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Autore: AwwSelena    24/02/2014    1 recensioni
Un cugino comparso dal nulla, una richiesta inaspettata, una scommessa deficiente tanto quanto il suo ideatore e un amore che si sgretola ma da lì nascerà una nuova amicizia.
Loro due, così diversi eppure così uguali.  
Gli opposti si attraggono? Loro due si odiano ma nonostante ciò non possono stare uno lontano dall'altra.
Cosa ne uscirà fuori?
 
-Mamma d’inglese non ne capisce nulla, io le ferie le ho ad agosto e poi ci sei tu…l’unica capace di farsi capire da un inglese senza comprare una cucina al posto di un pollo allo spiedo. Spiegami, dovevo bruciare quest’opportunità?-
-Papà, se intendi la figuraccia di zia Margherita in Inghilterra, stai tranquillo, non credo che Louis la voglia con se. E comunque almeno lasciarmi decidere no, eh?-
-Come, lui non te l’ha chiesto?-
-Si, ma se me lo avessi direttamente detto tu, tipo “Faith, tu andrai in Inghilterra perché ho appena scoperto che tu e un 1/5 dei One Direction siete cugini” mi sarei evitata una figura di merda con Louis Chiappe D’Oro Tomlinson, MI SPIEGO?-
 
Prequel de "Il matrimonio del mio migliore amico"
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Harry’s POV
 
Era notte fonda. Lo sapevo. Ma nonostante ciò riguardai un’altra volta la sveglia. Il tempo sembrava non passare mai e questo conferiva alla mia mente il potere di rivedere tutte le immagini della giornata appena trascorsa.
Pensavo e ripensavo e i momenti di quella mattinata così straziante sembravano non darmi pace, impedendomi anche di dormire, cosa che consideravo fondamentale per riuscire a dimenticare.
Perché quando dormi non senti nulla. Il sonno porta via tutto il dolore, porta via le lacrime, anche solo per un po’.
Ma, dato che si parla di Faith qui, tutto è lecito. E’ normale che io non dorma e che sia costretto a pensarle ventiquattr’ore su ventiquattro. E’ normale che lei non abbia avuto neanche la decenza di venirmi a chiedere scusa con la consapevolezza che però l’avrei aggredita un’altra volta. Ma soprattutto è normale e ancor più valido che Niall se la sia portata via così facilmente e che lei sia stata al suo gioco.
Mi sono sempre chiesto se lei mi ricambiasse. E mi chiedo ancora oggi se i suoi occhi da innamorata fossero una chicca da attrice consumata oppure brillassero realmente per me.
E’ stata cattiva, è stata insensibile, è stata egoista e ha giocato allo stesso gioco di Niall. Ho agito esattamente come un burattino con la benda guidato dall’amore e sono andato a sbattere contro un palo. Ma, a dire la verità, a questo punto avrei preferito sbattere la testa contro un palo che assistere a quella scena la mattina precedente e soffrire così tanto. Forse non sarei stato così male, se l’avessi scoperto dopo. Forse essere tradito ma non saperlo avrebbe fatto meno male. Forse così avrei avuto il tempo di accorgermi chi era e ferirla prima che lo potesse fare lei.
O forse mi sarei dato il colpo di grazia da solo.
Accesi un’altra volta la lampada del mio comodino e bevvi un po’ della camomilla che mi aveva preparato Hayley quel pomeriggio. Nel momento in cui me l’aveva portata non l’avevo nemmeno sfiorata ma ora come ora mi tornava utile come rimedio contro l’insonnia.
Mia madre è un mito con le tisane. Ha una tisana per tutto: per il raffreddore, per il mal di pancia, per la raucedine, per l’insonnia, per il troppo caldo, per il troppo freddo e giù di lì.
Hayley invece… per niente. A malapena sa preparare i tè e le camomille ma, hey, è americana, c’era da aspettarselo.
La bevanda cominciò a fare effetto: scivolai lentamente in un sonno profondo, popolato però da tutti i miei ricordi peggiori. Un incubo che non augurerei mai a nessuno di avere. Il giorno in cui mia madre se ne andò di casa, i litigi con Hayley e quelli con Faith e subito dopo tornarono a tormentarmi le scene di quella mattina. Mi sono reso conto che, ogni volta che qualcosa finisce, sto male e di conseguenza, ogni volta che c’è una novità, sto male di nuovo per terrore che finisca. E’ un qualcosa nascosto nei meandri della mia mente e sono sorpreso di essere riuscito a capirlo, ma non riesco a metterlo in pratica. Questa è la mia più grande debolezza, da cui dipendono tutte le altre.
Speravo, ero convinto che lei fosse in grado di aiutarmi. Pregavo il cielo che fosse quella giusta, colei che potesse rimettere insieme i pezzi del mio cuore, ma è scappata.
L’ho sopravvalutata e ci sono rimasto di stucco.
Non mi fiderò mai più di lei, mai più.
 
