Two of us
Capitolo 18: “Doing something together”
Fin
dove è disposto ad arrivare per John?
Farebbe
tutto per lui, lo farebbe davvero, sarebbe disposto a tutto?
Per
John?
John
si appoggia a peso morto su di lui, mentre Paul apre la porta: non può
lasciarlo solo, non in quelle condizioni. Ha appena preso un acido e ora sta
avendo un brutto trip. Uno decisamente angosciante, dal modo in cui lo stringe.
“Dove
sono, Paul?”
La
voce trema incontrollabilmente e lo stesso accade al suo corpo, quando Paul
accende la luce dell’ingresso, senza mai lasciarlo andare. Sa che se lo lascia
andare, è la fine, per John e per se stesso.
“A
casa mia.”
“NO!
Non è vero… dove mi hai portato? C’è troppa luce qui. Non vedo niente. Dove
sei?”
Paul
cerca di sorreggerlo con le mani, ma John sembra spaventato e gli sfugge dalle
braccia. Avanza traballante nell’ingresso e porta le mani sugli occhi, andando
a sbattere contro il muro.
“John!”
John
lancia un urlo di dolore, ora il terrore è più che visibile sul suo volto, il
terrore di chi non sa cosa sta facendo, di chi ha perso la strada di casa. Paul
cerca di avvicinarlo, ma lui si rifugia nel salottino.
“Paul,
dove sei?”
“Sono
qui.” risponde, seguendolo subito, ma non fa in tempo a raggiungerlo, così John,
con le mani ancora sul viso, inciampa nel tappeto e finisce a terra, accanto al
camino.
È
in quel momento che John scoppia a piangere, come se fosse arrivata
l’Apocalisse e lui avesse ancora troppe cose da fare. Piange disperato, i
singhiozzi scuotono violentemente il suo corpo e lui si rannicchia su se stesso,
avvolgendo le braccia intorno al torace.
“Paul…Perché
mi hai lasciato?”
John
ridotto in quello stato, fragile, spaventato, tremante, è una visione a cui
Paul non può resistere. Eppure ora si sente così impotente, come può aiutarlo?
Si
avvicina con passo incerto, si inginocchia accanto a lui, accarezzandogli con
delicatezza la spalla per non turbarlo ancora di più, quasi avesse paura di
romperlo definitivamente.
“Sono
qui, John, vedi?”
“No,
non è vero.” urla, scacciando quella mano, gli occhi, pieni di lacrime, si
muovono freneticamente, ma è come se non possano vedere Paul, “Non ci sei. Non
sei qui e io sono solo e ho freddo… tanto freddo…”
Paul
vorrebbe solo piangere, insieme a John, vorrebbe fare qualunque cosa insieme a
John, vorrebbe essere dovunque si trovi John. Anche se si tratta di una terra
desolata, triste, spaventosa.
“Paul,
ti prego… aiutami… ho paura.”
Un
lieve movimento del corpo di John, ed ecco che dalla tasca della giacca scivola
fuori un contenitore colorato: le sue pastiglie.
Scivolano
proprio di fronte a lui e Paul le guarda, titubante. Se è l’unico modo per
stare con John…
Fin dove è disposto ad arrivare per John?
Fino
a questo punto, sembra.
Estrae
una piccola pastiglia rossa e la fa sciogliere in bocca, cercando di respirare
tranquillamente.
Poi
si sdraia accanto a John, lo abbraccia, stringendolo teneramente sul suo petto.
Oh, guarda, eccolo lì!
“Sto
arrivando, John.”
(500 parole)
Note dell’autrice: questa è una delle flash a cui tengo di più,
perché è stata una delle prime a essere ideate e ovviamente è ispirata all’aneddoto
secondo cui Paul portò a casa sua John che aveva preso una pasticca di LSD e
poi per la prima volta, la provò anche lui per stare con John. È angst e fluff allo stesso tempo. :3
Grazie
a kiki che ha corretto e ringostarrismybeatle,
lety_beatle e miharu87 che hanno commentato la scorsa
flash.
Ce
la faremo con questa ad arrivare a 50? :D
Prossimo
aggiornamento, “In a formal wear”,
martedì.
A
presto e buona domenica
Kia85