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Autore: Agapanto Blu    20/02/2014    1 recensioni
Quando le urla della partoriente tacquero e si alzarono quelle più fioche e infantili dei nuovi nati, nessuno gioì.
Luka dal passato misterioso, Luka che combatte, Luka con brutti e bei ricordi che Yuki non conosce più.
Com'è successo che il Duras più amato dal re dei Demoni, già marchiato del simbolo dei peccatori perché appartenente alla famiglia maledetta, abbia scelto di tradire la sua stirpe, i suoi simili, per la fonte di vita dei suoi nemici?, per una donna umana che avrebbe dovuto voler uccidere?
***
Il passato di Luka e la prima vita di Yuki con lui, o come potrebbe essere andata secondo me.
ATTENZIONE: ci sono dialoghi o descrizioni presi dal manga, non è un tentativo di plagio ma una ripresa di alcuni particolari per "avvalorare" la mia tesi. :)
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Yuki Sakurai, Zess/Luka Crosszeria
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
Capitoli:
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Capitolo III
UN PATTO CON IL DIAVOLO

 

 
“…e la tua solitudine.
…”
 
 
Luka camminava avanti e indietro di fronte alla piccola grotta da quando aveva permesso a Sodom di lasciarvi la Luce del Dio. Il giorno prima.
Sospirò, insultandosi mentalmente. Era solo una ragazza svenuta!, anche se aveva quei poteri, era priva di sensi: non poteva essere pericolosa! Eppure non riusciva ad avvicinarsi. Quando ci pensava, si ripeteva di starlo facendo perché lei era il nemico naturale della sua essenza di Duras, ma la realtà era che non riusciva a spiegarsi perché non l’avesse attaccata quando l’aveva vista, perché anzi si fosse preoccupato di non ferirla accidentalmente con la propria spada e soprattutto per quale folle e astruso motivo avesse deciso di portarla con sé. Se un qualsiasi Duras l’avesse scoperto, non avrebbe avuto alcuna possibilità di giustificarsi. Accusa di tradimento, un infinito periodo di torture e la condanna alla permanenza perenne nella camera da letto di Lucifero. Gli avrebbero tolto anche Sodom e Roxass.
Perché?!
L’unica risposta logica nella sua testa era che fosse un maledetto masochista con tendenze suicide. E stava iniziando a pensare che non fosse poi così improbabile.
Scosse la testa, irritato, per l’ennesima volta.
Il Master sta bene?
Luka si voltò mentre Sodom in forma di lupo usciva dalla grotta e lo raggiungeva per sedersi di fronte a lui e guardarlo dal basso in su con evidente preoccupazione.
Sto bene. Sodom come sta?, Luka fece una smorfia nell’accorgersi che stava iniziando ad adeguarsi alla terza persona del suo famiglio. Volevo dire: Sodom, come stai?
Sodom sa che il Master non sta bene., borbottò il drago, Sodom è triste perché il Master è…strano. Sodom non può aiutare il Master in qualche modo?
Luka si sentì toccato da quella premura infantile però dolce. Si inginocchiò a terra e prese il muso di Sodom tra le mani quindi, con gentilezza, iniziò a grattarlo dietro le orecchie, facendolo uggiolare contento.
Sodom però continua a sapere che il Master è strano.
A Luka scappò un mezzo sorriso mentre annuiva. Era difficile distogliere l’attenzione di Sodom, quando si trattava del benessere del Duras. In tutti gli altri campi, aveva la concentrazione di una girandola, ma quando si trattava del suo master diventava implacabile.
Lo so., ammise, Cosa farei senza il mio Sodom?
Sodom, invece che ridere per quel commento come Luka si era immaginato, ci pensò per un attimo con attenzione, ignaro che la domanda fosse puramente retorica, quindi leccò il naso del suo padrone.
Il Master sarebbe triste. Sodom fa sorridere il suo Master e lo protegge.
Per un secondo Luka tacque, sorpreso, ma poi ricordò le ali e il ventre del suo famiglio avvolgerlo all’esplosione della Luce del Dio e annuì.
È vero. Sodom mi ha salvato la vita., Luka sapeva che il suo famiglio desiderava disperatamente vederlo felice, quindi si costrinse a sorridere anche se con scarsi risultati. Grazie.
Sodom lo guardò con attenzione, poi allungò il viso per strofinarlo contro il petto del suo master.
Sodom vorrebbe che il Master sapesse ridere davvero. Il Master lo merita.
Luka fu sorpreso da quell’affermazione. Non si immaginava commenti simili, di solito Sodom si accontentava dei mezzi sorrisi che lui riusciva a dargli perché sapeva che Luka aveva soppresso da tempo le proprie emozioni per resistere al dolore, però negli ultimi tempi non sembrava capace di rassegnarvisi.
