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Autore: scythemeister_MakaAlbarn    21/02/2014    8 recensioni
Frammenti e bazzecole di una vita disastrata.
Frammenti e bazzecole di una città folle.
Frammenti e bazzecole di paura, amore e follia.
Senza un filo conduttore. Spero che vi piacciano!
step 1: At First
step 2: Cream! (lime)
step 3: Soup and Syrup
step 4: Connection
step 5: Restraint (lime)
step 6: Sweet Evening
Frammenti e bazzecole...semplicemente.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: Missing Moments, Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Scraps and Trifles
 

Connection
 
 
42 42 564
Lord Shinigami era stato avvisato. Si era stupito e una punta di dispiacere segnava la sua voce buffa. La maschera candida si era incrinata mentre sospirava.
“Mi dispiace ragazzi. Siete stati bravi.”- aveva detto.
Poi, Soul l'aveva portata a spalle fino alla soglia di casa. Maka ciondolava, sudata e stanca, con uno schizzo di sangue denso che le sporcava la guancia.
Ma l’eccitazione nei suoi occhi brillava ancora viva e fulgida come un fuoco d’artificio.
La loro prima vittoria.
La loro prima anima.
 
Soul strizzò gli occhi mentre veniva sbalzato contro il muro. Finì su un paio di casse di legno che si frantumarono, attenuando di poco il colpo.
Grugnì di dolore mentre le orecchie fischiavano. Nello schianto si era morso la lingua e l’inconfondibile sapore del sangue gli invadeva la bocca.
Poco più avanti, Maka era riversa a terra, scomposta. Aveva sentito chiaramente le sue ginocchia scricchiolare quando erano stati colpiti e lei aveva cercato di mantenersi in piedi. Ora, ad occhi socchiusi, poteva vederla tremare, nel tentativo di rialzarsi.
Sapeva che l’Uovo di Kishin era ancora lì, ad osservarli dal buio. Il suo enorme martello si stagliava nitido contro il cielo senza stelle. Un profilo argenteo sul manto nero macchiato dal fumo dei fuochi artificiali. C’era un solo lampione, al fondo della strada e la sua luce sfarfallava lugubre proiettando a intervalli lunghe ombre in terra e sui muri. Soul sputò un fiotto scarlatto.
Per la cerimonia di inizio anno scolastico lord Shinigami aveva organizzato una parata alla quale erano stati invitati tutti gli studenti. Loro se n’erano andati a metà, mentre i fuochi d’artificio ancora infuocavano l’aria. Si erano infilati nelle strette viottole della città, verso la struttura decadente che, da quel giorno in poi, sarebbe diventata la loro casa. Era una specie di dormitorio misto per gli allievi della DWMA, un conglomerato di appartamenti, ognuno assegnato ad una coppia di weapon e meister. C’erano poche finestre, le stanze sporgevano dai muri portanti. Nell’angolo, affacciato sull’incrocio tra due strade, c’era il casermone adibito ai gruppi formati da tre persone con appartamenti più grandi. Sulle pareti macchiate di muffa si scorgevano assurde suture.
Si erano rincontrati quella mattina, mentre la folla strepitava intorno a loro. E per un istante il tempo si era fermato, e riavvolto. Erano di nuovo due bambini e si guardavano da lontano, con gli stessi occhi della prima volta. La sensazione fastidiosa che sentiva verso quella ragazza non era cambiata, la sua espressione lo confondeva. Poi, una volta entrati nella scuola si erano persi di vista.
