«ricordi il tuo primo
incubo?»
Era il classico benvenuto che gli
istruttori - Robin Mask
per la precisione - davano ai nuovi allievi al loro arrivo. O anche a
quelli
che venivano in aggiornamento.
Ma se tale frase alquanto cupa
generò in Roxanne un enorme
aumento dell’ansia, un’espressione preoccupata in
Jacqueline, ed un’espressione
seria sui volti di Fiona ed Anubi Crea…
«lo rivivrai ancora, stando
tra questa mura…» anticipò
Kirika piano in falsetto e con espressione annoiata «sempre
la stessa solfa».
«lo rivivrai ancora, stando
tra questa mura…»
«quindi significa che qui
da qualche parte ci sono dei
marshmallow giganti che camminano? Not bad!»
…lo stesso non si poteva
dire né per la demonessa né per
Emerald J.V.P. Lancaster. Non erano i discorsi minacciosi a
spaventarle.
Kirika poi l’aveva
già sentito una volta ed era ancora lì.
L’irrequieta
chojiin del Pianeta dei Demoni, al di là dei discorsi di
avvertimento che aveva
fatto alle nuove arrivate, ricordava i propri trascorsi nella Scuola
quasi
divertita.
Gli istruttori le avevano fatto
passare le pene dell’inferno
nel tentativo di domarla, lei, la figlia del leader degli Psycho
Chojiin, Yama
Khan…ma anche lei non aveva fatto passare loro ore liete. E
nonostante le
punizioni, aveva sempre continuato testardamente a trasgredire regole
su
regole.
Era quella l’idea della
demonessa, che le regole erano fatte
per essere infrante, i miti erano fatti per essere sfatati, ed i
palloni
gonfiati come Robin Mask e compagnia erano fatti per essere sgonfiati
da
qualcuno più pungente di loro.
Fu per questo che, unica in tutto il
gruppo di ragazze
nonché in tutta la stanza
dove si
trovavano, rise sguaiatamente alla battuta con la quale la Lancaster
aveva
rovinato il benvenuto di Robin Mask. Eh si, la ragazzina aveva fegato,
ed era
sfacciata come piacevano a lei. Si chiese solo quanto tutto
ciò avrebbe durato,
chi avrebbe avuto ragione di chi; Emerald su quei vecchiardi, o i
vecchiardi su
Emerald?
«nyah-ah-ah-ah-ah-ah, buona
questa!»
“comincia male”
pensò Fiona “c’è Robin Mask
che la sta
guardando come se volesse ucciderla”.
«…era proprio
necessario?!» sbottò Jacqueline.
«è colpa mia se
nel mio primo incubo c’erano dei marshmallow
giganti?»
«mh, e poi
com’è finito, Lancaster?» le
domandò Kirika.
«come vuoi che sia finito?
Li ho mangiati!»
«nyah-ah-ah-ah-ah-ah!»
«la Scuola di Ercole
è un luogo serio le cui prove vanno
affrontate, dunque, con il massimo impegno. Forse non ti è
ancora chiaro,
Emerald, ma lo sarà presto».
Ramenman era stato pacato, ma anche
freddo e deciso. Non del
tipo che faceva girare le scatole ad Hammy, comunque, che si era resa
conto che
probabilmente non sarebbero stati in molti ad apprezzare il racconto
sui
marshmallow.
«right, Mr.
Ramenman».
«e vi metteremmo
immediatamente al lavoro se…che perdita di
tempo…» borbottò Buffaloman
«se il direttore, il signor MacMadd, non avesse
concesso ai giornalisti di intervistare voi ed anche alcuni di noi
istruttori.
La costituzione di un gruppo di supereroine è qualcosa di
completamente inedito
nella Muscle League…»
«inedito nonché
totalmente inutile dal mio punto di vista»
aggiunse freddamente Robin.
«a prendere le decisioni
però sono io, qui» disse Vance
MacMadd sbucando fuori dall’ombra e dirigendosi vicino alle
ragazze «fatto buon
viaggio?»
L’aveva chiesto a tutte, ma
guardava Emerald. Va’ a capire
perchè.
«si si,
normale…»
Roxanne si fece ancora più
piccola. Lei non era una
vigliacca, ma per una ragazza qualunque quale era lei la situazione in
cui si
trovava poteva risultare decisamente stressante. Per cui Emerald fu
lesta e
poggiarle una mano sulla spalla facendole un piccolo sorriso
d’incoraggiamento,
che lei ricambiò prontamente.
«potevi mandare
un’astronave migliore» sbuffò Jacqueline
all’indirizzo di suo padre «più veloce,
più lussuosa, e con almeno uno
specchio».
«il budget è
quello che è, lo sai» ribatté Vance,
evitando
di dirle che erano appena arrivati cinque nuovi milioni sul conto della
Scuola,
dei quali si era intascato almeno il 95% «Emerald, ad
intervista conclusa
sarebbe il caso che contattassi tuo padre…»
«che cosa?! è
contro le regole!» protestò subito Buffaloman.
«silenzio! L’ho
già detto che qui a prendere decisioni sono
io!» ribatté MacMadd «come stavo
dicendo, che chiamassi tuo padre per dirgli
che è tutto a posto. Cosa che farai anche prima del
coprifuoco. Entrambe le
volte avrai venti minuti. D’accordo?»
Le chojiin, Jacqueline e Roxanne
erano tutte un po’sorprese
da questo fatto. Non che non capissero che, dopo l’incidente,
Howard Lancaster
fosse decisamente in ansia per la figlia. L’incontro di
finale poi l’avevano
visto tutte, e si erano rese bene conto dell’attaccamento
dell’inglese verso la
figlia; tutto quel putiferio l’aveva fatto perché
Warsman, a suo dire, le aveva
messo le mani addosso. Roxanne in particolare sapendo quel che
c’era sotto
comprendeva ancora meglio che sapendo la propria figlia nelle mani di
Robin
Mask, Howard fosse giustamente preoccupato.
Ma non erano proprio felicissime di
questa leggera disparità
di trattamento, pure se in fondo si trattava di un paio di telefonate
al
giorno.
Solo a Kirika e Jacqueline non
fregava proprio niente, dato
che la demonessa quell’idiota quasi -suicida di suo padre
meno lo sentiva
meglio era, e Jacqueline il suo, di padre, lo aveva lì.
«ah, quindi posso
telefonare sul serio?»
