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Autore: percabeth2000    21/02/2014    1 recensioni
Tiene una mia ciocca tra le dita rigirandosela un po’ tra l’indice e il medio, lo osservo e noto che è pensieroso e che si è imbambolato sui miei capelli.
-Will? – lo chiamo.
Sembra riprendersi ma questo non fa altro che portare la sua attenzione su di me e ciò mi rende un po’ a disagio. Perché continui a guardarmi? Cos’ho?
- Sei bellissima – mi sussurra.
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Mentre sul pavimento inizia a formarsi un mucchio di cenere penso che è questo a cui si riferiva Jason, questa è la cosa che stava degenerando, questa è la cosa per cui mia mamma voleva avere il tempo per proteggermi … Non abbiamo più tempo.
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Te ne sei andata, siamo stati sopraffatti. Già me ne sono andata come un coniglio, gli ho lasciati soli e cosa più disonorevole , per un momento ho anche pensato di non tornare.
Lucilla mi osserva e forse dalla mia espressione intuisce i miei pensieri.
- Non intendevo quello Michelle,mi sono espressa male tu non … - la blocco afferrandogli le mani.
- No Lucinda. Hai ragione, rimedierò, te lo prometto – le dico per poi entrare nella sala da pranzo lasciandola sola.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ANGOLO DELL'AUTRICE: Mi scuso per aver cancellato questa storia ma non la riuscivo a proseguire ed avevo paura che diventasse orribile così ho preferito bloccarla e rileggerla più tranquillamente. Per chi l'ha già iniziata e ha già letto i primi due capitoli parta direttamente dal terzo e non si preoccupi mentre per chi è nuovo ... spero che vi piaccia la mia storia. Buona lettura.




- Che male! Fortuna che sei piccolo, altrimenti mi avresti frantumato il cranio.- esclamo a bassa voce  massaggiandomi la parte dolorante. Aramis miagola  indignato passandomi , o meglio correndomi, sullo stomaco.
- Odioso!- gli dico mentre si sta leccando la zampa vicino alla porta – Sì, fai pure la falsa anima buona ora.-
Aramis è il mio gatto, è carino e dolce ma sa anche essere un gran testardo e soprattutto sa essere molto vendicativo, ovviamente per quanto gli consentano le sue doti e la sua statura.
Mi alzo controvoglia dal mio letto comodo e apro l’armadio, vediamo … la scelta può essere tra jeans e maglietta, jeans e felpa o jeans e maglione, ovviamente sto parlando dello  stesso paio di jeans quindi resta il dubbio per la parte superiore … ma i miei pensieri vengono interrotti da un forte bussare, così intenso che anche Aramis salta in piedi.
- Michelle, tua mamma vuole che ti metta questo, te lo lascio qui fuori che devo scappare, a dopo- mi dice una delle nostre aiutanti, dalla voce sembra Lucilla ma non ne sono sicura.
- Grazie.- Urlo di rimando ma penso che se ne sia già andata.
Se mia mamma l’ ha scelto sono sicura di due cose, la prima è che sono obbligata a metterlo e la seconda è che molto probabilmente non mi piacerà.
Chiudo l’armadio facendo sbattere le  ante di legno e beccandomi una soffiata da Aramis che ritorno scoprendo i denti, poi cerco di non fare caso al mio gatto nero e apro la porta scoprendo per terra un appendino coperto da un telo nero che non mi fa vedere il vestito, sembra uno di quei teli che si usano per coprire i vestiti importanti ma per quanto ne so oggi non c’è niente di importante, non che mi venga in mente almeno.
Chiudo la porta con il piede reggendo il vestito tra le braccia e mi fermo a contemplare la mia camera, tutto sommato non è così male, le pareti sono bianche ma quella di destra, dove ci sono la scrivania e il mobile l’ho dipinta con grandi cerchi e riccioli di nero che si uniscono formando un disegno astratto. Il letto a due piazze è appoggiato alla parete centrale esattamente sotto all’abbaino che c’è nel soffitto, spesso la notte mi ritrovo a guardarci fuori pensando a come sarebbe vivere fuori di qui.
