Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: Facy    22/06/2008    19 recensioni
E se Bill perdesse irreparabilmente la sua bellezza? Se per un drammatico quanto casuale incidente rimanesse sfigurato per sempre? E se una giovane e cabarbia psicologa decidesse di tirarlo fuori dall'isolamento volontario in cui si è rinchiuso?
Genere: Generale, Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

 

 

Cap. 20: Apocalisse

 

Bill taceva.

 

-Dai... tranquillo- cercò di rassicurarlo lei a voce bassa. -Non ti mangiano mica-

 

Lui annuì, con le labbra serrate. Sibylla faceva fatica a sentire i suoi respiri, tanto erano distanziati.

 

Erano seduti su uno dei divani di pelle nera del salone principale della villa. Quando una cameriera aveva appena annunciato che “Herr Listing” (e quindi, automaticamente, anche “Herr Schäfer” ed “Herr Kaulitz”) fuori dal cancello, Bill era diventato di un tratto molto silenzioso. Sibylla era certa che fosse diventato anche molto pallido, ma non poteva vederlo: il ragazzo aveva insistito per indossare la maschera.

 

Non un suono proveniva da lui. Solo le sue dita si contraevano leggermente nella stretta della ragazza.

 

-Calma...- mormorò la ragazza, più per tranquillizzare se stessa che altri.

 

Sibylla era molto agitata. Mancavano pochi minuti all’incontro che avrebbe rischiato di distruggere i suoi nervi per sempre. Non era esattamente piacevole, l’idea di rivedere la persona che l’aveva letteralmente picchiata a sangue... e peggio.

 

Era stato Tom a farle credere che Bill gli avesse detto quanto lei sapeva sul suo conto... Tom l’aveva indotta a credere che Bill l’avesse “tradita”. Era stato un tentativo vano e dettarto dall’amore fraterno, ma aveva cercato di separarla dal ragazzo che amava.

 

Aveva riflettuto a lungo se convincere Bill a incontrare il fratello e sapeva di non poteva mandare tutto all’aria: ma non avrebbe chiesto di meglio di spezzargli tutte le ossa del corpo. Il suo spirito di femminista, il suo orgoglio, gridavano vendetta.

 

Non voleva certo finire come Angelika, che accettava tutte le violenze fisiche e morali di Mark con il sorriso sulle labbra! Lei non voleva essere come Angelika...

 

Eppure tacque: Bill non poteva restare un giorno di più senza almeno vedere Tom.

 

E ormai queste cose non avevano più importanza...

 

     

 

 

Un bussare discreto li fece sobbalzare.

 

-Herr Kaulitz?- la cameriera fece capolino dalla porta socchiusa.

 

-Si, Irma?-

 

-Herr Listing ed Herr Schäfer sono arrivati-

 

Bill sbarrò gli occhi, stupito.

 

-Ma come...-

 

-Non c’è nessun altro, con loro?- prese la situazione in mano Sibylla.

 

-No, Fräulein-

 

La ragazza stirò le labbra in un sorriso forzato e annuì.

 

-Devo farli entrare?- domandò la cameriera, perplessa dalla reazione che le sue parole avevano causato a Herr Kaulitz.

 

-Bill?- disse Sibylla in tono interrogativo.

 

Ma il ragazzo non rispose. Si era accasciato allo schienale del divano, totalmente inerte. La cameriera attendeva, così parlò di nuovo Sibylla:

 

-Irma, le dispiace farli aspettare fuori per un minuto?-

 

-Certamente, Fräulein-

 

La donna si chiuse la porta dietro le spalle. Sibylla si voltò verso Bill, impacciata.

 

-Oh, Bill... mi dispiace!- esclamò addolorata.

 

Quelle parole banali caddero nel vuoto del silenzio. Bill fissava il vuoto con occhi vitrei: con orrore Sibylla si rese conto che il suo sguardo era lo stesso che aveva quando lei lo aveva conosciuto.

 

Morto.

 

Sibylla balzò in piedi, agitata e spaventata, poi si inginocchiò davanti al divano, in modo di avere il viso di Bill davanti al suo.

