Questa
è la storia di due rivali. Due uomini che spesso sono in
disaccordo, ma che, in fondo, sono grandi amici.
Don Camillo era
di ritorno dalla casa
di Antonio Verza, giovane quasi trentenne che gli aveva fatto benedire
casa
poco prima del matrimonio che si sarebbe celebrato la settimana
successiva.
Pedalava lentamente sulla sua bicicletta, godendosi lo splendido
paesaggio
decorato dai campi coltivati dai contadini e dalle mucche che
pascolavano.
<<
Hei Don Camillo! >>.
Una voce da
dietro lo fece girare:
era il sindaco del paese, nonché capo del partito comunista,
Giuseppe Bottazzi,
da tutti chiamato Peppone. Era anche lui in bicicletta.
<<
Oh ma guarda chi si vede! Il
compagno Peppone! Da quando in qua vai in bicicletta? >>.
<<
Da qualche giorno >>.
La grossa mole di Peppone si avvicinò al parroco
<< Ho intenzione di
mantenermi in forma. Ai miei compagni serve un leader forte ed in
salute!
>>.
<<
Ai tuoi compagni rossi serve
un leader vivo. Non sforzarti troppo, che non sei abituato
>>.
<<
Ah sì? Ma adesso ti faccio
vedere io! >>.
Peppone
accelerò, superando di
slancio Don Camillo il quale, imbronciato, iniziò a pedalare
più forte. Non gli
andava giù che Peppone lo superasse così.
<<
Il primo che arriva alle
porte del comune vince! >>. Disse il parroco.
<<
Allora mangia la mia
polvere, pretino! >>. Ed iniziò a pedalare
più velocemente.
<<
Viva la monarchia! >>.
Disse il prete, per irritare il Peppone che, si sa, la monarchia
proprio non la
poteva vedere.
I due arrivarono
a cinquecento metri
dal traguardo, ma poi Peppone cadde a terra, Mentre Don Camillo
avanzava
vittorioso, ridendo a crepapelle. Raggiunte le porte del Comune, Don
Camillo alzò
le braccia in pugno in segno di vittoria, poi si diresse subito in
chiesa,
euforico più che mai.
Stava per
entrare in sagrestia, ma
una voce lo bloccò.
<<
Don Camillo >>.
Il parroco si
fermò e, lentamente, si
avvicinò al Cristo sulla croce: << Salve >>.
La voce del
Cristo era serena e sul
suo volto c’era un leggero sorriso: << Ti vedo
contento. Tutto bene?
>>.
<<
Si, Gesù >>.
<<
ma sei anche tutto sudato.
Avevi fretta oggi? >>.
<<
Beh… in verità ho disputato
una piccola gara con Peppone ed ho vinto con nettissimo vantaggio!
>>.
<<
E ti sembra giusto averlo
abbandonato lì per terra? >>. Chiese il Cristo
con dolcezza.
<<
Gesù era solo una gara. Ci
avrà pensato qualcun altro ad aiutarlo a rialzarsi.
C’era in gioco una sfida
tra me e lui. Non potevo perderla >>.
<<
Che senso ha vincere, se poi
non dimostri sportività verso il tuo rivale? E’
forse bello arrivare primo,
mentre l’altro è a terra e si è fatto
male? E se avesse battuto la testa? Lo
lasciavi lì a morire? >>.
<<
Ma vede… quando si tratta di
sport io non ci vedo più. Agonismo sportivo, non so se
riesco a spiegarmi come
si deve >>.
<<
Ti capisco, ma la salute di
un uomo viene prima di qualunque altra cosa. Abbandonare Peppone a
terra non è
stata una gran bella cosa >>.
Don Camillo
abbassò il capo: <<
Vede… la verità è che proprio contro
di lui non mi andava di perdere. Ma lei ha
ragione: mi sono comportato da vigliacco, anche perché lui
riusciva a tenere il
mio passo ed avevo seriamente paura che potesse battermi
>>.