Meglio che mi vesta, appoggio il vestito sul letto e dopo aver tolto il telo mi sorprendo piacevolmente alla vista della lunga gonna e del corpino con le maniche lunghe tutto in un favoloso blu notte.
 O mia mamma ha finalmente deciso di venire incontro ai miei gusti oppure gli hanno fatto un lavaggio del cervello, in entrambi i casi è perfetto così com’è.
Mi faccio una doccia veloce sentendo l’acqua fredda e il bagnoschiuma scivoloso sulla pelle, esco in tutta fretta e in altrettanta fretta mi asciugo i capelli per poi vestirmi. Problema : dovrò mettere i tacchi?
Chi se ne importa, non ne ho voglia, vada per le scarpe da ginnastica nere tanto la gonna è lunga e non si vedranno le scarpe neanche quando camminerò.
Appena apro la porta per uscire Aramis corre come un fulmine fuori facendomi sobbalzare ma mi riprendo in fretta, ormai sono abituata alle sue pazzie mattutine, quasi come ai suoi lunghi letarghi nel pomeriggio; imbocco il corridoio e mi dirigo nella stanza di mia madre perché anche se Lucilla non me l’ha detto molto probabilmente è lì che si trova.
Busso due volte e dopo qualche secondo mia mamma viene ad aprirmi sorridente per poi spalancare gli occhi.
-Quel vestito ti sta d’incanto! Ho scelto proprio bene – mi disse squadrandomi da capo a piedi.
- Ok, ok, sei pronta? Ah! Che dobbiamo fare a proposito?- chiesi curiosa di sapere la pazzia che si era inventata.
- Potresti essere meno sgarbata a volte no? Quel tono poi … - mi rimprovera severa accigliandosi.
Odio quando fa così … non le do torto però, sicuramente non sono tra le persone più dolci e amichevoli che si possano incontrare e poi ho questa cosa … io la chiamo barriera: è una specie di strato protettivo che si forma usando un tono arrabbiato, disprezzante, annoiato o qualunque altro tono per non far vedere alle persone la tua vera natura. C’e l’ho da quando la mia memoria mi assiste.
- Comunque oggi abbiamo la festa non ricordi? – mi chiese ritrovando il sorriso.
No, non ricordo ma proprio mentre sto per rispondere mi ritrovo a fissare mia mamma: il vestito lungo è pomposo e di colore bianco, le scarpe sono rosso acceso.
- Mamma, non pensi che questo vestito sia … come dire, da bambina?- le scarpe rosse mi ricordano Dorothy del mago di Oz, ma non glielo dico.
- No – mi risponde un po’ acida.
- Che si festeggia?- chiesi io non facendo caso alla sua occhiataccia.
- Il tuo compleanno, chiaro. Non te lo ricordi? – mi risponde divertita.
Il mio compleanno? Sul serio? Devo aver perso la condizione del tempo, pensavo mancassero ancora una o due settimane.
- Su forza, tutto il Paese è qui per la festa della sua principessa – dice prendendomi per un polso e stampandomi un bacio in fronte.
Tutto il Paese … mi sa che tra poco do di stomaco, io odio troppa gente e so già che ce ne sarà molta soprattutto perché tutti porteranno anche i loro servitori di famiglia. Per non contare la presenza del Branco e del Clan che non faranno che rivolgere a tutti noi occhiataccie torve e rabbiose, dopotutto chi non lo farebbe? Molti di loro fanno da nostri servitori e purtroppo molta gente li considera inferiori e li tratta da veri e propri schiavi infatti mia mamma è costantemente chiamata in Consiglio per le ribellioni e le pretese dei due schieramenti, lei fa tutto quello che può: assicura i servitori, punisce chi infrange le norme … Ma non può cancellare secoli di tradizioni in un battibaleno, purtroppo.
Eccoci arrivate nella stanza delle feste: grande, decorata e piena di gente. Sempre odiata.
L’unica cosa che mi piace sono le grandi finestre ricoperte dalle spesse tende rosso porpora.
