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Autore: Ellenw    24/02/2014    0 recensioni
"I vostri figli non sono figli vostri. Sono figli e figlie della sete che la vita ha di sé stessa.
Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi, e benché vivano con voi non vi appartengono.
Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccate in avanti.
Affidatevi con gioia alla mano dell'Arciere; poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell'arco."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Ryuuk, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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~~16 Luglio 2018

È ormai notte inoltrata, e l'unico rumore che accompagna il silenzio è il ticchettio sulla tastiera delle dita sottili del giovane Yagami, il quale sta digitando concentrato tutte le statistiche degli ultimi casi di L.
Accanto a lui, il detective lo osserva con la coda dell'occhio: l'unica luce presente nella stanza è quella bianca e artificiale dei computer, che riesce appena ad illuminare i loro volti pallidi.
La presenza del ragazzino si sta rivelando molto utile per lui; infatti, fino a quel momento non aveva mai potuto contare su qualcuno che lo aiutasse nella grande quantità di lavoro che gli veniva commissionata.
Sono passati solo pochi giorni da quando i due hanno iniziato a collaborare, e finora non si sono scambiati molte parole: in effetti, non credo che abbiano molto da dirsi, ma vista la similarità dei loro caratteri non farebbero fatica ad instaurare un legame.
Con la punta del cucchiaio L taglia un pezzo di torta al cioccolato e, raccogliendolo, se lo porta delicatamente alla bocca. Ma anche il bambino lo sta osservando, incuriosito.
Non appena se ne accorge, il detective taglia un'altra fetta di torta, offrendola al piccolo.
- Tieni, prendine un po'- dice - Avrai fame.-
Lui allunga la manina e prende la torta. - Grazie -
I due riprendono a lavorare ma, dopo l'ennesima occhiata nella direzione del bimbo, il detective si accorge che il piccolo sembra tremendamente stanco; inoltre, non ha nemmeno mangiato la fetta di torta.
- Vai pure a dormire, Yagami-kun. Finisco io - dice, continuando a fissare lo schermo di fronte a lui.
- Non mi manca molto -
Detto questo, riprende a scrivere velocemente, senza nemmeno guardare i tasti.
Ma lo sguardo indagatore di L torna a posarsi sul bambino, focalizzandosi sulla fetta di torta intatta di fronte a lui.
- Non ti piace la torta? - chiede, indicando il piatto con il dito affusolato.
L'altro abbassa lo sguardo sulla fetta, osservando il dolce con un'espressione rattristita.
Poi si volge verso il detective, e, con i due occhi ramati più adorabili del mondo, domanda:
- Non ce le hai le patatine? -

Dopo quella che sembra un'ora, il bambino è docilmente addormentato sulla scrivania; la testa poggiata sui gomiti, con i capelli biondi che gli ricadono sul viso. Il petto del piccolo si solleva delicato a intervalli regolari, ed ogni respiro esalato dalle labbra socchiuse solleva una ciocca di capelli.
L si avvicina ricurvo al monitor di fronte a lui: sullo schermo, dozzine di casi sono state ordinate cronologicamente in ordine alfabetico, e per nessuno di essi è stato dimenticato di riportare statistiche e percentuali riguardandi lo sviluppo e l'esito.
È incredibile che quel ragazzo abbia fatto tutto questo in poche ore.
Il detective passa allora il braccio dietro le spalle del piccolo e, cingendolo delicatamente alle ginocchia, lo solleva senza apparente sforzo; arrivato in camera, posa il corpicino sull'unico letto, coprendolo poi con il lenzuolo. Per un po' rimane ad osservarlo assorto nei propri pensieri, poi va a sedersi su una sedia rivolta alla finestra, dando le spalle al letto. Poi, nel buio della notte, la sente.
Si volta, terrorizzato. Ma sa già cosa lo aspetta.
Misa Amane è china sul letto del figlio: gli occhi celesti lacrimano sangue, e i lunghi capelli biondi ne coprono il volto, mentre allunga la mano delicata e trasparente ad accarezzare il viso del bambino.
Il corpo pallido di lei è protetto solo da una tunica bianca, squarciata da un taglio all'altezza del ventre.
Il suo sguardo è vuoto, dilaniato dalla morte e dalla malinconia; quando si sporge inerme per posare le labbra sulla fronte del piccolo addormentato, L non può fare a meno di notare la profonda ferita che si protrae lungo tutto il ventre della donna. Sta sanguinando copiosamente, e la tunica bianca diventa presto carminio.
Il taglio sembra aprirsi ed espandersi, incurabile, fino al cuore.

È un cesareo.

Il moro è paralizzato dalla paura: il suo respiro è mozzato in gola.
Improvvisamente, però, la ragazza scompare, ed è come se non fosse mai stata lì.
Il detective chiude gli occhi, e il suo volto è imperscrutabile: le braccia strette intorno alle ginocchia, i pugni serrati attorno alla stoffa dei jeans. Trema.
Tutto ritorna immobile per un'istante.
Ma non è ancora finita; anzi, si direbbe che il suo incubo peggiore debba ancora apparire.
Infatti, poco dopo L ha un sussulto; i suoi nervi si tendono al massimo.
E capisco che, anche senza voltarsi, sa che è dietro di lui.
Il petto superstite è cosparso di buchi neri, da cui diverse crepe d'acciaio si intrecciano diramandosi lungo tutto il corpo: i proiettili sono incastrati per sempre nella carne, mentre al centro del torace è visibile la sagoma di un cuore di marmo che non batte da tempo.
Ma quegli occhi insanguinati e brillanti non smettono di ardere, illuminando il volto di un'aurea terrificante.
Alle sue spalle, ride diabolico.

Kira.

La camicia bianca è aperta e intrisa di sangue, e i capelli leggeri gli coprono il volto; ma, quando si china all'orecchio del detective, il suo respiro emana nient'altro che morte.
“ Non puoi uccidermi nella tua mente, L.”


Quel sussurro di sfida è accompagnato da un ghigno sinistro, che si trasforma ben presto in una risata malefica. Il moro rabbrividisce, serrando gli occhi e tremando freneticamente.
Poi, giunto al limite della paura, si porta le mani alla testa, coprendosi le orecchie.
- Vattene – esclama, furioso.

Stai impazzendo, L.

Tuttavia, qualche istante dopo la voce innocente del bambino lo richiama alla realtà.
- Stai bene? - chiede spaventato.
E di colpo l'ombra dietro di lui sparisce, rifugiandosi di nuovo nell'ignoto della sua mente.
Il detective respira profondamente, cercando di controllarsi, ma il suo corpo non smette di fremere.
- Sto bene – sussurra a denti stretti – non volevo svegliarti.-
Ma il piccolo non si lascia ingannare da una misera bugia, e si avvicina; dopotutto, L è palesemente scosso, e i tendini dei suoi pugni sono del tutto tirati mentre li stringe attorno ai pantaloni.
Ormai a poche spanne da lui, il bambino fa qualcosa di assolutamente inaspettato.
Senza dire nulla si avvicina al detective, e con le braccia minute ne circonda il collo scarno, posando la testolina nell'incavo del suo petto; non essendo per nulla abituato al contatto fisico, quell'abbraccio sorprende L.
Dopo qualche istante, però, egli ricambia il gesto del ragazzino, circondandolo con le braccia.
Rimangono così, stretti a vicenda, finchè il corpo del detective non smette di tremare.

  
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