Aveva trovato l’aula di musica, sfuggendo alla visita forzata che i professori stavano rifilando ai nuovi studenti e, con un gesto secco, aveva rimosso il polveroso telone nero che copriva il pianoforte. Lo aveva scrutato con disprezzo, mordendosi il labbro inferiore, e sollevato la copertura sulla coda.  Poi si era seduto sullo sgabello e aveva scoperchiato i tasti. Se si fosse messo a suonare lo avrebbero scoperto, ma non gli importava. Non gliene importava niente. Perché voleva che lei lo trovasse. Sapeva che lo avrebbe raggiunto.
Premette due tasti con pollice e medio, poi altri tre. La sinistra corse sui toni bassi mentre il suono riempiva la stanza. Pigiò il pedale, vibrando in risonanza con la sua musica. La sua costrizione. L’impeto dell’improvvisazione lo incatenava, senza lasciargli scampo. La sua famiglia l’aveva educato così, perché eguagliasse suo fratello. Soul sapeva che non lo avrebbe mai raggiunto…
Il pianoforte era diventato il suo migliore amico e, al contempo, il suo carceriere.
Quando la porta alle sue spalle si socchiuse cigolando quasi sentì un brivido. Si fermò di colpo, con le dita ancora sui tasti e il piede pigiato sul pedale, si volse con lentezza. Aveva due code biondo cenere che le dondolavano ai lati del viso, carezzandole la spalle sottili ed era di una magrezza impressionante. La vide mentre richiudeva la porta, e si avvicinava un po’ titubante.
“Ciao.”- sorrise.
Soul sogghignò di rimando, mostrando i denti affilati. Anche lei doveva essere scappata dai professori. “Sei un’arma?”
La ragazzina scosse la testa. Indicò il tesserino appuntato sul seno del tutto inesistente. “Meister”.
Il suo ghigno si allargò, mentre senza guardare premeva un accordo sulla tastiera. Sol maggiore. Gli occhi smeraldini della ragazza si illuminarono dietro le ciglia lunghe e leggermente bionde.
“Suoneresti per me?”
Soul guardò in alto, sorridendo strafottente. Pensò che la sua musica l’avrebbe fatta scappare, si sarebbe spaventata. La sensazione di fastidio sarebbe finalmente andata via. Si piegò sui tasti fin quasi a sfiorarli con la fronte. “Questo sono io.”- soffiò.
Maka rimase a guardarlo mentre agitava le braccia freneticamente. Le sue dita lunghe e affusolate andavano ad una velocità incredibile, su e giù lungo la tastiera. Sembrava posseduto. Non era una melodia quella che stava uscendo dallo strumento. Le note sembravano accostate a caso.
Lei non aveva mai capito la musica…
“Che tipo pretenzioso.”- pensò. Eppure si sentiva risucchiata dalla melodia, come ipnotizzata da quel ragazzo così strano, del quale ricordava vagamente il nome.
“Soul.”
Un ultimo accordo risuonò grave nella sala e per qualche secondo Soul smise di respirare, con gli occhi chiusi. Quando tornò a guardarla lei era ancora lì. E non si rese conto di esserne felice.
“Vuoi essere il mio partner?”- disse semplicemente, allungandogli la destra. Un sorriso determinato  la illuminava. E Soul, sbuffando, con gli occhi piantati nei suoi così grandi, sentì il fastidio scemare.
Le strinse la mano.
“Cool!”
 
