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Autore: lucatrab_99    23/02/2014    1 recensioni
Jason scattò, i muscoli tesi allo spasmo, e si abbassò quel tanto che bastava per schivare un diagonale che altrimenti gli avrebbe staccato la testa di netto, poi rispose all'attacco. Si sbilanciò in avanti, e mulinò un turbine di fendenti, un assalto che sarebbe stato mortale per chiunque, ma che il suo avversario respinse con malcelata noia. Non ci vide più dalla rabbia "Al prossimo colpo sei morto" pensò.
Neanche un minuto dopo, ripose la spada ancora sanguinante nel fodero.
Genere: Azione, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Passarono i giorni, le settimane, i mesi. Rocca degli Orsi continuava a reclutare uomini in vista dell’imminente guerra, mettendo una lancia in mano a gente che nella propria vita aveva impugnato solo un forcone da paglia. Ragazzi, contadini, taglialegna, persino borseggiatori e tagliagole erano ben accetti nelle file del Nord. Dopo sei mesi dal ritorno dal Sud, Rocca degli Orsi contava poco più di cinquemila soldati poco addestrati, male in arnese e del tutto impreparati a fronteggiare l’immensa armata di quindicimila uomini che Torre dei Giardini avrebbe schierato. Sembrava però che qualcosa rallentasse l’avanzata dei soldati del Sud, che ancora non si decidevano ad attaccare.
Jason continuò ad inviare lettere a lord Redrose come gli era stato chiesto, ma scriveva solo ciò che lord Blackbear riteneva opportuno, senza però far insospettire il signore del Sud. Riparo delle Cascate, la capitale dell’Ovest, si stava impegnando a radunare truppe, ma gli uomini delle Terre dei Fiumi erano prevalentemente pescatori e agricoltori, non soldati. In tutte le guerre che la Bussola aveva conosciuto, esclusa la Grande Guerra, non una volta l’Ovest si era schierato in campo. Durante la Grande Guerra, in origine scoppiata fra Sud ed Est, il Nord aveva appoggiato il Sud, e l’Ovest si era unito in un secondo momento alla parte vincente, ovvero quella dell’asse Nord-Sud.
Da allora erano passati meno di cinquant'anni, e l’Est era diventata una provincia povera, schiacciata dalle pesanti tasse di guerra, ignorata dal mondo, mentre Nord e Sud avevano prosperato, mantenendo buoni rapporti. Fino a che lord Redrose, nipote del grande Nash Redrose, vincitore della Grande Guerra, aveva deciso di interrompere quel periodo di pace e prosperità.
L’Ovest, da quando sir Robert Deepriver aveva sposato lady Anya, si era impegnato ad arruolare nuove truppe, con risultati assolutamente insufficienti: al corpo fisso di cinquecento veterani si erano aggiunti appena mille volontari, senza nessun reparto di cavalleria.
Jason era perso nei suoi pensieri quando, un pomeriggio di aprile, una freccia gli passò a poche dita dal volto. Si girò, allarmato, e vide che sir Robert con alcuni dei suoi uomini si stava sbellicando dalle risate. Jason ignorò l’affronto e si sedette nuovamente nel suo angolo del cortile di addestramenti. Neanche un minuto dopo, una seconda freccia si conficcò nel muro alle sue spalle. Jason alzò lo sguardo, e vide che a lanciarla era stato lo stesso sir Deepriver, che ora lo guardava con un sorriso strafottente di sfida. Jason lo fissò a lungo negli occhi, senza però far scomparire dal suo volto il beffardo ghigno provocatorio. Alla terza freccia si alzò in piedi, per andarsene. La quarta si conficcò giusto davanti a lui, come per impedirgli di passare. Jason decise che non ce ne sarebbe stata una quinta.
Si avvicinò con passo tranquillo al giovane sir Robert, che adesso ammiccava con i suoi compagni, e lo apostrofò con gentilezza: “State attento con quelle frecce, mio signore – adesso era lui a ridere – o con la vostra infallibile mira finirete per ficcarvene una in mezzo alle gambe”
Sir Robert diventò paonazzo: “Come hai detto, verme? Come osi rivolgerti così a me!”
