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Autore: _bianconeve_    24/02/2014    7 recensioni
Ci sono persone che ti mancano, a prescindere da tutto. Ti sono mancate, ti mancano e continueranno a mancarti. Ti avvicini, ti allontani e tu speri solo che tornino.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael, Cliffors
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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GUARDATE LO SPAZIO AUTRICE, VI PREGO!

24.10.1991


Cara amica,

mi dispiace di non averti scritto per tanto.

Ma ho avuto molte cose a cui pensare.

Ho belle e brutte notizie. Preparati, penso che la lettera sarà abbastanza lunga da contenere tristezza e felicità contemporaneamente.

Nella scorsa lettera ti ho parlato di Luke e ti ho detto che mi ha chiesto di uscire.
È stato fantastico.

Non capivo perché tenesse sempre con se tutti quegli spartiti, ma dio, che idiota sono stata.

Mi ha portato in un seminterrato a casa di un suo amico. Mi pare si chiamasse Calum, ma molto probabilmente sbaglio.

Quando abbiamo sceso con calma le scale mi ha stretto il polso e ha schiarito la voce. Mi ha presentato ai suoi amici. Sono tre e sono davvero carinissimi.

Luke mi ha chiesto di chiudere gli occhi e di tapparmi le orecchie. Mi sono voltata verso la parete di mattoni rosso carminio e ho aspettato un segno.

«Ora puoi girarti.» Disse il ragazzo riccio, in fondo alla stanza.

Quando mi girai e vidi Luke con la chitarra in mano e i suoi amici con gli strumenti musicali ridacchiai.

Iniziarono a suonare qualcosa. Cantavano piccoli versi mentre io li guardavo basita.

«Mh...Luke. Come si chiama il ragazzo che suona la batteria?» chiesi indicando il ragazzo con i capelli riccioli.

«Lui è Ashton. Vieni qui, ti voglio far vedere una cosa!» disse prendendomi per mano e avvicinandomi a lui.

Iniziò a strimpellare. Era fantastico. Probabilmente è il migliore chitarrista che io abbia mai sentito dal vivo in vita mia.

Un ragazzo si avvicinò a Luke con un foglietto tra le mani e gli sorrise.

«For a while we pretended that we never had to end it but we knew we'd to say goodbye..» dico con voce tremolante leggendo il biglietto.

«Cantala!» gli urlai addosso. «ora!» continuai.

Lui sorrise. Ha quel sorriso che, dio mio. Mi blocca il battito cardiaco. Ha un sorriso vivo.

Il suo sorriso mi trasmette felicità. Mi fa sentire al sicuro. Come se mi sussurrasse all'orecchio «Tranquilla. Ci sono io qui con te.»

Stupida.

Stupida mente schifosamente dolce.

Ha iniziato a cantare, seguito dai tre ragazzi accanto a lui.

Calum, Michael e Ashton. (probabilmente sbaglio).

Dopo quasi un ora dissi a Michael una frase e la inserì nella canzone.

Credimi, mi sono sentita realizzata.

A fine serata hanno cantato la canzone completa.

Ed ero davvero contenta di vedere Luke ridere insieme a loro.

È sempre così triste e solitario. Vederlo ridere così è un evento più unico che raro.

Alle undici e mezza ho abbracciato i ragazzi e ho dato loro la buona notte.

Luke mi ha accompagnato a casa a piedi.

Ho ancora le cicatrici delle bolle che mi erano spuntate sul tallone.

È stato molto silenzioso.

«Sei molto bravo.» ruppi quel silenzio frastornante.

Mi sorrise.

Non aggiunse altro.

Riesci a credermi se ti dico che quel sorriso mi ha fatto felice per una settimana?

Arrivati davanti casa mi ha abbracciato e se n'è andato dopo avermi dato la buona notte.

Mio padre si è arrabbiato per il ritardo, mentre mia madre voleva sapere com'era andata l'uscita.

Le ho detto che era stata divertente e che mi è piaciuto stare con Luke e i suoi amici.

E ora, le brutte notizie.

Quando sono triste, in ansia o arrabbiata ho il vizio di sfregare le mani una contro l’altra. Non ho idea del perchè io lo faccia ma a volte lo faccio talmente forte da farmi male.

Ho tutti i polsi graffiati e tagliuzzati.

I miei genitori temono che io sia un autolesionista.

Ma davvero non hanno idea di ciò che significa esserlo. Sanno che non lo sono. Ma amano mettermi in disagio.

Ho visto di nuovo mia sorella.

È per questo che ho iniziato a sfogarmi attraverso questa strana forma.

E' un continuo “Vabbè. Pazienza. Si fotta. Va bene così. Nella mia solitudine sto bene. Non me ne fotte un cazzo.” durante la giornata. Poi la notte mi abbraccio e piango. Perchè mi manca. Mi manca da far schifo. Mi manca non vederla tornare a casa con il suo zaino turchese e vederla sorridere. Mi manca la sua buona notte. I baci sulla guancia che mi dava prima di andare a scuola. Le favole che mi leggeva quando ero piccola.

Farei qualunque cosa pur di averla qui. Qui con me e poterla stringere forte e poterle dire quanto mi manca e quanto io abbia bisogno di lei.

Inoltre ho fatto un sogno stranissimo.

Mi sono svegliata respirando affannosamente e sono dovuta uscire in balcone a prendere una boccata d'aria fresca.

