Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: pandaschocolate    22/02/2014    0 recensioni
Jay Addamd e Haileth Levonne, i due tributi del Distretto 9 dei 68° Hunger Games.
Due punti di vista, ventiquattro vincitori e solo un vincitore.
Questa storia ha partecipato al contest "Hunger Games: Original" indotto da Son of a preacher man sul forum di efp classificandosi al Secondo Posto
Genere: Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovi Tributi, Nuovo personaggio
Note: Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
68th Hunger Games. Cercai di addormentarmi per tutta la notte ma nulla, non ci riuscivo proprio. Probabilmente mancavano poche ore per arrivare a Capitol City e non riuscivo ancora a capacitarmi del fatto che nel giro di poche ore era cambiato tutto. Era stato scelto come tributo maschile del Distretto Nove, avevo visto Haileth cambiare carattere, avevo perso la mia famiglia e i miei amici, avevo perso Yoan, ero salito su un treno diretto al martirio, avevo visto piangere quasi tutti, avevo mangiato come mai in tutta la mia vita. E questo non era tutto, ne dovevano ancora succedere di cose. Sbuffai quando un piccolo raggio di sole raggiunse i miei occhi facendomi alzare dal letto. Imprecai mentalmente contro il sole e mi preparai per affrontare Haileth e il resto della combriccola che aspettavano solo me nella sala da pranzo. Indossai gli stessi vestiti della sera precedente, uscii dal mio vagone e raggiunsi la sala. Nell’entrare nella stanza credevo di trovare una Rena in una crisi isterica, mentre Haileth e Marcus si uccidevano a vicenda utilizzando coltelli e forchette mentre la povera Elein cercava di separarli, ma sbagliavo. Nella stanza c’era un clima abbastanza piacevole mentre Haileth e i nostri due mentori discutevano sul come difendersi o su come accendere un fuoco, Rena invece controllava e ricontrollava la piccola agenda che aveva tra le mani.
-Uh ben svegliato Jay, giusto in tempo per l’arrivo a Capitol City. Dormito bene? – mi disse con la voce di chi sta per uccidere un tacchino.
Prima di poter rispondere al tono quasi raccapricciante di Rena, lei continuò moderando questa volta il suo tono di voce.
-Oggi avrete tantissime cose da fare! Alle nove dovrete essere a Capitol City, dove farete una breve apparizione in stazione tra il pubblico che è venuto ad aspettarvi, poi vi prenderanno in custodia truccatori e preparatori fino a quando il vostro stilista non si farà vivo. Poi quando il sole scende, avrete la sfilata, un’unica opportunità di colpire il pubblico e poi rientrerete nel vostro appartamento preparato per voi. Non sarà il massimo del lusso, ma è un attico al nono piano come il vostro distretto – disse scrivendo freneticamente sull’agendina che aveva ancora tra le mani. Alzò poi lo sguardo e sorrise nel vedere Capitol City da lontano.
-Ci siamo– soffiò lentamente riprendo vita e alzandosi dalla poltrona sulla quale si era accoccolata fino a qualche minuto fa. Guardai sconcertato la scena e poi mi sedetti al mio posto a fare una piccola colazione, almeno avrei resisto fino a quando sarei dovuto rientrare. Haileth mi porse una piccola tazza contenente del liquido nero e dall’odore gradevole. Mi sorrise e riprese a mangiare quello che poteva sembrare un toast con marmellata e burro. In un minuto ci ritrovammo in una galleria che passava sotto a delle montagne e poco dopo ci ritrovammo davanti Capitol City. Era davvero bellissima e diversa da come l’avevo immaginata in tutti quegli anni. Da dove eravamo, non potevamo vedere un granché, però gli enormi palazzi colorati di colori sgargianti e fontane perfette che spruzzavano acqua in giochi di colori ricoprivano la città. E sicuramente, questo era niente in confronto alla vera bellezza di Capitol City. Pochi minuti dopo entrammo in stazione e fummo accolti da tantissime persone colorate e sorridenti. Haileth alzò lo sguardo e si affacciò al finestrino, salutando con la mano e la folla prese a urlare e a invocare il suo nome. Sorrise leggermente e m’invitò a fare lo stesso indicandomi Rena e il suo meraviglioso sorriso alla vista di Haileth tanto amata dalla folla. Marcus ed Elein ci presero e ci fecero scendere dal treno entrando definitivamente nella stazione. Era davvero enorme e colorata, ancora di più di quanto fossero i palazzi cittadini. Rena ci trascinò via e ci fece salire su due macchine diverse e ci spedì dai preparatori. Che l’inferno abbia inizio.