Non sapendo cosa rispondere, Luka continuò a grattargli la testa per alcuni minuti. Alla fine, fu Sodom a spezzare il silenzio.
Sodom è preoccupato per l’umana. Perché l’umana non si sveglia, Master?
Luka dovette trattenersi dal ringhiare. E dire che per un istante era riuscito a togliersela dalla testa.
Non lo so, Sodom., ammise.
Allora perché il Master l’ha portata qui? Non voleva curarla?
Sì, e magari anche giurarle fedeltà o firmare un contratto con lei. Perché no?, tanto a quel punto…
Sodom, non so come vadano curati gli umani.
L’espressione di Sodom diceva chiaramente quanto offeso fosse per quelle scuse e Luka digrignò i denti. I due si fissarono negli occhi per alcuni minuti, quindi il Duras imprecò a bassa voce.
D’accordo, andrò a controllarla., cedette. E tanti cari saluti alla sua autorità: se ripensava a come aveva avuto paura che prendere Sodom come famiglio gli avrebbe dato troppo potere sul cucciolo…
Sodom mugolò, contento, quindi si fece da parte per lasciare che il suo master entrasse nella piccola grotta.
Quando Luka oltrepassò la soglia del suo rifugio temporaneo, la roccia gli restituì l’eco basso dei suoi passi, facendogli notare quanto lenta e rigida fosse la sua camminata. Un ringhio basso gli si formò in gola come avvertimento a se stesso, quindi si raddrizzò e, un po’ più velocemente, superò una piccola curva nel cunicolo per poi fermarsi nel vedere la sagoma minuta della ragazza.
Era tutta raggomitolata su se stessa, in posizione fetale, e così sembrava minuscola. I capelli bronzei con sfumature color cenere le si erano allargati sul corpo come una coperta, riuscivano a coprirla tutta. Stringeva le ginocchia sottili al petto perciò mostrava le braccia magrissime, troppo per essere prove di salute. Luka osservò relativamente il kimono lacero che ricordava la corsa nel bosco verso i suoi compagni, ma si focalizzò sul suo viso. Dalla forma leggermente triangolare ma lungo e fine, si apriva su un collo lungo e morbido che lo faceva apparire come un giglio sul suo stelo, ornato da due labbra piccole, a forma di cuore, di un rosa antico quasi grigio, un po’ schiuse per lasciar passare l’aria. Il naso era leggermente all’insù, incastonato tra le guance pallide, e saliva a fare da spartiacque a due occhi grossi le cui palpebre lilla tremavano rivelando i sogni nella mente di lei. Luka non poteva vederla, ma ricordava la sconvolgente tonalità ambrata delle iridi, calda e densa come miele. Anche lei profumava di miele, realizzò, e di giglio e di…
Sangue?!
Luka si inginocchiò a terra e allungò la mano verso i capelli della ragazza, per spostargliele dal corpo e capire se l’odore fosse dovuto a qualche ferita, ma si fermò per un attimo con le dita nella massa morbida e ricca. Le ciocche erano tiepide per il contatto con la pelle e lisce al punto di sembrare liquidi. Senza pensarci, il Duras passò la mano lungo i capelli e si ritrovò a sobbalzare quando la punta del suo indice iniziò a trasmettergli il calore del viso di lei. Al di là del suo controllo, la mano di Luka si posò completamente, palmo aperto, sulla sua guancia. Era tiepida e morbida, anche se a vista sembrava rigida e fredda.
In quel momento, la Luce del Dio sospirò nel sonno e si rilassò appena. Il suo viso inseguì d’istinto il nuovo calore e Luka la sentì strofinarsi contro la sua mano con delicatezza.
Saltò in piedi e in un attimo era a due passi da lei. Ansimava.
Che diavolo…?!
Luka si costrinse a calmare il respiro. Era stata la sorpresa, solo quella, a farlo scattare. Sì, doveva essere stata quella, che altro sennò? Deglutì, riprese il controllo di sé e quindi, il volto imperscrutabile, tornò vicino alla ragazza.
L’espressione della Luce del Dio, ora, era quasi preoccupata, forse spaventata, per l’improvvisa scomparsa del calore appena trovato. Le pupille sotto le palpebre aumentarono i loro movimenti e lei gemette raggomitolandosi ancora di più.
Luka esitò un attimo, ma alla fine sospirò. Controllò finalmente che non avesse ferite poi, non avendone trovate, si tolse sbrigativamente il cappotto della divisa e lo drappeggiò con attenzione addosso alla ragazza.
Non avrebbe senso salvarla per poi farla morire di freddo., si ritrovò a giustificarsi mentalmente.