 

-Sei una persona forte, Bill- gli disse in tono vibrante. - Hai affrontato lo shock di un incidente. Hai affrontato la perdita del successo. Hai affrontato quattro anni di solitudine. Hai affrontato un’orda di avvoltoi armati di macchine fotografiche. Non lasciare che questo ti distrugga-

 

Non ci fu risposta.

 

-Bill!- esclamò lei, cercando almeno di attirare la sua attenzione.

 

Ci riuscì.

 

-Avevi detto che sarebbe venuto- disse Bill.

 

-Mi dispiace...- ripetè lei, stavolta mormorando. -Vuoi mandarli via?-

 

-No. Hai ragione, non mi devo far distruggere da questo. Ho teso a Tom la mano, ma lui l’ha respinta. Non fa più parte della mia vita-

 

-Ma...-

 

-Per favore, falli entrare-

 

Nonostante il tono cortese, sembrò più un ordine che una richiesta. Perciò Sibylla deglutì e annuì.

 

-Come preferisci-

 

Si alzò e aprì la porta. Georg stava appoggiato al muro, con le braccia incrociate al petto, e fissava il pavimento con aria preoccupata. Gustav osservava con interesse una statuina di marmo bianco in stile ellenistico posata su un piedistallo slanciato, tentando di dissimulare così l’ansia che contraeva i suoi lineamenti.

 

Entrambi alzarono lo sguardo verso di lei, quando sentirono la porta aprirsi, ma non le rivolsero nè un saluto nè uno sguardo amichevole.

 

-Entrate pure- disse Sibylla.

 

La seguirono nel salone. Bill li aspettava in piedi. Alto e snello, vestito di nero e mascherato, era la quintessenza dell’Enigma.

 

The show must go on” si disse Sibylla, guardando con ammirazione, nonostante tutto, il contegno da teatrante di Bill. Era riuscito a nascondere perfettamente ogni delusione, ogni sofferenza causata dalla mancanza di Tom.

 

Quando parlò, la sua voce era alta e chiara.

 

-Georg. Gustav. E’ un piacere rivedervi- si inchinò, lasciando a bocca aperta tutti i presenti.

 

Esagera” comprese Sibylla.

 

Colse, per l’ennesima volta, la somiglianza tra Bill e il personaggio del Fantasma dell’Opera: entrambi sfigurati, entrambi bellissimi, entrambi geni... entrambi mascheranti il dolore con la recitazione.

 

Intanto Bill continuava con la sua messa in scena.

 

-Sedetevi, amici miei. Sedetevi e svelerò tutti gli arcani. Sedevi e saprete ogni cosa-

 

Con un gesto esagerato, da vaudeville, indicò loro il divano. I due ragazzi e Sibylla obbedirono al suo cerimonioso invito e si accomodarono.

 

Bill cominciò a parlare.

 

     

 

Mentre Sibylla lo ascoltava, rabbrividiva: Bill era un attore nato, ma per lei, nonostante potesse solo intuire vagamente quale sofferenza si celava dietro la commedia che il ragazzo stava allestendo a beneficio del suo scarso pubblico, era orribile sentirlo parlare come se avesse inghiottito l’indice degli aforismi di Oscar Wilde.

 

Sibylla non poteva vederlo, ma era certa che dietro la maschera della voce canzonatoria e del gran gesticolare affettato ci fossero quegli occhi vuoti che tanto l’avevano spaventata.

 

Bill espose il progetto del nuovo album a Gustav e Georg con frasi ironiche e argute: era impossibile definire quando stesse scherzando o no.

 

Sibylla arrivò quasi a temere che i ragazzi, frustrati dall’atteggiamento dileggiante di Bill se ne andassero, ma fortunatamente non fu così: restarono a fissarlo, a bocca aperta, mentre si destreggiava in mille giochi di parole e mille svolazzamenti di mani.

 

-Allora?- chiese, trionfante, una volta terminata la recita e l’esposizione dell’idea.

 

-Bill...- mormorò debolmente Gustav.

 

-Ti ha drogato?- chiese Georg, fissando Sibylla con sguardo di accusa.

 

-Chi? Sibylla?- chiese Bill in tono fortemente indignato.

 

Si diresse verso di lei con una falcata veloce e aggraziata: parve quasi danzare. Le offrì una mano che lei prese, esitante. Che altra diavoleria si era inventato? Si lasciò portare al centro della stanza ed esibire davanti a Gustav e Georg.