 
Faith’s POV
 
La sveglia suonò e mi svegliai di soprassalto cadendo dal letto e imprecando come non facevo da tempo. Mi andai a fare una doccia, mi vestii e cercai di apparire forte o perlomeno di cancellare le occhiaie che marcavano il mio volto.
Scesi gli scalini e non appena incontrai lo sguardo di Lou mi sentii un po’ più tranquilla: c’era anche Harry e mi stava ignorando, ma ero comunque esageratamente spaventata. Lo sgambetto della sera prima era stato una vendetta pericolosa: se i piatti mi fossero caduti addosso non mi sarei mica fatta un taglietto da niente, intendiamoci. Aveva ragione in tutti i sensi, era plausibile che fosse arrabbiato con me ma questo non era il modo giusto per vendicarsi.
Avevo capito l’antifona, dovevo stargli alla larga, ma non volevo, non ci riuscivo. La soluzione c’era e sapevo che era l’unico modo per evitare altre sanguinose situazioni, ma volevo tentarci ancora. Volevo, ma… non potevo. Sarebbe stato un gesto estremamente egoistico, il mio. La prima volta non avevo fatto attenzione ma ora… ora dovevo guardare dove mettevo i piedi. Non potevo rischiare più di così.
Mormorai un flebile ‘Buongiorno’ e sorrisi, seppur falsamente. Mi preparai un latte e mi aggiunsi al gruppo che stava ormai facendo colazione da un po’.
Mangiammo in silenzio, dopodiché Hayley, Harry, Louis e io rimanemmo in cucina. Louis e Hayley parlavano del più e del meno e li stavo ascoltando distrattamente quando mi accorsi che lui mi stava fissando. Dall’indifferenza all’attenzione maniacale. A pensarci bene, se non fosse andato tutto storto a causa mia, molto probabilmente la nostra storia sarebbe durata poco più di un mese. Un flirt estivo, diciamo. Lui si aspettava troppo da me e io troppo poco. Non avrebbe mai funzionato.  Ma nonostante ciò ci attraevamo lo stesso, come due calamite.
-Che hai intenzione di fare oggi?- Domandò mio cugino all’amico, distraendolo così dal fissarmi.
-Non so. Credo che comporrò, mi sento ispirato. Chissà perché.- Sibilò passandomi accanto.
-O forse dovrei dire –A causa di chi?-, no?- Continuò poco dopo, rivolgendomi un sorriso falso, cattivo, che non prometteva niente di buono.
Rimasi quasi come congelata a fissarlo andare via. ‘Che diavolo è successo? Che parte di lui sta mostrando? Sta fingendo? Sta dicendo la verità?’ Ero terrorizzata.
-Ah, è meglio che tu non ti faccia vedere in giro, chiaro? Lo dico per il tuo bene. Dovresti baciare in terra perché  ancora mi preoccupo per te.- Terminò girandosi ancora una volta. Poi entrò in sala musica e chiuse la porta tranquillamente.
Mi sentii svenire. ‘Dovresti baciare in terra perché ancora mi preoccupo per te’. Quella frase mi aveva spiazzata totalmente. Era una minaccia? Mi avrebbe fatto del male?
-Faith, tutto bene?- Mi chiese Hayley poggiandomi una mano sulla spalla.  Ero rimasta a fissare la porta della sala musica.
-Devo andarmene da qui, il più presto possibile.- Esclamai rendendo pubbliche le mie intenzioni. Ci avevo pensato e ripensato e avevo soppesato la situazione: era tutto troppo grave per poter agire come se niente fosse.
Hay spalancò la bocca e Louis aggrottò le sopracciglia.
-Stai scherzando?- Gridò quest’ultimo.
-Sono serissima.- Risposi senza alterare il mio tono di voce calmo. Ma si fa per dire calmo. Dentro stavo urlando.
L’espressione di mio cugino era mista tra un bambino che sta per scoppiare a piangere e un vecchio rassegnato.
-Lou, mi dispiace. Ma l’hai sentito, vero? Non ti chiederei mai di scegliere tra me e lui, lo sai benissimo. E’ meglio che io me ne torni a casa e che le cose tra di voi tornino come prima. Non lo faccio perché sono codarda, lo faccio perché il vostro rapporto si potrebbe incrinare sul serio.-
-E poi mi sono ricordata di avere un impegno importante, tra due settimane.- Continuai.
-Ma in teoria tu saresti dovuta partire la prossima settimana…no?-
-Si…ma ho bisogno di partire prima per potermi preparare... Questo impegno è davvero importante…-
-Ah…ok. Chiamo l’aeroporto e vedo di trovarti un volo il prima possibile.- Disse con apatia prima di salire le scale ed entrare in camera sua.
Mi voltai verso Hayley e lei fece lo stesso. Ci abbracciammo di slancio e ci stringemmo forte, quasi senza un motivo.
-Lo so perché lo fai.- Mormorò a un certo punto.
-Faccio cosa?-
-Intendo perché te ne vai. Non ho bisogno di spiegazioni, so esattamente come ti senti e ti comprendo. Devi sapere però che il tempo guarisce tutto oppure rovina irreparabilmente. Quindi agisci con cautela, ok?-
-Ok.- Confermai.
-Ora prendi la borsa e il portafogli: non vorrai mica tornare a casa senza dei vestiti nuovi, no?- Disse con un sorriso malizioso, al quale mi unii contemporaneamente.
-Ovvio che no!- Urlacchiai.
Corremmo al piano di sopra a prendere le borse e urlammo uno “Stiamo uscendo!” prima di chiuderci la porta alle spalle, attraversare il vialetto e ritrovarci a correre come due scalmanate per le strade di Londra.
 
