aveva raddoppiato i suoi sforzi per tenerla dalla sua parte. Inoltre, Mirtilla lo aggiornava su tutti i pettegolezzi che sentiva nei bagni delle ragazze, e questo dava a Malfoy il potere di ricattare praticamente tutta la scuola.
Non che ne avesse mai approfittato in modo plateale od eccessivo… Ma conoscere i segreti degli altri da potere… E Draco adorava il potere, anche se poi finiva per non servirsene spesso: ti permetteva di vivere tranquillo. Molti dei suoi calunniatori sarebbero stati sorpresi di sapere quanto poco Draco in realtà si interessasse alle faccende altrui; nel suo dormitorio, tranne quando aveva le palle girate, era in genere benvoluto: temuto, ma benvoluto.
Ed in fin dei conti era pienamente odioso solo con Potter. E con i Grifondoro, che erano la banda di Potter. E con gli amici di Potter, che erano appunto suoi amici. E con l’Esercito di Silente, che erano i sostenitori di Potter. E con i conoscenti di Potter che parlavano di lui come se fossero, o Merlino!, intimi. E… Il biondo si trovò a considerare che gran parte di Hogwarts sarebbe vissuta meglio se Potter non avesse avuto a che fare con Draco Malfoy. Mai.
Forse la cosa migliore era obliviare entrambi…
-Oh, aveva smesso di venire qui già dalle vacanze di Pasqua dell’anno scorso e, sai, mi è dispiaciuto molto perché eravamo veramente due spiriti affini: lui non faceva che piangere…-
-Piangere?-, chiese lui interompendo il filo dei suoi pensieri. Pasqua era stato più o meno il periodo in cui Silente era scappato dalla scuola.
-Sì!-, confermò Mirtilla scuotendo affermativamente la testa con veemenza. –Fin dai primi giorni del quinto anno veniva qui a disperarsi. Povero bel Harry, che credeva di essere responsabile della morte di Cedric…-
-Si incolpava per quel che è successo a quel coglione?-
E dire che aveva tifato per lui, piuttosto che per Potter. Per uno squallido Tassorosso che si era fatto fregare da Voldemort come un pivello. Potter lo affrontava e ne usciva illeso da quando aveva un anno… Bravo Potter!
E ora che cazzo significava quel pensiero? Si passò una mano tra i capelli, gonfiando il torace in un sospiro. Mirtilla ridacchiò.
-Cedric era bello!-
-Sì, certo. E Tiger è intelligente!-
-Comunque-, riprese il fantasma con tono sostenuto, -le cose sono andate sempre peggiorando, per Harry: gli incubi, nessuno che gli credeva…-
-Mirtilla, queste cose le so già. Stupiscimi con notizie nuove!-
-Pensava di non avere successo con le ragazze!-, aggiunse precipitosamente quella per placare la crescente irritazione del ragazzo. Il quale strinse gli occhi in un guizzo di autentico interesse.
-Davvero?-
-Si lamentava di non provare interesse per la piccola Weasley quando lei era così affascinata; sosteneva di aver combinato un casino con la cinese Corvonero, di non aver concluso niente al Ballo del Ceppo al quarto anno e cose così… E dire che Chang non è poi così carina… E poi, poco prima di Pasqua, una volta ha aggiunto qualcosa riguardo a qualcuna che non lo considerava neanche… E parola mia questa tipa doveva veramente avere gli occhi ricoperti di pancake!-
Le sinapsi ed i neuroni nel cervello di Draco stavano improvvisando una polka, dopo aver sparato razzi di segnalazione a destra e a manca. Facevano capriole su tappeti elastici.
Un Draco di tre anni aveva alzato un cartello con su scritto “vai, Draco, sei tutti noi!”.
Ecco qual era la soluzione!
A Potter piaceva qualcuno! Un ragazzo!
Doveva solo scoprire chi… E poi, Draco avrebbe potuto continuare a torturarlo, magari ricattandolo, causandogli anzi il doppio dei tormenti.
Deduzione giusta, conclusione sbagliata.
Draco di tre anni uscì di scena trascinandosi dietro mestamente il cartello che aveva sbandierato fino a dieci secondi prima.
-Sei un genio, mio carissimo spettro!-, giubilò invece Draco in carne e ossa alzandosi in piedi fuori dall’acqua ed iniziando a sciacquarsi: concesse a Mirtilla abbondanti visioni del proprio corpo per ricompensarla delle informazioni, perfino mentre si vestiva. Non appena fu pronto, e gli ci volle un po’ per essere perfetto come lui pretendeva, la guardò e chiese a bruciapelo chi tra loro tre fosse più bello. Lei sbatté gli occhi, confusa.
-Fra me, Potter e Diggory-, spiegò lui.
-Ah! Oh, beh, non saprei…-
-Il nome, Mirtillina-, minacciò il biondo.
Il sorriso di lei si illuminò, avendo raggiunto una verità universale con il suo cervellino morto.
-Tu e Harry! Siete opposti ma ugualmente belli! Uno chiaro come il sole, l’altro scuro come… Come… Ma sì, siete il vostro riflesso opposto, la… Anche come carattere! Anche se a prima vista non sembrerebbe! È come se foste in un qualche modo complementari… Una splendida coppia di opposti! Io credo che…-
Il ragazzo annuì e si avviò verso il corridoio; era ormai sull’uscio quando si girò e sussurrò “imago stato” dolcemente e satanicamente.
Poi corse nella sua stanza ad aggiornare il proprio Diario di Guerra.

