Serie TV > NCIS
Segui la storia  |       
Autore: redbullholic    20/02/2014    2 recensioni
They tell us everything’s alright
and we just go along.
How can we fall asleep at night
when something’s clearly wrong?

E se... Kelly fosse sopravvissuta?
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kelly Gibbs, Leroy Jethro Gibbs, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Girl Who Lived'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Sono un idiota- sbuffò Tony, massaggiandosi le tempie -Un perfetto idiota-.
Ziva si avvicinò alla sua scrivania e gli posò una mano sulla spalla con fare comprensivo -Non è stata colpa tua…- provò a consolarlo, pur sapendo che non sarebbe servito a niente.
-Dovevo immaginarlo- Tony la ignorò -Dovevo immaginare che quel bastardo l’avrebbe contattata, e che lei avrebbe fatto di testa sua, in perfetto stile Gibbs-.
-E che potevi fare, seguirla in bagno?- ritentò Ziva.
L’agente anziano di nuovo parve non sentirla e continuò il suo monologo -Gibbs mi ha ordinato di proteggerla, e io ho fallito! Anzi, ho fallito due volte se contiamo che non ho fatto nulla neanche quando hanno rapito Gibbs!-.
Ziva stava per tornare alla carica quando un’imprecazione di McGee e il suo pugno che sbatteva contro la scrivania attirarono l’attenzione di entrambi.
-Ho perso il segnale- sbottò l’agente più giovane -Deve averle tolto il cellulare…-.
-Fantastico!- fece Tony, sarcastico -Quindi ora non abbiamo niente?-.
McGee chiuse gli occhi e si appoggiò allo schienale della sedia, sospirando. Kelly era stata incosciente, ma non era di certo sprovveduta. E se somigliava così tanto al padre doveva pur aver lasciato una traccia, qualcosa che le permettesse di essere trovata…
In quel momento gli venne un’idea. Era solo un’ipotesi, ma poteva funzionare. Kelly aveva sicuramente avuto la freddezza di pensarci…
-Tony- lo chiamò McGee, improvvisamente serio -Hai detto che è scappata con la tua auto, no?-.
-Altrimenti perché ti avrei chiesto di venirmi a prendere, Pivello?- rispose Tony, acido.
-La tua auto ha il GPS…-.
Sia Tony che Ziva si illuminarono -Puoi rintracciarla tramite quello?- chiese la donna.
-Se l’ha acceso, sì- confermò McGee, mettendosi subito a battere sulla tastiera del computer.
I due colleghi si sistemarono dietro di lui, ansiosi. Quella era la loro ultima speranza.
Non passò molto prima che un bip proveniente dal computer di McGee segnalasse la posizione dell’auto di Tony sulla cartina della città.
-Ho le coordinate!- esclamò McGee trionfante. Stampò il foglio con le coordinate del luogo esatto, recuperò la pistola e raggiunse Tony e Ziva in ascensore.
 
Dopo dieci minuti che a Kelly parvero un’eternità, il furgone nel quale era rinchiusa finalmente si fermò. A giudicare dagli sballottamenti ricevuti dovevano aver proseguito lungo quella stradina sterrata all’inizio della quale avevano lasciato l’auto di Tony. Meglio così, pensò Kelly, così sarebbe stato più facile trovarla per i suoi colleghi. Sempre che avessero fatto in tempo a rintracciare il suo cellulare prima che Michael lo distruggesse, o che McGee avesse pensato al  GPS della macchina…
Il portellone posteriore si aprì e il fascio di luce di una torcia le ferì gli occhi, ormai abituati all’oscurità. Michael l’afferrò di nuovo per un braccio e la costrinse a scendere nella neve fresca, facendola tremare di freddo.
Si trovavano di fronte a una vecchia villa fuori città, probabilmente abbandonata da anni. Michael la trascinò sul retro della casa, fino a una porta che doveva condurre nel seminterrato. La aprì e la spinse bruscamente dentro, facendola quasi cadere sugli scalini.
Il seminterrato era minuscolo, illuminato solo da una lampadina che pendeva sopra le loro teste, ed era quasi più freddo lì dentro che fuori. In fondo alla piccola stanza c’era un’altra porta.
Michael lasciò la torcia e Kelly sentì chiaramente il rumore di una pistola alla quale veniva tolta la sicura. Un attimo dopo sentì il freddo della canna puntata sul suo collo.
-Ti conviene non fare scherzi se vuoi rivedere tuo padre- le sibilò all’orecchio, mentre con la mano libera tagliava la fascetta di plastica che le legava i polsi.
Una volta libera, Kelly se li massaggiò immediatamente. La fascetta aveva lasciato un evidente segno rosso su entrambi i polsi. Subito pensò di colpire Michael cogliendolo di sorpresa, tentare di disarmarlo e cercare suo padre, ma la pressione della pistola sul collo le fece cambiare idea. Michael la conosceva bene, erano stati colleghi per anni, probabilmente si aspettava una mossa del genere e non avrebbe esitato a spararle in testa. E anche fosse riuscita a togliergli l’arma, Corby era sicuramente nei paraggi e avrebbe pensato lui a spararle.
Michael premette di più l’arma contro la sua pelle -Cammina- le ordinò.
Kelly arrivò fino alla porta dall’altro capo della stanza con il cuore in gola. Sapeva già cosa, o meglio chi, avrebbe trovato dall’altra parte.
-Apri- le intimò Michael.
La mano di Kelly esitò sulla maniglia. Fece un respiro profondo e deglutì un paio di volte, nel vano tentativo di scioglere il nodo che le serrava la gola.
-Apri!- gridò Michael alle sue spalle, impaziente. Fece ancora più pressione sull’arma -Apri o sparo!-.
 
Gibbs non capiva più niente. Aveva la vista annebbiata, e quelle quattro pareti tutte uguali non la smettevano di girare. In più, la sua testa sembrava sul punto di spaccarsi in due. E sentiva sempre quella voce, la voce del suo carceriere. Non riusciva a distinguere le parole, ma quella voce e quella risata le avrebbe riconosciute ovunque.
Non c’erano più le corde che lo assicuravano alla sedia. Era libero, ma chiuso in quella prigione senza finestre.
Provò ad alzarsi e muovere qualche passo verso la porta, ma più si avvicinava più la sua meta sembrava allontanarsi e le sue gambe lo reggevano sempre più a fatica. Tornò a cercare l’appoggio della sedia, ma il suo piede destro urtò qualcosa. Abbassò lo sguardo e credette di vedere una pistola, abbandonata lì sul pavimento. Si chinò lentamente e la raccolse. Se la rigirò un paio di volte tra le mani: era proprio una pistola.
Non gli venne in mente di chiedersi cosa ci facesse lì o che fosse piuttosto strano che l’avessero dimenticata. Volevano forse che si uccidesse? Che si sparasse un colpo per placare quel fastidioso mal di testa che gli impediva di ragionare lucidamente?
Qualunque fosse la ragione, si sforzò di lottare contro qualunque cosa gli avessero iniettato in corpo e di trovare un po’ di lucidità. Si sedette di nuovo, l’arma in grembo. Prima o poi il suo carceriere sarebbe tornato a tormentarlo, tornava sempre. Con quella voce talmente odiosa da lacerargli i timpani. Ma sarebbe tornato per l’ultima volta, perché lui gli avrebbe sparato.







No, vi giuro che non faccio apposta ad accorciare sempre di più i capitoli D:
Non linciatemi ma vi lascerò sulle spine per un po', tra studio e lavoro il tempo per scrivere è diminuito molto :(
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > NCIS / Vai alla pagina dell'autore: redbullholic