Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: RedMarauder    21/02/2014    26 recensioni
Il suo sorriso, quel sorriso che riusciva a farla arrossire ogni volta, lo stesso sorriso che le rivolgeva ora, era spietato, disarmante...bello.
Troppo bello. Ma lei era troppo orgogliosa per ammetterlo, per mostrarsi debole. Hermione Granger doveva avere sempre il controllo della situazione. Sempre!
- Attenta a giocare con il fuoco, Granger. E' pericoloso!-
- Perché?- rispose, alzando il mento - Potrei scottarmi?-
Di nuovo quel sorriso. - Sì, ma il problema è che..potrebbe piacerti!-
Tanti cari saluti al suo controllo e alla sua tempra morale. Come poteva resistere quando quegli occhi la guardavano in quel modo? Così profondi, così intensi..così perfetti! Valeva la pena lasciarsi andare. Valeva la pena affondare le mani in quel fuoco, nel fuoco dei suoi capelli. Valeva la pena scottarsi!
Infondo, ad essere sincera, non era poi così male perdere il controllo!
Genere: Comico, Erotico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Ginny, Weasley, Harry, Potter, Hermione, Granger, Ron, Weasley | Coppie: Angelina/George, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny, Luna/Neville
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 29
 Incontri Segreti e Scommesse Rubate
 
 
 
 
 
 
 
