8)Ti amo, ti odio, ti...
La
mattina dopo sveglio Tom alle sei, i miei non devono trovarlo qui o
cadrebbe la
casa a suon di urla.
Con
delicatezza lo sveglio, lui mugugna qualcosa. Lo scuoto
un’altra volta e dice
con voce impastatata: “ Ehi, amico. Mi piacciono gli alieni,
tranne quando
ficcano qualcosa su per il mio culo.”
Alla
terza volta ce la faccio e lui si sveglia, peccato abbia un piccolo
problema
tra le gambe noto come erezione mattutina.
“Oh,
merda!”
“Tom,
ti accompagno in bagno, risolvi e poi te ne vai!”
Lui
annuisce, si mette maglia e pantaloni e segue me lungo il corridoio,
gli indico
una porta e lui ci si infila dentro.
Gli
ci vuole un po’ a risolvere il suo problema, io sono nervosa,
e se passassero i
miei?
Quando
finalmente esce lo faccio uscire dalla finestra spaventata come non mai
e poi mi
rimetto a letto, ringraziando il signore che sia andato tutto bene.
Mi
addormento subito e la sveglia suona di nuovo alle sette e mezza, Izzie
per
essere certa che io sia sveglia fa irruzione in camera mia.
“Ma
sbaglio o stanotte qualcuno è venuto qui?”
“Tom,
abbiamo dormito insieme.”
Lei
sta per urlare, ma io le tappo la bocca.
“Vuoi
che ci sentano i nostri?”
Lei
scuote la testa e scendiamo insieme per la colazione. Siamo abbastanza
allegre,
anche perché lei è in piena febbre di
pettegolezzi.
Mangiamo,
ci vestiamo e poi saliamo in macchina.
“Allora,
Chia?”
“Allora
niente, abbiamo parlato di Jo e di quanto mi abbia deluso, lui ha detto
che
l’ha fatto per il mio bene. Poi gli ho chiesto di rimanere
perché mi sentivo
sola.”
“Ma
questo significa che vi state avvicinando!”
“Apparentemente
sì.”
Non
mi sbilancio molto perché devo ancora capire il suo
comportamento fino in
fondo.
Arriviamo
a scuola e io vedo Tom baciare con passione una cheerleader, lo indico
a
Isabel.
“Ecco
quanto gli interesso!”
Esclamo
acida.
Entro
a scuola avendo cura di dare una gomitata a quei due bastardi, lui
impreca, ma
io non mi fermo. Mi sento ferita e messa da parte e non ho voglia di
vederlo,
figuriamoci di parlargli.
Arrivo
nell’aula di letteratura in anticipo e tiro fuori il mio
mangiacassette,
contiene un album dei Nirvana che alzo al massimo del volume.
Tom
tenta di parlarmi, io lo ignoro palesemente e quando tenta di togliermi
gli
auricolari lo blocco e lo fulmino, lui se ne va.
Stupida
Chia, che credevi di interessare a Tom quando mezza scuola gli sbava
dietro!
Cosa
cavolo credevi di avere di speciale?
Nulla,
Chia, nulla.
Sei
solo un’aliena, per altre cose ci sono le ragazze terrestri.
A peggiorare la
situazione la professoressa decide che oggi è il giorno
adatto per un test a
sorpresa.
Stronza,
bastarda.
Scrivo
le risposte con furia e nella parte delle risposte a crocetta quasi
buco il
foglio da quanto sono fuori di me.
A
pranzo mi siedo da sola, dico a Izzie di rimanere dalle sue amiche e
quando Tom
fa per sedersi prendo il vassoio con il pranzo e me ne vado in cortile.
Tom
non capisce questo comportamento e, se non fossi così
arrabbiata con lui, mi
dispiacerebbe averlo offeso. Forse non ha nemmeno senso che io mi
comporti
così, lui non mi ha promesso nulla, è stato solo
gentile e ha dormito con me.
È
un cosa da amici, tutto il resto è stato solo un film della
mia mente.
Resta
il fatto che non ho voglia di parlargli.