Ringhiò di nuovo contro se stesso, non aveva nulla per cui difendersi, quindi si alzò e si allontanò con un grugnito.
Alle sue spalle, la Luce del Dio aprì gli occhi e seguì con lo sguardo la sua figura finché non ebbe svoltato l’angolo.

 
[The broken clock is a comfort, it helps me sleep tonight.
Maybe it can stop tomorrow from stealing all my time.
I am here still waiting, though I still have my doubts.
I am damaged at best, like you’ve already figured out.
I’m falling apart, I’m barely breathing
with a broken heart that’s still beating.
In the pain there is healing,
in your name I find meaning.
So I’m holdin’ on, I’m holdin’ on, I’m holdin’ on,
I’m barely holdin’ on to you.]
 

Luka uscì a passo di marcia dalla grotta solo per trovare Sodom fedelmente seduto a lato dell’entrata, gli occhi fissi su di lui come in attesa.
Non è ferita., borbottò mentalmente, laconico, ma il suo amico non sembrò soddisfatto.
Dov’è il vestito del Master?, qualcosa nel tono della domanda disse a Luka che il suo famiglio sapeva benissimo dove fosse il suo mantello e che ne fosse anche ben felice.
Ce ne andiamo., dichiarò Luka, distogliendo lo sguardo e avviandosi verso la foresta.
Master! E l’umana?!
Luka lanciò a Sodom un’occhiataccia.
Non è ferita, è al caldo e al riparo. Starà benone., e per lui la questione era chiusa.
Ma per il lupo dagli occhi gialli no.
E se ha fame? Sodom ha sempre fame!
Sodom è un drago…, obiettò Luka.
…e l’umana ha la pancia che brontola., ribatté Sodom senza esitazione.
Luka stava per ringhiare contro il drago quando gli venne in mente quanto magra fosse la giovane.
Lui, come tutti gli altri demoni, non aveva bisogno di mangiare spesso. Poteva nutrirsi di sangue, ma a differenza di alcune razze dei suoi simili non lo apprezzava, e perciò l’altra opzione era limitarsi a mangiare qualcosa di umano all’incirca una volta ogni due settimane. Per lui il cibo, come il sonno, non era qualcosa di fondamentale: non poteva morire di fame e i suoi poteri non venivano alterati dalla penuria di nutrimento, però i crampi allo stomaco dovuti al digiuno li conosceva bene. Erano ciò che lo aveva cresciuto da piccolo, la prima cosa che lo avesse portato ad uccidere. Il suo addome gli mandò una fitta al ricordo dei mesi passati a stringersi lo stomaco tra le mani perché non era riuscito, durante le risse nell’arena, a prendere neanche un boccone del cibo rancido che i Duras avevano messo in palio e la sua testa lo riportò ai momenti in cui fissava i demoni che lo esaminavano e scommettevano, ridendo, su quale dei piccoli Zess gettati a forza nella mischia avrebbe vinto, su chi non sarebbe riuscito neanche ad avvicinarsi al piatto e su chi sarebbe morto. Le guance della ragazza erano scavate, i polsi sottilissimi e le gambe asciutte: per quanto strano potesse sembrare a lui che gli Zweilts tenessero a digiuno la loro preziosa principessa, era palese che non mangiava da un po’.
Luka sospirò, imprecando mentalmente, quindi incrociò lo sguardo di Sodom.
Immagino tu non abbia la minima idea di cosa mangino gli umani, eh?
Sodom piegò la testa da un lato, confuso, ed emise un verso incerto che rivelò come non avesse pensato a quel piccolo dettaglio.
Immaginavo…, Luka sospirò, poi però diede le spalle al suo famiglio e tornò ad avviarsi verso il bosco, Tienila d’occhio e fai la guardia, io torno subito.
Sodom rimase seduto e guardò Luka allontanarsi nel bosco. Si chiese se il suo master sapesse davvero cosa prendere per nutrire l’umana femmina quindi scrollò il proprio pelo, decidendo di fidarsi.
Stava fissando il bosco di fronte a sé, facendo buona guardia, quando sentì dei suoni sottili provenire dall’interno della caverna. Si voltò, confuso, poi però, assicuratosi che non ci fosse nessuno nei dintorni, entrò a controllare.
L’umana era ancora sdraiata sul giaciglio di erba secca che sarebbe dovuto essere il letto del suo master, ma aveva gli occhi aperti e fissi sul punto da cui Sodom era appena spuntato. Sembrava insicura e si mordeva le labbra.
“Perché non mi ha ancora uccisa?” chiese, la voce bassissima.
Sodom aggrottò la fronte, confuso, e senza pensarci proiettò la sua mente in quella ragazza, pronto a difendere il suo Master.