Non so quante ore passarono dal mio ingresso nel centro Immagine, so solo che da un momento all’altro sarei potuto scappare e darmi per suicida visto gli innumerevoli trattamenti che quei pazzi capitolini mi hanno rifilato. Quei tizi non facevano altro che ridere e parlare male delle persone, cosa che cominciavo a non sopportare soprattutto se ridevano del mio corpo. So di non essere questa eccezionale bellezza, ma cosa c’era da ridere? Urlai di nuovo dal dolore quando l’ennesima striscia depilatoria fu staccata dal mio petto.
-Oh accidenti, quanto manca?- sbuffai irritato io. Tutto questo era assurdo e completamente fuori dal normale.
-Oh tranquillo, adesso ti mandiamo dagli stilisti. Abbiamo finito qui. - sorrise uno dei tre ragazzi che continuava a farmi gli occhi dolci da quando ero entrato.
Mi diedero uno strano pezzo di stoffa da indossare e poi fui messo su una specie di ascensore che mi portò dal mio stilista. Entrai nella camera e lo notai: aveva i capelli lunghi, rossi e rasati ai lati, una cresta che sfidava le leggi di gravità era eretta sulla sua testa i restanti capelli erano stati legati in un codino perfetto che arrivava a fondoschiena. La faccia era completamente ricoperta di trucco, i suoi occhi erano ben marcati di nero e le labbra rosso fuoco. Dopo averlo fissato a lungo, decisi di lasciar correre e di non andare a vedere com’era vestito considerata la faccia. Mi sorrise e mi fece accomodare su un lettino davanti a lui. Cominciai ad avere paura di quell’uomo. E se mi avesse fatto del male? E se invece di vestirmi mi avesse mandato in giro nudo, o peggio, rivestito completamente di vernice gialla per rappresentare il grano? Sospirai rassegnato al mio destino e feci come mi aveva detto.
-Prima di tutto, mi chiamo Ryndra e sono il tuo stilista. Ora parliamo del tuo costume. Siccome voi siete il distretto nove, ho pensato a un costume che lascerà tutti senza fiato- ecco, sto per andare in giro completamente dipinto di giallo, con il mio coso al vento e con i capelli biondi per rappresentare il grano –ho pensato, cioè io e Kybyr abbiamo pensato di riprendere un’antica leggenda mitologica che rappresentasse il vostro distretto. Chi meglio di Demetra, la dea greca del grano?- sorrise fiero. Bene, non solo andrò in giro nudo, ma avrò addosso un paio di seni finti per interpretare la dea greca. Si va proprio bene.
-Ma tranquillo, non avrai un paio di seni e non andrai in giro nudo, il tuo vestito è ispirato agli dei maschili e avrai un piccolo extra-sorrise vittorioso. Ecco, ora non tanto per il vestito, la cosa che mi preoccupava di più era l’extra. Ormai sconsolato e devastato da quello che dovevo fare, lo stilista mi consegnò il mio vestito e lo indossai, richiamando in seguito Ryndra. Lui vedendomi mi fece diversi complimenti, poi mi diede il piccolo extra.