Dopo
scuola consegno a mia sorella le chiavi della macchina e le dico che
voglio
stare un po’ per conto mio nella casa nel deserto. Lei
annuisce e mi picchia
solidale una mano sulla spalla, io sospiro e mi incammino verso la
scorciatoia
del parco.
Che
giornata di merda!
Rischio
anche di litigare con Jo, dato che trascorre lì la maggior
parte delle sue giornate
e non so se sono in grado di
affrontarlo.
Percorro
la mia scorciatoia e arrivo al grande sperone roccioso che si erge in
mezzo al
nulla e salgo la scaletta laterale che nessuno nota mai. Appoggio la
mia mano e
una porta si apre, entro e la richiudo.
Il
divano è già occupato da Johnny e questo mi mette
in imbarazzo, lui appena mi
vede scatta in piedi.
“Se
vuoi me ne vado.”
“No,
resta pure.”
Mi
siedo accanto a lui e sospiro pesantemente.
“Cosa
ti è successo?”
“Mi
sono fatta troppi filmini su me e Tom e oggi ho avuto una doccia
gelata.
Stanotte ha dormito da me, oggi si stava slinguando con una
cheerleader.”
Rispondo
piatta.
“Stronzo.”
“Un
po’. Ma cosa posso pretendere?
Lui
non mi ha mai promesso nulla e non stiamo nemmeno insieme, so solo che
non ho
molta voglia di vederlo e oggi l’evitato tutto il
giorno.”
Lui
non dice nulla.
“Per
ieri…”
“Va
tutto bene, credo che tu l’abbia fatto per proteggermi e non
per ferirmi.”
“Grazie,
mi hai perdonato quindi?”
“Sì.”
Ci
abbracciamo e sento che tutto è tornato come prima:
è ancora il mio migliore
amico.
Deve
essere per questo motivo che scoppio a piangere tra le sue braccia come
una
bambina, ora che ci penso da piccola piangevo e mi sfogavo solo con lui.
Certe
cose non cambiano mai per fortuna.
“Se
vuoi pesto Tom.”
“No,
grazie. Sarebbe inutile, è evidente che io non gli
interesso.”
“Io
non la penso così, secondo me sta scappando dai suoi
sentimenti. Lui è uno che
ama le situazione tranquille e leggere e questa storia è
complicata.”
“Non
gli interesso. Se prova ad avvicinarsi ancora lo prendo a calci. Una
volta mi
ha fregata, due no.”
“Io..”
dice piano lui “credo che dovresti dargli una seconda
possibilità, tutti
possiamo fare dei casini e far soffrire qualcuno che non vorremmo e
penso sia
giusto dare una seconda possibilità.”
“Non
lo so. Potremmo modificargli la memoria?”
“No,
ormai sa troppe cose, rischiamo di fargli saltare il cervello e di
attirare
l’attenzione.”
Io
sbuffo e mi prendo la testa tra le mani.
“Come
ho fatto a essere così stupida e a fidarmi di lui?”
“Sei
innamorata.”
“Bella
merda.”
Dico
schifata.
“Beh,
è la verità, devi imparare a farci i
conti.”
Johnny
ha ragione, ma non smette comunque di fare male.
Sono
stata una stupida ad affezionarmi a lui, dovevo tenerlo a distanza,
purtroppo però
il mio cuore è di un altro parere.
Stupido
cuore!
Arrivo
a casa e trovo Isabel in camera mia.
“Ehi,
mi dispiace per quello che è successo oggi.”
“A
me no, almeno so che non mi posso fidare di quel ragazzo.”
“Vuoi
dire che non vuoi più vederlo?”
“L’idea
sarebbe quella.”
Un’idea
che si scontra subito con la realtà, dopocena mio padre sale
in camera mia
piuttosto seccato.
“Chia,
c’è un ragazzo che continua a chiedere di te alla
porta e non riusciamo a
cacciarlo.”
“Fammi
indovinare, uno skater alto con i capelli neri?”
Lui
annuisce.
“Ci
penso io.”
Scendo
all’ingresso e trovo Tom.
