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Autore: JessyR89    22/02/2014    4 recensioni
Una richiesta inaspettata, nuovi legami e amicizie, decisioni difficili.
Quanto possono legarsi due anime?
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Clarissa, Izzy Lightwood, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest, Spoiler!, Tematiche delicate
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Dopo la sfuriata di Maryse, i fratelli Lightwood e Jace rimasero da soli all’Istituto. Luke aveva insistito affinchè Jocelyn andasse a casa a riposare, cosi come Maryse, che aveva bisogno di stare tranquilla.
Si ritirarono ognuno nella propria stanza. Alec si fiondò sul letto, affondando il viso nel cuscino. Era stata una giornata infernale, prima l’incontro col padre, poi quello con Magnus, il rapimento di Clarissa e ora anche la separazione dei suoi genitori. Troppe episodi dolorosi in una volta pensò, episodi tutti diversi tra loro che avevano in comune il senso di vuoto che lasciavano nel cuore. Non riusciva a togliersi dalla mente la sequenza di immagini : Magnus che si volta e va via, Jace di pietra che annuncia che Clary è scomparsa, sua madre che caccia suo padre e che svela che lui lo disgusta perché ama un uomo. Adesso capiva molte cose. Si tolse la divisa strappata e sporca di sangue e si abbandonò sulle coperte.
Jace stava tornando verso la sua stanza quando passò davanti a quella di Clary, che aveva la porta chiusa a metà. Si fermò e guardò dentro. La stanza era immersa nel buio, con la luce del corridoio che ne illuminava l’ingresso. Anche in quella semioscurità Jace potè ammirare la stanza della ragazza che amava; la conosceva a memoria, tante volte era stato li con lei, tante volte aveva dormito con lei e tante volte avevano fatto l’amore su quel letto che adesso era cosi vuoto. Guardò sul muro intorno alla piccola scrivania, vicino alla finestra: era pieno di disegni fatti a carboncino, a matita o colorati ad acquerelli. Se la immaginò seduta sul davanzale della finestra a disegnare mentre gli sorrideva senza alzare lo sguardo dal disegno. Il suo blocco adesso però era chiuso e ordinato al centro della scrivania. Vicino al letto, sul piccolo comodino, vicino all’abat- jour, c’era un portafoto con due fotografie: una ritraeva loro due a Central Park, tra la neve abbracciati che si guardavano negli occhi; sorrise pensando a come avevano perso più di quindici minuti di orologio a capire l’ispirazione artistica fotografica di Izzy, che non riusciva a farsi capire in che posizione voleva si mettessero e alla fine, dopo aver riso come i pazzi per l’indignazione di Isabelle, era venuta fuori una foto bellissima e spontanea. Jace aveva la stessa foto in camera sua. L’altra foto invece li ritraeva tutti e 4 in tenuta da Cacciatori.
Quella stanza gli ricordava lei in ogni angolo, era stata arricchita con elementi tipici del suo essere e questo gli fece salire il groppo in gola. Guardò verso il letto e la notte della caccia al Pandemonium gli passò davanti: gli aveva chiesto di amarla e lui l’aveva amata tutta la notte, fino a rimanere senza fiato, ma mai completamente sazi uno dell’altra. Si distese sul letto, il suo profumo lo risvegliò da quel coma nella quale riversava la sua mente guardando la stanza e la consapevolezza che lei non era li e che non era riuscito a salvarla, lo fece crollare. Abbracciò il suo cuscino e pianse.