 
[The broken locks were a warning you got inside my head.
I tried my best to be guarded, I’m an open book instead.
I still see your reflection inside of my eyes
that are looking for a purpose. They’re still looking for life.
I’m falling apart, I’m barely breathing
with a broken heart that’s still beating.
In the pain (in the pain) there is healing,
in your name (in your name) I find meaning.
So I’m holdin’ on (I’m still holdin’), I’m holdin’ on (I’m still holdin’), I’m holdin’ on (I’m still holdin’)
I’m barely holdin’ on to you.]

 
 
Luka sbuffò. Dopo due ore di inutile vagare alla ricerca di un’idea, si era imbattuto in alcuni piccoli frutti rossi che una volta aveva visto mangiare al suo Master. Li ricordava bene perché il maledetto glieli aveva sventolati davanti dopo cinque mesi in cui non gli lasciava toccare cibo, furioso perché Luka aveva ucciso una Zess ribelle troppo velocemente senza farla soffrire a sufficienza. Adesso, dopo tanto, si ritrovava con il cappello macchiato di succo pieno di frutti e un ringhio in gola.
Luka saltò giù dal ramo di un abete appena arrivò di fronte alla grotta, e Sodom gli corse subito incontro, scodinzolando.
Mas-ter! Mas-ter! Mas-ter!, canticchiò nella sua mente e Luka si ritrovò a sorridere con un solo angolo della bocca. Sodom sembrava divertirsi come un matto a canticchiare il suo titolo e allora lui lo lasciava fare, suo malgrado divertito. In fondo, il draghetto era ancora un cucciolo e ogni tanto meritava di giocare.
Hai avuto problemi mentre non c’ero, Sodom?
Il lupo scosse la testa, quindi annusò con attenzione il cappello che il suo padrone teneva tra le mani.
Sono per lei?, chiese, confuso, e Luka annuì.
Senza pensarci tanto, prese una…fragola?…e la porse a Sodom, divertendosi vedendolo annusarla con sospetto per alcuni minuti prima di decidersi a mangiarla.
Quando Sodom gli leccò la mano, ringraziandolo, Luka gli strofinò le dita sulla testa e poi si incamminò verso la grotta. Oltrepassò la piccola curva…e fu congelato sul posto da due grosse iridi ambrate.
Master!, lo chiamò Sodom in quel momento, ricordatosi di un particolare, L’umana è sveglia!
Ma davvero?!, Luka si lasciò scappare con sarcasmo, prima di tornare a dare tutta la sua attenzione alla misteriosa nemica.
Si accorse di essere rimasto fermo sotto lo sguardo di lei, insolitamente calmo per una fanciulla indifesa che si risvegli nel rifugio del suo nemico, e quindi le si avvicinò sbrigativamente. Lei si era tirata seduta, la schiena contro la parete di roccia e le ginocchia tra le mani, ma aveva tenuto il cappotto sulle spalle e vi stava rannicchiata dentro perciò Luka lasciò cadere il cappello accanto al suo fianco destro.
“Mangia.” disse solo, apatico, prima di darle le spalle e cercare di allontanarsi.
Fu quando il Duras raggiunse la curva che la ragazza si riprese dalla sorpresa e sollevò gli occhi su di lui.
“Grazie.” gli mormorò dietro.
Luka si fermò, sorpreso. Ma si era resa conto della situazione?! Le lanciò un’occhiata da sopra la spalla e la trovò intenta a fissarlo. Attese che distogliesse lo sguardo, ma lei non lo fece.
Alla fine, fu lui a cedere e ad andarsene, sentendo gli occhi di lei ancora sulla sua schiena.

 
[I’m hangin’ on another day
just to see what you throw my way
and I’m hanging on to the words you say:
you said that I will be OK.
The broken lights on the freeway left me here alone.
I may have lost my way now, haven’t forgotten my way home.]


La corteccia dell’albero si spezzò e ripiegò su se stessa ma alcune schegge si infilarono nella carne del pugno facendo stillare piccole e scarlatte gocce di sangue.
“Maledizione!”
Luka tirò un altro pugno nello stesso punto, incurante delle ferite sulla propria mano e del tremore del ramo su cui era in piedi. Dopo il secondo fu un terzo e un quarto e un quinto fino a che la sua destra non iniziò a pulsare troppo violentemente anche solo per pensare di muoverla ancora. Allora posò la fronte contro il tronco e si costrinse a prendere respiri profondi tra i denti serrati.
Erano almeno due ore che saltava di albero in albero, fuggendo dal fantasma di quella ragazza.
