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Autore: SplashedLily_    23/02/2014    2 recensioni
“Ricordati che il cuore di una donna è fragile” lesse il messaggio che gli era arrivato sul telefono che teneva tra le mani e digitò una risposta: “Sì, perché invece quello di un uomo è una merda. Saltiamo sopra il mio cuore, chi se ne frega, tanto sono un maschio!”
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“Ci amavamo così tanto, ma a lei è bastato uno stupido ragazzino, e tutto quello che ci siamo detti è andato in fumo.”
“Si ma sono passati quattordici anni da quando ci siamo lasciati, solo un pazzo come me può amare dopo così tanto tempo”
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“L’ho lasciata. Preferisco la felicità di Erin, non di quella puttana.” Rispose con lo sguardo fisso sulla punta delle sue scarpe ancora sporche di fango.
Erin gli si attaccò al collo, lo strinse talmente forte che Louis pensò che lo avrebbe privato di ogni energia vitale, ma lei era così: Erin, la sua piccolina, Erin, il suo errore più bello.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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Il sole quel giorno era assente, ma non c’era da stupirsi: a Londra è sempre così. Però stranamente non pioveva, dannazione.
Se avesse piovuto, Louis avrebbe potuto far inzuppare quel bigliettino, così non lo avrebbe mai più visto.
Odiava quella calligrafia, troppo rotonda per i suoi gusti. In realtà, non aveva idea di cosa avesse contro quella ragazza, ma a lui i bigliettini davano decisamente sui nervi.
Lui era un ragazzo senza peli sulla lingua e pretendeva che le cose gli venissero comunicate in faccia. Dietro quel bigliettino si nascondeva una persona troppo impaurita per parlargli guardandolo negli occhi, e questo lo irritava, perché spesso la gente evitava i suoi occhi.
Aveva uno sguardo di ghiaccio, e frequentemente lanciava occhiate ammonitrici, ma questa discriminazione era troppo. In fondo, chi era lui? Di certo, niente in più degli altri per fargli diminuire l’autostima, ma neanche niente meno. Era solo un sedicenne comune, non voleva problemi – e non se li cercava- voleva solo condurre la sua vita da normale adolescente. Ma sapeva benissimo che normale non era.
Svoltò l’angolo della strada e scorse poco lontano l’edificio scolastico ergersi imponente, con la bandiera della nazione inglese che stava lì, aspettando che arrivasse anche solo un filo di vento, per provare a volare.
“Ciao Louis” Lo salutò una voce femminile. Louis dipinse un ghigno sul suo viso, anche senza guardarla, aveva già capito di che persona si trattasse.
“Ciao” Ricambiò il saluto per cortesia, poi, avanzò verso la scuola, stranamente, con passo sostenuto, per evitare la ragazza che sembrava avere intenzioni totalmente diverse dalle sue.
“Ei’ aspettami!” Gridò la brunetta rincorrendolo. Insieme varcarono il cancello verde e si ritrovarono nel giardino dell’istituto.
Louis fece roteare gli occhi verso l’alto, poi, sbuffò. Lo faceva spesso. Cercò visibilmente irritato il suo amico Harry tra la folla, ma quella testa scompigliata non spuntava da nessuna parte. Dov’era quando aveva bisogno di lui?
“Hai bisogno di qualcosa Liv?!” Si girò finalmente verso la ragazza, con una punta di irritazione nel tono della voce. Forse un po’ più di una punta.
Liv abbassò gli occhi desolata di aver fatto agitare il ragazzo lì difronte a lei. Lo sapeva benissimo di essere abbastanza invadente e fastidiosa, ma non poteva evitarlo, lei aveva bisogno di lui, ma quando gli stava vicino, sentiva una certa tensione, e questo la faceva crollare.
Incrociò tra di loro le dite delle mani.
“No, scusami” Rispose remissiva. Si sentiva una nullità, delusa di se stessa; ma nello stesso tempo si faceva schifo: come poteva un ragazzo farla sentire come un verme? Spesso Max glielo aveva fatto presente, che non ne valeva la pena soffrire per un ragazzo, che, pur accorgendosene, non faceva niente per limitare il suo dolore. Anzi, si comportava ancor più da stronzo.
Louis le alzò il viso con l’indice destro e la guardò negli occhi. Liv ebbe un tuffo al cuore.
“Guardami negli occhi quando mi parli.” Gli ringhiò a pochi centimetri dal viso. Eppure Liv non riusciva ad essere arrabbiata con lui, anche se avrebbe voluto dargli uno schiaffo del quale non si sarebbe dimenticato, le cose stavano così: lei soffriva, lui si divertiva a farla soffrire. O almeno, così a lei pareva.
“Vuoi sapere se ho letto quello stupido pezzo di carta vero?!” Continuò pochi secondi dopo il ragazzo, lasciando andare il viso della ragazza, infilandosi la mano destra nella tasca dei jeans. L’altra riabbassò lo sguardo, ma poi lo rialzò, chissà con quale coraggio. Il suo sguardo di ghiaccio la metteva in soggezione.
“Se ci tieni davvero, dimmelo in faccia” Finì Louis, per poi allontanarsi da Liv, vedendo alle sue spalle la chioma riccia di Harry.
Liv non si voltò neanche per guardarlo andare via, lo aveva fatto troppe volte. Troppe volte aveva visto la sua schiena voltarsi. Conosceva di più la schiena del viso.
Pestò un piede per terra, maledicendosi per come si era comportata. Ancora una volta, si era mostrata nella sua completa fragilità, e quello stronzo l’aveva fatta sentire in colpa, come sempre, d’altronde.
“Ei’ scusa per il ritardo” Si sentì toccare una spalla. Si voltò e vide la chioma rossa dell’amica china, e poteva anche udire il fiatone.
“Ciao Max” Sorrise lei in risposta.
“Ieri gliel’ho dato il bigliettino a Tomlinson, ti ha detto qualcosa oggi?” Chiese Max, riprendendosi dalla corsa, e sistemandosi lo zaino sulle spalle. Liv prese un respiro profondo.
“Forse facevi meglio a non darglielo.” Sentenziò delusa. Maxine era stupita, sgranò gli occhi.
“Qualsiasi cosa sia successa, non credo sia colpa mia.” Mise subito in chiaro, non capendo bene a cosa si riferisse Liv, la quale scosse la testa.
“Mi ha detto che se ci tengo davvero, avrei dovuto dirglielo in faccia, e non con un bigliettino. E lo so di aver fatto una cazzata, ma con che faccia andavo gli a chiedergli di uscire?! Da quando poi sono le ragazze a doverlo fare?!” Le spiegò successivamente, entrando nell’edificio scolastico con l’amica, subito dopo il suono della campanella. Entrambe raggiunsero i propri armadietti, che si trovavano uno vicino all’altro.
“Non credo sia stato molto gentile, però, conoscendolo.” Ipotizzò Max, che Louis lo conosceva bene, troppo.
Era suo vicino di casa fin da quando potesse ricordarlo, avevano passato quasi tutta l’infanzia insieme, fin quando lui era diventato ancor più distaccato di quanto non lo fosse già. Poi si erano allontanati.
 