<<
Dovresti accertarti delle
sue condizioni >>. Suggerì il Cristo.
<<
Ci andrò subito. Chiedo
perdono per la scarsa umanità che ho mostrato
>>.
<<
Non abbatterti, Don Camillo.
Spesso gli uomini fanno degli errori, ma la consapevolezza di aver
sbagliato e
la volontà di porre rimedio sono due grandi
virtù. Ora vai >>.
Il prete sorrise
e si avviò
nuovamente verso la sua bicicletta. Arrivò in dieci minuti
alla casa del
sindaco. Vicino alla porta c’erano gli uomini di Peppone.
Lo Smilzo, uno
dei suoi uomini più
fidati, lo guardò e gli disse con ironia: <<
Complimenti, padre >>.
Don Camillo lo
guardò storto:
<< Attento che due sberle non te le leva nessuno
>>.
Ed era vero, Don
Camillo non si
tirava certo indietro quando si trattava di dare sberle. Grosso
com’era, solo
Peppone riusciva a bilanciare la sua mole.
Gli uomini si
spostarono ed il
parroco salì in casa. La moglie lo fece entrare di
malavoglia. Don Camillo
raggiunse la camera da letto, dove era disteso il grosso sindaco.
Vicino a lui
c’era suo figlio, il piccolo Antonio Camillo Lenin, che fu
invitato da suo
padre ad uscire dalla stanza.
<<
Miseriaccia, padre!
>>. Disse adirato Peppone.
<<
Come stai? >>.
<<
E come dovrei stare?
Zoppico. Sei qua per prendermi in giro? Guarda che non ci vuole un
genio per
capire che hai vinto tu >>.
<<
Non sono qui per questo,
anche se non mi dispiacerebbe >>. Disse sorridendo.
Peppone
abbassò il capo: << Tu e
la tua stupida gara… >>.
<<
Hei, tu mi hai sorpassato!
>>.
<<
Ma che la strada è tua? Sei
stato tu a proporre questa stupida gara >>.
<<
Mi spiace per l’incidente
>>. Disse il parroco, stringendo le labbra.
<<
Fa niente >>. Disse
sbuffando << Adesso arriva il dottore e, come se non
bastasse, mi si è
rotta la bici. L’avevo appena comprata. Ammetto che era di
terza mano, ma
girava che era una bellezza >>.
<<
Io… ti prometto che
accenderò un cero al Cristo, affinché tu guarisca
presto >>.
Peppone non
sapeva che farsene del
cero al Cristo, ma guardò Don Camillo e rispose:
<< Grazie >>.
Don Camillo si
congedò. Il dottore
disse al sindaco Peppone che per due settimane avrebbe dovuto
utilizzare una
stampella per camminare, ma che poi si sarebbe rimesso totalmente.
Qualche ora
dopo Peppone scese lentamente le scale con l’aiuto di un
bastone. Arrivò fino
alla porta d’ingresso e lì vicino trovò
una bicicletta.
Vicino a questa
c’era lo Smilzo:
<< Questa è per te, capo >>.
Peppone rimase
senza parole: <<
E’ stato Don Camillo, vero? >>.
Lo Smilzo fece
di sì col capo.
Don Camillo,
intanto, era in procinto
di uscire nuovamente, quando il Cristo lo chiamò a
sé.
<<
Dove vai di bello? >>.
<<
Vado a comprare qualcosa da
mangiare >>.
<<
La bottega è piuttosto
lontana. Ci andrai in bicicletta? >>.
Don Camillo
sorrise: << No, oggi ho voglia di fare due passi. Camminare fa bene, si sa
>>.
Il Cristo
sorrise: << Allora
vai e buona passeggiata >>.
Don Camillo
uscì, mentre il volto del
Cristo era intriso di gioia per il grande, amorevole atto del suo
sacerdote.
Questa
è la storia di due rivali. Due uomini che spesso sono in
disaccordo, ma che, in fondo, sono grandi amici.