- Lumacorno è un po’ inquietante, vero? O sono solo io a pensarlo?- chiese Ron, mordendo con sentimento un pezzo enorme di salsiccia.
Hermione sollevò lo sguardo e ammiccò in direzione di Harry, che non aveva mai letto un libro di Pozioni con tanta passione. No. Harry non aveva mai letto un libro in generale con tanta passione!
- Chiedilo al Principe delle Pozioni..- borbottò lei.
Ron sfoderò un sorriso e inghiottì il boccone. – E lascialo in pace, Hermione!-
Harry alzò lo sguardo, sentendosi chiamato in causa. – Rimani comunque tu la migliore!- commentò, prima di immergersi di nuovo nella lettura.
Hermione alzò gli occhi al cielo e abbandonò la forchetta nel suo piatto. Dopo un po’ iniziò a giocherellare con una carota, mentre pensava. Sì, Lumacorno era un po’ strano, ma non era sicuramente la cosa più inquietante accaduta quell’anno.
Katie era stata maledetta da una collana. Dal San Mungo giungeva quotidianamente notizie spedite via gufo da Lee, o da Angelina. Fred e George cercavano di andare a trovarla il più possibile. Le sue condizioni non miglioravano. Ma non peggioravano nemmeno. Per il momento, dovevano aggrapparsi a quella speranza.
Hermione alzò lo sguardo su Harry e scrutò il Prescelto mentre leggeva il suo amato libro di Pozioni. Silente aveva chiesto a Harry di instaurare un rapporto di fiducia con Lumacorno. Hermione si chiese a che scopo. Sospirò. Infondo, partecipare ai piani di Silente non significava necessariamente comprenderne ragioni e dettagli!
Da quando la scuola era iniziata, Hermione aveva notato quanto fosse cambiata Hogwarts. Era come se il castello si preparasse alla battaglia. L’aria era cupa, le nuvole troppo grigie e troppo spesse. Gli studenti erano afflitti, spaventati e stressati. Il Mondo Magico aveva molte cose da affrontare. La verità era una di queste.
In quel momento, Ginny la rapì dai suoi pensieri. – Sei ancora fra noi?-
Hermione sobbalzò. – Sì. Scusa. Stavi dicendo qualcosa?-
Ginny soppesò la sua espressione distratta, ma decise di sorvolare, cosa di cui Hermione le fu molto grata.
- Ti stavo chiedendo se avevi voglia di assistere all’allenamento di domani!- disse.
Hermione sfoderò un mezzo sorriso. – Ho già un impegno!- rispose.
Ginny strizzò i pugni e contrasse il viso in una smorfia. – Santa Minerva! È vero. Me ne stavo dimenticando!-
Hermione arrossì leggermente e tornò a guardare il suo piatto. Da quando la scuola era iniziata, lei e Fred si erano visti quasi ogni due o tre settimane. La casa che Fred aveva protetto con degli incantesimi era un posto così isolato e pericolante che nemmeno i maghi volevano avvicinarsi. Era come una figlia illegittima della Stamberga Strillante!
In quel piccolo mondo abbandonato, nessuno li disturbava. Passavano insieme il sabato, a volte dormivano fino all’alba della domenica, ma raramente Hermione rimaneva fino a sera. Sgattaiolare fuori dal castello era difficile. Molto difficile. Nonostante l’aiuto dei passaggi segreti e della Mappa, Hermione doveva allertare i sensi al massimo. I corridoi erano pattugliati, Hogsmeade pullulava di Auror e guardiani, e tutti gli abitanti l’avrebbero potuta identificare come una studentessa a zonzo fuori dalla scuola. Non poteva permettersi errori.
Hermione sbucava sempre dal retro di Mielandia il sabato mattina, intorno alle sette. Evitava le strade principali, svicolava nei viottoli, coperta dalle ombre del mattino, e raggiungeva la casa. Seguiva sempre un percorso diverso, non lasciava tracce e cambiava spesso il passo o il modo di camminare. Se qualcuno l’avesse seguita, difficilmente sarebbe riuscito a intercettarla, la volta seguente, per tenderle un agguato.
Fred era riuscito a proteggere la casa con una quantità di incantesimi decisamente impressionante, tanto che probabilmente nemmeno Voldemort in persona sarebbe riuscito a schiacciare il naso contro la finestra!
Lì erano al sicuro. Per quanto uno “Stato di Guerra Imminente” potesse essere considerato sicuro. In ogni caso, i problemi del mondo esterno rimpicciolivano, in quella casa dalle assi scricchiolanti e dalle parete scrostate. In quella casa, c’erano lei e Fred. Punto. Il resto poteva rimanere gentilmente fuori dalla porta.
Hermione sentì uno schiocco fastidioso proprio accanto al suo orecchio che le fece fischiare i timpani. Infastidita si portò una mano a coppa sulla tempia.
- Ahi!- sbottò scocciata.
Ginny la guardava con le braccia incrociate e lo sguardo divertito. – Sei un po’ distratta, Prefetto! Che ti succede?- chiese, ammiccando.
Hermione sospirò, rivolgendole uno sguardo torvo. Odiava quel ronzio nelle orecchie!
- Pensavo..-
- A Fred?-
- No, a Piton!-
Silenzio.
- Sì, Ginny..-
L’amica alzò gli occhi al cielo. – Tu sai che mancano solo una decina di ore, e poi lo rivedrai, vero?-
Hermione non riuscì a trattenere un sorriso. – Sì lo so!-
- Potresti riferirgli un messaggio da parte mia?- chiese seria.
Hermione raddrizzò la schiena e con tono pratico chiese: - Di che si tratta?-
- Digli semplicemente: “Io avevo ragione!”- rispose lei, sorridendo mesta.
Hermione inarcò un sopracciglio. – Tutto qua?-
- Sì-
- Non c’è altro?-
- No!-
- Ma cosa vuol dire?- chiese Hermione curiosa.
Ginny le rivolse un sorriso malizioso. – Chiedilo a lui..quando si sarà rivestito!-
Non fu molto veloce a evitare il libro che Hermione usò per colpirle la spalla. Harry sollevò lo sguardo dal libro di Pozioni, convinto forse di essersi sognato il commento della sua ragazza, o comunque di aver perso un passaggio importante nella conversazione. Ron rischiò di strozzarsi con una patata.
- Ginny!- la rimproverò Harry, senza riuscire a trattenere un sorriso.
Lei scrollò le spalle con spavalderia. – Cosa c’è?-
Hermione alzò gli occhi al cielo.
- Evita, per favore!- sbottò Ron.
Ginny rivolse uno sguardo torvo al fratello. – Che c’è, Ronnie? Eri convinto che giocassero a Gobbiglie?-  canzonò.
Hermione le tirò una ginocchiata sotto il tavolo.
- Mai pensato!- rispose lui, arrossendo. – Ma stiamo comunque parlando della mia migliore amica e..di mio fratello! Perciò dacci un taglio!-
Sfidare Ginny e sperare di tenerle testa era come passeggiare per la Foresta Proibita, piombare nella tana di Aragog e illustrargli i benefici di una dieta a base di aghi di pino: inutile.
- Perché?- chiese spavalda.
Ron la guardò come se fosse uscita di testa. – Perché sono dettagli che non voglio sapere!-
Hermione si schiarì la voce, interrompendo la contromossa di Ginny. – Io sono qui, nel caso vi interessasse!-
Harry, che era ripiombato con la testa sul libro del Principe, alzò gli occhi verdi e confusi, questa volta sicurissimo di essersi perso più di un passaggio.
- O è l’argomento in generale a spaventarti?- lo provocò Ginny, ignorando Hermione.
Ron arricciò le labbra. – Ma di che accidenti stai parlando?-
Ginny sfoderò il sorriso materno più falso del suo repertorio. – Nessuno si preoccupa mai di chiedertelo, hai ragione! Come vanno le cose fra te e Lavanda?-
