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Autore: Flam92    22/02/2014    1 recensioni
Stava accogliendo le anime nel Regno di Hel come ogni giorno da che ne aveva memoria. Non c'era troppo da spassarsela in quel luogo, ma era grata ad Odino per averla relegata in quella landa desolata, lontana da tutto e da tutti. Questo, però, implicava che stesse lontana anche da suo padre, che tanto amava. In un attimo di tregua lo localizzò, era ad Asgard. Si concentrò un attimo, e subito gli apparve accanto.
"Padre!" esclamò. "Ho voglia di andarmene per un po' su Midgard, creare scompiglio qua e là..ma purtroppo non posso."
Loki sorrise. "Và su Midgard, alle anime dei morti ci penserò io."
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Hela si ergeva ora trionfante di fronte a Jane, pregustandone la morte. La sollevò, quasi con delicatezza, in modo che Thor potesse assistere impotente mentre poneva fine alla vita della donna che amava.
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Resterà impunito il gesto della Dea degli Inferi?
***Lavare i piatti fa molto male! E la mia mente malata partorisce questo genere di cose XD Spero lo troviate interessante e magari un po' diverso dal solito.***
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jane Foster, Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 - Donne.
 
Hela si svegliò con un gran mal di testa. Non ricordava cosa le fosse accaduto nelle ultime ore, ma una cosa era certa: sentiva che qualcosa non andava. Cercò di fare mente locale e ricordò solo di essere stata... dove? Non era mai uscita dal suo Regno. O forse sì? Si sentiva così confusa, come se una parte di lei negasse le sue azioni passate rimpiazzandole col nulla. Si sentiva divisa in due, sia fuori che dentro di sè.
Si alzò dal letto e si fece passare il mal di testa con un blando incantesimo. Mise il mantello per proteggersi dal freddo vento che sferzava Hel e tornò al suo compito: accogliere le anime dei defunti e scortarle nel luogo in cui avrebbero riposato per l'eternità.
 
Un mese dopo, Loki venne liberato e scortato al Bifrost per essere esiliato su Jotunheim.
"Vedi di non fare scherzi Loki. Rispetta il tuo esilio e sta lontano da Asgard e Midgard. Non fermerò Thor se vorrà spiccarti la testa da quel tuo gracile corpo." lo raccomandò Heimdall prima di aprire il Bifrost.
"Che c'è, Heimdall? Hai paura di non avere l'occasione di uccidermi con le tue stesse mani?" chiese beffardo.
"No, ma ammetto che mi dispiacerebbe dover semplicemente assistere alla tua dipartita, stregone."
Loki rise: "Sai Heimdall? Forse in un'altra vita e in diverse circostanze mi saresti stato simpatico! Addio."
Attraversò il Bifrost, giungendo in pochi istanti sul gelido suolo di Jotunheim. Lì, un membro della sua scorta scambiò poche parole con un Gigante di Ghiaccio prima di consegnargli Loki.
Infine, il Bifrost si riaprì in un raggio di accecante luce dei colori dell'arcobaleno, e i soldati Asgardiani svanirono risucchiati da esso.
 
Hela si sentiva un pesante vuoto in fondo al petto, come se le mancasse qualcosa in grado di renderla felice e di farle godere la vita. Non ricordava di essersi mai sentita così male, ma da un mese a quella parte, apparentemente senza ragione alcuna, dormiva di un sonno agitato, e sentiva il bisogno di cercare senza sosta un volto a lei familiare fra i molteplici che ogni giorno varcavano la soglia dell'aldilà.
Più volte aveva cercato di capire cosa fosse accaduto il mese precedente, quando si era ritrovata a svegliarsi con un mal di testa atroce e un black out assurdo nei suoi ricordi. Voleva dare un senso al vuoto dentro di sè, capire cosa aveva perso. Ma ogni volta che ci provava restava delusa non riuscendo a darsi una risposta.
Inoltre, il bisogno di ricerca le dava un'ansia che mai aveva provato prima, come se da quella persona dipendesse il suo futuro. Purtroppo se cercava di concentrarsi su quel volto che talvolta le appariva in sogno, non riusciva ad afferrarne i dettagli: solo contorni confusi di, ne era certa, quella che intuiva come una figura maschile.