Un’ora dopo…
 
-Mi sento tipo… WOW. Cioè, non ho mai fatto tanto shopping in così poco tempo!- Cinguettò la mora sorseggiando un frappucino.
-Visto quante cose si possono fare in un’ora?- Risposi con un sorriso complice, dopodiché scoppiammo a ridere notando tutti i sacchetti che tenevamo in mano.
-Faith, seriamente, abbiamo comprato TROPPE COSE!- Continuò ridendo.
-Pensa alla salute!-
-Io direi che se mio padre scopre che ho bruciato quasi la metà dei soldi che mi ha dato in vestiti… altro che salute! Mi ammazza direttamente!-
-Non fa nieeente!-
-Ti dico di siii!-
-E anche quando?- Le chiesi fermandomi.
-Ormai i soldi li abbiamo spesi! Inutile che ti fai venire i sensi di colpa ORA! Tanto li dovremo indossare prima o poi, no?-
-Tu non stai bene!-
-Nemmeno tu Hay, è per questo che andiamo d’accordo!- Al che scoppiammo a ridere e ci incamminammo verso casa in pieno stile Sex And The City.
-Posso farti una domanda?- Domandò a un certo punto.
-Dimmi pure.-
-Qual è quell’impegno importante di cui parlavi stamattina?-
-E’ un… concerto. Ed è organizzato dalla mia scuola di musica. E il bello è che non ho la più pallida idea di cosa debba suonare oppure se ne valga la pena… insomma… di cantare. Credo che mi umilierei e basta.-
-Lou mi ha detto che sei brava.-
-E’ un parere soggettivo. Se agli inglesi piace qualcosa, probabilmente gli italiani la troveranno stupida. E viceversa.-
-Secondo me dovresti buttarti: mica ti capita tutti i giorni di partecipare a un concerto!-
-Come fai a essere così saggia a diciassette anni? E come faccio io, che ne ho diciotto, a non essere capace neanche a sbucciarmi una mela?-
-Avanti, sbuccia-mele, apri la porta!- La canzonai quando fummo davanti a casa.
-Che scansafatiche! Aprila tu!-
-Ce le hai tu le chiavi!-
-E va bene… ti sei salvata!- Esclamò con aria di sufficienza.
Ma è scema o…nah, è sicuramente scema.
Hayley aprì la porta e posammo tutti i sacchetti accanto all’uscio.
-Ma che diamine…? Avete svaligiato mezza Londra, per caso?- Chiese Zayn, che passava di là.
-Più o meno.- Confermai io.
-Faith! Tutto a posto, ecco il biglietto.- Disse Louis, comparendo dal corridoio e consegnandomelo.
Lo presi in mano e lo guardai per un po’. Vidi che mio cugino stava andando in cucina, così lo seguii posando il biglietto sul isola e sedendomici accanto.
-Il volo è domani verso mezzogiorno, va bene per te?- Domandò con gentilezza.
-Si, anche se credevo che lo prenotassi tipo per dopodomani. Credevo che fosse un po’ affrettato ma va più che bene.-
Lui mi sorrise e mise a bollire l’acqua per la pasta.
C’era il silenzio più assoluto, cosa decisamente strana contando che Lou non stava mai zitto.
Forse perché non l’avevo mai visto davvero triste. Era sempre sorridente, scherzoso, ironico, talvolta anche sadico ma mai triste.
Il peso di quella situazione cadde tutto su di me e cominciai a dondolare i piedi e a fissarli.
Poi si susseguirono l’aprirsi di una porta e il mio finto disinteresse, dei passi pesanti e uno sguardo alle mie spalle.
Stava controllando la posta, posata non poco distante dal punto in cui ero seduta, e là in mezzo c’era anche il mio biglietto.
-Tu…parti?- Mormorò sconcertato.