Ron alzò le sopracciglia, con la stessa espressione che Hermione gli aveva visto sfoderare quando la McGranitt gli aveva chiesto di trasfigurare un barbagianni in un calice.
- Che razza di domanda è?- chiese Ron.
Hermione scoccò uno sguardo inviperito a Harry. – Vuoi darmi una mano?- sbottò, stringendo i denti.
Harry boccheggiò, passando lo sguardo da Ron a Ginny. – Ehm..
- Tu rispondi e basta!- rispose Ginny.
- Ma perché?-
Ginny lo ignorò. – Va tutto bene fra voi? C’è qualcosa di cui vuoi parlarci? Avete dei “problemi”?- chiese, mimando le virgolette per aria.
Hermione decise di prendere in mano la situazione. Alzò entrambe le braccia, bloccando il tentativo di Ron di imprecare. Il viso del ragazzo era diventato così rosso e caldo che Hermione avrebbe potuto cuocerci sopra delle uova.
– Penso che non conosceremo mai la risposta a questa domanda: fine della conversazione!- esclamò scocciata.
Ginny scrollò le spalle. – Che peccato, mi stavo divertendo!-
Harry scosse la testa sorridendo e si alzò, posando una mano sulla spalla di Ron. – Andiamo, dobbiamo finire i compiti di Astronomia!-
Ron lanciò un’occhiata raggelante a Ginny e seguì il suo migliore amico fuori dalla Sala Grande. Ginny lo seguì con lo sguardo, sorridendo allegra.
- Era proprio necessario?- chiese Hermione stanca ma anche un po’ divertita.
- Oh sì, era decisamente necessario!- esclamò Ginny, brindando a se stessa con il succo di zucca.
Hermione trattenne una risata e afferrò il suo calice per bere.
- Secondo te va davvero così bene fra loro?- chiese Ginny, all’improvviso.
Hermione arricciò le labbra. – Non lo so. Chiedilo a Lavanda!-
- Quest’estate stava quasi per parlarcene. Ma Ron se la portava via ogni mezz’ora!-
- Quindi le cose fra loro vanno alla grande!- tradusse Hermione.
Ginny si prese il mento fra le dita. – Sì, ma..è che non ce lo vedo molto Ron..-
Hermione strinse le labbra, e si voltò cautamente verso Ginny. La guardò con la stessa espressione con cui avrebbe tentato di avvicinarsi a un Gallese Verde particolarmente irascibile.  - In che senso?- chiese, scandendo le parole con misurata calma.
Ginny le rivolse un’occhiata torva. – Secondo te?- chiese ironica.
Hermione sfoderò un’espressione corrucciata e Ginny alzò gli occhi al cielo.
- Hermione, sii seria: parlando di ispirazione, Ron non è esattamente il ragazzo su cui scommetterei dei Galeoni!- esclamò.
Hermione sfoderò un mezzo sorriso. – L’apparenza inganna, Ginny!-
- Ma davvero?- sbottò lei con sarcasmo. – Immagina per un momento Ron a letto con Lavanda e..-
Per poco, Hermione non soffocò con il succo di zucca. Fra tosse e rantoli, Hermione tentò di riacquistare il pieno dominio dei suoi polmoni, mentre Ginny le batteva dolcemente sulla schiena.
- Ho detto qualcosa di male?-
- Non hai detto niente di buono, a essere precisi!- gracchiò Hermione, con voce roca.
- Non ti sto chiedendo di immaginare i dettagli!-
- Io non voglio focalizzare nemmeno il quadro generale!- protestò lei.
Ginny sbuffò. – Ok, cambiamo tattica. Rispondi a questa domanda: avresti mai pensato di Ron quello che hai pensato fin dal primo momento di Fred?- chiese, incrociando le braccia con un sorriso soddisfatto.
Hermione fissò Ginny direttamente negli occhi e per un momento il suo cervello si prese una pausa. Staccò l’attenzione dallo sguardo dell’amica e si concentrò su un ricordo. Era una notte di pioggia, di circa un anno prima. Il temporale scuoteva il castello e i corridoi erano freddi e bui. Eppure c’era una sensazione di calore nell’aria, come la promessa di una fiamma calda. E lei lo aveva incontrato. O meglio, era stato lui a rapirla. Era stato lui a intrappolarla in una nicchia buia e nascosta, dove l’aria fredda non poteva oltrepassare quella promessa di calore. Era stato lui a baciarla, a rapirla con le sue labbra calde e morbide. Era stato Fred a travolgerla, a trascinarla in una voragine di emozioni, brividi e incessante desiderio. Erano stati i suoi baci a distrarla e confonderla.
Hermione aveva pensato, aveva sperato, che dietro quell’onda inarrestabile di brividi e sospiri, si nascondesse una passione ancora più intensa e profonda. E aveva scoperto di avere ragione.
Tornando con la mente al presente, Hermione si morse un labbro e concentrò lo sguardo sugli occhi impazienti e divertiti di Ginny.
- Decisamente no!- rispose infine.
Ginny aprì le braccia in un gesto teatrale. – Questo conferma le mie ipotesi!-
Hermione scacciò l’aria con la mano. – Sì, ma non è questo il punto. Potresti porre Lavanda davanti allo stesso dilemma, e lei sceglierebbe Ron!-
- Questo perché deve esserle capitato qualcosa di veramente brutto, quando era piccola!-
- Ginny..-
- Magari è caduta da una scopa giocattolo..-
- Ginny..-
- O da un Tappeto Volante illegale!- ipotizzò. – Oppure è vittima di una tremenda maledizione!-
- Ginny!- sbottò Hermione, senza riuscire a trattenere una risata. – Vuoi smetterla? Accetta il fatto che qualcuno sia innamorato di Ron!-
- No, accetto il fatto che poteva capitargli di peggio!- la corresse Ginny, ammiccando poi in direzione del tavolo dei Tassorosso. – Pensa se toccava a Eloise Midgen!- borbottò a mezza voce.
Con discrezione, Hermione rivolse una rapida occhiata alla ragazza, poi si voltò verso Ginny. – Lavanda è uno zuccherino, in confronto!-
- Adesso non esageriamo!- sbottò lei. – E comunque, nonostante tutto, sono felice per lui. Insomma, Lavanda lo ama veramente..-
Hermione annuì. – Avrebbe scelto lui, in ogni caso!- confermò.
Ginny arricciò le labbra, leggermente disgustata. – Ci vuole coraggio a scegliere Ron, ignorando Fred!-
Hermione le accarezzò una spalla con un sorriso. – Non è una questione di coraggio. Per Lavanda, Fred non è Ron!-
- E per te, Ron non è Fred!-
- Decisamente!- commentò lei, divertita.
- Ma la cosa più importante è: tu non sei Lavanda, sia lodato Merlino!-
Ridendo, Hermione la abbracciò. Ginny ricambiò la stretta e soffocò una risata fra i suoi capelli.
- Dai, raggiungiamo quei due nel dormitorio. Devo delle scuse a Ron!- borbottò Ginny.
Un’idea guizzò nella mente di Hermione. Era qualcosa che di solito poteva avvenire in una mente malandrina come quella di Fred, ma ormai era inutile sorprendersi.
Si girò verso Ginny con un sorriso e le disse: - Ho un’idea!-
- E sarebbe?- chiese lei curiosa.
- Quanto è insopportabile l’idea di chiedergli scusa?-
- Scambieresti Aritmanzia con Divinazione?-
- Ho afferrato il concetto. Be’, puoi sempre divertirti alle sue spalle e rendere quelle scuse un po’ più piacevoli!- commentò Hermione.
Ginny sollevò un sopracciglio. – E come?-
Hermione alzò il mento con un ghigno beffardo. – Mentre chiedi scusa a Ron, immaginalo alle prese con una focosa Eloise Midgen!-
Ginny rimase letteralmente a bocca aperta. Poi, chinò il capo in una reverenza. – Credo di amarti!-
- Non dirlo a Fred!-
- A proposito di Fred: ricordi il messaggio di prima?-
- Certo!
- Bene, ho una cosa da aggiungere!- disse Ginny.
- E sarebbe?- chiese Hermione curiosa.
Ginny sfoderò un sorriso vispo. – “Sposala!”
 