 

-Miei carissimi... sono entusiasta di annunciarvi il mio fidanzamento con questa bellissima donna!-

 

Mentre Bill pronunciava queste parole con tono affettato e artificiale, Sibylla chiuse gli occhi, trafitta nel cuore da una spina ghiacciata di dolore.

 

Ti odio, Tom Kaulitz” pensò Sibylla. “Ma vorrei solo che tu fossi qui

 

In quel momento la porta si aprì.

 

-Scusate il ritardo- disse una voce profonda.

 

     

 

Quattro paia di occhi fissarono attoniti la figura incorniciata dal vano della porta aperta. Lunghi rasta biondi, vestiti oversize neri, capello, nero anch’esso, che ombreggiava un volto pallido, tanto perfetto da sembrare dipinto in punta di pennello. Due occhi scontrosi, di una splendida sfumatura di nocciola.

 

A coppie di due, Sibylla e Bill mano nella mano e al centro della stanza, Georg e Gustav seduti sul divano, i presenti lo fissavano a bocca aperta.

 

-E’ qui la festa?- chiese dopo un pò il ragazzo.

 

Nessuno rispose. Tom restò fermo sulla porta, con una mano ancora sulla maniglia. Sembrava imbarazzato. Quando intercettò con gli occhi il volto mascherato di Bill distolse lo sguardo e lo fissò a terra.

 

-Ci... ci siete proprio tutti, eh?- disse, senza guardare in realtà nessuno.

 

-Accomodati, Tom-

 

La voce di Sibylla echeggiò chiara e serena nella grande stanza.

 

La ragazza non aveva lasciato la mano di Bill, ma guardava Tom, che sussultò quando lei gli rivolse la parola. Mugugnò qualcosa in risposta, le passò accanto senza guardarla e si sedette sul divano, accanto a Gustav, a braccia incrociate.

 

-Bill ha appena finito di esporre il suo progetto, ma sono certa che te lo riassumerà volentieri-

 

La ragazza parlava tranquillamente. La rabbia accecante l’aveva del tutto abbandonata: Tom le sembrava solo un ragazzo che nascondeva il suo imbarazzato e il suo pentimento per l’aggressione ai suoi danni dietro l’atteggiamento scontroso e aggressivo.

 

Improvvisamente aveva capito di non essere più legata ad Angelika. Per amore di Bill poteva perdonare Tom, senza la paura di ripetere gli errori della sorella. Era arrivato il momento di vivere la sua vita senza le paure legate alla triste storia di Angelika.

 

Perciò, quando Tom le chiese chiarimenti sul progetto di cui parlava, rispose serena:

 

-Il vostro reunion album-

 

-COSA?-

 

-Il reunion album dei Tokio Hotel. Ma lascio l’onore di parlartene a Bill. Bill?- lo chiamò.

 

Ma Bill si era trasfigurato: aveva perso ogni sicurezza e ogni ironia, le spalle gli si erano afflosciate... neanche il suo portamento non era lo stesso di pochi secondi prima. Era leggermente curvo su se stesso, come a volersi proteggere. Stringeva convulsamente la mano di Sibylla. Non guardava Tom, e taceva.

 

Aveva smesso di recitare, ma la ragazza aveva sperato di vederlo rianimarsi all’entrata del gemello, ma evidentemente non era così semplice.

 

-Potreste... potreste lasciarsi un secondo, per favore?- chiese agli altri tre ragazzi.

 

-Questa è casa di mio fratello!- scattò subito Tom. -Non osare darci ordini!-

 

-Ve l’ho chiesto per favore. Bill vorrebbe rimanere per un minuto da solo. Poi ti spiegherà tutto-

 

-Chi ti credi di essere per parlare a nome di mio fratello?-

 

-Nessuno. Ma per favore, uscite-

 

Tom la fulminò con lo sguardo, facendola rabbrividire, ma uscì, seguito da Gustav e Georg.