 
“Maka!”
Il ragazzo tentò di rialzarsi ma, dopo appena due passi, un ginocchio cedette facendolo affondare ancora. Cadde poggiando i palmi e se li sbucciò. I suoi occhi cremisi erano puntati sulla compagna, sgranati; l’Uovo di Kishin la sovrastava con il martello alzato e lei non reagiva. La chiamò di nuovo senza ottenere risposta. Il colpo che l’aveva atterrata era arrivato dall’oscurità, senza preavviso. E Maka non era ancora l’esperta di percezione dell’anima di cui la Shibusen si sarebbe vantata pochi mesi più tardi. Un talento incommensurabile e pericoloso…
Soul strozzò un grido, slanciandosi in avanti. Il martello aveva cominciato a calare verso la schiena della partner.
“Non ti permetto di toccare la mia meister!” Il braccio destro, tramutato in lama, stridette contro il metallo argentato. Soul strinse i denti, trattenendo il colpo a fatica, che rallentò piano piano fino a fermarsi a pochi centimetri dal cappotto nero di Maka. Piccole scintille saettarono tutt’intorno, illuminandogli il viso di toni rossastri. Il profilo rozzo del mostro che gli stava davanti gli fece raggelare il sangue. Il suo ghigno si apriva come una ferita infetta lungo la faccia, da orecchio ad orecchio. Il naso sembrava un grumo di cera sciolta e i piccoli occhi, nascosti dalla tesa di un cappello lurido e sdrucito, scintillavano della follia latente e inesorabile che gli stava divorando l’anima. Era deforme, con braccia smodatamente lunghe e possenti montate su un corpo grezzo e flaccido. Le gambe sottili tremavano sotto tutto quel peso.
In loro primo nemico. Non se lo sarebbe mai dimenticato.
Era debole. Loro lo erano di più.
“Usami!”- urlò, grugnendo per la fatica. L’Uovo di Kishin stava spingendo più forte, pregustandosi la meravigliosa immagine di quei due corpicini spappolati sull’asfalto umido, con le ossa sporgenti e le budella sparse qua e là. Marmellata di bambini! Si passò la lingua viscida sui denti, deliziato.
Maka tossì forte, il petto che andava su e giù spasmodicamente, con la guancia premuta a terra.
“Non posso.”- soffiò.
Soul raccolse le forze e con un colpo la fece rotolare oltre il martello che si schiantò facendo saltare l’asfalto in più punti. Due pezzi schizzarono in aria andando a finire qualche metro più avanti. Era rimasto incastrato.
“Perché!?”- aggiunse. Il tono esasperato rendeva la sua voce gracchiante e gli occhi spalancati spiccavano tra i rivoli di sudore gelido come fari. “Ora non può muoversi, Maka!”
“Ma io…”- gemette lei in un sussulto. Aveva paura. Sentiva il sudore gelato scivolare lungo la schiena, pungerle la pelle. Le gambe erano molli e la mente intorpidita. “Non mi hanno ancora insegnato… Non so come fare.”
Soul ringhiò, prendendola per le spalle e la scosse fino a che non alzò lo sguardo su di lui, tra i ciuffi di capelli. Prese un respiro per calmarsi ed evitare di gridarle in faccia. Dopotutto erano nella stessa situazione. “Ora tu sei la mia meister.”- asserì con tono basso, scandendo ogni sillaba.
Lei deglutì ma la gola rimase secca. La scosse ancora, con più riguardo. “Se non vuoi morire qui devi alzarti. Adesso.”
Le ultime parole trafissero la ragazzina come una stilettata. Annuì fiaccamente, mentre in brivido la attraversava da capo a piedi.
La paura è come una droga che avvelena e stordisce.
Mostra gli abissi della disperazione e come caderci. Puoi scegliere la via più facile, quella che ti farà soffrire di meno. Puoi abbandonarti, sparire, lasciandoti cullare dalla sua melodia. Ma ne rimarrai prigioniero. La forza, il potere… Non ti aiuteranno a sfuggirle.
Troppa paura consuma, poca annienta. Non essere stolto! Equilibrio.
Impara ad accoglierla, plasmala affinché ti mostri come affrontarla. Rendila tua fidata compagna e consigliera. Un’altra strada c’é. Cercala! E’ nascosta. E’ tortuosa. Abbi il coraggio di percorrerla.
Paura. Coraggio.
Facce opposte della stessa medaglia. Amanti inseparabili.
La paura è uno specchio. Guarda il tuo riflesso, osservalo bene.
Sarai abbastanza forte da riemergere dal baratro?