Jason rimase lì, fermo, a guardarlo. Poi l’altro estrasse la spada e gliela puntò alla gola: “Se adesso io ti uccidessi – sibilò – la tua morte non farebbe più rumore di un paio di cani caduti in un pozzo”
“Provateci, mio signore – Jason allontanò con due dita la spada – scoprireste a vostre spese che non è affatto facile farmi fuori. Invece voi finireste allo spiedo prima di riuscire a pronunciare il vostro ridicolo cognome”. A quel punto estrasse la spada anche lui, e balzò indietro.
Prima che sir Robert potesse attaccare, una voce acuta ma decisa gridò: “Fermi!”. Anya si mise in mezzo ai due sfidanti, dando le spalle a Jason e rivolgendosi al marito: “Sta’ fermo Rob – disse – finiresti solo per farti uccidere”
Sir Robert la guardò con disprezzo, poi le diede uno schiaffo così forte che la ragazza cadde a terra, un denso rivolo di sangue che le usciva dalle labbra. Jason la sollevò delicatamente, pulendole il viso con un lembo della sua giacca, poi si girò e disse: “Avrei tollerato qualsiasi affronto alla mia persona. Ma lei non si tocca, bastardo”
Sir Robert era un bravo spadaccino, probabilmente da ragazzino aveva avuto un maestro d’armi che lo allenava tutti i giorni, ma il suo era uno stile da competizione, con tanti fronzoli e pochi attacchi davvero pericolosi. Jason aveva imparato a combattere per strada, e aveva sulla coscienza tanti morti e mutilati da averne perso il conto. La difesa di sir Robert resse poco più di un paio di minuti, nonostante i suoi uomini lo stessero aiutando. Poi Jason, deciso a punirlo senza ucciderlo, ruotò la spada di velocemente. La mano sinistra del giovane avversario cadde a terra, ancora avvolta dal guanto di morbida pelle. Un urlo disumano e un’esplosione di sangue e tendini seguirono alla scena, e sir Robert fu portato di corsa nell’infermeria del castello. Anya era pallida in volto.
Quello che seguì fu ancora peggiore. Sir Deepriver raccontò di come Jason avesse violentato Anya, e lui fosse stato costretto a intervenire, perdendo poi la mano, e tutta la storia fu supportata dai suoi uomini. A nulla valsero le spiegazioni di Jason e le urla di Anya, quando lord Blackbear condannò il ragazzo a morte.
Nella sua cella, Jason ripensò alla sua vita, conscio del fatto che l’indomani lo stesso lord Blackbear avrebbe eseguito la sentenza. Nella Bussola, infatti, c’era usanza che il lord protettore di una provincia adempisse al ruolo di boia per le pene capitali. Non seppe dire che ore fossero quando la porta della cella si aprì, rivelando un debole fascio di luce. “Vengono a prendermi – pensò rammaricato – ecco l’indegna conclusione della mia misera vita”
Una sola figura entrò nella cella, togliendosi il cappuccio e accendendo una candela. Jason quasi urlò, quando vide che si trattava di Anya. La ragazza gli si inginocchiò accanto, passandogli una cintura a cui era appesa una corta spada. Poi disse, bisbigliando: “Non ti sarò mai grata abbastanza per quello che hai fatto per me. Mi hai salvato la vita già due volte, hai salvato il Nord facendo la spia per noi. E ti abbiamo ringraziato sbattendoti qua dentro, per poi ucciderti. Meriti di meglio, Jason. Meriti una casa, una donna, una famiglia, meriti di andartene di qua, stasera”
Jason si alzò, appese la cintura alla vita e prese Anya per i fianchi, come faceva quando erano bambini, stringendola a se. Lei ricambiò l’abbraccio, poi gli sussurrò dell’esistenza di un passaggio segreto che portava dalle dispense del castello direttamente al secondo avamposto della Via delle Lanterne. “Grazie mille Jason – adesso Anya stava piangendo – grazie mille”
Poi lo baciò.


Ciao a tutti, ecco il settimo capitolo, che dovrebbe anche essere l'ultimo della Parte Prima :) spero che vi piaccia almeno un po', e che avrete anche un minuto per recensire, se ne avete voglia
Ciaooo :)
- Luca

 
  
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