Sollevò la mano sanguinante e la osservò. Tagli rossi, grosse schegge nere di legno, piccoli brandelli di pelle bianca, eppure poco prima contro quell’accozzaglia sofferente di colori si era spinta la Luce del Dio. Luka non riusciva a capire perché quel tocco l’avesse così turbato. Era stato addestrato al contatto fisico, si era insegnato a sopportarlo silenziosamente anche quando l’unica cosa che avrebbe voluto sarebbe stata divincolarsi, ma forse il problema era la natura di quel tocco. Quella ragazza non lo aveva cercato con cattiveria, più con…bisogno. Era la prima volta che qualcuno oltre Sodom aveva bisogno di lui. Inoltre c’era poi il ‘dialogo’ che avevano avuto. Certo l’ultima cosa che si fosse aspettato era di essere ringraziato, ma comunque tutto questo era un problema minore.
Lei era sveglia. Lo aveva visto, sapeva cos’era e senza dubbio aveva intuito quale fosse il suo compito, quindi che cosa doveva fare lui? Non poteva lasciarla andare come se nulla fosse, ma allo stesso tempo sapeva di non avere il coraggio di eliminarla così, a tradimento.
Tradimento…, proprio ciò che aveva condannato la sua famiglia. Sarebbe stato un tradimento per Sodom, che credeva che lui volesse aiutarla e a cui l’umana piaceva, e per lei, che sembrava aver preso la folle decisione di non aver paura di lui, ma soprattutto sarebbe stato un tradimento per sé stesso. Sarebbe stato come andare contro a tutto quel briciolo di onore che aveva lottato per mantenere, quel poco che gli restava.
Sbuffò. Ma allora cosa avrebbe dovuto fare?, lasciarla andare con tanti cari saluti?!
Maledetto il giorno in cui ho incontrato Sodom!, ringhiò mentalmente.
Quel cucciolo aveva preso la ragazza in simpatia e continuava a difenderla. E purtroppo lui non era proprio in grado di negare qualcosa, qualsiasi cosa, a quel piccolo, per folle e suicida che fosse ciò che chiedeva.
Che cosa ha fatto Sodom?!
Luka si morse la lingua con forza quando sentì la voce scioccata del draghetto nella sua testa. Perché non c’era mai fine al peggio, nella sua esistenza?
No, nulla, Sodom, son solo io che… Sodom? Sodom?
Luka sentì il sangue fermarglisi nelle vene, ogni suo organo sii congelò e immobilizzò mentre i suoi sensi si tendevano per cogliere anche solo un minuscolo segnale dal suo famiglio.
Sodom?!
Nulla.
Prima ancora di realizzarlo, Luka stava correndo verso la grotta infondendo nelle gambe tutta la forza di cui disponeva.
“Sodom!” chiamò non appena arrivò in vista del rifugio, ma il piccoletto non era di fronte all’entrata a fare la guardia.
SODOM?! SODOM, DOVE SEI?!
Luka iniziò a girare su se stesso quasi senza accorgersene, troppo impegnato a cercare con gli occhi una qualsiasi prova di dove fosse andato il suo famiglio. Dannazione, lui non intendeva davvero quello che aveva detto!, era solo nervoso per la Luce del Dio, ma non avrebbe mai davvero rimpianto l’aver incontrato Sodom! Lui era…la cosa più vicina ad una famiglia che avesse, era tutto ciò a cui teneva!
“SODOM, TI PREGO!”, si ritrovò a chiamare, per la prima volta in vita sua piegandosi a supplicare qualcuno.
“Luka…?”
Il Duras si fermò e si voltò di scatto verso la grotta da dove era arrivata la voce di donna che chiamava il suo nome. Se non avesse saputo che era impossibile, avrebbe detto che si trattava della Luce del Dio, ma lei non conosceva il suo nome perciò cosa diavolo…?
“M-Master…?”
Luka non esitò. Quando la voce del suo famiglio lo raggiunse, spezzata da singhiozzi, non perse tempo a chiedersi come fosse possibile che fosse reale e non una mera proiezione di pensieri nella sua mente, ma evocò Roxass e corse dentro.
“Sodom!”
Se quella Zweilt aveva toccato Sodom, non c’era ferita o svenimento o debolezza che avrebbe potuto trattenerlo dal farla a pezzi.
Luka svoltò la curva di corsa…e si irrigidì.
Tutto era pronto a vedere, tutto, ma non un bambino di forse sette o otto anni, corti capelli neri arruffati sulla testa e due grandi occhi gialli resi umidi dalle lacrime, con le braccia dalla tonalità caffelatte strette attorno alla vita della Luce del Dio che, placida anche se palesemente un po’ preoccupata, gli passava le dita sulla nuca. Tra due orecchie nere da gatto tenute basse.
Il demone sbatté le palpebre più volte, ma il bambino rimase là. Dannatamente simile a Sodom.