«ah-ha. E mi
raccomando…”va tutto bene, non
succede niente
di anomalo, non c’è
di che preoccuparsi”. Di’ così a tuo
padre»
sollevò le sopracciglia inesistenti ed annuì
velocemente con la testa «di’
così, mh?»
Crea e Fiona si scambiarono
un’occhiata, chiedendosi
entrambe
a) quanti milioni
stavolta Howard H.R.J. Lancaster
avesse offerto a Vance MacMadd.
b) se avesse
minacciato di radere al suolo la Scuola
di Ercole se lui ed Emerald non avessero potuto sentirsi!
«beh, finora effettivamente
è andato tutto bene».
«altre clausole speciali,
MacMadd? Ore di allenamento
dimezzate, una stanza superlusso?» chiese Ramenman con una
punta di sarcasmo.
Era un altro che detestava favoritismi e trattamenti speciali di quel
genere.
Un conto era se si trattava di intervenire più intensamente
su qualche
allievo/a che restava indietro per aiutarlo/a a tirare fuori le proprie
potenzialità,
un altro trattarlo/a come un principe o una principessa.
«no, no, che dimezzamenti e
stanze superlusso?!» esclamò
Emerald incrociando le braccia «voglio allenarmi come tutte
le altre, io. Sono
qui per diventare una chojiin, non per passare l’aria. Se
avessi voluto passare
l’aria sarei rimasta a Tokyo».
“mh. Ecco, già
va meglio” pensò l’orientale
“se non altro
dicendo così dimostra di voler fare sul serio al di
là dell’iperprotettività di
suo padre”.
Ramenman era un altro di quelli che
non avrebbe mai
dimenticato. Così come anche Buffaloman.
«infatti così
sarà. Niente privilegi principeschi. Solo
queste due telefonate
giornaliere…nient’altro» disse
rapidamente Vance.
«ok».
Robin Mask non aveva più
detto una parola, sapendo che
altrimenti sarebbe esploso indignato. Ok, erano solo due telefonate.
Ok, la
ragazza eccetto quelle sembrava non desiderare altri privilegi.
Ma per lui, quello era già
più che troppo.
Da quando aveva visto
l’Olap ribaltata…annullata in un modo
così stupido…il nome della sua famiglia
nuovamente macchiato, non solo dai
Kinniku ma anche da Howard Lancaster, dai
Lancaster, non era riuscito a pensare ad altro che ad una
vendetta. Proprio
come gli succedeva una volta con Suguru Kinniku, King Muscle, prima di
iniziare
ad imparare a rispettarlo.
I Lancaster avevano lasciato davvero la sua famiglia senza niente,
ed avevano usato un Kinniku come strumento. Oltre al danno la
beffa, la
beffa suprema…imperdonabile.
Imperdonabile.
Che Howard Lancaster lo facesse pure
ammazzare, dopo. Che
distruggesse pure la Scuola, se ci teneva tanto. Ma lui si sarebbe
preso la sua
vendetta colpendolo dove gli faceva male, ossia angariando in ogni modo
la sua
amata figlioletta che oltretutto sembrava proprio non aver capito in
che
situazione si trovava. Ma l’avrebbe capito presto,
perché l’avrebbe ridotta uno
straccio.
Sarebbe uscita da quella scuola come
l’ombra di quella che
era…se ne fosse mai uscita. E poco gli importava anche che
stesse con suo
figlio.
“figlio”.
Era costretto a chiamare figlio quel
fallito, Cristo.
Lui e gli altri erano tanto impegnati
a dare il “benvenuto”
da non accorgersi che i giornalisti di cui parlava MacMadd si stavano
avvicinando di soppiatto con cineprese, microfoni e fotocamere per
poter
riprendere la situazione “al naturale”. Senza
strani costrutti.
Aki Azumaya in particolare era
convinta che davanti alle
telecamere si sarebbero mostrati tutti tanto entusiasti, carini e
gentili. E
falsi.
«dai
dai…andiamo…non facciamoci
scoprire…»
Quel che voleva lei invece era la
verità. Che in quel caso,
stranamente, sarebbe stata di certo molto più succosa che un
bel pettegolezzo
che aveva ben poco di vero ma molto di scandaloso.
«Aki…penso che
siamo abbastanza vicini» bisbigliò un
cameraman.
«si, infatti questo posto
è perfetto. Mh, mi sembrano tesi…vediamo
che succede».
«ah…Mr. MacMadd?
Un’altra cosa. È un problema se mi tengo
questa?» disse Emerald tirando fuori la doppietta dal
marsupio, facendo
indietreggiare Vance.
«è proibito
anche tenere armi dentro la scuola!» sbottò
Buffaloman.
«è scarica, Mr., e
veramente credo di aver pure dimenticato i proiettili sulla Terra, solo
che per
me è un portafortuna».
«è sempre
un’arma!»
«…però
scarica è meno pericolosa delle corna che ha lei sul
capo, a dirla tutta. Massimo che posso fare è darla in testa
a qualcuno».
«…si
è portata dietro la pistola?» allibì
Roxanne.
«dici che è
scarica davvero?» Anubi Crea aveva qualche
dubbio in proposito.
«se l’ha detto
dovrebbe essere vero, anche perché gli
istruttori potrebbero chiederle di disinserire la sicura e premere il
grilletto
per verificarlo» osservò Fiona «al di
là dei significati simbolici, comunque,
non ha torto a dire che forse una pistola scarica è meno
pericolosa delle corna
di Buffaloman».
«giustappunto, Emerald, se
è scarica non dovresti avere
problemi a fare quel che ha detto Fiona» la esortò
sempre pacatamente Ramenman,
al che la ragazza fece spallucce, tolse la sicura, e sotto gli occhi
allibiti
di tutti se la puntò alla testa premendo il grilletto sei
volte.
«scarica. Visto?»
«sei impazzita?!!
E se ce ne fosse stato uno?!!» urlò
MacMadd pallido come uno straccio all’idea della reazione di
Lancaster padre.
«lo saprò io se
la mia pistola è scarica o meno!»
«…quella della
quasi totalità degli uomini di qui lo è di
sicuro» disse sarcastica Kirika, e stavolta fu Emerald a
darle sostegno con una
risata.
«uff, ma ti ci metti anche
tu?» Crea alzò gli occhi al
cielo.