 
 
 
 
 
 
Un fioco raggio di sole oltrepassò le nubi che ricoprivano l’orizzonte. All’alba, Hogwarts era silenziosa e deserta. Hermione rabbrividì quando uno spiffero d’aria le sollevò i capelli dalla nuca. Stringendo la Mappa del Malandrino, si insinuò nel passaggio segreto e si lasciò scivolare nel tunnel nascosto. Sottoterra, l’aria era rigida e intrisa di muffa. Ma Hermione ormai si era abituata a quell’odore di terriccio e roccia polverosa. Toccò la Mappa con la punta della bacchetta e mormorò: - Fatto il Misfatto!-
Linee e cartigli scomparvero dalla pergamena. Hermione la ripiegò e la mise al sicuro nella tasca interna del mantello. Tenendo alta la bacchetta, cominciò a camminare. Pezzi di roccia e terra secca scricchiolarono sotto le suole delle sue scarpe. Piegò la schiena per evitare alcuni spuntoni taglienti che scendevano dal soffitto del tunnel e poi si rialzò. Ormai conosceva ogni singola sporgenza e ogni difetto del terreno. Poteva quasi percorrere il tunnel a occhi chiusi, ma era meglio non sfidare la sorte: inciampare e rompersi una gamba sarebbe stato controproducente.
Hermione arrivò alla fine del tunnel e si arrampicò. La cantina di Mielandia profumava, ed era un odore decisamente più piacevole di quello del tunnel! Attorno a lei, Hermione vide cataste di Piume di Zucchero, scatoloni di Api Frizzole, confezioni di Pallini Acidi e di Scarafaggi a Grappolo. Sul tavolo da lavoro del proprietario, era stesa una spessa pasta blu dalle sfumature verdi che si muoveva. Gonfiava il suo centro e poi tornava piatta. Sembrava quasi che respirasse. Hermione la scrutò con attenzione. Ok. La pasta di zucchero respirava! Scuotendo la testa con un sorriso, Hermione sgattaiolò al primo piano, attenta a non fare rumore. Aspettò di essere sicura che le strade fossero deserte e uscì dal negozio, richiudendo poi la porta con lo stesso incantesimo con cui i proprietari l’avevano sigillata. Rapidamente, Hermione si lanciò in una stradina secondaria e cominciò a camminare.
L’alba stava sorgendo nascosta dalle nuvole. La poca luce illuminava fiocamente le strade e le case sembravano ombre scure stagliate in tutte le direzioni. Era l’atmosfera perfetta per passare inosservati. Per sicurezza, Hermione strinse le dita attorno alla bacchetta, nella tasca del mantello. Era sempre nervosa, quando attraversava Hogsmeade. Le possibilità di incontrare un Auror erano alte, anche a quell’ora del mattino. Una volta aveva avvistato Tonks, ma si era nascosta comunque. La brillante e giovane Auror avrebbe potuto accidentalmente rivelare alla signora Weasley di averla vista a Hogsmeade all’alba. Quanto ci avrebbe messo Molly a fare due più due?
Riflettendo su quelle possibilità, Hermione alzò lo sguardo sulla strada e il sangue nelle sue vene congelò all’istante. Un uomo camminava verso di lei, ma non l’aveva ancora notata. Teneva il naso incollato alla Gazzetta del Profeta del giorno prima. Hermione fu molto rapida. Con uno scatto, sparì nel vicolo alla sua destra e si nascose dietro una grossa catasta di scatole di legno. L’uomo continuò a camminare e oltrepassò il suo nascondiglio. Hermione lo riconobbe. Non conosceva il suo nome, ma sapeva che era un Auror. Lo vedeva spesso pattugliare Hogsmeade a quell’ora. Con il cuore a mille e il fiato corto, Hermione aspettò di avere il via libera. Silenziosamente, uscì dal nascondiglio e sbirciò lungo la strada che aveva percorso l’Auror. L’uomo era sparito. Sospirando di sollievo, Hermione riprese la sua strada e affrettò il passo. In meno di due minuti, era arrivata alla casa. Gli incantesimi di protezione la riconobbero e non le impedirono di aprire la porta.
Hermione si era chiesta spesso chi fosse il proprietario di quella casa. Era abbandonata, per quel che ne sapeva, da parecchie anni. La gente la evitava, nessuno era interessato a comprarla. Ma lei non sapeva perché.
Le assi di legno della scala scricchiolarono al suo passaggio, mentre Hermione saliva al piano di sopra. Quel particolare pezzo della casa le ricordava sempre la Stamberga Strillante. Sospirò, ricordando l’ultima volta in cui ci era stata. Avevano salvato la vita a Sirius. Avevano scoperto la verità su Minus. Avevano cercato di fare la cosa giusta, riuscendoci solo per metà.
Hermione scacciò quei pensieri e saltò l’ultimo gradino, dove un foro nell’asse si allargava ogni giorno di più. Attraversò il corridoio silenzioso e si insinuò nella stanza. Non era una stanza, ma la stanza. Era l’unica che fosse sopravvissuta decentemente allo stato di abbandono. Le tende pendevano pesanti e bucherellate dalle finestre, ma c’erano ancora. Ogni finestra aveva il vetro intero e le travi del soffitto sembravano ancora in buono stato. Il pavimento era ricoperto da una moquette logora che Hermione era riuscita a migliorare con un incantesimo. C’era un divano enorme, dove un uomo della stazza di Hagrid avrebbe potuto sedersi comodamente. Era piuttosto malandato, ma con qualche piccolo incantesimo tarme e polvere se ne erano andate. C’era un letto a baldacchino a cui mancava la parte superiore e mezza colonna di destra. A Hermione ricordava tantissimo il vecchio letto di Grifondoro abbandonato nella Stanza delle Necessità. Alle pareti erano appesi dei candelabri dall’aspetto piuttosto inquietante. Sembravano Ippogrifi infuriati, ma Hermione non ne era molto sicura. Fred aveva provato a modificarli con un incantesimo, ma il risultato era stato deludente. Ora sembravano Ippogrifi arrabbiati e anche un po’ suonati.
Ridendo al ricordo di quel pomeriggio in cui avevano tentato di staccarli dalla parete, Hermione si lasciò cadere fra le coperte calde del letto. Con uno sventolio di bacchetta evocò le sue fiamme azzurre e le lasciò ondeggiare nella stanza, che fu pervasa da una luce celeste e calda. Appoggiò la bacchetta sul comodino e si raggomitolò sulle coperte, con la testa sul cuscino. Per un istante, i suoi occhi cedettero e le palpebre si richiusero. Li riaprì di scatto e si girò a pancia sopra.
Resta sveglia, Hermione!
Sbadigliò, coprendosi la bocca con la mano destra. Era più facile a dirsi che a farsi!
Il sesto anno a Hogwarts si stava rivelando molto più difficile del previsto. Non solo il carico di compiti era aumentato, ma era cambiato anche l’atteggiamento dei professori. Pretendevano sempre di più, volevano il massimo da ognuno e assegnavano incantesimi sempre più difficili. A quello, dovevano aggiungere il fatto che il castello fosse sorvegliato da schiere di Auror che, inconsciamente, innervosivano gli studenti, perché ricordavano loro cosa stesse avvenendo fuori da quelle mura. Il panico generale era evidente. Come se non bastasse, poi, Piton aveva preso la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure. Bell’affare! Hermione non riusciva a decidere cosa fosse peggio, se i tentativi di Harry di incolpare Piton o quelli di Piton di bocciare Harry.
Lumacorno era un altro protagonista discutibile di quell’anno fuori dalle righe. Le sue lezioni erano interessanti, Hermione dovette riconoscerlo. La cosa che più detestava, però, era il Lumaclub. Lo sguardo di Hermione si perse fra le travi rose del soffitto. Oh, sì, odiava quelle riunioni. Odiava mettersi in mostra, in generale. Figuriamoci in un club esclusivo di studenti intelligenti ma altezzosi. Di cui anche McLaggen faceva parte. Ironicamente, quella era la parte più divertente. Certo, i suoi corteggiamenti erano sempre più viscidi, ma era uno spasso condividere con Fred quell’aspetto della sua vita a Hogwarts. Vederlo ingelosire la riempiva di orgogliosa soddisfazione. Hermione sorrise al soffitto, sentendosi anche un po’ in colpa.
A completare il quadro, c’erano i sospetti di Harry nei confronti di Malfoy. Più che altro, per Harry era diventata una vera e propria ossessione, tanto che Ginny aveva spesso minacciato di rinchiuderlo nella Torre Nord con la Cooman, che era diventata piuttosto petulante e indisponibile da quando Fiorenzo condivideva con lei la cattedra di Divinazione.
Studio, sospetti, professori inquietanti, complotti e piani assurdi per incastrare Malfoy. Quello era un riassunto del suo sesto anno a Hogwarts che non rendeva molta giustizia alla realtà. L’unica via di fuga era Fred. I loro incontri a Hogsmeade, per Hermione, erano diventati una vera e propria ancora di salvezza. Le regalavano qualcosa di prezioso: la libertà.
Cullata da quella tranquillità che solo la prospettiva di rivederlo poteva infonderle, Hermione lasciò che i suoi occhi si chiudessero e che il suo corpo cedesse al sonno. Si addormentò, sapendo che, al suo risveglio, Fred sarebbe stato lì accanto a lei.
 