“Master!” esclamò il piccolo quando lo vide, staccandosi dalla Zweilt per correre ad allacciarsi alla vita del suo padrone mentre ricominciava a piangere disperatamente.
Luka non sapeva che fare perciò, un po’ incerto, abbassò la spada e iniziò a passargli il palmo della mano sulla testa, in una carezza forse troppo inesperta per essere definita tale.
“Non so bene cosa sia successo…” mormorò la Luce del Dio, un po’ esitante, “D’un tratto è corso qui in lacrime dicendo che non sapeva cosa gli fosse successo e che voleva il suo master. Mi ha chiesto di curarlo, ma io non…”
Luka fissò Sodom che piangeva con il viso premuto contro la sua vita, il massimo che riuscisse a raggiungere nella sua scarsa altezza, quindi alzò gli occhi sulla Luce di Dio. Era sicuro che ci fosse qualcosa che non quadrava, ma non riusciva a capire cosa.
“Master! Master, a Sodom non piace! Sodom vuole tornare Sodom! Master!”
Sodom singhiozzava con tanta forza da sobbalzare e Luka stava seriamente iniziando ad andare in panico. Non aveva idea di come gestire un Sodom umano e in lacrime! Così, nel momento del bisogno, fece ciò che qualsiasi demone con tutte le rotelle al loro posto non avrebbe mai fatto.
Alzò gli occhi sulla Luce del Dio e si risolse a chiedere aiuto al proprio prigioniero.
“Che cosa gli è successo?” chiese, la voce gelida quanto l’espressione per nascondere quanto veramente avesse bisogno di saperlo. Aveva imparato dall’esperienza che se avesse scoperto ciò che gli serviva, lo avrebbe usato contro di lui.
La Luce del Dio sembrò sorpresa di essere chiamata in causa, ma rispose in fretta, anche se la sua voce era ancora roca.
“Lui è…un drago, giusto?” chiese.
Luka esitò per un attimo, ma alla fine dovette annuire.
“I draghi, per quanto ho studiato io, hanno un forte istinto di somatizzazione.” mormorò la ragazza, continuando a mordersi il labbro inferiore, “Significa che sono molto sensibili ai propri cambiamenti d’umore e che tendono ad esternarli con delle reazioni fisiche.”
Luka aggrottò la fronte.
“Ha cambiato forma per via di una…forte emozione?” chiese, dubbioso.
La Luce di Dio annuì.
“O almeno, io credo sia così!” si giustificò subito, arrossendo un po’, “Ho letto dei draghi nella biblioteca della Residenza Principale, ma non so se tutto ciò che sappiamo di loro sia esatto…”
Esatta o no, restava l’unica strada che avessero perciò Luka abbassò lo sguardo su Sodom, un po’ più tranquillo ora, e si inginocchiò davanti a lui per poter portare il viso di fronte al suo. Vedendolo in aspetto…più-o-meno umano Sodom ispirava ancora più istinto protettivo. Cosa che avrebbe finito per far ammazzare Luka, molto probabilmente.
Lo Zess sospirò quindi però si sforzò di rivolgere al suo famiglio un mezzo sorriso e gli scompigliò piano i capelli mentre quello tirava su dal naso.
“Tu sai che non pensavo davvero quello che hai sentito, vero?” disse, guardandolo negli occhi con serietà ma tenendo la voce abbastanza bassa da essere sicuro che la Zweilt non lo udisse.
Sodom esitò un attimo, ma alla fine annuì e sorrise un poco.
“Bravo.” sussurrò Luka rialzandosi, quindi fissò gelidamente la donna dall’altra parte della caverna, silenziosa e pensosa, “Come può tornare normale?”
La Luce di Dio scrollò le spalle, confusa.
“Credo che appena si sarà calmato, potrà farlo da solo. Però la prossima volta che proverà un’emozione simile a quella di oggi, qualsiasi essa fosse, tornerà a questa forma.”
Non accadrà più perché non sarò più così idiota., pensò Luka, ma prestò attenzione a non mostrarlo.
Stava già per portarsi via Sodom quando lui intervenne.
“Se Sodom si sentisse di nuovo triste, tornerebbe così? Anche se il suo Master fosse in pericolo?” chiese il piccolo direttamente alla Luce del Dio. Luka fu sorpreso dalla domanda, ma Sodom non lo guardò nemmeno e continuò, la testa piegata e le orecchie basse. “Sodom pensava che il Master lo avrebbe lasciato solo. Se il Master si facesse male e Sodom pensasse che il Master potrebbe non tornare da Sodom, Sodom tornerebbe umano e non potrebbe andare a salvare il Master?”
