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Autore: Kotoko_chan    21/02/2014    4 recensioni
Nel manga abbiamo sempre letto cos'è accaduto a Takano-san dopo che Onodera è scappato via, quindi il divorzio dei suoi genitori, la depressione, la relazione con Yokozawa ecc... Ma di Onodera oltre a una presunta relazione con An-chan e il suo lavoro nelle pubblicazioni Onodera, non sappiamo nient'altro. Per cui mi sono concentrata su questo. Cosa farà Ritsu con l'arrivo di amici del passato? E come si evolverà la relazione con Takano?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Masamune Takano, Nuovo personaggio, Ritsu Onodera, Shouta Kisa, Takafumi Yokozawa | Coppie: Takano/Onodera
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Case e ombre
 
Era notte fonda. Ritsu si svegliò di soprassalto trattenendo un urlo. Si voltò immediatamente verso la sua destra per vedere se Takano si fosse svegliato. Per fortuna era profondamente addormentato e stava stritolando il suo cuscino mormorando qualcosa. Sollevato si alzò piano dal letto per dirigersi in bagno in modo da sciacquarsi il viso grondante di sudore. L’acqua gli procurò una piacevole sensazione di freschezza tanto che decise di farsi una doccia per sentirla su tutto il corpo.
Rimase molto tempo sotto l’acqua senza pensare a nulla, concentrandosi solo su quella sensazione di benessere che stava provando. L’acqua lo aiutò a rilassarsi dopo quel brusco risveglio portando via preoccupazioni inutili.
Si asciugò ben bene e dopo essersi rimesso il pigiama, andò in cucina per bere il the avanzato della sera prima. Guardandosi intorno si rese conto che stava trasformando la casa di Takano come la sua. Sul tavolo della cucina c’erano diversi bozzetti che avevano corretto mentre il pavimento intorno al divano era cosparso di giornali, piantine stampate da internet, numeri di telefono vari. Avevano deciso di andare a vivere insieme perché tanto lo stavano in pratica già facendo, lui infatti la sera andava a casa solo per prendere il cambio del giorno dopo e qualche libro per poi rifugiarsi nell'appartamento di Takano. Non potevano vivere in uno di quei due appartamenti perché erano troppo piccoli, lui desiderava una casa con due camere da letto e un salotto/biblioteca a causa dei libri di entrambi. Takano era contrario alla doppia camera ma lui gli aveva assicurato che era solo per mantenere l’apparenza nel caso qualcuno fosse venuto a casa, ad esempio suo padre.
Finì di bere il the e raccolse i fogli in pile ordinate depositandoli sul tavolo, recuperò anche alcuni cuscini sparsi sul pavimento rimettendoli sul divano.
“Se questo divano potesse parlare!” pensò imbarazzato. Infatti poche ora prima avevano svolto lì alcuni preliminari per poi concludere e ricominciare in camera da letto.
Tornò in camera e si sedette vicino Takano accarezzandogli il viso delicatamente. Quei due mesi con lui erano stati i più belli della sua vita. Certo non tutto era rose e fiori perché ogni tanto litigavano per questioni lavorative o a causa di Yokozawa spesso andava a trovarli solo per provocarlo. Con la scusa di portare Sorata, il gatto che Takano aveva salvato da ragazzo, andava lì. Takano non lo cacciava perché si divertiva troppo a vedere la sua faccia contrariata e gelosa e poi né approfittava per concludere quelle scenate di gelosia saltandogli addosso. Non né aveva mai abbastanza, si desideravano come due adolescenti con gli ormoni impazziti e si amavano follemente.
C’era solo una cosa che lo preoccupava. Dopo che gli aveva raccontato tutta la storia, ossia tutto quello che era accaduto quando erano ragazzi e l’episodio in America, si erano promessi di non avere più segreti. Ma lui ne aveva uno.
Si sdraiò sul letto e lo abbracciò sostituendosi al cuscino. Il calore e l’odore di Takano avevano in lui lo stesso effetto di un calmante. Chiuse gli occhi e ripensò alle sedute dall'analista.