 
 
 
 
 
 
Nel torpore del sonno, Hermione sentì qualcosa fra i capelli. Era una carezza lenta e dolce. La sua guancia si spostò dal cuscino e trovò qualcosa si solido e morbido contro cui appoggiarsi. Un familiare profumo di cannella invase i suoi sensi. Sorridendo serena, Hermione si strinse contro il suo corpo, assaporando quel momento di beatitudine in cui poteva rimanere lì, fra le sue braccia, e sentirsi protetta.
- Potrei offendermi, Granger!- mormorò Fred, l’ombra di un sorriso nella voce allegra.
Hermione sorrise ad occhi chiusi. – Perché mi sono addormentata?-
- Esattamente. Potevi almeno fingere di essere felice di rivedermi!- scherzò.
- Ho studiato fino a tardi!-
- Con McLaggen?-
- No, con Ron..-
- Davvero simpatica –
- Non era una battuta. Ho davvero studiato con Ron!- ribatté lei, alzando la testa.
Fred scoppiò a ridere e le circondò una guancia con la mano. – Mi sei mancata – sussurrò.
- Anche tu – rispose Hermione, prima di chinarsi per cercare le sue labbra.
In quel bacio, Hermione ritrovò tutte le emozioni che aveva rincorso per due settimane. La sicurezza che lui le regalava. La serenità. La passione. Il desiderio di sentirlo vicino, di condividere con lui anche gli aspetti più stupidi e irrilevanti della sua vita. Il bisogno di stringere i suoi capelli fra le dita, di incontrare le sue labbra ogni volta che voleva. La voglia di accarezzare la sua pelle e respirare il suo profumo dolce e frizzante al tempo stesso.
Le ore che passavano insieme non sembravano mai abbastanza. Per quanto quella lontananza non fosse tragica come si erano aspettati, Hermione sentiva comunque le ore scorrere inarrestabili e malefiche, e sapeva che, passata quella giornata, avrebbe dovuto attendere forse due, forse tre settimane per rivederlo. Pensare al conto alla rovescia non era d’aiuto, ma allontanare quei pensieri era più difficile del previsto. Hermione quasi si pentì di essersi addormentata. Quanto tempo aveva sprecato?
- Per quanto ho dormito?- chiese, e una leggera nota di panico le ondeggiò nella voce.
Fred sorrise tranquillo. – Dieci minuti, più o meno!-
Hermione trattene un sospiro di sollievo. – Potevi lasciarmi dormire..- disse, con finta disapprovazione.
- Sono nato per infastidirti, ormai dovresti saperlo!- ribatté lui.
Ridendo, Hermione tornò sulle sue labbra. Probabilmente non si sarebbe mai stancata di baciarlo. Il sapore di Fred era unico, dolce e invitante. Era una tentazione continua, qualcosa che poteva essere paragonato solo a dell’acqua fresca sotto il sole cocente. Era irresistibile e lei amava il modo in cui le sue labbra la cercavano, il modo in cui intrecciava la lingua alla sua, per dominarla, per rapirla, per trascinarla in quell’oblio ormai familiare. Amava ogni cosa di lui.
Per quanto Hermione fosse abituata alla presenza di Fred, la lontananza giocava degli strani effetti su di lei. Era quasi come viverlo per la prima volta, ma consapevole di quanti ricordi aleggiassero alle loro spalle. Era come sentire il calore della sua pelle per la prima volta, mentre il ricordo di quel contatto intensificava ancora di più le sensazioni che le provocava e che le aveva sempre provocato.
Erano emozioni surreali che nemmeno lei riusciva a definire. Ma le amava. Tutte, dalla prima all’ultima. E non vedeva l’ora di riviverle, ogni volta. Aspettava ansiosamente che arrivasse il giorno del loro incontro per poterlo riabbracciare e per tornare di nuovo in quel mondo sicuro e confortante, dove esisteva solamente il loro rifugio. Dove esistevano solo le sue carezze, i suoi baci e l’amore che condividevano.
Inseguendo quel desiderio, Hermione approfondì il bacio e scese ad accarezzare i fianchi di Fred. Reagendo a quella passione, Fred le premette una mano sulla nuca per avvicinarla a sé. Hermione nascose un sorriso in quel bacio. Se c’era una cosa che Fred Weasley sapeva fare molto bene, era indovinare ogni suo singolo desiderio..e realizzarlo. Quella connessione che li aveva caratterizzati fin dal primo momento, non li aveva ancora abbandonati. Il modo in cui Fred riusciva a entrare nella sua mente era sorprendente. Nemmeno la Legilimanzia poteva competere. Era qualcosa che andava ben oltre la semplice lettura del pensiero. Era una vera e propria unione. Come se entrambi condividessero gli stessi pensieri, le stesse emozioni e gli stessi desideri. Erano corpi uniti nella mente e nell’anima. Ma non era solo questo. La passione che li univa era travolgente, frizzante e spensierata. Dietro le note delicate dell’amore, c’erano ancora le impetuose correnti di quel gioco che li aveva visti protagonisti. C’erano ancora i ricordi di quella sfida emozionante e intrigante. Era un gioco che continuavano a condividere, che probabilmente non li avrebbe mai lasciati immuni. Era il piacere di provocarsi a vicenda, di ribellarsi al controllo dell’altro, di prendere e dare. Una lotta continua fra passione e desiderio. Irrazionale eppure così piacevole e gustosa che Hermione non avrebbe mai potuto rinunciarvi.
La prima volta, aveva sfidato il suo stesso orgoglio, affrontando la razionalità e la ragione, scegliendo la via più semplice: lasciarsi travolgere da quell’onda. Non era cambiata poi molto, la situazione. Ora sfidava i suoi stessi desideri e lasciava che quelle emozioni la rapissero senza mai opporsi. Perché Fred le aveva insegnato una cosa importante: ne valeva la pena.
Lasciarsi andare era la scelta migliore. Ma questo non significava rinunciare al gioco..
Erano nati per provocarsi, erano nati per pretendere un controllo che l’altro gli avrebbe sempre soffiato via. Erano nati per sfidarsi, per trovarsi e per amarsi. E avrebbero continuato a farlo.
Con una lentezza esasperante, Fred le accarezzò i fianchi e soffermò le dita sull’ultimo bottone della camicia. Le sfiorò il collo con la lingua, mordendo poi la sua pelle e strappandole un sospiro. Hermione socchiuse gli occhi, assaporando quel momento e vivendolo con ogni centimetro del suo corpo.
La sua pelle, che reclamava quella di Fred..
Le sue labbra, che imploravano un contatto..
Il suo cuore, che scalpitava furioso.
Ma Fred non l’avrebbe spogliata subito, non avrebbe mai reso le cose così facili. Hermione lo sapeva e ammirava quel suo modo di agire, nonostante non fosse disposta a dirlo a voce alta.
Strisciando su di lei, Fred le accarezzò la clavicola con le labbra e slacciò l’ultimo bottone con un gesto sicuro e lento al tempo stesso. Poi si sollevò, per guardarla negli occhi, e le sorrise. A volte, quel gesto semplice, la disarmava molto più di un bacio travolgente. Il sorriso di Fred era qualcosa di inimitabile. Non poteva essere paragonato a nient’altro. Nulla gli avrebbe reso giustizia.
Hermione ricambiò il sorriso e si morse il labbro, sollevando la testa per baciarlo, ma lui si spostò sorridendo. Hermione finse di alzare gli occhi al cielo e lasciò ricadere la testa sul cuscino. Senza separare gli occhi da quelli di lei, Fred risalì lungo la sua camicia e slacciò altri due bottoni. Impiegò così tanto tempo, fra uno e l’altro, che Hermione pensò seriamente di afferrare la propria camicia e strapparsela via. Riuscì a resistere, forse per miracolo. La tentazione, infondo, era parte del gioco. Resistere era la sua arma migliore.
Fred scese a baciarla, mentre il quarto bottone usciva dall’asola. Mentre risalivano in cerca del quinto, le sue dita sfiorarono la sua pelle fresca e Hermione rabbrividì. Resistere stava diventando un’ardua impresa. Aveva così tanta voglia di sentire il corpo di Fred contro il suo..ma Hermione strinse le labbra e lasciò che lui continuasse a slacciarle la camicia con misurata lentezza. Lasciò che continuasse a soggiogarla e a tenerla in suo potere.
Quando anche il sesto bottone saltò via, Fred lasciò le sue labbra e scese lentamente lungo il suo corpo. Con baci morbidi e infuocati, percorse i suoi fianchi, la sua pancia e risalì verso i bottoni ancora incastrati nelle asole. Ne afferrò uno con i denti e tirò. Continuò a risalire, giocando con la sua pelle, ingannandola, illudendola che la stesse spogliando più velocemente, ma senza farlo veramente. Prima di afferrare un bottone, lasciava scorrere volutamente la lingua sulla pelle di Hermione, e lei, scossa da quel contatto, inarcava la schiena, avvicinandosi a lui.
Quando Fred afferrò l’ultimo bottone, Hermione decise di abbandonare il suo ruolo di vittima pervasa dal fuoco e di diventare il predatore assetato di fiamme. Con un movimento deciso, afferrò i capelli di Fred e lo obbligò a tornare verso le sue labbra. Le catturò in un bacio intenso e profondo, così languido che Fred perse la sua sete di controllo e si lasciò andare fra le sue braccia. Hermione non aspettava altro. Sollevò leggermente un ginocchio, strisciando la gamba contro quella di lui, con una carezza lenta e suadente al tempo stesso. Sollevò il bacino, stringendosi a lui, e premendo contro la sua erezione. Quel contatto strappò un gemito ad entrambi e Hermione si ritrovò di nuovo inerme, travolta da una passione che non poteva controllare. Abbandonò la sua ribalta e decise di lasciarsi trascinare dalle fiamme che le avevano incendiato le vene. Rispondendo a quello stesso desiderio, Fred le slacciò i jeans e li fece scorrere lungo le sue gambe con un gesto impaziente. Risalì dalla caviglia alla coscia, accarezzandola, poi portò una mano dietro la sua schiena e la avvicinò a sé, continuando a baciarla. Forse voleva rallentare, o forse voleva riprendersi il controllo della situazione, in ogni caso Hermione non glielo permise. Con un gesto rapido e deciso gli slacciò i jeans, ma invece di toglierglieli, si soffermò ad accarezzarlo. Quel contatto gli strappò un gemito che Fred soffocò nella sua bocca. Hermione sentì le sue labbra stringersi per un momento, e il suo corpo irrigidirsi, per poi rilassarsi e tornare a stringerla. La rinnovata passione con cui la baciò, travolse Hermione come una cascata di fiamme. Fu allora che entrambi decisero di arrendersi, dimenticando chi fosse la preda e chi il predatore. Non aveva più importanza, comunque. Erano entrambi vittime di qualcosa che non potevano controllare. Erano insieme, e questo era tutto ciò di cui avevano bisogno. No, forse non era tutto lì. Avevano bisogno di sentirsi vicini, avevano bisogno di unirsi. Quell’unione era necessaria, era vitale. Non potevano rinunciare. E mentre gli ultimi vestiti sparivano, il mondo attorno a loro diventava solamente una bolla di fiamme e aria fresca, dove brividi e calore si incontravano e dove contavano solo quelle emozioni che scandivano i battiti sincronizzati dei loro cuori. Era una corrente travolgente e inarrestabile, che non conosceva ostacoli e si abbatteva su di loro senza incontrare argini. Hermione lasciò che la invadesse completamente, lasciò andare ogni cosa, stringendosi a Fred e perdendosi in quell’oblio che aveva conosciuto grazie a lui.
Era quella la perfezione di cui aveva bisogno. Sentirlo dentro di sé, i corpi vicini, la pelle a contatto con la sua e le sue labbra, dolci, passionali e ardenti, che catturavano le sue. Era una perfezione che poteva essere solo sua. Era Fred. Era lui a rapirla ogni volta, a trasformare il suo mondo in un oblio di fiamme.
Il resto del mondo poteva anche sparire. Infondo, il suo vero mondo, era quello che poteva condividere con Fred.
 