“Dobbiamo
parlare.”
Mi
apostrofa appena mi vede.
“Sì,
ma non qui.”
Usciamo
e gironzoliamo per l’isolato.
“Ascoltami
bene, Tom DeLonge, non mi piace ripetere le cose.
Io
e te non siamo amici, io e te non siamo nulla e io non voglio
più vederti, ok?
Se
ti ostinerai a girarmi attorno ti modificherò la memoria, a
costo di farti
saltare il cervello.”
“Sei
gelosa di me per caso?”
“Non
ho intenzione di rispondere a questa domanda.”
Un
rossore traditore è però salito sulle mie guance,
tingendole di un leggero
rosato.
“Stammi
lontano o ti giuro che sarà peggio per te.”
“Dai,
andiamo Chia, è stata una cazzata.”
Io
lo guardo malissimo.
“Non
è stata una cazzata, non per me e ora…”
Sulle
mie mani si vede dell’energia blu.
“Vattene,
se ci tieni al cervello e scordati di me, di Johnny e della casa nel
deserto.”
Lui
deglutisce e se ne va.
Credo
di avercela fatta a cacciarlo definitivamente, anche se dentro di me
sanguino,
ogni fibra del mio essere urla di farlo tornare da me.
Farlo
tornare da me?
Per
soffrire ed essere interessante ai suoi occhi solo perché
sono un’aliena?
Non
ci penso nemmeno, io voglio piacere a lui perché sono io,
non perché sono
quello che cerca da una vita come ufologo.
Me
ne torno a casa mia con la coda tra le gambe, pensando che il mondo
intero fa
schifo e l’amore è solo un modo come un altro che
è stato architettato per
farci soffrire.
Tornata
a casa trovo mio padre sulla porta, leggermente preoccupato.
“Tutto
bene?”
Io
sorrido per rassicurarlo, mentre dentro di me sono
all’incirca a lutto.
“Sì,
tutto a posto. Non disturberà più.”
Salgo
in camera, finisco i compiti e poi mi butto a letto e piango senza
singhiozzi,
esattamente come faccio quando voglio che nessuno mi senta.
Mi
addormento sfinita e la mattina dopo ho uno sguardo spento, preferirei
rimanere
a poltrire nelle coperte che andare a scuola.
Mi
vesto con poca cura, mangio poco a colazione e saluto svogliata mia
madre,
mentre esco con Izzie.
“Sei
sicura di stare bene?”
Mi
chiede lei.
“No,
non sto bene. Purtroppo però non posso permettermi il lusso
di saltare scuola e
quindi cerco di farmi forza pensando che devo uscire da questa
situazione.”
“Non
vuoi nemmeno provare a sentire il punto di vista di Tom.”
Io
sospiro.
“No,
perché poi dovrei dirgli che … lo amo e non
voglio ritrovarmi a raccogliere le
briciole del mio cuore.”
Lei
non dice nulla, parcheggiamo ed entriamo a scuola. Non mi parla molta
gente né
durante le lezioni né a pranzo e questo è un bene.
Non
ho voglia di parlare con nessuno.
Questa
situazione di protrae per almeno tre settimane, sono ufficialmente
diventata un
fantasma.
Durante
uno di questi giorni qualunque mi ritrovo ad ascoltare una
conversazione quanto
meno sorprendente. Sono chiusa in uno dei cubicoli del bagno quando
sento la
porta aprirsi e l’inconfondibile risata di Jessica Rice, una
cheerleader.
Mi
blocco, ho finito di fare quello che dovevo, ma non voglio uscire per
non
sentire i loro commenti.
“Ehi,
ci credi che sono tre settimane che DeLonge non tocca una
ragazza?”
“Ma
è impossibile, lo chiamano Hot Pant!”
“Te
lo giuro, Lynn. Nessuna ragazza, da quando ha fatto amicizia con quella
stramba
irlandese e hanno rotto non ha più toccato nessuna.
Chissà
che incantesimo gli ha tirato.”
Ridacchiano
di qualche altra stronzata e poi escono dal bagno, io esco subito dopo.