Forse dovrei smetterla.
La prospettiva di infastidirlo non mi arride poi molto, al momento.
Anche se è bello guardarlo quando ha il viso corrucciato per la rabbia.
Certo, Potter è parecchio carino. Affascinante in una maniera tutta sua, con quel cespuglio incasinato in testa e quegli occhi che sembrano sezionarti, con il suo stupido complesso dell’eroe e la sua maniera di ridere, piena e travolgente.
Forse non è così male neanche quando non è arrabbiato.

Draco si interruppe, solleticandosi il mento con la punta della piuma, pensieroso. L’immagine che gli era passata nel cervello, quell’intrico di corpi e lenzuola, lo aveva lasciato per un istante senza fiato. Chiuse gli occhi respirando a fondo per scacciare la visione e rifiutandosi di procedere su quella linea di pensieri scomodi e che gli dava un certo bruciore di stomaco. Riprese a scrivere cambiando decisamente registro. Convinto che negando con forza avrebbe cancellato il brivido di eccitazione che gli aveva dato immaginare Harry e lui insieme a letto.

Strategia Serpeverde n°3: ATTENDI…
OH, FANCULO LE STRATEGIE! DOMANI MATTINA, APPENA LO BECCO IN CORTILE, LO SCHIANTO!

E così era andata: Draco aveva schiantato Harry prima delle dieci di mattina, alle dodici Harry aveva fatto un incantesimo Herbivicus alle piante presso cui Malfoy riposava in attesa della successiva lezione, lasciandolo imprigionato in un intrico di verde. Verso le quindici Potter si era ritrovato a testa in giù ed alla fine delle materie della giornata i due, rincontrandosi in cortile erano niente poco di meno riusciti a disarmarsi vicendevolmente e contemporaneamente, per passare a quel punto alla zuffa a mani nude.
Si erano ritrovati poco dopo in Infermieria pesti in maniera assurda.
Madame Chips aveva drogato entrambi, perché continuavano a sputarsi addosso insulti come due mitragliette.
-Mi stavano facendo venire mal di testa-, si giustificò con gli amici dei rivali, che li avevano scortati là e la stavano guardando a bocca aperta.
Così, alle sei del pomeriggio, Harry e Draco dormivano.
Ron ed Hermione da una parte, Pansy e Blaise dall’altra, li vegliavano, lanciandosi occhiate imbarazzate.