Nell'ultimo mese ci stava andando a causa degli incubi che lo svegliavano puntualmente ogni notte e che automaticamente svegliavano anche Takano. Domani aveva un altro appuntamento e le scusa per le sue assenze stavano per finire.
Al suo analista aveva raccontato tutto: la sua sessualità, ciò che aveva subito d’adolescente a causa del padre, i tentennamenti, la vita con il suo senpai e i loro progetti futuri. Però nonostante stesse vivendo un periodo particolarmente felice questi incubi lo preoccupavano. Si svolgevano tutti allo stesso modo: tanto buio, lui che correva perché inseguito e mentre lo stavano per prendere si svegliava urlando.
Secondo il medico quegli incubi erano la manifestazione della sua paura più grande, suo padre. Infatti si tormentava spesso su cosa avrebbe detto se avesse scoperto tutto e lui non aveva alcuna intenzione di dirgli che stava con Takano e che poteva scordarsi il matrimonio con An-chan.
“Ritsu cosa c’è?”
“Ti ho svegliato?” chiese. Takano lo stava osservando con attenzione.
“No, mi sono svegliato da solo” preoccupato lo strinse di più a sé “comunque non mi hai risposto”.
“Niente, sono andato solo in bagno. Ecco perché sono sveglio” rispose.
“Nessun incubo?”
“No” Onodera gli diede un leggero bacio sulle labbra per poi accoccolarsi meglio tra le sue braccia.
“Non me la racconti giusta” ribatté lui.
“Uffa sei sempre sospettoso!” rispose Onodera fingendosi offeso.
“E che non posso fare a meno di preoccuparmi per te”.
Ritsu arrossì e nascose il viso sul suo petto.
“Dici cose troppo imbarazzanti!”
“Scusami se ti amo” gli mormorò all’orecchio.
“Idiota! Ti amo anch’io lo sai”.
Restarono a lungo svegli scambiandosi carezze, baci e dolci parole finché non giunse l’ora di alzarsi per andare al lavoro. La routine quotidiana era diventata quella ma non la ritenevano monotona, anzi. Dopo anni di sofferenze quella serenità conquistata nel loro rapporto li rendeva forti, felici e non faceva altro che unirli.
“Ri-chan! Buongiornoooo!” Kisa si avventò letteralmente su il povero Onodera che barcollò un po’ prima di ritrovare l’equilibrio.
“Buongiorno! Cos’è successo? Sei di buon umore” disse.
Takano apparve lanciando uno sguardo infastidito.
“Buongiorno boss!” esclamò lasciando all’istante Onodera “Isaka-san ha chiamato per dire che la riunione è stata anticipata, inizia tra dieci minuti”.
“Perché non mi hai avvisato prima???” chiese recuperando con frenesia delle cartelline.
“Perché ha chiamato un minuto fa”.
“Stupido capo!” borbottò “Ci vediamo dopo”.
Ritsu lo seguì con lo sguardo finché non scomparì. Kisa, sorridendo maliziosamente, si buttò di nuovo tra le sue braccia.
“Ancora? Ma cosa succede?”
“Ti ricordi che ti avevo parlato della mia… fidanzata?” iniziò sciogliendo l’abbraccio.
“Si” fu un momento molto divertente. Sapeva che si frequentava con il ragazzo della libreria quindi era stato divertente quando iniziò a farfugliare sulla sua fidanzata.
“L’ho presentata ai miei genitori”.
“Cosa???” si accasciò sulla sedia sconvolto “E… cos’hanno detto?”
“Sapevano tutto… e l’hanno accettato… no volevo dire accettata! Accettata!” balbettò imbarazzato “Non me l’aspettavo… e ora… sono così felice!” aggiunse facendo un sorriso soddisfatto.
“Sono contento per te!” commentò felice.
Kisa, felice, riprese a lavorare.
Ritsu controllò l’orario e si rese conto che se non si fosse sbrigato avrebbe fatto tardi dallo psicologo.
“Kisa-san, io devo andare torno tra un’ora e mezza. Mi raccomando se Takano torna prima e chiede di me digli che sono andato a svolgere delle commissioni fuori” disse riprendendo la giacca. Quella riunione anticipata gli aveva regalato una buona scusa per andare senza che Takano facesse troppe domande.
“Ok. Ma vuoi un consiglio Ri-chan?”
“Dimmi” rispose sistemandosi.
“Le bugie, con il tempo, deteriorano il rapporto” disse guardandolo attentamente.
“Non capisco cosa intendi” rispose immediatamente con una risatina nervosa.
Kisa sospirò e si rimise a lavoro.
 