Ma chi sarà mai questo uomo che agita i miei sogni mormorando alla mia mente di cercarlo? si chiedeva di quando in quando.
Non sapeva come rispondersi. Non era mai uscita da Hel, non sapeva chi fossero i suoi genitori nè tantomeno se avesse fratelli, sorelle o altri parenti, anche facenti parte delle schiere dei defunti. Sembrava fosse stata sputata fuori dal nulla, partorita da chissà chi.
L'unico ricordo chiaro nella sua mente era Odino, Padre degli Dei, un Asgardiano, mentre le assegnava il compito di regnare in Hel. E lei, all'epoca sola in un Regno che non sentiva appartenerle, aveva accettato.
Ne era stata grata, e lo era tuttora a voler ben vedere, ed in cambio aveva donato ad Odino due corvi, Huginn e Muninn, che viaggiano per i Nove Regni portando notizie ed informazioni al loro padrone.
Hela, alla luce di quel ricordo, si ritrovò quindi a meditare sul proprio aspetto, e a quanto esso si addicesse al luogo in cui dimorava: certo, da una parte appariva come una giovane molto attraente, ma dall'altra era la rappresentazione della morte, della decomposizione e della corruzione ad opera del tempo. Era la perfetta Regina degli Inferi: bella come la morte dopo una lunga agonia e fatiscente come un cadavere in putrefazione.
Era assorta in questo genere di riflessioni quando l'anima di una donna Midgardiana le si avvicinò.
"Sei contenta di avermi uccisa? Ti senti soddisfatta?" le urlò contro.
Hela la guardò con fare stupito. Come poteva aver compiuto un'azione del genere? E come mai quell'anima vagava senza riposo?
"Mi spiace, ma non so di cosa stai parlando. Ora ti porterò nel luogo del tuo eterno riposo, mia cara." rispose conciliante. Talvolta le anime giungevano confuse in Hel, e la Dea degli Inferi pensò che forse quella donna non aveva accettato la propria morte. Per alcuni è più difficile..
Allungò la mano per prenderle la sua, ma la donna si ritirò. "Non osare toccarmi, strega! L'ultima volta quella mano mi ha uccisa, ora cosa vuoi farmi? Dannare la mia anima per il resto dell'eternità?"
Hela rimase sbigottita. Si guardò la mano sinistra, quella corrotta, e si chiese se quel vuoto che sentisse fosse dovuto ad una reazione della propria mente che cercava di proteggerla da qualcosa che aveva fatto. Lei non era crudele, non uccideva la gente: stava a guardia degli Inferi, e al massimo se la spassava con qualche bel fusto che varcava i suoi cancelli. Non aveva mai fatto nulla di male.
Tornò a guardare la donna. "Mi dispiace. A volte per le persone non è facile accettare di essere morte, ma.."
"Così fingi di non sapere! Ora mi dirai che in realtà è stato tuo padre ad uccidermi, con un inganno!"
Lo sguardo di Hela si illuminò e il cuore le mancò un battito. "Conosci mio padre?" chiese speranzosa.
Jane la guardò strano. Okay che era morta, ma essere presa per i fondelli a quel modo proprio non le andava giù. Le rispose scocciata: "Certo che conosco Loki. Il suo fratellastro era il mio fidanzato. Poco ci è mancato che uccidessi anche lui!" sbottò.
Loki... no, non era morto, se lo sarebbe ricordato. Ma quel nome non le diceva nulla.
"Puoi parlarmi di lui? Di mio padre..non l'ho mai conosciuto, inoltre parlare della tua vita passata potrebbe aiutarti ad accettare la tua condizione. La tua anima deve riposare."
Jane rimase shockata. "Mi prendi in giro?" chiese.
"Per i Nove Regni, certo che no!" rispose indignata Hela.
"Quindi non sai chi sia tuo padre, non ricordi di avermi uccisa. Oh Hela, mi spiace molto, davvero. Ma vedi, forse hai ragione tu: la mia anima ha bisogno di riposare." Jane si voltò e fece per andarsene.
"Aspetta! Dimmi qualcosa di lui, o dimmi almeno chi sei tu!" provò a fermarla. Sapeva che trattenere le anime non andava bene, ma desiderava ardentemente sapere qualcosa di questo Loki.