 
 
 
 
 
 
Un tuono squarciò l’aria. Il temporale scuoteva Hogsmeade da quasi due ore. Hermione portò la coperta fino alle spalle e poi lasciò cadere il braccio attorno ai fianchi di Fred.
- Non dirmi che hai freddo!- scherzò lui, abbracciandola.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Perché non dovrei?-
- Come puoi avere freddo fra le mie calorose braccia?-
Hermione sorrise. – Non ti stai impegnando molto per scaldarmi..-
Dopo una pausa che la lasciò molto soddisfatta, Fred disse: - A volte credo davvero di aver creato un mostro!-
- Sono la migliore. Riesco a batterti in ogni cosa!-
- Vacci piano, Granger!- scherzò lui, baciandole una tempia.
- Hai ragione: il posto di ordinario egocentrico lo lascio a te!- commentò lei.
Ridendo, Fred le prese il mento fra le dita e le sollevò il viso per baciarla.
- Che cosa stavo dicendo, prima che mi interrompessi con le tue brillanti battute?- chiese Fred.
- Insultavi Piton!- rispose lei, preparata.
- Strano che abbia dato la precedenza a lui, invece di McLaggen!- commentò, parlando più con se stesso.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Le tue lamentale rimangono comunque inutili. Prima o dopo, non fa differenza!-
- Dovresti essere contenta!- protestò Fred, quasi offeso.
Hermione sollevò le sopracciglia. – Per cosa?- chiese scettica.
- La mia gelosia dimostra quanto tenga a te!-
- Quindi ammetti di essere geloso?- concluse Hermione, soddisfatta.
Fred sbuffò. – Perché cogli sempre il significato sbagliato?-
- Perché sono convinta di avere ragione – rispose lei, scrollando le spalle.
- Non sono geloso di McLaggen..-
- E Ron è il Principe delle Pozioni!-
Fred scoppiò a ridere e scosse la testa. – Non hai idea di quanto mi rendi fiero, quando insulti Ron!- mormorò, per poi baciarla.
Hermione rise sulle sue labbra e ricambiò il bacio con passione. Decise di lasciar cadere l’argomento gelosia..per un po’.
- A proposito di fratelli fastidiosi: ho un messaggio da parte di Ginny!- disse.
Fred la guardò con profondo interesse e lei aggiunse: - “Io avevo ragione!”-
- Eh?-
- E’ il messaggio di Ginny. “Io avevo ragione” – spiegò Hermione.
Fred rimase in silenzio per qualche istante, poi scoppiò a ridere. – Oh santo Merlino, devo cominciare a mettere da parte venti Galeoni!-
- Per cosa?- chiese Hermione curiosa.
Fred scacciò l’aria con la mano. – Una vecchia scommessa..-
- E su cosa ha ragione?- ritentò lei.
- E’ convinta di vincere, tutto qui..-
- Ma su cosa avete..-
Fred le tappò la bocca con un bacio, ma Hermione non si fece ingannare. Si separò bruscamente dalle sue labbra e lo fulminò con lo sguardo. – Fred!-
- Cosa c’è?- chiese lui, sfoderando un sorriso innocente.
- Su cosa avete scommesso?- chiese lei, con sguardo severo.
Fred sospirò. – Tanto per chiarirci: mi tormenterai fino allo sfinimento, giusto?-
Hermione annuì con sguardo fiero. – E anche oltre, se necessario!-
Fred alzò le mani in segno di resa e si sistemò a sedere sul letto. Hermione fece lo stesso e lo guardò con impazienza e, dovette ammetterlo, un pizzico di apprensione. Era davvero così sicura di volerlo sapere?
Fred interpretò lo sguardo indeciso di Hermione. – Ripensamenti?-
- Mi prendi in giro?- sbottò lei con ironia. – Parla!-
Lui la scrutò ancora un istante con sospetto e poi sfoderò un sorriso. – Ginny ha sempre sospettato che io provassi qualcosa per te!-
Hermione annuì. – Sì, il serpente e via dicendo –
- Esatto – confermò Fred. – Anche se aveva smesso di fare domande, era rimasta convinta della sua idea. Quando ha scoperto di noi è venuta a cercarmi per dirmi che non l’avevo ingannata e che aveva sempre avuto ragione lei. Da quel giorno, provvede a ricordarmelo puntualmente. Quest’estate abbiamo fatto una scommessa –
- E?- lo incitò Hermione.
- Sicura di volerlo sapere?-  azzardò lui.
- Fred..-
- Va bene, come non detto. Abbiamo scommesso..be’..diciamo sul nostro futuro!-
Qualcosa nello sguardo di Hermione lo fece tremare. – In che senso?- chiese lei, scandendo le parole.
Una piccola voce nella mente di Hermione le gridò di ritirare tutto e fingere di non aver mai iniziato quella conversazione. Ma era lei, Hermione Granger. Grifondoro, testarda, audace e fin troppo determinata.
- Fred?- lo incitò di nuovo.
Lui sospirò e si grattò la nuca. – Nel senso che..be’ Ginny se n’è uscita con una battuta e io ho colto l’occasione per scommettere!-
- Quale battuta?-
- Ha importanza?- chiese lui, fingendosi indifferente.
- Secondo te?- sbottò Hermione.
Fred sospirò rassegnato. – Prima puoi promettermi che non mi ucciderai e soprattutto che non getterai Ginny in pasto alla piovra?-
- Su Ginny stai tranquillo, su di te lo scopriremo solo vivendo!- rispose lei, mascherando un sorriso dietro una smorfia. Adorava metterlo in difficoltà.
- Dovevo immaginarlo..- rispose lui, annuendo. Poi schioccò le dita e le rivolse un sorriso. – Cercherò di corromperti! Qual era la domanda?-
- La battuta di Ginny – ripeté lei, alzando gli occhi al cielo.
- Ah sì, giusto. Ginny ha detto “Scommetto che Bill sarà il primo a sposarsi!”. Le ho chiesto il perché di questo presentimento, e lei ha risposto che solo un idiota non farebbe di tutto per accaparrarsi una come Fleur per il resto della vita. Considerando che nostro fratello non è un idiota..- concluse Fred, lasciando il concetto in sospeso.
Hermione cominciò a temere per il proprio destino. – E quindi?-
- Quindi mi è venuta un’idea. Ho chiesto a Ginny di scommettere su di noi. Lei è sicura che Bill sarà il primo e lei la seconda. Io sostenevo il contrario: saremo noi i secondi a sposarci! Così è partita la scommessa!- spiegò, sorridendo tranquillo. – Sono felice di avertelo confessato! Un peso in meno da portare!-
Hermione rimase immobile, come pietrificata, e gli rifilò un’occhiata tagliente. – Hai scommesso su di noi?-
