~Capitolo
3~
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un posto a tavola.
By
Don Kazim
Special
Thanks to Vaniz
1°
Giorno Della Fine, Mezzogiorno.
Rainbow
Dash camminava con sguardo assente per le
strade di Ponyville. Non riusciva a sentire nient’altro che
quelle urla nella
testa. Urla strazianti, di quelle che s’impregnano
nell’anima. ‘Perché?
Era reale? Stavo sognando? ’ Si
continuava a chiedere il pegaso color azzurro mentre avanzava nella
strada
deserta del mercato.
«Ehi
Dashie!» Si era piazzata davanti a lei
un’estremamente iperattiva e saltellante pony rosa.
Ma
il pegaso la ignorò e andò avanti come se nulla
fosse, come se non esistesse nient’altro che lei ed il suo
dolore.
1°
Giorno Della Fine, Ora di cena.
«Hai
visto che bel discorso che ha tirato fuori il
Sindaco oggi?» Il draghetto verde cercava di iniziare una
qualsiasi
conversazione pur di non far pensare all’amica la strana
scena accaduta lo
stesso giorno.
«Secondo
te cosa è preso a Rainbow? Era parecchio
sconvolta…» Disse Twilight mentre giocava con il
cibo nel piatto usando la
forchetta mossa dalla magia del suo corno.
La
cena era finita da qualche minuto, e nel
frattempo Spike stava servendo un caldo tè per riscaldarsi
in quella strana e
fredda serata primaverile. Il silenzio fu spezzato dal battere di
zoccoli sulla
porta. Il suono fece girare i presenti in stanza in direzione del
suono.
Twilight si diresse verso la porta, insospettita da chi potesse mai
essere a
quell’ora, per poi aprirla con curiosità e
scoprire che l’autrice dei rumori
era la sua amica Fluttershy.
«Ehi,
Fluttershy. Cosa ci fai qui a quest’ora?»
Parlò accigliando le sopracciglia, incuriosita per la strana
visita.
«Ehi
Twilight… Ehm, spero di non crearti disturbo
ma… Potrei entrare?» Cercò di evitare
lo sguardo dell’amica.
«…Certo
che sì. Entra pure.» Twilight si spostò
in
modo da farla entrare.
«…Ma
prima ti voglio presentare un mio amico. Sai…
Non vorrei essere maleducata.»
Dalla
notte un pony di terra, dal manto grigio e
dalla strana criniera rialzata verso l’alto color verde scuro
e nera comparve
da dietro il pegaso dalla criniera rosa. Portava con sé solo
una borsetta a
tracollo marroncina con uno strano rigonfio sferico al suo interno.
Fece solo
due passi avanti, trovandosi poco più indietro della testa
di Fluttershy, per
poi fissare con un strano ed amichevole sorriso il pony viola.
«Salve,
sono Soul Dust. Ci scusiamo per l'orario ma
dovevamo urgentemente chiederti una cosa riguardo una vecchia
storia.» Così si
presentò il nuovo arrivato, usando un tono di voce
amichevole e gentile.
«Ah…
C-certo! Entrate, entrate.» Questa volta,
spalancò la porta così tanto che per poco rimase
schiacciata fra essa e il
muro.
Passato
qualche minuto, gli ospiti si accomodarono
sul divano del salone dove il buon draghetto si affannò a
preparare altre due
tazze di tè alle rose rosse per l’occorrenza.
Appena ritornò nel salone, la
stanza venne inondato dall’odore della bevanda, cosa che fece
apparentemente calmare
i nervi a
Fluttershy. Invece al nuovo ospite sembrava non gradire molto ne il
tè e ne
l’odore e dovette rifiutare il piattino e la tazza che Spike
gli stava
offrendo.
«Non
ti piace?» Rispose il drago con sorpresa.
«Ehm,
in verità non bevo tè derivati dai
fiori… Non
mi piacciono, ecco tutto.» Disse Soul, però
stavolta con un tono più serio.
«Ok,
siete venuti a quest’ora di notte per una
“vecchia storia” e… Soul, è
la prima volta che ti vedo qui a Ponyville.» Disse
mentre poggiava sul tavolino un vecchio libro di storie antiche, come
quelle
che i nostri genitori ci leggevano quando eravamo dei puledrini prima
di cadere
nel sonno, avvolto da una specie di nuvoletta color violastro causata
dalla
magia del suo corno.
«Beh,
in verità io…» fu interrotto
bruscamente da Fluttershy,
che si fece avanti tutto d’un botto e per poco non cadde per
terra. «L-Lui è
venuto po-poche ore fa a trovarmi, viene da mooolto lontano.»
Sembrava le
stesse venendo un infarto per il nervosismo.
«Beh…
Comunque siamo qui per una storia molto
antica, riguarda qualcosa che ha a che fare con la fondazione di
Equestria …»
Riprese il discorso Soul, guardando stranito la sua amica che era
andata quasi
in ipertensione. Dopo qualche attimo
Fluttershy si calmò quasi del tutto.