«allora Mr. MacMadd la
posso tenere si o no?» tornò a
domandare Hammy.
Roxanne non riusciva proprio a
capirla quella ragazza.
Sapendo che a parte due telefonate non avrebbe avuto privilegi di sorta
avrebbe
dovuto essere spaventata, e vedendo come la guardava Robin Mask avrebbe
dovuto
esserlo il triplo, e invece scherzava con quella demonessa dalla quale
lei, dal
canto suo, avrebbe fatto in modo di stare più lontana che
poteva.
«beh a questo punto penso
che tu possa tenerl-»
«no, affatto!»
esplose infine Robin, che non ne
poteva più di quel teatrino. Rapidamente si
avvicinò la ragazza, con la mano
tesa «dammela ».
L’unica reazione di Emerald
in quel caso fu un guizzo
divertito negli occhi smeraldini, mentre le altre -eccetto Kirika che
si stava
trattenendo dal ridere di nuovo, e della grossa- osservano la scena
stando
mute.
«no»
replicò tranquilla la ragazza.
«non era una richiesta, era
un ordine: dammela
immediatamente!»
Fiona si voltò di poco.
«non ridere!» sibilò a Kirika.
«…la vuole
immediatamente, lui…» borbottò piano la
demonessa
dai capelli verdi, sempre più vicina allo scoppiare a ridere.
Fu Crea ad accorgersi di uno
scintillio a poca distanza, lo scintillio
del vetro di una cinepresa.
«mi sa che ci stanno
riprendendo» disse dunque pianissimo
alle altre.
«forse dovremmo
avvisarli» disse Roxanne ancora più piano.
Jacqueline si limitò a voltarsi a favore di telecamera,
dando loro il proprio
lato migliore.
Sollevando un sopracciglio, Emerald
J.V.P. Lancaster invece
di rimettere la pistola nel marsupio o porgerla a Robin Mask tese i
pantaloncini e l’elastico laterale del tanga, per poi mettere
lì la pistola, al
sicuro sotto la stoffa nera simil-jeans ed un altro pezzetto di stoffa
alquanto
irrisorio. Tutto ciò senza mai staccare gli occhi da quelli
assassini del suo
interlocutore.
«mi sa che se proprio la
vuole dovrà prenderla con la forza,
perché di mia volontà non gliela do
senz’altro!» sentì Kirika, che non ce
l’aveva fatta più, scoppiare a ridere come una
matta «e tu che ridi? È una cosa
seria! Il direttore ha detto che posso evitare di dargliela ma lui la pretende!…»
Solo a quel punto anche la giovane
Lancaster notò il breve
scintillio che aveva portato Anubi Crea ad accorgersi dei giornalisti,
capendo
a sua volta che probabilmente tutta quella scena sarebbe andata a
finire dritta
dritta in televisione, in ogni rete della galassia.
E mentre le più serie del
gruppo, ossia Fiona, Crea e
Roxanne, avevano poggiato una mano sul volto, adesso anche Jacqueline
MacMadd
ridacchiava. Quanto a Robin Mask, stava provando un misto letale di
furia allo
stato puro e vergogna. Dileggiato a quel modo davanti ai suoi colleghi,
davanti
alle allieve, davanti al direttore…!
E proprio dalla figlia di Howard
Lancaster!
Se già da prima lei non
gli piaceva proprio perché “troppo
sfacciata” ed “una che non sa stare al suo
posto” figurarsi adesso!
«taci, indecente
svergognata!!!» ringhiò.
«perché, che ho
detto di male?» gli domandò Hammy mimando
perfettamente un’aria perplessa, e di seguito una palesemente
seccata ed
irritata «ah. Ma certo. Avrei dovuto capirlo prima»
alzò la voce «visto che lei
è un grandissimo bigotto sessista, dato che sono una ragazza
ed ho una vagina
se in un discorso parlo di “darla” o “non
darla” devo riferirmi a quella per
forza vero?! Non alla doppietta della quale si discorreva fino a trenta
secondi
fa!»
Sembrava veramente arrabbiata, tanto
che anche Ramenman e
Buffaloman si avvicinarono di più.
«ma no, ma certo che non
voleva intendere quello!» esclamò
seccamente Buffaloman.
«e no?! Mi ha dato
dell’indecente svergognata ed ho solo
detto che non voglio dargli la doppietta avendo il permesso di tenerla,
ovvio
che intendeva quello!» si voltò versò
il suo compatriota inglese «Robin Mask,
lei è ufficialmente un bigotto, un sessista e pure un
libidinoso perché
altrimenti non sarebbe andato a pensare certe cose».
«ma come osi?!»
sibilò l’inglese, e fu Ramenman a
trattenerlo «dico, come osi?!»
«ha ragione!»
esclamò all’improvviso Kirika andando di
fianco ad Emerald e ponendole una mano sulla spalla come a voler fare
un gesto
di protezione ed appoggio nei suoi confronti. Non avrebbe mai perso
l’occasione
di far vedere un po’di sorci verdi a quel pallone gonfiato
che peraltro lei
aveva battuto, quando si era trattato di fare l’esame finale
«bigotto!
Libidinoso! Sessista!»
«Kirika, torna al tuo
posto! La cosa è già abbastanza
tragica senza che ti ci metta anche tu!» sbottò
Buffaloman che fu costretto ad
aiutare Ramenman a tenere a freno il loro collega inglese che
altrimenti il
cielo solo sapeva cos’avrebbe combinato.
«signori, e signorine, per
favore! Non è buona cosa
continuare questo litigio!» Vance MacMadd cercava di
riportare la calma, ma non
lo calcolava nessuno.
«lo sapevo io che una
squadra di donne era una pessima idea!
Le donne non c’entrano niente con la lotta! Sono troppo poco
serie, troppo
libertine ed immorali! Il loro posto è a casa a
lavorare all’uncinetto,
non in una scuola di wrestling o sul ring!!!»
Robin
Mask nel ripensare a tutti
gli anni vissuti in tempi ben diversi da quelli attuali -tempi nei
quali le
donne se ne stavano chiuse in casa a badare ai figli e non rompevano le
scatole- diede sfogo a tutto quel che pensava delle “ragazze
di oggi”, a parer
suo senza educazione, senza morale, senza inibizioni, senza rispetto
per il
sacro potere che l’essere uomini conferiva agli uomini
stessi. Era più che
altro la rabbia a farlo parlare in quel modo, lui che solitamente era
molto
freddo e controllato, ma…Hammy era quello che era, e Kirika
non gli era mai
piaciuta.