- Una buona mattina a tutti! Chi vuole festeggiare?- chiede mia mamma sorridendo e molte persone alzano i calici mettendosi ad urlare il nome di mia mamma, ovviamente Clan e Branco fanno eccezione.
Le voci del popolo mi penetrano le orecchie con un sordo rumore un continuo di “ Rebecca Rebecca” mi colpisce le orecchie e mi trovo a pensare che ormai il nome di mia mamma sta perdendo lentamente senso, letteralmente.
- O no, siamo qui per festeggiare mia figlia, l’erede al trono – disse mia mamma – Che inizi la festa-
Che inizi il tormento piuttosto.
Grazie, grazie di avermi detto di non mettere i tacchi comodità perché se no ora ero a terra sul fondo della scala con una spalla lussata e un occhio sanguinante. Il vestito non è dei più facili da indossare e la gonna è un po’ troppo lunga forse ma ostento sicurezza e mantengo la testa alta, quando sarò regina non potrò permettermi di avere già dei nemici solo perché in adolescenza non mi sono comportata adeguatamente.
Forza, sono le undici, dieci ore e sarà tutto finito.
Saluto persone che non conosco, mia mamma me le presenta ma neanche tre secondi dopo ho dimenticato i nomi, sono troppo distratta ma proprio a concentrarmi non ci riesco, non mi piacciono le feste formali anche se non è esattamente formale questa ...
- Michelle – mi chiamano. Mia mamma – Questi sono Rinaldo e Fermo, rispettivamente i capi del Clan e del Branco-
- E’ un piacere signorina – mi bacia la mano Rinaldo mostrando i canini candidi. Clan. Vampiri.
- Piacere mio – rispondo cortesemente ma anche leggermente tesa.
-Mi hanno informato che non ha nessuna guardia personale giusto?- mi domanda Fermo. Annuisco osservando gli occhi scuri e la barba folta e corta.
- Mi piacerebbe offrire uno dei miei lupi al suo servizio – mi dice.
Il mio cervello va in tilt. Il capo del Branco mi vuole dare uno dei suoi lupi mannari? Non può essere lui è sempre stato uno dei più rigidi sostenitori dei cambiamenti al riguardo, mia mamma me lo dice sempre quando torna dalle riunioni che è un tipo tosto. Deve essere un test.
- Non penso di aver bisogno di una guardia. So cavarmela. – dico cercando di non essere insolente. Non si dovrebbe mai far arrabbiare un licantropo o si rischia di diventare un agnello con un cartello che dice : Mangiami.
- Insisto – risponde scrutandomi.
- Io insisto di più – ribatto guardandolo allo stesso modo.
Rinaldo si esibisce in una grossa risata che scopre apertamente i canini e mia mamma mi rimbrotta subito.
- Non essere insolente Michelle!-
- La lasci fare, ho un figlio della sua età, inoltre la sua sfrontatezza mi fa capire che è un tipo coraggioso forse non ha bisogno di una guardia- dice Fermo scrutandomi sempre più a fondo. Secondo me vuole aprirmi con la sola forza dello sguardo. – la verità è che ho un problema. Mio figlio, appunto, non ha nessun tipo di lavoro e gliene serve uno perché ho intenzione di non lasciargli il posto di capo tanto facilmente, ovviamente non voglio che finisca a spazzare i pavimenti in una casa. Speravo foste più debole e poteste aiutarmi-
 Mia mamma mi osserva e capisco immediatamente che sarebbe una bella occasione per rinsanare un po’ i rapporti, se è vero, mentre se è falso e manda suo figlio o chiunque altro come spia, qui nel castello può perfettamente vedere che non facciamo del male a nessuno e che cerchiamo di mantenere il controllo.
Fermo e Rinaldo se ne stanno già andando quando in un atto di pazzia richiamo la loro attenzione.
- Fermo! – chiamo – Mi servirebbe una guardia del corpo effettivamente … - una vocina continua a dirmi che ce lo avrò sempre in mezzo ai piedi, giorno e notte, dovrò sopportarmelo .
-Sicura? – mi chiede sorridente, un sorriso troppo scaltro per i miei gusti.
- Sicura – rispondo mentre sento i miei occhi farsi più scuri per la rabbia.
  
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