Isabelle non aveva spiccicato parola per tutto il resto della serata. Clarissa le mancava terribilmente, aveva paura, non poteva perderla proprio adesso che erano riuscite a diventare parabatai. Entrò nella sua stanza e la divisa sul letto le fece tornare in mente il momento della cerimonia e le parole del suo giuramento: “Dove andrai tu andrò anch’io e dove morirai tu morirò anch’io” l’avrebbe trovata e avrebbe lottato per portarla a casa. Si fermò davanti allo specchio, notò le occhiaie che si erano formate sotto agli occhi, i suoi capelli erano tutti disordinati, il suo vestito strappato. Si fece una doccia e indossò qualcosa che aveva giurato non avrebbe più messo: la felpa a stelle blu che Clary l’aveva sfidata a comprare e indossare almeno una volta. Raziel l’avrebbe perdonata per aver infranto il suo giuramento. Era stata presa in giro tutto il giorno da Jace, si era arrabbiata tantissimo, ma adesso non contava più niente; quella felpa le ricordava la sua parabatai e istintivamente accarezzò, per la milionesima volta, la runa sul braccio. Il senso di calore provato nel cuore al momento del giuramento era scomparso. Avvertiva nuovamente quel senso di freddo, di vuoto che l’aveva accompagnata per tutti quegli anni. Clarissa in un certo senso era riuscita a riscaldare la sua anima: non era più sola, si sentiva importante per qualcuno, qualcuno pronto a dare la vita per lei. Adesso era sprofondata di nuovo in quel brutto senso di abbandono.
Un dolore acuto all’altezza dei reni la fece urlare, non c’era nessuno nella stanza, eppure aveva sentito un dolore fortissimo, bruciante, come una frustata. Si portò una mano sul fianco. Il suo urlo fece correre in camera sua Alec e Jace.
“Che succede Isabelle?” Alec era preoccupatissimo.
“Non lo so, ho avvertito un dolore qui – indicò la parte bassa della schiena-  come se fossi stata colpita da qualcosa” Isabelle non sapeva spiegare cosa era successo perché non riusciva a capirlo nemmeno lei.
“Lasciami vedere se hai segni” Alec si avvicinò aiutandola a togliere la felpa. Ma Isabelle non riuscì a mostrare la schiena al fratello che un’altra fitta di dolore bruciante la colpì sulle cosce.
Isabelle urlò di nuovo. Si afferrò le gambe stringendo gli occhi e mordendosi un labbro.
“Ma che sta succedendo?” Alec si voltò  verso il suo parabatai cercando una risposta per ciò che stava facendo soffrire sua sorella, ma anche negli occhi di Jace c’era la stessa domanda e mancanza di risposte.
“Non lo so…..fa m- m-ale!” Isabelle si posò una mano sotto al seno, cercando di riprendere fiato e abbassò leggermente i pantaloni per vedere cosa le aveva provocato quella fitta di dolore. Un profondo segno rosso/violaceo era comparso sulla sua pelle e molto velocemente scomparve.
“Io non capisco…..” iniziò a dire per spiegare cosa aveva appena visto ai fratelli, ma la sua pelle cominciò a ustionarsi. Si accasciò ai piedi del letto contorcendosi dal dolore, si portò le mani sul petto, emettendo un gemito soffocato. La runa parabatai sul braccio di Isabelle era cerchiata di un rosso intensissimo, quasi color bordeaux. La sfiorò….
Jace sbatté il pugno contro la porta “LA STA TORTURANDO!!!!” urlò. Era molto pallido, la mano gli sanguinava e non riusciva a respirare regolarmente. Era letteralmente terrorizzato. Sapere che la sua Clarissa era nelle mani di Sebastian, che le stava facendo del male e lei stava sopportando tutto quello, lo faceva impazzire. Non aveva mai sopportato vedere Clary provare anche il minimo dolore, figuriamoci sapere che quella feccia di Sebastian la stava torturando.
Alec impiegò pochi secondi a collegare. Gli si gelò il sangue nelle vene. Non aveva mia visto Jace in quello stato e la sua reazione lo preoccupò. Non era più in grado di ragionare lucidamente e temeva che se Clary fosse morta, avrebbe potuto fare delle sciocchezze. Le pazzie in battaglie le faceva già di suo… Izzy urlò di nuovo, stavolta il bruciore era più intenso del solito, non riusciva a respirare, la pelle era madida di sudore e il suo corpo era in preda a degli spasmi. La pelle sulla schiena, come si ustionava velocemente, ritornava normale nel giro di pochi istanti. Alec la appoggiò sul letto per farle riprendere fiato, si sentiva impotente, non sapeva come aiutare la sorella. Jace invece sembrava un leone in gabbia, camminava nella stanza a larghe falcate, stava impazzendo, si stringeva i capelli tra le mani e imprecava: “Bastardo, giuro sull’Angelo che lo ucciderò con le mie mani!” Ogni urlo di Isabelle per lui era una pugnalata al cuore.