«Ma ti muovi!» dice mia madre sulla porta del bagno.
Bussa. Bussa. Bussa. Martella la mano sulla porta.
Sta solo amplificando il mio mal di testa.
«Ora esco!» urlo in risposta.
Mi asciugo le lacrime dal viso e mi guardo di nuovo allo specchio. Inevitabilmente scoppio a piangere, di nuovo.
Mi accascio lungo la porta.
Le mie lacrime sono salate e calde.
Mi fa male il cuore. Non so se per le troppe emozioni, per il troppo dolore, o per un problema fisico.. So solo che ho un macigno all’altezza del cuore, e mi fa malissimo.
Stringo di nuovo quell’oggetto che mi ero ripromessa di buttare.
«Esci da lì!» dice mia madre, e cerca di aprire la porta.
Eh, no, mamma. È chiusa a chiave.
Come ci si sente, a non riuscire ad aprire una porta? Brutto, eh? Lo sento tutti i giorni.
Affondo la lametta più in profondità. Faccio dei tagli verticali, più difficili da “ricucire”.
Apro l’acqua della vasca da bagno. Bollente.
Sono piena di sangue, e ancora me ne sta uscendo.
Rileggo ancora una volta la lettera e la infilo sotto la porta, a metà.
Mi immergo nella vasca.
Il sangue sgorga più velocemente.
Mi gira la testa. Inizio a vedere a chiazze scure.
«Apri! Ti prego, apri!» mia madre sta piangendo, picchia con forza la porta.
Vorrei tanto stringerti, mamma.
Vorrei tanto riuscire a mettermi in piedi e ad aprire quella porta, ma non ce la faccio.
Allora infilo la testa sott’acqua: le tue urla non mi sono mai piaciute. L’acqua è rossastra.
Pian piano il rossastro si trasforma in un rosso acceso, mentre io mi spengo. Faccio in tempo a cogliere un’ultima frase: «Non sei un disastro.. sei la persona più forte e fantastica del mondo» e mi addormento così, col sorriso.

Forse dovrei dire a mia madre o a qualcuno che conosco di ciò che sto provando in questi mesi.

Perché rischio di morire accoltellata dai miei stessi ricordi.

Ora ti lascio.

Sempre con affetto,

Dems.

 

 

 

9.11.1991

Cara Elisabeth,

Voglio sentire il suo sapore. Sì, proprio il suo, quello delle sue labbra, del suo sorriso, chissà che gusto ha, voglio sentire il suo calore e rimanere intrappolata tra le sue braccia. 

Dio.

È irresistibile.

Non riesco a...a non..

amo le sue labbra. E le sue braccia calde che mi stringono il busto ogni tanto.

E odio essere così dolce e spensierata.

Che dio mi assista.

Quando a mensa si siede al mio fianco e mi stringe la mano sotto il tavolo perdo i sensi.

«Dems, mi dai una mano?» e io, come una cretina mi volto verso di lui e gli dico che la mano gliela sto già dando. Quando in realtà intendeva tutt'altro.

Sorride molto di più rispetto prima, dopo quella sera con i ragazzi.

In questa settimana mi sono trovata tre volte con loro dentro il seminterrato.

Li amo alla follia!

Ieri sera è successa la cosa più meravigliosa di sempre.

Luke era davanti a me.

«Sei meravigliosa.» mi ha detto abbassando lo sguardo e strimpellando la chitarra. Se l'è appoggiata di fianco.

«Stupido.» gli ho detto ridendo.

«Vieni qui.» ha affermato «Voglio che tu stia qui con me.»

Mi sono avvicinato a lui e mi ha insegnato a suonare qualche accordo.

È stato bello stare con lui per tutta la sera.

Mia madre mi è venuta a prendere in auto e ha conosciuto Luke.

Lo trova adorabile.

Ma non lo conosce davvero.

Quando lo vedo dimentico tutto, l'ora, cosa ho fatto durante la giornata e credimi distogliermi dai miei pensieri è impossibile. Quando lo vedo le macchine che passano non le vedo e sento più, dimentico se fa freddo o caldo, se piove o c'è vento, insomma dimentico il resto. Tutto ciò che mi circonda è lo sfondo e lui la parte centrale, quella in primo piano. Ma come posso essere così persa, incapace di ragionare, di parlare, di muovermi quando lo vedo? Perchè mi fa questo strano effetto? Non lo so! So solo che quando lo vedo è un casino. Tutto un casino.

Mio dio, domani ho la verifica di biologia e proprio non ho studiato nulla.

Ti lascio Beth.

Sempre con affetto,

Dems.

 

SPOILER

~ "Ho un sacco di cose da dirti, ma se ti bacio faccio prima." ~

~“Che poi è strano. Ti svegli una mattina, guardi il soffitto e non senti niente. Ma proprio niente. Non sei né felice né triste, né sereno né irritato. Non senti niente.”~

~“Mi viene da piangere. Mi viene sempre da piangere. Ma poi alla fine tengo tutto dentro.”~


ANGOLO DELLA SCRITTRICE:

ciao fanciulle!
NEL BANNER SONO IO, OSSIA HO DECISO DI ESSERE LA PROTAGONISTA DELLA STORIA, ANDATECI PIANO CON INSULTI PLS.
questo capitolo è confuso, lo ammetto. ma ho amato immaginarmi Dems, sognare la sua morte.
e soprattutto, ho amato luke, impacciato e timido all'idea di condividere il proprio tesoro con gli amici.
il terzo capitolo è in fase di completamento, e spero solo che sia decisamente meglio di questo lol
vi amo bellissime!

un bacio 

   
 
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