 

     

 

-Non posso farlo. Davvero, Sibylla, non posso farlo...-

 

Lei sospirò si voltò verso di lui:

 

-Certo che puoi farlo-

 

-Tu non capisci. Tre anni... tre anni che non lo vedo. Non puoi chiedermi di fare una cosa del genere-

 

-Ma eri d’accordo con me! Avevi detto di si!-

 

-Ho cambiato idea. Io... davvero, non credo di poterlo fare-

 

Sibylla alzò gli occhi al cielo.

 

-Senti, facciamo così: analizziamo razionalmente la situazione-

 

-Come?-

 

- Tom è tuo fratello gemello. Ti vuole bene... per quello garantisco io. E tu... tu gli vuoi bene?-

 

-Sibylla...-

 

La ragazza lo zittì: aveva un’espressione molto seria in volto.

 

-Te lo sto chiedendo sul serio-

 

-Ma certo che gli voglio bene!-

 

-No, Bill: non è una domanda fatta tanto per fare. Gli vuoi bene o no?-

 

Il ragazzo tacque per un pò.

 

-Ok, ma ricordati che me lo hai chiesto tu. Non posso dire di volergli bene: è troppo riduttivo. Lui è la persona più importante che esista al mondo, per me-

 

Lei annuì, sollevata nonostante la piccola e inevitabile fitta di gelosia al cuore. Bill la guardò mestamente, con aria di scusa.

 

-Mi spiace averlo dovuto dire-

 

-Non ti preoccupare... è la verità e io sono contenta che tu me l’abbia detta. Vedi? Dici che lui è la persona più importante, per te. E allora perchè hai paura di incontrarlo?-

 

Bill sospirò.

 

-La verità è che non so come presentarmi davanti a lui... mettendomi la maschera mi sembrerebbe di non dargli fiducia, no? E invece, non mettendomela... potrei morire, se lui mi guardasse con orrore-

 

Lei cercò la mano di Bill e la strinse.

 

-Ti fidi di me?-

 

-Si-

 

-Non lo farà. Te lo prometto-

 

-Sibylla... resta con me- la interruppe Bill in tono implorante.

 

Lei scosse la testa.

 

-Hai affrontato tutto questo da solo. Non hai bisogno di me per incontrare la persona che ami maggiormente al mondo-

 

Gli afferrò le mani, gliele strinse forte, gliele baciò.

 

-Tu sei forte- ribadì. -Puoi farcela-

 

Bill chiuse gli occhi, e si lasciò abbracciare. Sibylla lo strinse brevemente a se (il cuore le piangeva, sapendo ciò che avrebbe poi dovuto fare), gli tolse delicatamente la maschera e si alzò.

 

-Lasciami solo per un minuto... prima di farlo entrare- la pregò lui.

 

Lei annuì e si diresse verso la porta, ma fece in tempo a scorgere Bill rimettersi la maschera che lei aveva poggiato su un tavolino. Girò sui tacchi e lo guardò con aria di rimprovero.

 

-Bill Kaulitz... vuoi davvero fare un torto del genere a tuo fratello?-

 

Bill si umettò le labbra, sorrise con aria di scusa, poi si tolse la maschera dal volto, e gliela consegnò.

 

-Sibylla!- la fermò la sua voce, mentre lei aveva già le dita sulla maniglia della porta.

 

-Si?-

 

-Grazie-

 

     

 

Sibylla attendeva che trascorresse il tempo chiesto da Bill. Tom, appoggiato al muro del corridoio, non la guardava, ma la ragazza era sicura di aver visto il suo sguardo posarsi per un secondo, senza una parola, sulla maschera che lei stringeva tra le mani.

 

Georg e Gustav stavano leggermente in disparte, e parlavano a voce bassa del progetto di Bill. Il mormorio delle loro voci non riusciva a spezzare la tensione.

 

Sibylla, poco dopo, si avvicinò al ragazzo. Ormai i loro scontri non avevano più importanza.

 

-Tom- lo chiamò. -Bill ti aspetta- disse semplicemente.

 

Lui annuì. Mentre le passava accanto alzò lo sguardo e la fissò negli occhi.

 

Con stupore, Sibylla capì che l’aveva capita.

 

     

 

Attendevano fuori dalla porta, nel corridoio.

 

I gemelli erano dentro da almeno dieci minuti... e nessuno dei tre aveva il coraggio di bussare alla porta.