Un altro grido allucinante spaccò i timpani dei ragazzi. Isabelle, adagiata sui cuscini, stringeva il polso con la runa parabatai e svenne dal dolore.
“IZZY!” Alec si precipitò a prendere la sorella che giaceva immobile sul letto.
“La runa è sensibile per i primi tre giorni, ricordi? Si può sentire il più piccolo dolore fisico e successivamente si crea quel legame vitale tra i due parabatai*. Lui lo sa, ci sta mandando un messaggio. Non si fermerà davanti a niente, è pronto anche a sacrificare sua sorella!” Jace parlava sputando odio puro. Quel bastardo di Jonathan voleva che sapessero.
“Dobbiamo avvertire mia madre?” Alec non sapeva cosa fare  “Forse il Conclave…”
“Ci servono rinforzi! Avverti Maryse ma non dire nulla a Jocelyn, uscirà sicuramente di testa” Jace sapeva perfettamente cosa avrebbe provato Jocelyn, perché lo stava già provando lui.
Isabelle si era ripresa, il suo colorito era tornato normale, non provava più dolore. “Ha smesso!” Nessuno però era pienamente sicuro di cosa provare di fronte a quell’annuncio.
Si avviarono in biblioteca “deve esserci un posto dove può tenerla nascosta! Tu non ricordi niente di quando eravate legati, se adorava un posto particolare o se ne ha uno in cui fa queste cose alle sue vittime?” Isabelle era più agguerrita che mai, cercava anche il più piccolo indizio per trovare quel maledetto.
“Viaggiavamo in quella casa ma è stata distrutta, non ha mai fatto accenno ad altre residenze…” Jace non aveva notizie utili per quella situazione e si sentì più frustrato che mai. “Sono inutile per tutti” pensò tra sé.
“Potremmo chiedere a Magnus di fare un incantesimo di localizzazione” propose Izzy. “Potrebbe essere una buona idea per avere almeno un posto da cui iniziare, sempre che non ci sono barriere demoniache”.
“Magnus? Di nuovo? credi che Sebastian sia cosi sprovveduto da farsi localizzare con un dilettante?” Alec fulminò con lo sguardo sua sorella, non avrebbero chiesto nuovamente aiuto a Magnus, non avrebbe sopportato di vederlo di nuovo.
“non me ne frega niente dei tuoi problemi amorosi Alec, io voglio ritrovare Clary, andrò pure in capo al mondo se fosse necessario per riportarla a casa, e per avere di nuovo la mia parabatai qui ho bisogno dell’aiuto di Magnus. Solo l’Angelo sa quello che Sebastian le sta facendo….ho fatto un giuramento Alec” Isabelle parlò a denti stretti, gli occhi fiammeggiavano e trasparivano tutta la rabbia che la stava consumando. I problemi di suoi fratello con lo Stregone non la riguardavano, questa era una situazione di emergenza, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di riavere Clary sana e salva a casa.
Qualcosa bruciò all’interno del camino spento. Un messaggio di Fuoco.

DOVRESTE AMMIRARE QUANTO E’ BELLA LA MIA REGINA. FINALMENTE E’ MIA!
VI DISTRUGGEREMO!


Jonathan e Clarissa Morgenstern  



Note: * è di mia totale invenzione
lo stile del messaggio finale dovrebbe essere scritto con altri caratteri come scritto a mano, ma su questo programma purtroppo non ce ne sono di particolari...usate un pò la fantasia. Ho cercato di diversificare i due nomi!
Detto ciò, buon sabato! ci tenevo a sapere se la mia scelta di trasformare Clarissa vi ha deluso. So che è difficile da accettare, credetemi è stata una scelta sofferta anche per me! inoltre come sempre ringrazio chi segue la storia, siete in tante e questo mi fa molto piacere, e ringrazio anche le mie tesorucce che commentano sempre, per me è fondamentale il vostro sostegno e sapere cosa ne pensate!! Sbaciucchio!

 
  
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