E
così Tom non si fa nessuna da quando ho minacciato di fargli
saltare il
cervello, curioso, molto curioso.
Sembra
quasi che sia rimasto colpito dal discorso, né
dovrò parlare a Izzie, magari –
lei che conosce anche Mark – saprà trovare una
spiegazione a questi
comportamenti assurdi.
La
becco a mensa e le
spiego la situazione,
lei si ficca in bocca una forchettata di insalata e guarda sopra di me.
“Sembrerebbe
quasi che sia cotto di te, se non fosse che è di Tom che
stiamo parlando.”
“Lui
non si innamora mai.”
“Generalmente
no, ma ha avuto un paio di storie lunghe. Tutte e due sono durate sei
mesi, una
con Holly Kennedy e l’altra con Peggy Sue Anderson.”
“Uhm,
capito.
Resta
il fatto che il suo comportamento non ha senso.”
“Chiederò
a Mark, lui ne saprà sicuramente più di me,
è il suo migliore amico.”
“A
proposito di Mark, come va tra di voi?”
Mia
sorella sorride.
“Benissimo.
È un imbranato di prima categoria, che dice un sacco di
battute imbarazzanti,
ma è anche la persone più dolce che io abbia mai
incontrato.”
“Capisco.
Beh, sei stata fortunata.”
Chiacchieriamo
e finiamo di mangiare, poi ognuna torna alle proprie lezioni.
Finite
quelle, arriviamo a casa e troviamo mia madre disperata.
“Volevo
fare una torta, ma mancano zucchero e farina!”
“Non
ti preoccupare, vado al seven eleven dietro l’angolo e te le
compro mamma, così
faccio quattro passi.”
Le
dico conciliante, guadagnandomi un’occhiata di gratitudine.
Esco
e cammino per il nostro isolato, è fatto di tante villette
con il giardino
davanti, molto curato e dei bei portici. Mi piace vivere qui,
è calmo, anche se
non nego che a volte vorrei sapere cosa si prova a vivere in una grande
città
piena di movimento.
Svolto
l’angolo ed entro nel seven eleven, compro due pacchetti di
farina e due di
zucchero e una scatola di uova per precauzione, poi esco.
C’è
un tramonto infuocato che inonda di luce dorata questo piccolo pezzo di
California, amo questo tipo di luce, mi rende calma.
Scendo
i due gradini che separano la strada dal marciapiede e poi attraverso
la
strada, probabilmente sono stata troppo distratta perché
sento la macchina in
arrivo quando è troppo tardi.
Ok,
addio mondo, sto per morire.
O
forse no, due braccia muscolose mi trascinano con sé ed
evitano che mio mi
riduca a una frittella stampata sull’asfalto.
Chissà
chi mi ha salvato?
Le
due braccia trascinano me e la borsa sul marciapiede e mi fanno sedere,
solo
allora metto a fuoco il volto del mio salvatore: Tom.
Ci
guardiamo un attimo negli occhi e poi lui se ne va.
“Tom!”
Lo
richiamo, lui volta solo la testa.
“Cosa
c’è?”
Già,
cosa c’è?
“Grazie
per avermi salvato la vita!"
"Così siamo pari.”
Mi
risponde asciutto lui, per poi andarsene del tutto, lasciandomi seduta
per
terra con una gamba che sanguina.
Ora
sì che ho capito quanto ha preso sul serio i miei
avvertimenti, non si è
fermato nemmeno per vedere come stavo.
Merda.
Mi
alzo a fatica, per fortuna la gamba mi regge e con qualche
difficoltà arrivo a
casa mia.
Mia
madre si spaventa quando vede come sono conciata.
“Chia,
cosa ti ha successo?”
“Sono
stata quasi investita da una macchina fuori dal negozio, se non fosse
stato per
un ragazzo sarei morta, questi comunque sono i tuoi acquisti: io vado a
medicarmi questa gamba.”
Izzie
sale con me e mi aiuta.
“Il
ragazzo era Tom, vero?”