 

-Questa situazione mi logora i nervi- esplose Gustav a bassa voce.

 

-Ssshh!- lo zittì Sibylla, che origliava alla porta.

 

-Bè, se tra cinque minuti non escono, io vado a vedere che succede- dichiarò Georg.

 

-Non ti permettere- sibilò la ragazza. -Lasciagli un pò di intimità, e che cavolo!-

 

-Parla quella con l’orecchio incollato alla porta!-

 

-SSSHH!-

 

-Che dicono?- chiese Gustav, ansioso.

 

-Non sento niente!- bisbigliò lei.

 

Gustav accostò l’occhio al buco della serratura.

 

-Che succede?- chiese Georg.

 

-Stanno parlando- rispose il biondo.

 

-Non sento niente, zitti!- esclamò la ragazza.

 

-Fammi vedere- disse Georg

 

-No, dai... Georg, non spingere-

 

-Volete fare silenzio?- disse Sibylla a voce stentorea.

 

Erano tutti e tre attaccati alla porta, Georg e Gustav in lotta silenziosa per guardare attraverso il buco della serratura, Sibylla che origliava, incollata al legno per sentire meglio. Così, quando la porta si aprì di scatto, rotolarono tutti e tre ai piedi di Bill e Tom.

 

Sibylla li guardò dal basso in alto, e intuì che tutto doveva essere andato per il meglio.

 

-Non stavate spiando, vero?- chiese Bill.

 

-Solo loro due- confessò candidamente Sibylla. -Io origliavo-

 

Bill rise, e l’aiutò a rialzarsi. Era a volto scoperto, e non battè ciglio agli sguardi di Georg e Gustav.

Tom era un passo dietro di lui. E sorrideva.

 

-Ragazzi- Bill richiamò l’attenzione dei presenti. -Ho l’onore di farvi un annuncio molto importante-

 

-Brutto o bello?- chiese ironicamente Gustav.

 

-Speciale. Se siete d’accordo, e a meno che non mi sbagli di grosso, i Tokio Hotel stanno per tornare in vetta alle classifiche-

 

Calò il silenzio.

 

-Oddio, Bill! Dici sul serio? Hai deciso di farlo!- domandò Gustav, per primo.

 

-Si- assentì lui. -Lo desidero con tutto me stesso. Ragazzi... siete con me?-

 

Georg e Gustav annuirono.

 

-Siamo con te, Bill-

 

-Lo siamo sempre stati-

 

Lui annuì, felice.

 

-Grazie. E ora... perchè non tornate dentro? Così possiamo parlare sul serio del nuovo album... e magari poi vi faccio sentire le canzoni che ho scritto in questi anni-

 

-Hai scritto delle canzoni?-

 

-Musica e parole, miei cari-

 

-Cioè hai imparato a suonare uno strumento?-

 

-Il pianoforte. E comunque lo sapevo suonare anche prima!-

 

-Si, caro. Nei tuoi sogni-

 

-Ehi!- esclamò Bill, offeso.

 

I ragazzi risero, e rientrarono nel salone. Tom li seguì, non prima di aver cercato la mano di Sibylla e di averla stretta per un secondo, lanciandole uno sguardo intenso. Bill gli sorrise (un sorriso speciale, il sorriso di una persona che ha ritrovato la sua perfetta metà), interpretando erroneamente quel cenno di solidarietà come l’inizio di un rapporto di amicizia tra i due, poi gli chiuse la porta alle spalle.

 

     

 

Sibylla era rimasta in disparte, mentre i ragazzi parlavano. Il suo viso era in ombra, quando Bill lo cercò con lo sguardo.

 

-Amore!- esclamò lui. -Hai visto? Ce l’ho fatta! Tornerò a cantare!-

 

-E’ meraviglioso, Bill- rispose lei in tono gentile ma distaccato.

 

Era appoggiata al muro, immobile. Bill le andò vicino, stupito dalla sua reazione così fredda.

 

-Non sei contenta?-

 

-Tanto-

 

-Ah. Bè... non sembra...-

 

-Sono contenta- la sua voce era leggermente forzata, come se stesse trattenendo le lacrime.

 

Bill l’attirò a se, fuori dalla zona d’ombra nella quale la ragazza stava. Una lama di luce le colpì il viso, che le si contrasse in una smorfia.