Gli
occhi di Dust si abbassarono, riempiti di
pensieri per niente felici, ma prese lo stesso coraggio, e sotto lo
sguardo
scrutatore di Twilight continuò il suo discorso.
«Incomincio
dal principio, così almeno capisci per
bene quello che sta succedendo.» detto ciò,
tirò fuori dalla borsa, che aveva
poco prima appoggiato di fianco al divano, una sfera di legno con varie
forme
geometriche multi-colori disegnate sopra. Al primo sguardo si poteva
notare che
era molto antica e che il tempo non era stata molto clemente con essa.
Lo
posò sul tavolino davanti a Twilight in modo che
fosse in bella vista.
«Non
molto tempo fa, frugando fra le vecchie cose
del mio bis-nonno, trovai questa sfera. Vista così non dice
niente di che, ma
era riposta a sua volta dentro ad una vecchia scatola di legno, insieme
a
questa pergamena.» Nel parlare tirò fuori con cura
una piccola, e molto
vecchia, pergamena larga circa la metà di quella che
Twilight usava di solito.
«Sono
stato settimane a capire cosa potessero mai
significare questi segni, non riuscivo proprio a venirne a capo. Ma poi
mi
imbattei in un vecchio tomo.» Il pony allungò lo
zoccolo verso la puledra porgendogli
la pergamena giallastra e molto rovinata, ed una luce violastra la
inondò per
poi farla levitare in aria fin quando non si fermò a quasi
mezzo metro dalla
studiosa.
«C’era
un paragrafo in questione dove parlava dei
primi giorni di Equestria ed è lì che notai
quegli stessi segni della
pergamena.» La magia inondò di nuovo il povero
pezzo di carta maltrattato dal
tempo, srotolandolo e spostandolo verso la candela posta su un tavolino
di
fianco a Twilight. L’unicorno la scrutò con calma
da cima a fondo, cercando di
ricordare se avesse già visto quegli strani segni. Qualcosa
incominciò a
riaffiorare lentamente nell’oceano dei suoi ricordi, come un
pesce che
timidamente vuol scorgere la luce del sole ma ha troppa paura di farlo.
«Così
ho pensato di avere fra gli zoccoli una
reliquia molto rara, anche se io di storia non so praticamente niente,
e mi
ricordai che Fluttershy mi parlò, molto tempo fa, di una sua
amica che di
queste cose ne sa a bizzeffe.» Il pony finì di
parlare e lentamente si rimise
sugli zoccoli. Continuò a parlare mentre si rimise la borsa
al collo.
«Te
la regalo, tanto l’ho già provata a vendere e
nessuno lo vuole, quindi è solo un vecchio pezzo di legno
con strane scritte
sopra.» Con la testa fece segno a Fluttershy di fare lo
stesso.
«Scritte?»
Rispose Twilight senza distorcere lo
sguardo dalla sfera. «Aspetta! Perché
io?» Alzò di scatto lo sguardo verso il
grigio pony, ma si sorprese di vederlo già fuori dalla porta.
«Mi
sembri una brava pony, e sicuramente hai più
occhio di me nel trovare cose che sono nascoste.» Detto
questo s’incamminò nel
buio della notte seguito dall’amica pegaso che chiuse
gentilmente la porta
nell’uscire.
2°
Giorno Della Fine, Alba
Niente
riuscì a scalfire l’energia che sprigionava
la sua mente, e la stanchezza questa volta non fece breccia nelle sue
membra.
Restava lì, sdraiata d’un fianco con la testa
appoggiata e rivolta verso il
comodino.
«Diamine,
cosa sei e perché qualcosa mi sta dicendo
che sei più di quello che sembri?»
In
un impeto di sconforto si tirò le coperte fin
sopra la testa sperando che il buio totale le potesse fare da faro
rivelatore.
Ma
non fu così…
La
battaglia fu persa e lei dovette cedere, con
malavoglia, al sonno, ormai divenuto vincitore della loro piccola gara.
Una
luce brillava forte, s’infiltrava fra le
coperte. Era un bagliore così luminoso da mettere in secondo
piano quella del
Sole. Ma Twilight non se ne accorse finché non si
sentì soffocare e spingersi
violentemente contro il letto, come se qualcosa la stesse schiacciando
ma non
potesse farlo, e non riusciva a capire cosa fosse perché si
dimenticò di
togliersi le coperte dalla testa.
Così
come venne, sparì in un attimo. Ma la pace
ormai era persa e il cuore dell’unicorno batteva
così forte che avrebbe potuto
esploderle in petto da un momento all’altro.
«…Spike!»
Urlò scattando all’insù togliendosi con
violenza le coperte.
Povera
sciocca, se avrebbe saputo cosa l’aspettasse
da li a pochi attimi di certo non sarebbe fuggita dalla sicurezza delle
coperte.
Due
lunghe e rovinate lame di ferro erano rivolte
verso il suo petto. I suoi occhi era diventati di ghiaccio nel fissare
i
proprietari e non tanto le lame stesse. Perfino il suo sangue si
fermò per la
visione che si destava dinanzi ai suoi occhi.
A lesson Lived is a lesson Learned…