Broken dream
Dedicata ad una persona speciale che adora i matrimoni, nella speranza di non farla piangere.
Il sacerdote aveva
finito di parlare. Era il momento della promessa. Gli sposi si sorrisero, gli
occhi verdi e quelli neri si intrecciarono per qualche
istanti, colmi di emozione e felicità.
Accadde in pochi
istanti. Lampi di luce verde. Grida. Pianti.
Gli invitati
scappavano, terrorizzati, dagli uomini vestiti di nero. Non ce ne fu bisogno.
Quelli si smaterializzarono dopo poco tempo. In chiesa rimasero solo gli sposi.
Lui, scosso dai tremiti, in piedi sull’altare, nella sua
giacca scura. E lei, il velo ancora sul volto troppo
pallido, per terra, ai piedi dell’uomo che stava per sposare. Senza
vita.
Silenzio.
Tutto era immobile, sospeso in una nube di gelo e irrealtà.
Era un sogno, doveva esserlo.
Lui restava fermo, raggelato, solo in quella chiesa che avrebbe dovuto celebrare il momento più bello della sua vita. Restava lì, su quell’altare, ad osservare il corpo senza vita della donna che sarebbe già dovuta essere sua moglie.
Era accaduto tutto troppo in fretta. Erano sereni. Tutto era tranquillo.
Aveva sentito che il suo sogno si stava realizzando.
Aveva preso un respiro di sollievo, ringraziando il mondo intero per averlo aiutato.
Si era sbagliato. Era troppo presto.
Non era possibile. Lily stava bene, in fondo. Si sarebbe riscossa da un momento all’altro.
E avrebbe riempito il mondo di una nuova luce con uno dei suoi sorrisi meravigliosi.
Un gocciolio sinistro, lontano.
Una pioggia leggera iniziava a battere sulle vetrate della chiesa.
O forse erano le sue lacrime amare che scivolavano sul viso e toccavano con forza il freddo pavimento dell’altare.
Lily…la sua Lily… sembrava una bambina che dormiva profondamente... Un angelo che si riposava dopo aver donato un altro giorno di speranza ad un mondo malvagio.
Ma perché non apriva gli occhi?
“Lo voglio.”
Erano state le parole
più belle che le aveva mai sentito pronunciare.
Erano distesi
sull’erba, sul prato verde di una collinetta solitaria.
Era il loro posto
speciale e segreto, dietro delle alte siepi.
Non si era
inginocchiato e non aveva platealmente aperto una scatolina.
L’aveva osservata un
attimo, nella sua dolcezza, mentre guardava le stelle con aria sognante.
Se restava ancora qualche residuo di un dubbio
celato, era svanito in quell’istante.
Con un sorriso le
aveva preso la mano. Lei si era voltata e l’aveva
guardato con tenerezza.
Poi lui aveva
dischiuso le sue dita, rivelando l’anello che Lily aveva portato fino a quella
mattina, quando l’aveva tolto per ricevere la fede nuziale.
“Vuoi sposarmi?”
Era stato appena un
sussurro, senza muovere lo sguardo dal suo viso. Voleva osservarla e cogliere
le sue reazioni. Voleva essere sicuro che ne fosse felice.
Lei aveva guardato
l’anello con immensa meraviglia. Poi aveva iniziato a spostare gli occhi da
questo al volto dell’amato, mentre un sorriso si distendeva, incredulo eppure
lieto.
Aveva annuito
energicamente, un po’ di fretta, come se temesse che il momento sarebbe
scappato se avesse esitato troppo. Se ne era resa conto quasi subito, comunque. Era arrossita vistosamente, poi aveva sussurrato, a tono non più alto di
quello usato poco prima da Severus:
“Lo voglio.”
Si, lo erano state. Le più belle di sempre.
Il cuore batteva lento. Sembrava aver perso la forza che serviva. Ne restava solo un lieve barlume, che sentiva affievolirsi attimo dopo attimo.
Le gambe tremarono. Le ginocchia cedettero e toccarono con violenza gli scalini bianchi.