E se era stato lui stesso a chiedere
di Emerald per
perseguire i propri scopi, stesso discorso non era valso per la
demonessa,
nominata invece da Pentagon che allora l’aveva…
“presa sotto l’ala”.
«come sarebbe a dire
“poco serie, libertine ed immorali”?!»
sbottò Anubi Crea che, pacifica quanto si vuole, ma quando
sentiva cose come
quella perdeva le staffe e apriti cielo «hanno ragione
Emerald e Kirika, lei è
un sessista!»
«oooh no, anche lei ci si
mette adesso» sbuffò Vance.
Aki Azumaya fremeva esultante dal
proprio nascondiglio.
Quello era oro colato! Niente di meno!
«infatti si, come si
permette di dire che tutte le donne
siano in quel modo solo perché donne, appunto?!»
anche Roxanne sentendo quel
che aveva detto si mise in mezzo «dovrebbe
vergognarsi!»
«lei aveva moglie, anche
sua moglie era immorale e libertina
allora?!» anche Jacqueline, ormai incavolata nera, ci mise
del suo.
«non nominare mia
moglie!!! Lei sapeva stare al proprio
posto!!!»
Decidendo che la situazione fosse
degenerata già fin troppo,
e ricordandosi dei giornalisti, Fiona pur avendo preso malamente come
le altre
gli epiteti dell’istruttore inglese indicò il
nascondiglio della Azumaya.
«GIORNALISTI!!!»
urlò.
Parola che ebbe un effetto calmante
su tutti, anche sullo
stesso Robin Mask.
«che
cosa…giornalisti! Dove?!» sbiancò Vance
pensando alla
figura barbina che loro, in quel caso come rappresentati della Scuola
di
Ercole, avevano fatto.
«sono
lì! stanno fuggendo!» urlò
Buffaloman per poi
lanciarsi all’inseguimento «ehi voi!!!»
«tornate indietro, era un
malinteso!» anche Ramenman lo
seguì a ruota, come Vance, mentre Robin Mask dopo
un’ultima occhiata omicida ad
Emerald rientrò nella scuola a grandi e furenti falcate.
«tu dei giornalisti lo
sapevi vero Lancaster?» le domando
Kirika «da un pezzo».
Hammy lì per lì
rispose con un sorrisetto ed un’alzata di
sopracciglio che valeva più di mille parole.
«perché, tu
no?»
«quindi l’hai
fatto di proposito» disse Jacqueline buttando
all’indietro i lunghi capelli rossi che, pensò,
d’ora in poi avrebbe dovuto
raccogliere in una coda.
«a dire il vero ha fatto
tutto da solo. Io mi sono solo
rifiutata di dargliela!» disse Emerald facendo spallucce.
«nyah-ah-ah-ah-ah-ah, vieni
Lancaster» Kirika le fece cenno
di seguirla dentro la scuola «porta qui dentro chiappe e
valige, che tanto
quelli ne avranno ancora per un pezzo!»
Già, inizialmente Emerald
aveva scelto di portare via solo
un borsone bello grosso. Ma poi aveva cambiato idea, portandosi via
altre tre
grosse valige con dell’altra roba. Valige particolari a dire
il vero… ma si
sarebbe visto dopo.
«effettivamente stare qui
fuori è un po’inutile. Entriamo?»
mise il braccio sinistro attorno alle spalle di Roxanne e
guardò Fiona ed Anubi
Crea. Jacqueline, con le sue sei valige (sei! E grosse!) era
già partita
per fatti suoi. Nella Scuola di Ercole come allieva non c’era
stata, ma ciò non
significava che non la conoscesse lo stesso.
«ormai che altro
c’è da fare…»
sospirò la rumena, che
comunque non aveva gradito tutta la scena di prima.
Emerald aveva i suoi pregi, ma anche
dei difetti belli
grossi. Tra i quali, a quanto pareva, diventare una grande stronza se
provocata
anche poco poco. Si, Robin Mask rimaneva un sessista sempre e comunque,
ma era
stata lei -con l’aiuto di una Kirika al quale non pareva il
vero di aver
trovato una specie di alleata- a portarlo ad agire in quel modo, con
quella
scenata di rabbia che in verità l’aveva inquietata
non poco. Ed avrebbe anche
voluto saperne di più sul perché Robin Mask e i
Lancaster si detestavano in
quel modo, perché in quell’incontro di finale si
era parlato di firme e patti,
ma firme per cosa, e patti di cosa? quello non era stato detto con
precisione…
«libertine! Tsk! a volte
Robin Mask capisce meno di una gallina
lobotomizzata» sbottava ancora Anubi Crea che era quella che
aveva preso peggio
tutto «immorali! Puah!»
«Anubi Crea, appena
arrivata già ce l’hai con qualcuno?»
La vista di Sozumi, che tra gli
istruttori era sempre stato
il suo preferito, rasserenò un po’
l’egiziana.
«oh…Sozumi…salve».
«dovresti imparare a stare
un pochino più tranquilla,
ragazza mia» le disse lui in un rimprovero bonario
«quindi, ecco qui nuove e
vecchie arrivate…» fece scorrere lo sguardo su di
loro «allora, Fiona…tutto a
posto?»
«si» rispose
semplicemente lei sistemandosi la lunga treccia
rosa.
«Kirika figlia di Yama
Khan, ti sei decisa a mettere
finalmente la testa a posto?»
«ma non penso
proprio!»
Sozumi fece un grosso sospiro, mentre
a lui si univano anche
Black Hole e Pentagon.
«quindi presumo che mi
farai tribolare ancora!» disse
quest’ultimo alla demonessa, che rise per
l’ennesima volta.
«chiaro!»
«non pensavo che avrei
visto la figlia di MacMadd qui, un
giorno» disse lentamente Black Hole, voltandosi prima verso
Jacqueline e poi
verso Emerald «…stesso discorso vale per te.
Dicevano che preferissi fare
altro».
«eppure eccomi».
E dal modo in cui si
avvicinò alla ragazza con i due codini,
come a volerla difendere, Black Hole capì anche
perché.
«eh già, la
scommessa di MacMadd» disse poi Pentagon
riferendosi a Roxanne, appunto «è stato lui a fare
il tuo nome».