Luka si scoprì davvero confuso alla fine di quel discorso privo di sinonimi o pronomi, nonostante tutto l’allenamento fatto in quelle settimane con il cucciolo, ma la ragazza, a sorpresa, si districò abbastanza bene in quella sintassi.
“Immagino che sì, torneresti umano.” annuì, portando Luka ad aggrottare la fronte per quella confidenza tra il famiglio e la Zweilt.
Un piccolo particolare gli saltò in mente e il demone sgranò gli occhi, un secondo prima di chiuderli e ringhiare sottovoce. Se aveva ragione, Sodom aveva tutte le intenzioni di farlo uccidere e si stava seriamente impegnando per riuscirci.
“Sodom, esci a fare la guardia.” ordinò.
Per un attimo, il neko lo guardò con sorpresa, ma poi sorrise, felice che il suo master si fidasse di lui anche in quella forma, e corse fuori canticchiando felice il titolo ‘Master’.
Luka aspettò di sentirlo tacere, conscio che a quel punto l’attenzione del cucciolo sarebbe stata totalmente rivolta ai dintorni, quindi raggiunse la Luce del Dio e la fulminò dall’alto con lo sguardo.
“Come sai il mio nome?” chiese a bruciapelo.
La ragazza sgranò gli occhi, forse un po’ intimorita, però poi sorrise con imbarazzo.
“Me l’ha detto Sodom.” ammise, ma poi si affrettò a giustificarlo, “Non è colpa sua, gli avevo fatto una domanda e lui ha cercato di spiegarmi chi fosse ‘il Master’, visto che non capivo. Non l’ha fatto apposta, sono sicura che non pensava di fare nulla di male.”
Ovvio che Sodom non ci avesse pensato, lui non poteva capire quanto pericoloso per un demone fosse dare il proprio vero nome a qualcuno. Per quanto ‘Luka’ non fosse la forma intera del suo, ne era comunque una parte e l’idea che fosse nelle mani della Luce del Dio gli faceva venire i brividi.
Luka pensò seriamente di ucciderla o di imporle di stare lontana da Sodom, ma aveva ancora bisogno di lei. Sodom era con lui da appena cinque settimane, e la quasi totalità del tempo lo avevano passato nel mondo degli umani, perciò non aveva avuto alcun modo di scoprire come si comportasse un drago e quali fossero i suoi poteri, come sarebbe cresciuto e con cosa. Non era nemmeno sicuro di cosa mangiassero, visto che Sodom sembrava in grado di ingurgitare qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. La Luce del Dio gli era indispensabile per proteggere Sodom e, che potesse bruciare ad Infernus, avrebbe fatto qualsiasi cosa per difendere quel cucciolo. Tutto ciò che nessuno aveva fatto per lui o, ne era praticamente certo, per quel fratello che a malapena aveva intravisto nelle strade della città maledetta e nei corridoi del castello del suo padrone.
“Tu sai come posso fare per risolvere questo problema prima che si faccia ammazzare?” chiese, serio.
La Luce del Dio sembrò sorpresa, ma annuì.
“Spiegamelo.” ordinò Luka, la voce seria ma i pugni stretti dalla rabbia per il compromesso cui era costretto a cedere, “Insegnami ciò che sai dei draghi. In cambio, ti riporterò dagli Zweilts.”
La sorpresa della ragazza fu tale che lei spalancò la bocca e fissò Luka, incredula, per un buon minuto.
Quando parlò, per poco lo Zess non imitò la sua espressione perché ciò che lei chiese, di fronte a quella possibilità di fuga, fu: “Sei sicuro?”
Lui sbatté le palpebre per un paio di volte, incapace di comprendere la mentalità di quella ragazza. Alla fine decise di rinunciare e si limitò ad annuire, un po’ rigidamente, in silenzio.
Lei ci pensò ancora un po’, quindi annuì.
“Potresti vincolare i suoi poteri ai tuoi.” propose, senza guardarlo, persa ad inseguire i propri pensieri, “A questo modo, lui non potrebbe cambiare forma senza il tuo consenso, almeno mentale, e quindi sarebbe libero dalle interferenze delle sue emozioni.” Alzò finalmente gli occhi su Luka. “Sai creare un sigillo?”
Luka per poco non le ringhiò contro, ma anche così il “Sì.” che le rispose fu parecchio sgarbato. Non poteva farci niente, nella sua mente avevano iniziato ad inseguirsi le immagini di quando era stato lui a subire il sigillo di un altro.
La nausea lo prese, una vertigine inaspettata lo fece barcollare costringendolo ad appoggiarsi alla parete di roccia ripiegato su se stesso con un braccio sullo stomaco. E la sola idea di fare una cosa simile a Sodom, il pensiero che anche lui passasse quel dolore atroce e quella umiliazione…
NO! No, no, no! Mai!