 

-Che succede?- chiese il ragazzo, preoccupato.

 

A un tratto lei gli gettò le braccia al collo. Lacrime bollenti cominciarono a rigarle le guance. Lui la strinse a se automaticamente, spaventato.

 

-Oddio... Sibylla, che succede?- ripetè con voce piena di angoscia.

 

-E’ ora che io vada- gli sussurrò lei all’orecchio, in risposta

 

-Ma come...-

 

-Non posso restare con te-

 

-Ma... non mi ami più?-

 

-Ti amo da morire. E’ per questo che devo andarmene-

 

-COSA?-

 

-Me ne devo andare- ripetè lei. Nonostante le lacrime, la sua voce era ferma e piena di una pacatezza innaturale per lei.

 

-Ma perchè?-

 

-Perchè tu hai un solo amore. E non sono io-

 

-Ma di che parli? Io ti amo!-

 

-Sono certa che tu lo pensi. Ma in realtà tu... tu ami solo la musica. Ho visto come ti si sono illuminati gli occhi, mentre parlavi delle tue canzoni. Ti ho visto suonarle e cantarle-

 

-Ma sei gelosa? Della mia musica?-

 

-Io... non posso farcela. Credimi, quando ti dico che non amerai mai nient’altro al mondo così intensamente-

 

-Sibylla... secondo questo ragionamento io dovrei rimanere solo per sempre-

 

-No... un giorno troverai qualcuno. Ma non sarò io. Io... io ti amo troppo. E sono troppo egoista per dividerti con nessuno... e con niente-

 

-Mi stai lasciando? Mi stai lasciando sul serio?-

 

-Scusami-

 

-Avevi detto che saresti rimasta con me per sempre!-

 

-Scusami-

 

-L’altra notte non significava niente per te, allora?-

 

-Ha significato moltissimo. E’ stata la notte più bella della mia vita. E io... io la ricorderò sempre. Ma sono troppo stupida, troppo egoista, troppo gelosa... non posso restare con te-

 

-Sibylla- Bill disse solo il suo nome.

 

-Per favore, non rendermi questo ancora più difficile-

 

-Sibylla- ripetè lui.

 

-Lasciami andare... per favore. Sai anche tu che è giusto così-

 

-Sibylla- disse il suo nome per la terza volta, con intensità dolorosa.

 

Lei si staccò da lui, rabbiosamente.

 

-Ti prego, riflettici un attimo. I vostri fans sono cambiati, voi siete cambiati. E’ ovvio che nessuno vi seguirà più per le vostre belle faccette. Voi dovete dare il meglio, il meglio dal punto di vista delle canzoni... e per farlo tu devi dedicarti totalmente alla musica. Credevi che il successo sarebbe tornato così, gratutitamente, facilmente? E’ questo il prezzo da pagare per ritornare sulla cresta dell’onda. Ti prego... chiediti cosa intendi dire quando dici “ti amo”. Chiediti se non è solo un impulso dettato dalla gratitudine nei miei confronti. E poi domandati cosa ti ha sempre dato felicità. Domandati qual’è il tuo unico amore. Domandati che cosa scegliere. E risponditi con sincerità-

 

Dopo questa infuocata orazione restò a guardarlo, silenziosa, a un passo da lui.

 

Stranamente, Bill non rispose subito.

 

Sibylla non avrebbe mai creduto di poter conoscere una sensazione simile: straziante serenità. Qualcosa, nel suo cuore, moriva in perfetto silenzio.

 

Passarono alcuni, lunghi minuti.

 

Quando Bill l’abbracciò, accarezzandole i capelli, attraverso la delicatezza spassionata di quel tocco, Sibylla capì di aver vinto la sua battaglia. Chiuse gli occhi e si strinse a lui un pò di più, poggiandogli la guancia sulla spalla.

 

-Mi mancherai- gli sussurrò all’orecchio.

 

-Anche a me-

 

-Penserai a me, qualche volta?-

 

-Si-

 

Sibylla annuì: chiedere un “sempre”, come risposta, sarebbe stato inutile.

 

-Ora devo andare- mormorò.

 

-Grazie di tutto, Sibylla-

 

Lei annuì nuovamente. Si sciolse dal suo abbraccio.