Fred annuì. – Sì – rispose tranquillo.
- E quindi cosa significa il messaggio di Ginny?- chiese lei, impavida come sempre.
- Un paio di mesi fa, mi ha detto che forse ha sbagliato a scommettere su se stessa. E ha puntato su di me – rispose, stavolta un po’ meno tranquillo.
Hermione chiuse gli occhi un istante, decisa ad assimilare il significato di quelle parole lontano dallo sguardo da bambino vispo di Fred.
Ok. Possibili implicazioni? Doveva sposarsi, secondo Fred e Ginny, per seconda, dopo Bill e Fleur.
Riaprì gli occhi e guardò Fred con un sorriso divertito. – Riferirò a Ginny di cominciare a risparmiare..- commentò.
Fred rimase a bocca aperta. – Perché?-
- Perché io e te non ci sposeremo!-
- Mai dire mai, Granger!-
- Non ho detto che non ci sposeremo mai!- sbuffò Hermione. – Ho detto che non lo faremo dopo Bill!-
Il viso di Fred si illuminò e Hermione tremò al pensiero di aver commesso un grave errore. Effettivamente, doveva ricordarsi di accendere il cervello, prima di parlare.
- Quindi..stai dicendo che vuoi sposarmi?- azzardò Fred, senza riuscire a trattenere un sorriso vispo.
Hermione si morse l’interno della guancia. – No..-
C’era una via di scampo? Doveva esserci, doveva esserci per forza!
- E’ quello che hai detto..- mormorò lui, visibilmente divertito. – Hai detto che non lo escludi a priori!-
- Ma non ho nemmeno detto di volerlo fare!- si difese Hermione, anche se ormai era in trappola.
Qualunque mossa avesse tentato, non avrebbe mai distratto Fred. Mentre fissava il sorriso spavaldo e beffardo di lui, Hermione ripensò al secondo messaggio di Ginny.
“Sposala”
Ok, ora tutto aveva più senso. Aveva promesso di non gettarla in pasto alla piovra gigante, ma doveva comunque escogitare un modo per farla pagare cara alla sua migliore amica. Affettuosamente parlando.
Fred avvicinò il viso al suo e sussurrò: - Granger, sai di esserti incastrata con le tue stesse mani, vero?-
Hermione sfoderò un’espressione omicida e aprì la bocca per parlare, ma Fred non glielo permise. Rapì le sue labbra in un bacio morbido e profondo e Hermione dimenticò cosa stesse per dire. Mentre la sua lingua si intrecciava a quella di Fred, Hermione ripensò alla storia della scommessa e tutte le sue molteplici conseguenze. Perché la spaventava così tanto? Perché solo il pensiero di quella parola le faceva venire la pelle d’oca? Infondo, era davvero così assurdo pensare che lo avrebbe sposato? Sapeva di non poter sopravvivere senza di lui. Equivaleva ad ammettere che voleva passare il resto della sua vita con Fred. Con o senza la promessa di una fede al dito, che differenza avrebbe fatto?
Lentamente, Fred si separò da lei e la guardò negli occhi con un sorriso dolce. – Facciamo una scommessa?- mormorò.
Hermione sentì il proprio cuore fermarsi. – Che scommessa, Weasley?- chiese, riuscendo persino a sorridere.
Lui le accarezzò una guancia con le dita. – Io dico che mi sposerai, Granger..-
La reazione di Hermione a quell’affermazione sorprese persino lei. Invece di rabbrividire o di spaventarsi inutilmente, sentì qualcosa scaldarle il cuore. Sorrise involontariamente, incapace di resistere.
Eccola lì, la sfida. Il gioco. Erano sempre loro. Fred Weasley non si sarebbe mai smentito. E lei? Hermione Granger era nata per combattere. E sì, anche per amarlo. Era nata per raccogliere una sfida e affrontare le sue paure. Hermione aveva imparato che non c’era spazio per la paura, fra le braccia di Fred. Lui poteva scacciare ogni dubbio e ogni timore. Aveva imparato a rifugiarsi con lui nel loro mondo perfetto, dove le ombre non esistevano.
Tutto ciò che avevano costruito insieme, era nato grazie a un gioco. Un gioco di sguardi, di sorrisi. Un’attrazione che si era evoluta, diventando qualcosa di molto più importante. Ma era pur sempre iniziata come un’attrazione. Era sempre stato il gioco di Fred: quello in cui la tentazione regnava sovrana, e per cedere bisognava mettere da parte l’orgoglio. Hermione però era testarda e le pareti del suo orgoglio erano troppo salde per cedere così facilmente. E allora le bastava aspettare. Doveva semplicemente aspettare che Fred arrivasse con il suo sorriso malandrino e abbattesse quel muro. Quello era il suo gioco.
È una questione di orgoglio
- E io dico che ti sbagli, Weasley!- sussurrò Hermione.
Fred sorrise e disse: - Cosa scommettiamo?-
- Il resto della nostra vita insieme?- propose lei, arricciando le labbra con indifferenza.
- Non sembra male..-
- Perderai, Weasley!-
- E se ti dicessi che vinceremo entrambi?- la provocò lui.
Ridendo, Hermione si morse un labbro e si avvicinò a lui. Si sedette sulle sue gambe e circondò il suo collo con le braccia. Fred le accarezzò la schiena e la strinse in un abbraccio. Erano ancora occhi negli occhi, decisi a sfidarsi con lo sguardo, a provocarsi e a nascondere una confessione dietro uno scherzo.
- Adoro vincere!- rispose Hermione.
Ridendo, Fred la baciò e ogni parola o pensiero fu soffocato da qualcosa di molto più importante. L’amore. Perché infondo, che scherzassero o meno, Hermione lo sapeva: l’amore era la ragione che li aveva spinti ad affrontare quella sfida. Aveva sostituito una semplice attrazione e aveva unito le loro strade. Come sempre, avrebbero permesso all’amore di trascinarli e delineare il loro percorso.
Hermione sapeva a cosa andavano incontro. Sapeva che, fuori dal loro rifugio, una guerra era alle porte. Ma non aveva importanza. Nel suo futuro, c’era un raggio di sole che spazzava le ombre. Per quanto la spaventasse ammetterlo, sapeva che quel futuro apparteneva anche a un’altra persona.
Non doveva decidere adesso. Non doveva farsi carico di quella promessa, proprio in quel momento. Doveva solo vivere, stringersi fra le braccia di Fred e amarlo. Con un pizzico di fortuna, avrebbe continuato a farlo ancora e ancora.
Forse per il resto dei suoi giorni.
 