-Falce e mantello. Se ricordo bene, nel distretto nove si narra la leggenda del vecchio falciatore e volevamo ricondurvi a questo per farvi sembrare fieri del vostro luogo di provenienza.- ricordo quella storia. Yoan me la raccontava sempre quando ero piccolo per farmi spaventare. Parla di un vecchio uomo che aveva deciso di intraprendere la vita del contadino; molto spesso il vecchio usava la falce e un giorno, quando una donna gli si propose, lui scelse la falce e la donna si uccise utilizzando l’amata falce del contadino e quando la mattina dopo fu scoperto il corpo, l’uomo impazzì e da allora è conosciuto come la morte. Mi sorrise e mi sistemò il mantello e la falce, mettendo in ordine anche gli ultimi ritocchi e mi accompagnò al mio carro. Poco dopo arrivò anche Haileth, e dio, dire che era bella non era sufficiente a descrivere la sua bellezza. Sembrava davvero una dea greca. Mi sorrise e per poco non svenni. I capelli erano stati tinti di biondo ed erano stati decorati con una coroncina e dei fiori in una strana acconciatura, gli occhi cerulei erano stati fatti notare dal trucco quasi nero, le labbra perfettamente rosse. Il vestito, bianco e dorato le stava alla perfezione. La falce che aveva in mano era rossa, come il mantello e sul braccio un tatuaggio che a prima vista sembrava ancora fresco.
- Cosa ti è successo al braccio? – dissi incredulo guardandola. Se non fosse stata fidanzata con Yoan, probabilmente l’avrei tenuta tutta per me.
- Tatuaggio permanente. Rappresenta il nove e Yoan. Si vive una volta sola e poiché sto per morire, tanto vale farsi belli e rovinarsi – sorrise lanciando in aria la falce e riprendendola con un gesto veloce della mano.
- Sai, potresti uccidere qualcuno con quella – un ragazzo di un altro distretto le sorrise e la abbracciò da dietro.
- Sai, potresti essere tu a morire grazie a quella falce. E poi giù le mani, sono fidanzata – Haileth, purtroppo, s’infastidiva molto facilmente, anche solo alle parole di uno sconosciuto. Basta pensare a cosa abbia fatto a Marcus sul treno poche ore prima. Il ragazzo spaventato si staccò da lei e chiese scusa, facendo un lieve cenno del capo e cominciai a fissarlo. Non era molto bello, e le varie cicatrici che si vedevano lo facevano sembrare un uomo vissuto.
- Comunque, sono Richard e sono del dodici – fece un breve inchino al cospetto di Haileth e lei sbuffò infastidita. Odia la presenza delle persone che non conosce.
- E comunque sarà l’arena a decidere la mia morte – sorrise beffardo lui.
- Tutto è possibile, anche il fatto che la mia arma possa trafiggere il tuo corpo non proprio statuario da minatore del dodici – ecco, ormai avevo perso quel poco di dolcezza che credevo fosse presente in Haileth. Marcus ha ragione, il solo fatto di entrare nell’arena ti spaventa e ti porta a cambiare. L’arena ti cambia, anche se ne esci vinto. L’arena è il male. Poco dopo vedemmo arrivare i nostri mentori che mandarono via il ragazzo del dodici e ci fecero accomodare sul carro. Dopo una breve conversazione sulla sfilata, i cancelli si aprirono e tutti i cavalli cominciarono a muoversi verso il centro della piazza cittadina. Quando uscimmo, noi ci fu un boato generale e non so per quale motivo. Quando cominciai a vedere miliardi di rose sul nostro carro, feci un cenno a Haileth e insieme lanciammo in aria le due falci, riprendendole poi al volo e mostrandole in aria, come se ci avessero portato alla vittoria. Haileth accennò un sorriso e poco dopo il carro si fermò davanti al Presidente Snow che prese a parlare.
- Miei cari tributi, oggi ricorrono i sessantottesimi Hunger Games che ormai da anni sono ricordati grazie a voi e al vostro sacrificio. Un brindisi, a questi giovani che da domani si batteranno e che ci daranno molte soddisfazioni. E che possa la fortuna sempre essere a vostro favore. – terminò l’uomo e poco dopo un secondo boato, anche più forte di quello di prima partì dalle tribune e dai capitolini, fece sorridere fiero il Presidente Snow. I carri ripreso a camminare e ritornammo al punto di partenza, dentro il garage del centro d’addestramento. Rena, Marcus ed Elein ci vennero a prendere e ci fecero dei complimenti, trascinandoci poi al nostro piano per fare una doccia e per prepararci per domani, quando sarebbero cominciate le sessioni d’addestramento.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: pandaschocolate