“Sì,
era lui. Dopo che mi ha salvato se ne è andato subito. Sono
riuscita solo a
dirgli un minimo grazie, credo abbia preso sul serio la mia
minaccia.”
Mi
porto le mani sul volto.
“Dio,
sono così stupida!
Come
faccio a rimediare a questo casino?
Lui
non mi vuole più vedere e io non so cosa dirgli per averlo
di nuovo tra i
piedi.”
“Forse
basterebbe che tu ti scusassi.”
“Forse.”
Non
è facile scusarmi per una tizia dal carattere orgoglioso
come me, eppure se lo
rivoglio nella mia vita è l’unico modo per averlo.
Ci
devo pensare.
“Senti,
parlo con Mark e magari riusciamo a organizzare qualcosa.”
Io
annuisco e lei esce dalla stanza, al piano di sotto mia madre che le
urla di
venire a darle una mano con la torta.
Arrivata
la cena scopro che è una torta
al
cioccolato gigantesca con tanto di marmellate a strisce dentro e la
glassa
sopra.
Ottima.
Vado
a letto un po’ rincuorata, adesso devo solo risolvere con
Tom: una cosa da
niente.
Dormo
un sogno senza sogni e in un
attimo è
già mattina, la sveglia suona e mia sorella mia scuote per
farmi andare a
scuola.
Viva
la vita!
Mi
vesto, faccio colazione e sono di nuovo a scuola, solo che questa volta
Izzie
sembra di buon umore, come se durante la notte avesse capito qualcosa
di molto
importante.
“Ah,
ha detto Mark che durante l’ora buca che hai vuole
parlarti.”
Io
annuico.
“Bene,
dove ci vediamo.”
“Alle
tribune.”
“Ok,
sarò lì.”
Mi dirigo verso la
mia classe di spagnolo,
chiedendomi cosa diavolo voglia Mark Hoppus da me, forse dirmi un modo
per
tornare a parlare con Tom?
Seguo
la lezione in modo piuttosto svogliato, penso a cosa deve dirmi Mark e
sono
curiosa come una scimmia.
Quando
finalmente suona il cambio dell’ora schizzo via verso le
tribune, dove la
scuola si sorbisce rassegnata le performance dei gorilla, ops, la
squadra di
football.
Mi
avvicino e noto che c’è solo una figura mollemente
appoggiata alla struttura:
Tom.
Mi
sa che mi a sorella ne ha combinate una delle sue, ma stranamente non
sono
arrabbiata, anzi mi fa quasi piacere vederlo.
“Tom.”
Dico
piano, lui si stacca non appena sente la mia voce, nemmeno avesse preso
la
scossa, poi si allontana.
Adesso
o mai più.
Lo
rincorro e gli afferrò un polso, lui mi guarda inespressivo.
“Cosa
c’è?
Non
sto facendo quello che volevi tu?
Ti
giro al largo.”
“Mi
dispiace.”
Lui
sgrana gli occhi come se all’improvviso mi fosse spuntato un
corno sulla
fronte,
“Cosa?”
“Ho
detto che mi dispiace, ho detto delle cose brutte, ma ero
arrabbiata.”
“O
gelosa.”
Suggerisce
lui, ma la sua voce è priva della sua solita ironia.
“O
gelosa. Ammetto che non mi ha fatto piacere vederti pomiciare con
quella
ragazza.”
“Questo
vuol dire che un po’ ti interesso, suppongo.”
Io
non dico nulla.
“Possiamo
tornare a essere amici?”
“Va
bene.”
Mi
sembra comunque dispiaciuto, così lo abbraccio e lui da
rigido diventa normale
e mi stringe forte a sé.
Mi
era mancato il suo abbraccio e – nonostante le cose in
sospeso tra di noi –
sono contenta che siamo riusciti a tornare almeno amici.
Non
lo ammetterei nemmeno sotto tortura, ma lui mi è mancato.
Questo
sarà uno dei miei tanti segreti.
Angolo di Layla
Ringrazio DeliciousApplePie
per la recensione, grazie per esserci sempre.