«ehm…ah
si?»
MacMadd aveva detto spesso,
scherzando, “perché non
prendiamo lei nella Muscle League?” nei momenti in cui
l’aveva vista picchiare
Kid Muscle. Assurdo come da quello scherzo si fosse passati ad un
intento
serio, e tutto perché non aveva avuto altre idee.
«si»
l’americano si voltò verso Emerald «la
spalla sta
bene».
Già, anche lui era a bordo
ring con Ramenman e Buffaloman.
Solo che Jacqueline invece che Pentagon l’aveva chiamato
Starface,
presumibilmente per via della stella sul volto liscio e bianco.
«già. La mia
spalla sta bene».
«ottimo».
“anche se è
bianco ed ha le ali da angioletto è tetro
uguale” pensò Hammy.
«Ramenman e gli altri dove
sono? Avrebbero dovuto darvi il
benvenuto!» disse Sozumi.
«infatti, solo che poi
hanno avuto qualche problema con dei
giornalisti invadenti che hanno ripreso Robin Mask nel suo exploit
da-» avviò a
dire Jacqueline, interrotta da Anubi Crea con un mezzo strillo isterico
modello…
Bernadette.
«sessista di merda!»
«Crea!» si
stupì Sozumi «ma che è
successo?»
«niente…ho
chiesto a Mr. MacMadd se potevo tenere come
portafortuna la mia pistola, ovviamente scarica» Hammy la
tirò fuori dai
pantaloncini «lui ha detto che potevo tenerla, mentre Robin
Mask voleva che
gliela dessi per forza, e quando gli ho detto di no mi ha dato della
svergognata immorale perché va’a capire quel che
ha pensato! Probabilmente
credeva che con tutti quei “darla” e “non
darla” ci fosse qualche doppio senso
di mezzo, e quello si è messo a dire che noi donne non siamo
adatte al
wrestling perché “immorali, libertine e poco
serie”!»
«incredibile»
borbottò Sozumi scuotendo la testa.
Pentagon non commentò, ma
tra l’averla vista già in azione
durante l’incontro finale con quelle battutine velenose ed il
sogghigno della
sua “protetta” Kirika, l’americano aveva
la sensazione che Emerald in tutto
qual racconto non fosse così innocente come sembrava. Non
che la cosa gli
importasse. Robbie per come la pensava l’americano era sempre
stato troppo
rigido, da buon inglese aristocratico consumato. Diciamo che non era
esattamente tra i colleghi che trovava più
simpatici…e che fosse un po’sessista
comunque era vero.
«comunque ecco, tranquilla
Crea. Sono certo che non lo
pensava davvero» cercò di riparare Sozumi
«sai com’è fatto Robin, quando si
arrabbia sul serio parte per la tangente e chi lo ferma
più?»
«mi auguro di non vederlo
più in quel modo» disse Roxanne.
«dovrebbe farsi una
camomilla allora» sbuffò Kirika.
«avrei dovuto portare il
fucile con i sedativi che uso a
volte quando vado a caccia con mio padre» disse Hammy con
aria pensosa.
«…tu
vai…a caccia?» Fiona tra le altre cose se non era
proprio un’animalista c’era vicina…
«da quando ero piccola. Non
di frodo, ovviamente, solo quando
è stagione e solo per il numero di prede consentito dalla
legge. Inoltre uccido
solo cose che poi mangiamo».
Gli inglesi di classe alta e la
caccia: binomio inevitabile.
Solo che più che altro valeva per gli uomini.
«d’accordo,
torniamo alle cose serie» disse Black Hole
«avrebbero dovuto comunicarvelo Buffaloman e gli altri, ma a
questo punto lo
faremo noi. Riguarda l’assegnazione delle stanze».
Se gli uomini dormivano in sei per
camera, per le donne non
valeva lo stesso discorso. Di allieve ce
n’erano sempre state
pochissime, e comunque era sempre stato tenuto in conto che avevano
delle
esigenze diverse; per cui erano state adibite all’uso
“perfino” sei stanze da
due posti, che avevano “addirittura” un piccolo
bagno con doccia annesso per
una. Di queste sei stanze, in questo caso, ne sarebbero state dunque
utilizzate
solo tre.
«di che si
tratta?» domandò Jacqueline.
«vogliamo mettere insieme
per ogni stanza un’allieva nuova
ed una più anziana. Pensavamo che potesse essere
d’aiuto».
«ah, ok» disse
Crea, che come anche Fiona -che stava
annuendo- non aveva problemi.
«mi toccherà
fare da balia, oh no» sbuffò invece Kirika
temendo che la mettessero insieme alla due codini o peggio ancora alla
rossa.
«che tu lo voglia o no ti
tocca, Kirika» disse Pentagon.
Sozumi si sgranchì la voce.
«allora, sarete messe
così: Anubi Crea e Jacqueline MacMadd
insieme…»
Le due si guardarono. Non si
trovavano né simpatiche né
antipatiche, quindi tutto sommato era un buon inizio.
«Roxanne Nikaido, che
è quella più “nuova” a tutto
questo
starà con Fiona…»
“Dio ti
ringrazio!” pensò la ragazza avvicinandosi alla
lottatrice rumena, che le stava sorridendo.
«e di
conseguenza…»
«nyah-ah-ah-ah-ah-ah io
con la Lancaster!
Ecco, così la faccenda mi può stare anche
bene!» sentenziò la demonessa che
aveva completamente cambiato espressione, da seccata a molto
soddisfatta.
«vedete di non fare troppi
danni, o sarete punite» le avvisò
Pentagon, pur sapendo che era un avvertimento totalmente inutile
conoscendo
Kirika ed avendo visto lo strano brillio negli occhi della londinese,
oltre al
suo sorrisetto.
Si chiese se non avessero sbagliato
le disposizioni…
Proprio in quel momento i loro
colleghi e Vance MacMadd,
reduci da un inseguimento infruttuoso, entrarono nella stanza.
«dannati
giornalisti…» brontolava Buffaloman.
«non siete riusciti a
prenderli?» gli domandò Sozumi.
«no!»
sbottò Vance «avete comunicato alle ragazze la
loro
disposizione nelle stanze?»
«si, si» disse
Pentagon. Robin Mask le squadrò tutte e sei.
«in fila»
disse freddamente. Loro obbedirono.