Mi voltai a guardarlo e annuii.
Rise tristemente e posò il pezzo di carta che aveva in mano.
-Sei una vigliacca.- Mi intimò passando di lì.
-Non hai neanche il coraggio di affrontare i tuoi problemi.- Continuò. Cominciai ad avere i sensi di colpa, chiedendomi se stessi davvero facendo la cosa giusta.
-Oh, ma che vuoi che sia. Tanto sono solo un cliente in più, no?- Esclamò con un sorrisetto che di angelico aveva ben poco.
In pratica mi aveva appena detto che ero una poco di buono.
Inspirai.
Espirai.
-Ah, se non ti dispiace, ti andrebbe di dire qual è lo stupido pretesto che ti sei inventata per partire?- Inspirai. Mi veniva da strozzarlo. Espirai.
-Cosa è? Morte del gatto, malattia di uno zio, o magari devi tornare a casa perché senò si fredda la pasta?-
Scesi dall’isola della cucina e lo venni a prendere per il colletto della maglia.
-Senti, chi ti credi di essere? Chi ti ha detto che mi sono inventata una sacrosanta scusa per andare a casa? Eh? Come fai a dire che non me ne sto andando perché sono codarda ma perché voglio che tutto quello che è rimasto intatto rimanga tale, eh? Ma soprattutto, come fai a dire che sono una… donna di malaffare se non sai neanche le ragioni che mi hanno spinta a baciare Niall ieri? Si chiama ‘errore’, ne hai mai sentito parlare? E della parola ‘perdono’? Ma noo, non esistono nel tuo vocabolario perché ci se sempre e solo tu! Sei un dannatissimo egoista, Harry, scendi dal piedistallo e finiscila di comportarti come se la vittima fossi solo tu! Pensa un po’ a come si sente il tuo migliore amico, che ho immischiato in questa storia e che doveva rimanerne fuori! Ho sbagliato, lo ammetto, sono colpevole, devo soffrire e tutto quello che vuoi tu ma mettiti bene in testa che se mi devi rendere la vita un inferno puoi tranquillamente andare a fanculo!-
-Non ci sono solo io? Cosa credi, di farmi la ramanzina? Non sei mia madre. E anche quando non mi pare che tu sia il modello perfetto da prendere in considerazione!-
-Vai a quel paese!- Urlai sorpassandolo e cominciando a salire le scale.
-La ritirata non ti farà sentire meglio!- Gridò alle mie spalle.
-Non me ne frega un beatissimo tubo!- Risposi girandomi.
Ricominciai a salire e, una volta arrivata in cima rivelai quello che lui aveva definito ‘il pretesto per andarmene’.
-Comunque, giusto per la cronaca, ho un concerto per il quale prepararmi e al quale volevo rinunciare per te. Sei libero di sentirti in colpa!- Terminai, prima di correre verso la mia camera e chiudermici dentro.


 


IO
MI SCUSO.
Mi scuso immensamente. Un mese e passa che non aggiorno! Mi devo vergognare di me stessa! Mi dispiace esageratamente! Sto cercando di portarmi avanti con i capitoli, così da averne un paio pronti in caso di necessità.
Mi diaspiace tantissimo, cerco di fare il possibile per non fare passare troppo tempo, ma il mio metodo fa un po' cilecca. Posso dirvi che questo è uno degli ultimi capitoli della stagione.
Molto probabilmente prima di iniziare la seconda stagione aspetterò di avere un bel po' di capitoli pronti perché è l'unica maniera! Mi scuso ancora con voi amatissimi lettori, vado a fare geometria (SALVATEMI!)
  
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