 

-Comprerò tutti i vostri album- promise. -La vostra è la musica più bella che abbia mai sentito-

 

Sembrò sul punto di aggiungere qualcosa a commiato, ma il suo viso si contrasse di nuovo in una smorfia di dolore. Girò sui tacchi e si avviò nel corridoio, con la sensazione di essere invecchiata in dieci secondi di dieci anni.

 

Bill restò a guardarla: si era appena voltata, e già apparteneva al suo passato. Il cuore gli traboccava di riconoscenza nei confronti della ragazza per avergli consentito di rendersene conto.

 

Sibylla lo aveva salvato dall’oscurità e ora il senso di colpa lo tormentava: lei si era veramente innamorata di lui e lui l’amava... forse aveva cominciato ad amarla per gratitudine, ma l’amava. Non abbastanza per cambiare qualcosa, ma abbastanza per far soffrire entrambi.

 

Bill la osservò percorrere il corridoio. Si obbligò a gridare il suo nome.

 

-Sibylla!-

 

Lei si voltò. Il suo viso era una maschera di sofferenza.

 

-Che cosa c’è, Bill?- chiese dolcemente.

 

-Resta con me-

 

-Bill...-

 

-Resta con me-

 

-Ti prego...-

 

-Io ti amo. Per favore, resta con me-

 

Sibylla chiuse gli occhi e tacque a lungo. Poi li riaprì, ed erano pieni di gentilezza.

 

-No-

 

Il suo rifiuto gli fece più male di quanto si sarebbe mai aspettato.

 

-Va bene- mormorò lui.

 

Lei annuì leggermente. La voce di Bill la fermò, mentre si stava di nuovo voltando verso la porta.

 

-Vorresti... vorresti darmi un bacio?-

 

Sibylla abbozzò un sorriso.

 

-E’ meglio di no- disse in tono di scusa. -Buona fortuna-

 

Bill serrò le labbra e annuì, incassando il colpo.

 

-Allora solo un’ultima cosa. Se ti chiamerò... solo per una volta... verrai?-

 

A sorpresa, Sibylla riuscì a sorridere

 

-Verrò-

 

Si voltò e girò l’angolo del corridoio. Quando scomparve dalla sua vista, Bill iniziò a piangere in silenzio.

 

Ma fu un pianto di rinascita.

 

 

 

 

Mi presento a voi lettori con il capo cosparso di cenere per questo capitolo. Non è il capitolo finale, ce ne sarà un altro e un piccolo epilogo.

So che molti elementi della fic facevano pensare a un finale felice (Bill e Sibylla che vissero per sempre felici e contenti) e anche io pensavo di inserirlo.

Ora, perchè ho voluto così? Perchè sono perfettamente d’accordo con Sibylla. La fine della loro storia d’amore è il prezzo da pagare perchè Bill sia davvero felice, dal momento che la sua felicità è strettamente legata a due elementi: Tom e la musica.

E la presenza di Sibylla, in qualche modo, secondo me, esclude l’uno e l’altra: è ovvio che lei e Tom non potranno mai avere un rapporto normale e nessuna donna non potrà mai sostituire la musica nel cuore di Bill.

Mentre scrivevo questo capitolo mi sono improvvisamente resa conto che Sibylla era diventata un personaggio “scomodo”. Diciamo che aveva fatto il suo tempo.

Che nessuno pensi che io reputi Bill una persona superficiale, che dice una cosa ma ne pensa un’altra, perchè nella mia storia, lui è il primo a essere convinto di amare Sibylla.

Bè, che dire? Mi dispiace molto per aver dovuto scrivere questo capitolo. Vi chiedo scusa. Spero che non cancellerete “Schönheit” dai preferiti prima di leggere la fine della storia. E spero soprattutto che siate clementi nelle recensioni.

Saluti e al prossimo capitolo.

PS: un piccolo chiarimento sul titolo. “Apocalisse” in greco vuol dire rinascita. Fine di una cosa e inizio di un’altra. Sibylla appartiene al passato per Bill: lasciarla andare è stato il modo per ricominciare a vivere e ad amare.

Baci da Facy.

 

 

 

  
Leggi le 19 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Facy