«a coloro cui questo non
è ancora chiaro voglio ricordare
che qui non c’è posto per battute, scherzi e prese
in giro» sentenziò
camminando davanti a loro «questo è il posto che
imparerete a temere di più in
tutta la galassia, o che vi ricorderete di temere
di più» aggiunse,
trovandosi davanti a Kirika «non
importa
se siete delle donne, conoscerete sudore, lacrime, sangue, sacrificio.
Dolore
fisico e psicologico» si fermò davanti ad Hammy,
che era l’ultima della fila
«specialmente tu».
«Robin…»
disse Vance in tono di avvertimento, memore delle
parole del padre della ragazza, ma venne ignorato. Ed il resto degli
istruttori, come tutti, ebbe la conferma che Robin Mask aveva nominato
Emerald
proprio per darle addosso.
“si chiama scavarsi la
fossa” pensò Pentagon.
«ah davvero».
Non che la ragazza sembrasse
spaventata, però.
«si, davvero»
disse Robin ancora più minaccioso.
«in tutto questo discorso
non ho sentito una sola parola di
scuse verso il genere femminile, per quel che lei ha detto prima. Lo ha
fatto
apposta o mi sono persa qualche passaggio?»
In effetti delle scuse sarebbero
state doverose, ma
l’inglese non era dell’umore. Così dopo
un breve momento di silenzio…
«…e vuoi sapere
perché a conoscerlo sarai soprattutto tu?»
«Robin, non è il
caso» lo avvisò anche Ramenman,
inascoltato.
«a questo punto direi che
sono curiosa di sentirlo».
L’uomo le si
avvicinò ancora di più, fino ad incombere su di
lei che ancora si ostinava a non abbassare lo sguardo.
«perché sei una
svergognata, sfacciata e viziata, figlia di
un lurido pazzo criminale e stai con quel miserabile fallito che sono
costretto
a chiamare figlio!»
L’istante prima che Emerald
reagisse la maggior parte dei
presenti capì che
a) Robin Mask
aveva veramente esagerato.
b) che aveva
fatto un errore a non tenere la lingua a
freno.
Dopo aver deciso che -nonostante il
forte desiderio di
romperlo in due- era meglio non usare il pugno super potenziato con
quale
avrebbe potuto trapassare il bacino da parte a parte, Emerald diede un
calcio a
tutta forza contro l’inguine dell’inglese
causandogli un dolore tale da
portarlo ad emettere un acuto che nemmeno Maria Callas nei suoi momenti
migliori, e a crollare a terra piegato in due dal dolore.
Altro che le stelle, gli aveva fatto
vedere un mucchio di
galassie!
«Robin!»
esclamò Sozumi accorrendo in suo soccorso. Emerald
osservò con puro disprezzo il padre del suo ragazzo,
sperando di avergli
comunque rotto qualcosa e pensando che la prossima volta se mai ci
fosse stata
e non l’avessero espulsa quel giorno stesso avrebbe usato il
pugno eccome!
«le ho fatto male? strano.
Non pensavo che un verme come lei
avesse le palle».
“mi espellessero pure, ne
è valsa la pena, avevo voglia di
farlo da quasi un anno!” pensò mentre senza dire
una parola di più prendeva le
valige e se ne andava nemmeno-lei-sapeva-dove.
La prima a riprendersi dalla sorpresa
fu la demonessa, che
le andò dietro.
«Lancaster! aspetta, per le
stanze devi andare a destra!»
«non
c’è niente da vedere! Andatevene in camera anche
voialtre!» ordinò loro Buffaloman
«veloci!»
«filiamo via»
bisbigliò Fiona a Roxanne sparendo con lei nel
corridoio, velocemente imitate da Anubi Crea e Jacqueline.
Tutti gli istruttori erano rimasti
attorno a Robin Mask,
aiutandolo ad alzarsi e facendolo arrivare almeno nella sala insegnati.
L’unico
che non aveva fatto minimamente caso alle sue condizioni era Vance
MacMadd, che
si torceva le mani all’idea di quel che Emerald avrebbe
raccontato a suo padre.
“va’ a vedere che
perderò tutto per colpa di quel pazzo di
un inglese!” pensò.
«…la prossima
volta gliele
faccio vomitare!» esclamò Emerald,
ancora furiosa «come si è azzardato a
dire quelle cose di mio padre e di Kevin?! stupido idiota tonto cretino
deficiente coglione imbecille patentato bastardo stronzo inutile
schifosissimo
verme di cimitero!»
Già, se Hammy aveva
reagito in quel modo non era stato mica
per quel che Robin aveva detto di lei, nossignore. Ma aveva insultato
suo padre
e il suo ragazzo, che peraltro era pure suo figlio. Kevin lo difendeva
ancora,
e Robin Mask lo aveva apostrofato a quel modo! E poi…suo
padre non era uno
stinco di santo…ma sentendo quel “pazzo
criminale” aveva proprio perso le
staffe.
Quanto a Kirika era indecisa se
mettersi a ridere o cercare
di calmarla.
Decise per la prima opzione.
«nyah-ah-ah-ah-ah-ah-ah, ed
ecco che Robin Mask non può più
andare a mignotte!...l’avrei fatto anche io, ragazza mia. Io
del mio vecchio ne
dico di tutti i colori ma se qualcun altro ci prova lo ammazzo di
botte».
«non capisce un
cazzo!» sbottò Emerald «che mi facciano
pure
espellere se hanno tanta voglia ma io quel che ho fatto lo rifarei
trecentoventisette volte, se lo meritava, un conto era che insultasse
me perché
di quello mi sarebbe fregato fino a un certo punto ma mio padre e Kevin
non li
deve toccare!»
«ormai dovrebbe averlo
capito. Lancaster» da una delle
tasche della sua giacca tirò fuori una piccola bottiglietta
di vetro «liquore
del pianeta dei demoni, bevine giusto un paio di sorsi che è
roba forte» la
avvertì lanciandogliela «ti dirò, se
non ti buttano fuori sono contenta di
essere capitata con te; sei una di quelle che della vita ha capito
tutto!»
Emerald afferrò la
bottiglietta al volo. «altrettanto».
«non una parola su questi
viveri segreti o sei morta».
«ti rivelo un segreto,
quelle tre valige sono così grosse perché
hanno degli scomparti segreti non rilevabili da alcuna scansione fatte
apposta
per portarsi dietro cose che non ci si potrebbe portar dietro, e dentro
ho una
grossa scorta di alcolici» disse bevendo due sorsi dalla
bottiglietta per poi
restituirla a Kirika «adesso siamo pari».