Alzò gli occhi sul giaciglio da attraverso la cappa di ricordi che lo aveva schiacciato, voleva mandare al diavolo quella Zweilt e giurare davanti a lei che mai e poi mai avrebbe fatto qualcosa di tanto crudele al suo famiglio, ma scoprì che non era più lì. Con un attimo di ritardo, realizzò che due mani gli si erano aggrappate al braccio e lo stavano trattenendo in piedi, impedendogli di schiantarsi a terra.
Voltò la testa e per un secondo rimase immobile, il volto ad un soffio da quello della ragazza. Poi tornò in sé e si divincolò rudemente, spintonandola indietro involontariamente e allontanandosi di un passo.
“Mai…” sibilò tra i denti, ignorando il pompare del cuore nelle sue orecchie per lo spavento del momento, “Non farò del male a Sodom!”
La ragazza lo fissò con la fronte aggrottata, confusa, ma non sembrava starlo ascoltando realmente. Dopo un attimo sembrò tornare al presente e scosse la testa.
“Non gli farà male.” spiegò, aveva l’espressione sorpresa di chi scopre di stare parlando con qualcuno che non lo può capire, “Se entrambi accettate il contratto, basterà un incantesimo a sigillarlo e non servirà alcun mezzo o marchio. Solo i sigilli di sangue sono dolorosi per chi li subisce, ma non è certo necessario uno di quel tipo.”
Luka esitò, sorpreso. Non sapeva che ci fossero contratti che non implicavano la sofferenza fisica del servitore, la pietà non era una cosa che veniva mostrata spesso ad Infernus, ma in quel momento fu dannatamente grato che fosse così.
“Mi servirà una mano.” dichiarò, stando ben attento a far capire con l’intonazione che non le stava chiedendo aiuto.
La Luce del Dio annuì.
“Abbiamo fatto un patto, no?” chiese retorica, “Manterrò la mia parte.”
Luka annuì, quindi le diede le spalle e si affrettò ad andarsene prima di ritrovarsi invischiato in qualcos’altro con quella donna malefica.
La ragazza lo fissò incamminarsi.
Sapeva di aver venduto la sua anima al diavolo, in pratica. I demoni raramente mantenevano fede agli accordi che stringevano e se lo facevano era perché si erano ritrovati davanti un negromante troppo potente che li aveva rimessi al loro posto. Di certo, non era il suo caso, quindi perché fidarsi di quel Duras? Ogni cosa nella sua testa le diceva che stava facendo una follia, ma c’erano piccoli stralci di luce, nei suoi ricordi, che la trattenevano. Quel demone era estremamente protettivo con il suo famiglio, il modo in cui si era rivolto a lui e quei sorrisi fugaci che il piccolo gli aveva strappato avevano fatto apparire per un attimo un ragazzo totalmente diverso dal gelido e terrificante assassino cui lei aveva avuto a che fare. Sembrava solo un fratello maggiore o un padre giovanissimo disposto davvero a qualsiasi cosa, compreso accordarsi con il suo peggior nemico, pur di proteggerlo da tutto e tutti. La sua rabbia al pensiero che lei avesse voluto far del male al piccolo, imporgli un sigillo doloroso, la aveva sorpresa…e in un certo senso rasserenata. Un legame così forte tra un Duras e il suo servo le sembrava quasi impossibile eppure era accaduto, era lì sotto i suoi occhi. E lei, che di legami non ne aveva nessuno, non poteva fare a meno di provare un profondo rispetto per quei due così impegnati nel proteggere il loro.
“Luka!” chiamò.
Il demone si voltò, confuso, sentendosi chiamare, ma la Luce del Dio si limitò a sorridergli.
“Il mio nome” gli disse, piegando un po’ il viso da un lato, “è Yuki.”
 
[I’m falling apart, I’m barely breathing
with a broken heart that’s still beating.
In the pain (in the pain) there is healing,
in your name I find meaning.
So I’m holdin’ on (I’m still holdin’), I’m holdin’ on (I’m still holdin’), I’m holdin’ on (I’m still holdin’),
I’m barely holdin’ on to you.
I’m holdin’ on (I’m still holdin’), I’m holdin’ on (I’m still holdin’), I’m holdin’ on (I’m still holdin’),
I’m barely holdin’ on to you.]




 
Salve!
Lo so, lo so, è un capitolo pressoché inutile, ma ne ho bisogno, credetemi!
Comunque, come al solito, è per Onee-chan! ;)
Lascio delle note un po' corte oggi, lo so, ma non ho nulla da dire :)
A presto,
ciao ciao!
Agapanto Blu
  
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