10. Pericolo
Fin dalla mattina dopo Umbreon cominciò a scortarci fino ai limiti del bosco. Arrivammo quando il sole era già alto, forse a mezzogiorno o giù di lì.
Una volta usciti dal bosco, abituato ormai com'ero, la luce della pianura quasi mi accecò. Una volta che mi fui di nuovo ambientato, aguzzai la vista, per vedere se riconoscevo quei luoghi. In lontananza si delineava il profilo di una grande città. "Scandiopoli" pensai immediatamente. La riconobbi per l'immane figura della fabbrica di attrezzi sportivi, avvistabile da chilometri di distanza.
- Più di così non posso scortarvi - disse Umbreon - Mi spiace.
- Grazie per tutto - dicemmo io e Allyn in coro.
Umbreon si voltò, e scomparve nelle ombre della foresta. A quel punto io e il mio amico ci trovammo di nuovo da soli.
- Che si fa? - mi chiese.
Sinceramente non mi andava di andare a Scandiopoli, visto la mia ultima esperienza con un umano. Dissi: - Ci limiteremo a seguire il corso del fiume. Non penso che in città ci possano aiutare.
- In effetti lo sospettavo anch'io. Andiamo.
Proseguimmo, e superammo Scandiopoli. Al posto del bosco si sostiuì una vasta piana verde e lussureggiante, piena di arbusti e cespugli vari. Sfortunatamente non eravamo affatto soli. Ci doveva essere qualche grande evento, perché ogni due metri c'era qualche allenatore con la sua squadra di pokemon, e, conoscendo quegli scalmanati, era probabile che cercassero qualche pokemon selvatico con cui lottare. Io ed Allyn non eravamo pokemon selvatici, ma tanto sarebbe stato inutile spiegarlo agli allenatori quanto ai loro pokemon, per cui ogni volta che vedevamo qualcuno ci appiattivamo in silenzio nei cespugli e aspettavamo pazientemente che quello se ne andasse.
Ripetemmo questo procedimento talmente tante volte che alla fine persi il conto. Comunque, alla fine di quell'estenuante giornata giungemmo senza volerlo fino all'Azzurrasponda, segno evidente che avevamo deviato troppo a ovest. Ad occhio e croce non eravamo nemmeno a metà di quella dannata pianura, così almeno ancora per il giorno dopo avremmo dovuto giocare a nascondino con gli allenatori.
Durante il giorno il cibo non ci era mancato, ma non avevamo mangiato quasi nulla, in quanto temevamo di fare troppo rumore ed essere scoperti.
Una volta arrivati al fiume ci trovammo una rivetta riparata (ci nuotai con Allyn in groppa, visto la sua piccola stazza), e mentre io mi rinfrescavo dopo quell'estenuante giornata, il mio amico preparò il giaciglio, stando bene attento a cosa utilizzava. Non volevamo certo ripetere la nostra bella esperienza con gli Ariados.
Quando il sole cominciò a svanire, Allyn aveva finito. Prendemmo posto ognuno per conto suo, e ci addormentammo.
Mi sembrò di non sognare nulla, almeno finché un duetto di voci insopportabili si insinuarono nella mia testa.
- Hey, guarda! Un Buizel!
- Cosa, dove?
- Laggiù, sulla riva del fiume!
- Sì lo vedo! Sta dormendo...
- Beh, non vuoi sfruttare l'occasione?
- Sai Chiara, non lo so, non mi sembra leale.
- Per ottenere quello che si vuole qualche volta bisogna anche non esserlo. Buizel è un pokemon bellissimo, forte e anche molto raro. E ti vorresti lasciar sfuggire quest'opportunità? Scusa Ele, ma ti lamentavi sempre che ti mancava un pokemon di tipo acqua nella squadra, quindi catturalo e facciamola finita.
- In effetti hai ragione. Ma non so...
- Senti, se non lo catturi tu lo catturo io. Vai Empo...
- Hey bella, quello è il MIO Buizel.
Quell'ultima affermazione non mi piacque per niente. Mi ripetevo che era solo un sogno, ma sapevo che quelle voci erano anche troppo reali.
Socchiusi un'occhio, in tempo per vedere due ragazze che mi squadravano da alcuni metri dietro gli alberi e una pokeball volare in aria.
Nota dell'autore
Questo capitolo è un po' corto, ma è di transizione, esattamente come doveva essere papa Giovanni XXIII.
MESSAGGIO rivolto a _beatlemania is back: non te lo aspettavi vero?