Maka strizzò gli occhi. Soul aveva fiducia in lei.
Un’arma non può nulla senza il suo artigiano.
Lentamente si piegò sulle ginocchia, facendo leva. “Muoviti!”- sussurrò a se stessa, fissandosi con ostinazione la punta dei piedi. Le sembrò di dover sollevare una montagna. L’angoscia di non farcela le faceva tremare le gambe e il cuore tamburava nel petto, sempre più forte. “Muoviti! Muoviti!”
Doveva riuscirci.
Incontrò la mano di Soul a metà strada, tesa verso di lei. La stava aspettando. Era storto e leggermente ingobbito, con un risolino sghembo stampato sulla faccia. Ma il suo sguardo era velato dall’ansia.
“Scusa.”- disse lei, accennando ad un sorriso. Quello di Soul si allargò. “No problem.”- fece soltanto, mentre le loro mani si intrecciavano e la sua figura cominciava a mutare. Un bagliore azzurrino lo avvolse e Maka, abbagliata, strizzò gli occhi. Un’onda calda d’energia le fece svolazzare i capelli, allargandosi tutt’intorno.
Quando nella mano strinse il manico liscio dell’arma smise di tremare. Era pesante, tiepida. Il peso la fece sbilanciare in avanti, ma si sentì rincuorata. Le loro anime erano connesse in un’armonia incerta.
“Cosa devo fare, Soul?”- domandò, sollevando le braccia in avanti. La lama bruna e vermiglia della sua falce sfavillò nell’aria immobile, come un fuoco fatuo. “Non preoccuparti, ti guido io.”
Maka prese fiato. Sentì l’arma vibrare tra le sue dita per la prima volta e la strinse più forte.
Si volse verso l’Uovo di Kishin, con determinazione. Era lì a guardarli con quei suoi occhi fiammeggianti di follia, il martello di nuovo in spalla dopo averlo liberato dal cemento.
“Io mieterò la tua anima.”
E Soul capì che da quel momento l’avrebbe sempre protetta.
Perché è questo il dovere di un’arma.
 
 
You can be my tech and I’ll be your protection (yes)
Like cool and the gang celebrate soul connection
 
-So Scandalous-
(Soul Eater OST)
 
 
 
ANGOLO A ME:

FLASH!!

 
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OOOOSSHAAA! Rieccomi!
Allora allora allora…
Questa storia vuole essere una specie di continuazione di “At First”, la prima fic di questa raccolta. Ho pensato sarebbe stato carino scrivere qualcosa sul primo scontro del figo e la secchiona, siccome né nell’anime né nel manga se ne dice niente. Anche la parte riguardante il momento in cui quei due decidono di diventare partner è appena accennata. Beh, mi è venuta così, di getto. L’ho scritta con fluidità perché è quello che penso sia potuto accadere. Mi è piaciuto riflettere sul fatto che “usare” una persona, generalmente, sia inteso come qualcosa di orribile. In questo caso invece è un modo per salvarsi, per proteggersi. E lo trovo tanto dolce!
Spero che vi sia piaciuta. >_< E che i personaggi siano abbastanza IC… *terrore*
Ecco…la paura è umana, in fondo. Eheh!
Un abbraccio a chi ha recensito l'ultimo capitolo: SilverSoul, Buki_Puntina atomica Vill, Michy_66 e mangakagirl.
E grazie anche a chi ha inserito la raccolta tra le preferite (Isabellelove, Maka94, NonChiamatemiEvans, robin goodfellow, Violet Star e Whiteney Black), tra le ricordate (mangakagirl e RANFYC) o tra le seguite (alte97, giu e lu, JinxD, Kikyw, Layla_Morrigan_Aspasia, Maka 98, robin goodfellow, SilverSoul, Sol_chan, urara98 e _KaMi_).
Ho ricevuto commenti splendidi. Siete fantastici!!
Sarei davvero felice se aveste ancora voglia di seguirmi e darmi un vostro parere. Mi rimetto a voi!
Grazie davvero...
E APPRESTOOOOOO!!!

 
scythemeister_MakaAlbarn
 
  
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