 
 






Dice l’Autrice:
 
 
Buonasera Potterheads!
Come promesso, ecco il nuovo capitolo! Dunque, avrei un paio di cose da dire. La prima è una nota sul capitolo. Verso la fine, forse, avrete notato che ho inserito una frase che avevo già usato nel capitolo 8, sia nel testo sia nel titolo, e cioè: “E’ una questione di orgoglio”. Il motivo per cui l’ho fatto è che vorrei dare quel senso di ciclicità alla storia, come ha fatto poi la zia Jo! Ovviamente non eguaglierò mai il suo capolavoro! È un cerchio che si chiude: nel capitolo 8 Hermione, troppo orgogliosa per cedere alla tentazione e ammetterlo, decide di lasciarsi andare e di lasciare a Fred l’ingrato (ingrato?!) compito di abbattere il suo orgoglio. Qui fa esattamente la stessa cosa, anche se in modo un po’ diverso, considerando che non si tratta dell’inizio della loro storia, ma di una vera e propria crescita! Spero di essere stata chiara e di avervi spiegato bene questo concetto!
Altre note di servizio: domani parto per la montagna! Perciò non so se riuscirò a rispondere alle recensioni! Proverò a farlo il prima possibile! Il prossimo aggiornamento è quindi fissato per venerdì prossimo! Cercherò di rispondere subito alle recensioni!
Ultima cosa: GRAZIE! Dovrei scrivervelo a caratteri cubitali! Ogni volta che leggo una recensione mi emoziono! State seguendo in tanti questa storia, e questo mi commuove, davvero tanto. Non riuscirei a scrivere se non fosse per il vostro sostegno! Siete veramente meravigliose, grazie di cuore!
Ora, in alto le bacchette e fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo (lo ammetto, un po’ corto!)
Tanti baci di Mielandia :)
Amy
  
Leggi le 26 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: RedMarauder