"Mi chiamo Jane. Se vedi tuo padre, perchè credo proprio che Thor lo farà a pezzi, sempre se non è già successo, digli che lo saluto! Addio."
Thor.. perplessa, ad Hela non rimase altro da fare che guardare l'anima di Jane svanire nella nebbia.
Il figlio del Padre degli Dei è il fratellastro di mio padre. Ripensò ad Odino che, su Asgard, le aveva assegnato il compito di regnare su Hel. Forse è da lì che vengo. Eppure non provo un senso di appartenenza verso quel luogo... quale mistero si cela dietro la mia esistenza?
Si ritrovò con più domande che risposte a recarsi ai suoi alloggi. Il mal di testa era tornato e aveva soltanto voglia di riposare.
 
Loki non poteva certo lamentarsi del freddo, essendo un Jotun fastidio non gliene dava; il problema era il dannato vento che spostava cristalli di ghiaccio ad altezza occhi. Un particolare tanto insignificante quanto molesto. Appoggiò la schiena alla parete dietro di sè e si lasciò scivolare seduto. I Giganti di Ghiaccio non lo calcolavano di striscio e mal tolleravano la sua presenza per via dell'uccisione di Laufey. Helblindi, suo fratellastro, era salito al trono dopo il padre. Non aveva voluto avere nulla a che fare con Loki, e al "comitato di accoglienza" di quest'ultimo altro non disse se non di evitare che morisse di fame.
In realtà, fosse dipeso da Helblindi, Loki avrebbe potuto marcire all'Inferno, ma tenersi stretto Odino come alleato gli era parsa un'idea più congeniale. Così, molto semplicemente, Loki trovò rifugio in una caverna, e ogni giorno gli venivano portati tre pasti. Non godeva di alcun genere di contatto con gli Jotun, nè tantomeno della compagnia che solo i libri sapevano dare.
Andava avanti così da un mese.
Un mese in cui l'unico divertimento che riuscì a concedersi consisteva nel teletrasportarsi qua e là su Jotunheim e mandare in giro i propri ologrammi. Ergo, si annoiava talmente tanto che ormai si divertiva con un niente. Una sera in cui proprio non riusciva a prender sonno, si mise a giocare agli indovinelli con uno dei suoi doppioni. Si addormentò con la consapevolezza di stare rasentando il fondo e la soglia dell'isterismo.
Per questo decise di punto in bianco di fare una capatina su Vanaheim.
Almeno in quel Regno sanno cosa sia un libro, sebbene i Vanir siano decisamente troppo pieni di sè.
Si recò, seguendo in parte l'istinto, ad un varco fra i Mondi simile a quello attraversato non molto tempo prima per fuggire da Asgard. Badò bene a camuffare il proprio aspetto: gli occhi divennero grigio-azzurri, i capelli di un castano ramato molto più chiaro del consueto colore corvino; i lineamenti aggraziati si fecero più grezzi e una leggera peluria si impossessò del suo volto, circondandolo di una barba incolta di pochi giorni. Abbandonò i suoi consueti abiti neri e verdi e ripiegò su una tunica blu oltremare.
Varcò il passaggio e in meno di un secondo si ritrovò..zuppo dalla testa ai piedi?
Per i Novi Regni, ma che diamine...?! Loki inspirò solo acqua, e i suoi polmoni si riempirono del liquido gelato. Annaspò in cerca della superficie, che sembrava così vicina ma al tempo stesso così lontana. Quando ormai iniziava a cedere al dolore lancinante e bruciante dei propri polmoni, affiorò fra le deboli e dolci onde di un laghetto. Inspirò a pieno regime, tossendo acqua e annaspando per qualche istante.
Ripreso controllo di sè, controllò il proprio riflesso, traendo un sospiro di sollievo quando si accorse che l'incantesimo aveva retto alla sua quasi morte per annegamento.
Purtroppo, il peggio doveva ancora arrivare.
"E tu chi sei, bel fustacchione?" chiese una melliflua voce di donna.
Loki alzò lo sguardo, incrociando i profondi occhi di una giovane bionda. Semi nuda, si intravvedeva a pelo dell'acqua una striscia di tessuto che mal conteneva i suoi seni prosperosi.