«avevo ragione: tu della
vita hai capito veramente tutto».
:: circa
un’ora e
mezzo dopo ::
«che ne facciamo della
ragazza? Il regolamento imporrebbe di
buttarla fuori per un atto del genere!» disse Buffaloman.
«no che non la buttiamo
fuori, io la voglio uccidere con le
mie stesse mani!» esclamò Robin Mask furioso e
ancora dolorante
«quella…sfacciata…svergognata…»
«basta!» disse
Ramenman imperioso «se andiamo a fondo della
questione è palese che la colpa non è solo
sua».
«che vorresti
dire?!»
«che se anche odi suo padre
non avevi diritto di dirle
quelle cose, come non l’avresti di prenderla di mira.
Sospettavo che fosse per
quello che l’hai voluta qui, ma credevo che alla fine saresti
stato
ragionevole!» quasi grido Vance.
«se avessi detto le stesse
cose di mio padre e della mia
ragazza penso che avrei
reagito alla
stessa maniera. Non che la ragazza abbia fatto bene, è
comunque un
comportamento inaccettabile, ma…te la sei cercata,
ecco» concluse l’orientale.
«ma l’avete vista
come si comporta! E l’avete sentita quando
mi ha rivolto quelle parole offensive mentre ero a terra, suo padre
è un
pessimo soggetto, e lei non è diversa!»
tornò alla carica Robin.
«non penso che avrebbe
tentato di sterilizzarti se tu non
l’avessi attaccata per primo» disse Pentagon.
«non ha il minimo
autocontrollo!» sbottò Buffaloman «e
come
elemento problematico c’è già la tua
cara Kirika!»
«credo che a dire il vero
di autocontrollo ne abbia avuto
fin troppo» lo contraddisse Black Hole.
«e delle scuse sarebbero
state opportune, riguardo quelle
considerazioni sessiste» aggiunse Ramenman.
«ci credo che Anubi Crea
era furiosa. Robin, ma che ti è
preso?!» gli domandò Sozumi.
«se è per quella
cosa dell’Olap guarda che ha sconvolto
tutti, non solo te. Ma a dirtela tutta non è colpa di Howard
Lancaster se
quella mossa è imperfetta; lui ha solo fatto quel che
Buffaloman fece con la
Kinniku Buster, l’ha ribaltata, è nella natura
delle mosse: qualcuno le
inventa, qualcuno le ribalta! È normale!» riprese
a dire Pentagon «ok, era una
mossa storica e quant’altro, ma allora i Kinniku che
avrebbero dovuto fare,
sparare a tutti i figli dei wrestlers che hanno annullato una delle
loro mosse?
Ma andiamo!»
«non
immischiarti tu!»
ringhiò l’inglese «non puoi
capire!»
«il discorso di Pentagon
però è logico».
«Ramenman, anche tu?!
Eppure tu c’eri! Eppure lo sai
benissimo com’è andata!»
«no, non lo so,
perché a dirtela tutta io devo ancora capire
cos’è quella storia…patto, non patto,
firma, non firma, notai, testimoni, tu
non hai detto niente a nessuno di noi riguardo a questo».
«perché non vi
riguarda!!!»
«…MA LO SAI CHE
SE EMERALD DICESSE LA COSA SBAGLIATA A SUO
PADRE POTREBBE SCOPPIARE IL CAOS?!!» esplose infine Vance
MacMadd «magari a te
della sorte di questa scuola non importa ma a me si! Qui si addestrano
gli
eroi! È la sede storica! E soprattutto mi porta un mucchio
di introiti!»
«solo a quelli
pensa» borbottò Buffaloman.
«ha
detto bene, al
momento di tutto questo non me ne importa niente!!!»
ringhiò Robin Mask
alzandosi -con sommo dolore- ed andandosene dalla stanza.
«con la ragazza parlo
io» disse pacatamente Ramenman
alzandosi «vedrò di risolvere la cosa».
«va bene. Affido la cosa a
te» disse Vance «fa’ del tuo
meglio».
«dici che la
espelleranno?»
Pur essendo l’esperta del
gruppo Fiona stavolta non sapeva
che dirle, a Roxanne.
«ha fatto qualcosa che va
contro ogni regola. Robin Mask
l’ha presa male fin da subito -anche per colpa sua a dirtela
tutta- ma in ogni
caso non avrebbe dovuto dirle quelle cose. Io...in un certo senso posso
capirla. Nemmeno io l’avrei presa bene se avesse parlato in
quel modo di mio
padre e del mio compagno, tanto più che il compagno in
questione è suo figlio. Non
riesco ancora a credere
che l’abbia definito un miserabile fallito, Kevin Mask ha
combattuto più che
bene in quell’incontro, e se ha perso è stato solo
per quel ribaltamento
improvviso della Tecnica Olap».
«lo ha perfino
diseredato» disse Roxanne quasi tra sé e
sé.
«ma
veramente?...» la rumena scosse la testa
«incredibile. È
l’unico figlio maschio…»
«lo so! Anche Hammy
è rimasta di sasso quando l’ha saputo».
Fiona la guardò perplessa.
«“Hammy”? è così
che la chiamano
gli amici?»
«eh…è
una lunga storia. Il fatto è che Emerald pare un
po’la
reincarnazione di uno scoiattolo, sta più
“arrampicata” che a terra. Spesso
penzola dai rami degli alberi di nocciole a testa in
giù».
Fiona fece un sorrisetto.
«ah si? Continuo a non capire che
c’entri questo con il fatto che la chiami Hammy, ma va bene
così» si buttò
distesa sul letto con un sospiro «che giornataccia, ed
è tutt’altro che
finita».
«dici che con gli
allenamenti inizieranno oggi?»
«col caos che
c’è stato non credo, ma da domani si inizia a
faticare. Fatti forza, perché non sarà
facile».
«sono amica dei ragazzi
della Muscle League, dai loro racconti
qualcosa so. Arrampicate con massi,
bestie…feroci…superare un fiume pieno di
coccodrilli stando attaccati ad un tronco e con dei pesi ai
piedi…»
«oh si».
«correre su un
tapis-roulant con delle lame rotanti che ti
triturano se rallenti…»
«già».