Una scena simile si era ripetuta il giorno dopo, e quello dopo ancora, con la variante di scenario: la Scalinata Principale ed una Sala Studio.
Sentirli gridarsi fatture attraverso i pianerottoli, separati da scale che continuavano a mutare direzione, era stata una scena abbastanza memorabile: addirittura il Barone Sanguinario si era fermato ad osservare.
La Sala Studio era stata chiusa per restauri.
Persino Pix era fuggito.
Al quarto giorno, appena i due si erano incontrati, davanti all’imbocco dei sotterranei che conducevano a Pozioni, avevano istantaneamente lasciato cadere il libri che portavano e senza neanche provare ad estrarre le bacchette avevano iniziato a darsele di santa ragione, accompagnando il tutto con urla belluine ed offese da primato.
Si erano ritrovati come da copione tutti e sei in Infermieria, con i due disgraziati come al solito k.o. per via delle pozioni… Unica variante: l’orario: un record: non era nemmeno ora di pranzo.
Ad un certo punto Pansy esplose.
-Io non ce la faccio più a star qui seduta ad aspettare che si svegli! Mi annoio a morte!-
E tirò una gomitata a Draco, che mugolò nel sonno.
Ron la guardava come se si aspettasse di vederle uscire le fiamme dalle narici.
-Tu-, esordì, indicando per l’appunto Ron, che sbiancò.
Pansy tirò fuori la bacchetta.
Ron mugolò disperato, rendendosi conto di aver lasciato la propria nel dormitorio..
-Partita a Gobbiglie?-
Hermione e Blaise sospirarono di sollievo all’unisono e si guardarono, sorridendosi in modo titubante.
La Serpeverde nel frattempo aveva evocato due sacchetti ed aveva tracciato un cerchio per terra.
-Ci sto-, rispose Ron avvicinandosi. –Ma non avrò pietà!-
-Oh, nemmeno io…-, ribatté lei mielosa e ambigua: il tono che potrebbe avere una chimera che ti fa un complimento prima di mangiarti.
Ron questa volta arrossì.
Blaise, invece, avvicinò la sua sedia a quella di Hermione.
-Allora, cosa ne pensi dell’ultima lezione di Aritmanzia?-
Ed iniziarono a parlare.

Quando Harry e Draco si svegliarono, era pomeriggio inoltrato ed erano soli. Il tempo di notare che i loro rispettivi amici non c’erano e che per terra era stato disegnato un cerchio per il gioco delle Gobbiglie, che avevano ripreso ad azzuffarsi.
Smisero solo quando arrivarono i loro rispettivi Capocasa, comunicando che sotto ordine del Preside, si erano guadagnati tre giorni di detenzione ciascuno in un’ala isolata del castello. Sia Piton che la McGranitt ci tennero a sottolineare che Silente non aveva mai ordinato la detenzione da quando era diventato Preside.

Furono tre giorni tranquilli per la scuola: tutto lo staff di Hogwarts, gli studenti e persino ritratti, fantasmi ed armature parevano più rilassati, distesi.
Anche la calura si era ridimensionata.
In più, si poterono notare quattro personaggi, due Grifondoro e due Serpeverde, che giravano sempre più spesso insieme nel tempo libero.

Harry aveva scontato quella punizione in bilico tra sentimenti di furia verso Draco Malfoy, vendetta verso Draco Malfoy, desiderio verso Draco Malfoy… insomma, aveva pensato costantemente a Draco Malfoy, e la cosa lo aveva depresso.

Draco ne aveva approfittato per sfogarsi.
Non era servito a molto, ed ora si sentiva ancora più confuso, sempre rifiutandosi di dare una definizione a quella confusione.

Stupido Silente, stupida punizione, stupido Harry, stupide canzoni di stupidi Babbani che non se ne vanno dal mio cervello da quando ho sentito lo stupido Harry cantarle, stupido caldo che fa in questa torre, stupidi ricordi di quella stupida sera, stupida sera che non ha significato niente, stupido bacio che per Potter non ha significato niente… E neanche per me, ovviamente! Lo ribadirò fino alla morte!
Stupide mani di Potter sui miei fianchi, stupido buon sapore della pelle di Potter, stup…