Balbettò un paio di parole senza senso prima di inventarsi un nome a caso. Pochi secondi, e si era ritrovato prima ad affogare, poi nelle grinfie di una lussuriosa Vanir. Quasi pensò che forse non aveva avuto poi una gran bell'idea a farsi un viaggetto, che in realtà si era figurato come un paio d'ore spese in una biblioteca, non ammollo in un lago con una dea mezza nuda.
"Lothr..non ho mai sentito parlare di te. Non sei di queste parti vero? Ma certo che no." si rispose da sola con un cenno della mano. "Io sono Freya."
Loki sgranò gli occhi. Di tutte le divinità che poteva incontrare, proprio Freya doveva capitargli a un tiro di schioppo? Non era decisamente il momento di passare del tempo con una moglie in eterne pene d'amore, ninfomane e sempre alla ricerca di un uomo che soddisfasse le sue voglie.
"Molto piacere milady; saprebbe indicarmi la biblioteca più vicina? Temo che il portale che mi ha condotto in questo luogo fosse difettoso.." provò a svicolare, ma la Vanir gli si era avvicinata al punto che i loro piedi, che si muovevano per tenerli a galla, si toccavano di continuo.
"Sei dunque uno studioso, Lothr? E vieni da un altro Regno. Non Asgard, spero, non siamo esattamente in quelli che definirei buoni rapporti, con gli Asgardiani. Eppure, alcuni di loro sono così attraenti..!" concluse passando un dito sul profilo del volto di Loki.
"No, mia signora, non provengo da Asgard. Ma ora devo proprio scappare, inoltre i miei vestiti iniziano a diventare pesanti per via dell'acqua."
"Bè, puoi sempre toglierli! Vediamo se il tuo corpo è bello quanto il tuo viso!"
Prima che Freya potesse sfilargli la tunica, Loki scomparve e riapparve poco distante dalla riva. "Mi spiace milady, temo che dovremo rimandare. A presto!"
"Lothr, aspettami ti prego! Mio marito è sempre lontano, mi sento tanto, tanto sola!" in men che non si dica, la Vanir raggiunse il Dio dell'Inganno sulla sponda del lago.
Per gli Inferi, non riuscirò mai a liberarmi di lei! Devo trovare un altro passaggio al più presto.
A Loki non restò che correre via, seguendo un sentiero che, stando a quanto gli rimandavano i suoi sensi, l'avrebbe condotto alla propria via di fuga. Freya lo incalzava, i piedi nudi che si muovevano sull'erba, il sottile strato di tessuto intorno al seno che avrebbe resistito ancora per poco, e quello intorno alla vita che sicuramente avrebbe fatto la stessa fine.
Finalmente giunse nelle vicinanze della fenditura spazio-temporale, e si lanciò dietro un intricato groviglio di cespugli e felci. Freya lo vide scomparire, lo cercò con lo sguardo ma non riuscì più a vederlo. Sconfortata, tornò al laghetto.
Ah, le donne! Giuro che se dovessi tornare su Vanaheim, prima farò un sopralluogo in forma animale, e solo dopo muterò il mio aspetto assumendone uno umano!
Il vento gli aveva spinto i capelli davanti agli occhi. Riprese il suo aspetto, si aggiustò quella chioma ormai lunga e si guardò intorno per capire in quale punto di Jotunheim fosse finito. Peccato che non si trovasse più nel Regno dei Giganti di Ghiaccio.



N.d.A.
Eccomi a quest'ora tarda ad aggiornare finalmente XD
Piccolo siparietto comico per spezzare la pesantezza del racconto, che nasce come introspettivo e mica tanto leggero. Nulla da commentare, se non che spero di postare il 3° capitolo il prima possibile.
Ringrazio MamW che ha recensito il primo capitolo di questa mia follia, inserendo la storia nelle seguite. Inoltre ringrazio obiwankenobi e Princess_Klebitz per aver inserito la storia nelle seguite.
Alla prossima!
Baci,
Flam.
P.S.: Per chi segue anche l'altra mia long, giuro che aggiornerò pure quella prima o poi! (spero più prima che poi..XD)
  
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