***
 
“Onodera-san, bentornato. Prego si accomodi dove vuole”.
Ritsu si sdraiò sulla poltrona innervosito.
“La vedo agitata”.
Era arrivato allo studio elegantemente arredato dello psicologo. Una serie di lauree si trovavano dietro la sua scrivania e la finestra mostrava lo straordinario paesaggio metropolitano di Tokyo. Da lì riusciva a scorgere anche la Marukawa.
“Oggi un mio collega, che ha una relazione omosessuale, ha rivelato tutto alla sua famiglia presentandogli il proprio compagno… e loro l’hanno presa bene! Perché solo io devo avere una famiglia così antiquata? Poi, quando gli ho chiesto di coprire la mia assenza lui mi ha detto “Le bugie, con il tempo, deteriorano il rapporto” e questa cosa mi agita! Non voglio perderlo perché non gli dico che vengo qui, ma non voglio neanche che si preoccupi per questi stupidi incubi maledizione!!” si alzò dalla poltrona camminando nervosamente per tutta la stanza.
“Non crede che sia il momento di affrontare la sua famiglia? Abbiamo appurato ormai che i suoi incubi sono da attribuire alla sua paura di perdere il suo compagno. Il senso di oppressione del buio… e la persona che la insegue e senza dubbio suo padre. Ha paura che se lui venga a conoscenza della vostra relazione e che ti porterà via”.
Ritsu lanciò un’occhiata ansiosa la suo psicologo, un ometto di mezza età con la capigliatura argentata e un paio di occhiali rosso fuoco. Tra tutti gli psicologi del Giappone aveva scelto quello strambo.
“Lo so… ma dovrei prima parlarne con lui… dovrei dirgli la verità…”
“La vera forza di un rapporto la si vede nel momento di difficoltà Onodera-san”.
“Ma adesso siamo sereni! Dobbiamo comprare una nuova casa e vivere così insieme senza pensieri!” ribatté.
“Si, ma non credo che sarà senza pensieri visto i problemi che ha. Prima li risolverà e prima starà meglio”.
Confuso se ne andò lasciando la seduta prima del termine. Lo psicologo non glielo impedì, aveva capito che aveva bisogno di riflettere da solo.
Ritsu salutò distrattamente la segretaria e dopo un po’ uscì dall’edificio incurante della pioggia, tanto non aveva con sé nessun ombrello.
Chiamò in ufficio dicendo che stava poco bene e che si sarebbero visti il giorno dopo. Sapeva che questo avrebbe agitato Takano ma in quel momento doveva pensare al da farsi.
Stava immaginando la scena “Papà, ti presento Takano Masamune, il mio capo e fidanzato!”
Non poteva andare! Questa volta lo avrebbe mandato in qualche isola deserta sperduta nel Pacifico o in un harem per la sua riabilitazione. Era un termine che aveva già usato in passato. E poi Takano avrebbe perso il lavoro perché mettersi contro suo padre significava mettersi contro tutti.
“Cosa faccio?” si chiese ad alta voce.
“Potrebbe ripararsi sotto un balcone ad esempio”.
Un barbone sul ciglio della strada lo stava osservando incuriosito.
“Magari fosse così facile” ribatté.
“Le cose sono più semplici di quel che sembrano, basta guardarli da un’altra prospettiva”.
Lo guardò perplesso chiedendosi se avesse qualche potere strano visto che sembrava che gli avesse appena letto nella mente.
“Ci penserò. Grazie”.
Riprese a camminare lasciandosi alle spalle lo strano barbone. Passò davanti a una serie di villette e una attirò il suo sguardo. I muri che la circondavano erano bianchi e dal cancello poté intravedere il giardino rigoglioso, completo di gazebo e una graziosa villa. Notò che al cancello c’era  il cartello vendesi. Compose subito il numero e nel giro di mezz’ora arrivò il proprietario che gliela mostrò.
L’interno della villa era avvolto da un’atmosfera che gli trasmetteva pace e tranquillità. L’ingresso non era molto grande ma poi il resto delle stanze lo stupirono. Al piano di sotto c’era una cucina completa di isola e sala da pranzo. Dall’altro lato un enorme salotto che dava sul giardino completo di vetrate per vederlo e un camino. Inoltre c’era un bagno e il ripostiglio. Al piano di sopra c’erano tre camere da letto e un bagno. Tutto era in buone condizioni, bisognava solo affrescare le stanze e il gazebo e potare il giardino. E poi c’era anche un garage.
“Allora, come le sembra?” chiese il proprietario, un anziano signore.
“E’ perfetta” rispose entusiasta Onodera “per me si potrebbe già firmare il contratto ma devo mostrarla al mio coinquilino prima”.
“Va bene. Intanto le lascio una copia delle chiavi. Torno a casa perché questa umidità mi sta uccidendo”.
“Ma come? E se fossi un truffatore??” chiese Ritsu sorpreso da tutta quella fiducia.
“Sto da molti anni su questa terra ragazzo e so riconoscere la brava gente” rispose sorridendo. Detto questo se ne andò lasciandolo lì commosso.
Un suono proveniente dalla sua tasca lo riscosse.
“Pronto?”
“Ritsu che succede???”
Takano dall’altro capo del telefono era in agitazione.
“Takano-san… ho trovato la nostra nuova casa”.
 