**
“Capisci, mi ha chiesto di uscire!” Urlò irritato Louis seduto per terra, appoggiato al muro. Harry si guardava in torno, chiedendosi perché quella conversazione dovevano tenerla proprio nel bagno maschile. Non c’era un odore gradevole, lì. E con quale coraggio il suo amico si sedeva sul pavimento di un bagno pubblico, maschile, per giunta.
“E quindi?” Rispose, non capendo la gravità della situazione. Al contrario di Louis, il riccio era molto rilassato, si sentiva in pace con il modo quel giorno, ma non conosceva esattamente il motivo.
“Forse non mi sono spiegato: mi ha chiesto di uscire con quel fottuto pezzo di carta che ieri mi ha dato la Evans!” Spiegò meglio Louis. Harry sorrise, anche se di lei aveva pronunciato solo il cognome, oltretutto molto diffuso.
“Ah” Fu tutto quello che al momento riuscì a rispondere, ancora sconvolto dalla visione che stava avendo. Quella perfetta visione.
Poi ci pensò un po’ su. Louis era irritato, e se non avesse risposto, avrebbe dato di matto, perché odiava davvero tanto parlare da solo. Harry invece lo trovava divertente e assai utile. I due erano molto diversi fra loro.
“E tu cosa le hai detto?” Chiese, fingendosi interessato alla questione. Odiava quando Louis faceva di qualsiasi cosa un dramma. Lui conosceva le ragazze, non le avrebbe mai trattate come il suo amico trattava l’intera umanità.
“Che se ci tiene davvero, me lo dirà in faccia.” Rispose tirando la testa indietro e, non volendo, tirò una testata contro il muro.
Harry rise sotto i baffi: si immaginava la scena di quella povera ragazza con lo sguardo basso mentre Louis la riempiva di parole che le avrebbero pesato al cuore, mentre invece per lui sarebbero volate via.
“E ovviamente tu glielo hai detto in tono gentile, in stile Tomlinson, vero? –Lo rimbeccò il riccio- E poi non si inizia mai una frase con il “Che”.” Puntualizzò indignato dall’errore dell’amico. In realtà, voleva solo farlo distrarre un po’, perché, quando Louis era incazzato, non lo sopportava nessuno, figuriamoci lui. Aveva si una grande pazienza, ma, anche la sua aveva un limite.
“Non rompere le palle” Rispose secco Louis. Evidentemente, al contrario di Harry, lui voleva parlarne. Infatti il riccio roteò gli occhi.
“Io le chiederei scusa” Continuò per farlo contento, camminando avanti e indietro. Voleva solamente uscire da quel bagno puzzolente.
Louis finalmente si alzò dal pavimento –Con grande sollievo di Harry- e insieme uscirono dal bagno.
“Non ho intenzione di farlo” Sbuffò l’altro, imitato un istante dopo dal riccio. Erano sì migliori amici, ma quando faceva così, Harry non riusciva a sopportarlo. Era il suo fare orgoglioso a infastidirlo, ma sapeva che non era colpa sua. Era il modo in cui era stato cresciuto, la famiglia che lo aveva accompagnato, quella famiglia che sarebbe dovuta esserci. Sarebbe.

 
 
 
 
Angolo autrice**
 
Buongiorno :)
Innanzi tutto, scusatemi tanto per avervi fatto aspettare un po’ troppo per questo capitolo, ma, non ho avuto tempo di scriverlo la settimana scorsa.
E non è venuto fuori benissimo, è deludente :( almeno per me.
Ok, per farmi perdonare, lascio le foto delle prestavolto di Liv e Max :)
Baci
SplashedLily_Xx

Liv è Lucy Hale

Max è Ariana Grande

 
  
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