La chiave che girava nella toppa interruppe lo sproloquio scritto di Draco, che infrattò il Diario di Guerra sotto una pila di libri.
Il volto severo della Professoressa di Trasfigurazione fece capolino dalla porta aperta.
-Signor Malfoy, la sua detenzione è finita. Raccolga i suoi oggetti e mi segua.
In corridoio c’era già Harry Potter scortato da Severus Piton.
Draco si risentì che fosse stato scarcerato prima Harry di lui, poi si dette di idiota infantile, ma il risentimento non si placò, se non quando notò che Harry Potter non aveva per niente il viso felice: doveva aver passato tre giorni di merda, lode a Salazar.
Draco sperò che le zanzare non lo avessero fatto riposare mai.
Forse avrebbe invece preferito sapere la reale motivazione di quell’espressione; forse, nel saperla, avrebbe gioito di più. O forse, avrebbe avuto una diversa reazione, che lo avrebbe portato su una strada nuova.
Ma Draco la reale motivazione non la sapeva, e si limitò a ringraziare sentitamente il popolo delle zanzare.
Perché Harry Potter doveva soffrire.
Meglio se per mano di Draco Malfoy.
Anzi, Draco stava già progettando nuovi e rinnovati tormenti, perché non sapeva risolversi a lasciare in pace Harry, neanche per un secondo.
E non c’entrava niente con quello che insinuava Blaise, né con le stupide teorie di Pansy: non era assolutamente vero che dava il tormento a Harry perché non sapeva stargli lontano.
Anzi: lui lo odiava!
Lo avrebbe martirizzato con ulteriori e migliorati piani e… E poi Harry sollevò lo sguardo e lo fissò con tutta la rassegnata tristezza di questo mondo, lo guardò come se Draco fosse un fiore raro, anche se velenoso, un animale magnifico anche se letale.
Draco si sentì travolgere da quello sguardo, ebbe in qualche modo paura del carico di sentimento che vi si leggeva e fece un passo indietro: per un secondo, un solo secondo, valutò la possibilità di ricambiare quello sguardo, ma poi la sua dannatissima bocca si aprì di sua propria iniziativa, come al solito per vomitare insulti.
-Potty, sarà stato difficile per te star da solo… Voglio dire… Con tutto il vento che tira in quella testa vuota…-
Non era stato un grande insulto, per la verità. Ma tanto bastò perché la tenera tristezza dallo sguardo di Harry scivolasse via. Il volto si indurì nell’espressione rabbiosa che tante volte aveva riservato a Malfoy.
-Io almeno non ho avuto difficoltà a prender sonno perché ho paura del buio…-, replicò acido il Grifondoro. –Io non ho urlato come una mammoletta, facendomi sentire a metri di distanza-.
Si scrutarono in cagnesco, arrabbiati. Di nuovo. Come sempre.
Fu la McGranitt a parlare, forse perché Piton, alle spalle di lei, era troppo impegnato a guardarli schifato.
-Adesso basta. Quanto successo non dovrà ripetersi. Nel caso scoppi ancora una lite in cui siete coinvolti nei pochi giorni che restano prima del termine dell’anno scolastico, verrete espulsi senza possibilità d’appello; spero di essere stata chiara. Adesso, stringetevi la mano come due gentiluomini. Avanti!-
I giovani si strinsero le mani come se ognuno dei due temesse di prendere la lebbra dall’altro.
Nel frattempo, si stavano guardando come se si volessero sputare addosso.
Non appena si furono lasciati i palmi, scattarono via da quella torre afosa, quasi all’unisono.
-Neanche io e James Potter ci odiavamo tanto-, considerò Piton affiancandosi a Minerva McGranitt. –E dire che io ero più diabolico di Malfoy e lui molto più stronzo del figlio-.
-Severus, tu dei ragazzi non hai mai capito niente. Dei sentimenti ancora meno-, sospirò la Vicepreside. –Vieni con me, ti offro un bicchiere di tè freddo e ti spiego un paio di cose su quei due là-, aggiunse osservando le schiene dei due studenti che si allontanavano stando ben attenti a rimanere lontano uno dall’altro. Troppo attenti. Davvero troppo.