***
 
“Takano-san! Qui!!” era davanti al cancello e stava gesticolando all’auto che parcheggiò li vicino.
“Ritsu! Ma sei tutto bagnato! E perché hai detto in ufficio che stavi male?” chiese avvicinandosi.
“Le spiegazioni a dopo! Vieni!” lo prese per mano e lo trascinò all’interno, mostrandogli il giardino e il gazebo, indicando con entusiasmo la vetrata che dava sul giardino e il camino e le tre camere al piano di sopra.
 “Qui possiamo fare le due camere da letto e nella terza stanza il nostro ufficio! Basta ridipingere e cambiare questi vecchi mobili! Guarda com’è spaziosa! Ho appena scoperto che abbiamo il bagno in camera!”
Con entusiasmo lo riportò di sotto nel salotto.
“Cosa ne pensi??” chiese eccitato.
“E’ perfetta” rispose con un sorriso.
“E’ la stessa cosa che ho detto io! Takano-san è meravigliosa!”
Takano lo zittì con un bacio.
“Cosa fai?” chiese scostandosi imbarazzato.
“Inauguriamo la nuova casa” rispose togliendo il cellofan su uno dei divani.
“No, Takano-san! Non mi sembra il momento!”
“Sei stato tu a provocarmi, con quegli occhi eccitati, i capelli umidi, le guance accaldate… come fai ad essere così sexy?” chiese spogliandolo.
Ritsu arrossì abbandonandosi al volere di Takano, incapace di resistergli. Nei suoi gesti c’era frenesia e capì il motivo quando si spogliò. La sua erezione era già molto grande cosa che lo fece eccitare.
“Takano-san” mormorò inginocchiandosi.
Prese l’eccitazione nella sua bocca iniziando a succhiare e leccare, mandando completamente in panne la mente di Takano.
“Maledizione! Così mi farai venire subito!” disse ansimando. Ritsu gli lanciò uno sguardo, senza fermarsi, e vide il suo capo imbarazzato.
“E’ il mio obiettivo” disse stuzzicando con i denti la punta. Takano venne stremato.
“La devi smettere di fare così! Ti preferivo quando eri più timido!”
Ritsu ridacchiò mettendosi a cavalcioni su di lui.
“Onodera Ritsu, non tirare troppo la corda perché potresti pentirtene”.
“Dici?” chiese spingendo la sua erezione verso la sua che si stava nuovamente ingrandendo.
“L’hai voluto tu” disse prendendolo tra le braccia e penetrandolo con forza senza prepararlo.
“Ahi!” mugolò lui stringendolo tra le braccia “Takano-san… piano!”
Ignorandolo lui iniziò a muoversi velocemente baciandolo ovunque.
“Ti prego… rallenta… Ma-Ma-Masamune!”
Takano si fermò incapace di fare altro. Ritsu ne approfittò per riprendere fiato.
“Dillo”.
“Che cosa?”
“Il mio nome”.
Ritsu lo guardò negli occhi arrossendo.
“No, è troppo imbarazzante!”
Takano strinse tra le mani l’erezione di Ritsu riprendendo le spinte.
“Takano-san! No! Fammi venire!” protestò lui tremante.
“Solo se dici il mio nome” ribatté lui aumentando le spinte.
“Ti prego, Masamune!”
Liberò la presa venendo così entrambi. Si accasciò stanco sul quel corpo ancora tremante per via dell’orgasmo e uscì piano da lui abbracciandolo.
“E’ la prima volta, in tanti anni che pronunci il mio nome” disse tempestandolo di dolci baci sul viso “Ti amo”.
“Anch’io ti amo… Masamune”.
Si fissarono negli occhi con desiderio e ripresero la lenta danza dell’amore.
 
 
 
Ciaooooo! Ecco qui la nostra amata coppia che sta passando un periodo molto felice. Momenti di coccole, progetti futuri… ma ombre. Ovviamente non potevano mancare! Altrimenti avrei concluso la storia con la partenza degli americani. Che dire di più? Spero solo che  vi sia piaciuta e aspetto le vostre opinioni.  Ciao a tutti ;)
   
 
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