«gli addestramenti nel
corpo a corpo con gli istruttori, le
regole da imparare a memoria…»
«parecchie. Lo sai, io
penso che Emerald sia venuta qui solo
perché ci sei tu».
Roxanne spalancò gli
occhi, mentre disfaceva la valigia.
«c-cosa?»
«ma si. Non la conosco bene
ma mi sembra insofferente alle
regole quanto Kirika, e dubito che si sarebbe infilata qui dentro
sapendo che
c’è Robin Mask se non avesse avuto un motivo
più che valido per farlo. Fino ad
ora non si era mai interessata a questo mondo no? Sbaglio?»
«…vero»
ammise Roxanne «quindi tu pensi che l’abbia fatto
per proteggermi».
«parlando francamente qui
sei quella che parte più
svantaggiata. Io comunque ti darò una mano. Ed Emerald
anche, se non la
espelleranno» assunse un’aria pensosa
«va’ a vedere che perderò venti
dollari».
«a proposito di
Kirika…mi sembra un
pochino…ecco…»
«ah, all’inizio
non la potevo vedere neanche io. Poi mi sono
abituata. Non è male in realtà, è
solo…una demone» Fiona fece spallucce
«suo
padre era un nemico della Lega, è già tanto che
lei sia passata dalla nostra
parte. Comunque…dato che sei amica di Emerald hai una vaga
idea del perché preciso di
tutto questo odio tra lei,
Robin Mask e suo padre Howard Lancaster?»
Roxanne si buttò a sua
volta sul letto. «ho saputo tutta la
storia qualche mese fa. Per come la penso ha tutti i motivi di volerlo
prendere
a calci nelle palle!»
«lei se la prenderebbe se
mi raccontassi?»
«non credo. Ecco, da quel
che ho capito è andata così…»
Non si poteva dire che al di fuori
del ring Ramenman non
tenesse un comportamento assolutamente educato. Specialmente con le
signorine.
E tanto più con delle signorine presumibilmente arrabbiate.
Infatti bussò leggermente
alla porta.
«sono
Ramenman…»
Fossero stati allievi maschi forse
avrebbe bussato ed
aperto, semplicemente. Ma essendo allieve femmine potevano starsi
spogliando, o
simili, e sarebbe stata una situazione quantomeno
imbarazzante…quindi avrebbe
aspettato che fossero loro, ad aprire la porta. Almeno sarebbero state
di
sicuro presentabili.
Ad aprirgli però fu la
stessa Emerald, avvolta in un
asciugamano, con la pelle ancora umida ed i capelli davanti agli occhi.
«…è qui
per me, vero?»
“!!!...ha uno strano
concetto di presentabile, la ragazza”
pensò.
«eeh…si. Posso
entrare?»
«si. Siamo
“soli”, si può dire»
mimò le virgolette con una
mano sola mentre le faceva accomodare, visto che con l’altra
mano doveva tenere
fermo l’asciugamano «Kirika al momento è
occupata».
A fare la doccia, a quanto pareva,
dato che si sentiva il
rumore dell’acqua che scorreva.
«va bene. Probabilmente non
ci vorrà molto» incrociò le
braccia dietro la schiena «riguarda quel che è
successo prima, naturalmente».
«volete
espellermi?»
«da regolamento dovremmo,
ma ti sono state riconosciuti
delle forti attenuanti. Ovviamente il tuo comportamento è
stato inaccettabile,
ma lo è stato anche quello di Robin Mask. Perciò
riceverai solo una punizione;
prima parte degli allenamenti raddoppiata».
Le era andata già di
lusso. E poi…allenamenti raddoppiati?
Che fosse. Ci stava.
«sissignore».
Mh. Se non si trattava di Robin Mask
era ragionevole,
allora, pensò l’orientale.
«oltre ovviamente a delle
scuse».
A quelle parole la ragazza
rizzò la testa, lo guardò,
socchiuse gli occhi, fece schioccare la lingua contro il palato e
scosse la
testa.
«no».
«Emerald
Lancaster…»
«no.
Ha insultato
prima tutte le donne, poi me, poi mio padre e poi suo figlio. Accetto
la
punizione e prometto che quanto è accaduto non
accadrà ancora, se d’ora in poi
non dirà più cose del genere dei miei
cari» specificò «ma
scusarmi…! Oh no. E
anche lei se è minimamente corretto riconoscerà
che ho le mie buone ragioni».
Silenzio da parte di Ramenman che
stava prendendo una
decisione alquanto complicata e che al suo collega inglese non sarebbe
piaciuta.
«se le scuse fossero
reciproche?»
«lui per primo».
«eh. Questo è
pretendere troppo».
«e poi anche lui dovrebbe
essere punito, per la par condicio».
«non pensi di averlo punito
abbastanza con quella terribile
ginocchiata?»
Emerald assunse un’aria
riflessiva. «a Warsman ho sparato
per molto meno» confessò «glielo dico
perché è lei. E perché tanto i
proiettili
li ho dimenticati davvero quindi non c’è rischio
che succeda qualcosa del
genere qui».
Ok. Avevano a che fare con la
versione femminile di Howard
H.R.J. Lancaster in miniatura.
«ecco, è
già qualcosa» sospirò lui
«allora? Se le scuse sono
reciproche va bene o ci vuoi proprio costringere ad espellerti o
infliggerti
una punizione ancora più dura?»
«scuse reciproche siano. Ma»
disse a voce più alta «lui per primo!»
Sarebbe stata dura.
«vedremo. Ah,
un’altra cosa. Tra poco sarebbe bene che
chiamassi tuo padre…e Vance MacMadd è alquanto
allarmato per quel che gli
dirai».
«se Robin Mask mi porgesse
le sue scuse…ed io dunque le
porgessi a lui…» aggiunse «entro
un’ora non ci sarebbe motivo di lamentarmi con
nessuno di quell’episodio. In fin dei conti lei ha ragione,
quella ginocchiata
è stata una punizione di per sé. E non vorrei che
ci andasse di mezzo qualcuno
che non c’entra nulla, quindi…direi che non sia
necessario dire altro no?»
recuperò dei vestiti dalla valigia «anche
perché vorrei mettermi dei vestiti
asciutti adesso».
Capita l’antifona Ramenman
uscì dalla stanza senza dire null’altro.
Meglio risparmiare le parole nel
tentativo di far ragionare
Robin Mask.