Nei giorni successivi Draco fu tentato, la sera, dopo aver cenato, di andare a cercare Harry Potter. Sapeva che il ragazzo spesso si recava alla Torre di Astronomia, lo aveva imparato quando lo pedinava: si portava lì una bottiglia di succo di mela freddo e la beveva seduto sul davanzale di una delle finestre, talvolta con la sua stupida civetta accanto, spesso da solo.
La scuola sarebbe finita dopo tre giorni e loro due non avevano più litigato.
A malapena si infamavano.
Draco non lo avrebbe mai ammesso, ma Harry Potter gli mancava. E sapeva di mancare a lui. Lo vedeva da come lo guardava: per esempio, quando si incontravano entrando od uscendo dalle aule, dalle stanze del castello… Per un secondo, sembrava che Harry stesse per aprire bocca per lanciargli un insulto, o forse dirgli qualcos’altro, ma poi serrava le labbra ed in tutta fretta si allontanava.
Draco aveva fatto la stessa cosa diverse volte.
E poi, si erano ritrovati tutti e due da soli. I loro rispettivi amici si erano fidanzati al termine di quelli che Draco aveva giudicato i corteggiamenti più fulminei della storia.
Il biondo aveva amaramente litigato con Blaise e Pansy, che avevano difeso i Grifondoro con cui adesso stavano, una volta che lui li aveva infamati durante una conversazione a tre nella Sala Comune dei Serpeverde.
-Siamo stufi del tuo atteggiamento, Draco!-, aveva esclamato Pansy alla fine della discussione scattando in piedi. –Abbiamo fatto di tutto per farti aprire gli occhi, ma non si può aiutare un drago che si rifiuta di sputar fuoco! Ti deciderai mai a crescere ed affrontare i tuoi sentimenti? Io non ne posso più di guardarti sprecare il tuo tempo in stupidi dispetti a Potter! Per me da adesso in poi puoi fare quello che preferisci: me ne lavo le mani! Ma ti avverto: insulta ancora Ronald in mia presenza e ti affatturo la lingua!-, aveva minacciato al colmo dell’esasperazione.
Dopodichè si era fiondata fuori dalla stanza.
Draco era rimasto a bocca aperta: da quando si conoscevano era la prima volta che la ragazza gli si rivolgeva in quel modo: doveva essere seriamente infatuata del rosso pezzente… E dire che tempo prima pareva che spasimasse per Draco stesso… Certo, magari il fatto che lui si fosse fatto trovare a letto con Montague non aveva alimentato la cosa…
-Pansy ha ragione-, rincarò Blaise. La sua voce era più tranquilla, ma ugualmente stanca. In un qualche modo colpì Draco ancora di più. –Noi siamo andati oltre le apparenze e i pregiudizi e ora siamo felici. Tutti e quattro. Quando ti deciderai a fare lo stesso?-, chiese uscendo a sua volta per andare dietro all’amica.
E così, Draco aveva deciso di provarci: avrebbe guardato Harry Potter negli occhi e gli avrebbe detto che gli era dispiaciuto aver rovinato quella famosa serata: “quello”, come aveva ribattezzato il bacio nel suo cervello.
Niente di più: non si sarebbe scusato, gli avrebbe solo detto che gli dispiaceva.
E così, aveva lanciato un incantesimo di disillusione su se stesso, dato che oramai lo sapeva eseguire alla perfezione, e sul tardi, quando ormai era sicuro che gli studenti dormissero, era sgattaiolato fuori dal proprio dormitorio e si era diretto alla Torre di Divinazione.
Non sapeva se lo avrebbe trovato, non sapeva in realtà nemmeno se desiderasse trovarlo; cosa avrebbe potuto dirgli in quel caso?
“Ehi, guarda, ho finto che tu mi piacessi come persona per poterti strappare un segreto compromettente e poi ricattarti a vita, ma invece mi sono accorto che mi interessavi sul serio e quando ci siamo baciati, quando tu mi hai baciato, il pensiero del ricatto era ormai lontano mille miglia dalla mia testa, però dopo è scattato qualcosa nella mia testa e ho rovinato tutto… Ho continuato giorno dopo giorno a rovinare le cose, quando magari invece se ti avessi spiegato tutto prima tu mi avresti anche perdonato e saresti passato sopra alla mia cattiveria, dimostrandomi di essere davvero generoso e… Potter, lo vedi che sei un cretino? Ti pare il modo di farsi maciullare il cuore, concedendolo ad una delle persone che più ti ha tormentato? Cosa c’è che non va in te?”
No, questa ultima parte era meglio se non la diceva. Suonava un po’ troppo controproducente… Ma alla fine, cosa è che lui, Draco Malfoy, desiderava? Che fosse finalmente giunto il tempo di fare chiarezza nel marasma che sentiva dentro? Che bisognasse guardare oltre Hogwarts, oltre la guerra? Che invece di occhi rossi fossero quelli verdi che voleva seguire?
Così tante domande, così poche scale…
Quando salì gli ultimi gradini, Draco era ormai convinto di voler attraversare l’aula di corsa per fiondarsi giù dalla finestra, altro che chiarirsi con Harry.
Solo che quello che vide gli gelò il sangue nelle vene e lo inchiodò lì dove si trovava.
  
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