Il bouquet, composto da Lily con tanta cura, giaceva a terra, accanto a lei, i fiori sparsi per terra senza ordine.
Un giglio bianco.
Purezza
Una margherita.
Innocenza
Un’ orchidea.
Passione
Una rosa. Rossa.
Amore
La mano tremante e pallida di Severus si tese verso la rosa e ne sfiorò il gambo senza spine.
Era sempre perfetta, in tutto quello che faceva.
Un amore senza spine. Il loro amore. Unico ed eterno.
Gli occhi neri tornarono sul volto di lei, ancora disteso in un’espressione serena, nel verde ancora un barlume di quella felicità che li aveva legati in quell’unico istante.
“Con questa mano io dissiperò i tuoi affanni…
Come poteva? Come poteva essere morta? Come poteva il suo cuore essere fermo quando il suo viso era ancora dolcemente immobile nell’espressione di gioia che stava vivendo?
Come poteva la sua pelle essere così bianca se fino ad un’ora fa era pervasa da un così tenero colorito? Come potevano quegli occhi restare a fissare il vuoto, conservando le emozioni che celavano? Con la mano le sfiorò il braccio, solo per un istante. Freddo.
Le lacrime continuavano
a scendere dagli occhi rossi di lui, offuscandogli la vista. Le asciugò con
violenza, con rabbia. Voleva guardarla. Voleva vederla. Voleva bearsi di lei
ancora una volta.
Un’altra. E un’altra ancora. Fino alla fine di quella sua vita
inutile.
…Il tuo calice non sarà mai vuoto perchè
io sarò il tuo vino…
Avrebbe dovuto
proteggerla. Tenerla lontana dai pericoli del mondo.
Ma aveva fallito. E
l’amara conseguenza della sua incapacità si trovava davanti ai suoi occhi.
Sentiva il battito
del cuore farsi più rado e più debole. Sentiva le forze mancargli, il dolore
pervaderlo, l’assurdità di quell’incubo infinito colpirlo con durezza. Si
poteva morire di dolore?
Si, in quel momento ne era convinto. E lo sentiva.
Niente aveva più un senso.
Uno scintillio colpì
i suoi occhi. Era lieve, ma bastò ad accecare per qualche istante i suoi occhi,
troppo fragili in quel momento. Un gemito. Di fastidio e di dolore.
Quando li riaprì il suo cuore sembrò fermarsi e
urlare, urlare fino a non avere più forza, gridare al mondo la sua sofferenza.
Erano lì, per terra, sul pavimento bianco. Il dorato delle loro fedi spiccava
sul terreno, chiedendo con insistenza di essere notato.
…Con questa candela illuminerò il tuo cammino nelle tenebre…
Il metallo freddo
toccò la mano calda e sudata di lui, che si strinse con forza sul più piccolo
dei più anelli, quello che lui avrebbe dovuto donare a Lily. Strinse il pugno,
tra le lacrime, e tornò a guardarla. L’aveva promesso. Aveva promesso che
sarebbe stato con lei fino alla fine.
E aveva promesso a se stesso di tenerla al suo
fianco per l’eternità.
La sua mano estrasse
la bacchetta e la mosse lentamente.
Uno scatto risuonò
tra le mura. Nessuno sarebbe più stato capace di aprire i portoni o di sfondare
le vetrate, almeno fino a quando l’incantesimo sarebbe rimasto attivo. E non poteva essere spezzato fino a quando il mago che
l’aveva eseguito era ancora in vita.
Sollevò
con delicatezza il braccio debole di lei, privo di forza.
Le prese la mano
fredda, la accarezzò, la coccolò a lungo, sfiorando le dita sottili.
Strinse un po’ di
più l’anello nella sua mano e lo avvicinò all’anulare di lei.
Lo inserì con amore
e dolcezza.
Poi si distese sul
petto di Lily, posando la guancia sul vestito bianco, e attese la fine di quel
doloroso supplizio.
Nella gioia e nel
dolore. Per sempre.
…Con questo
anello ti chiedo di essere mia.”