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Autore: lucatrab_99    25/02/2014    1 recensioni
Jason scattò, i muscoli tesi allo spasmo, e si abbassò quel tanto che bastava per schivare un diagonale che altrimenti gli avrebbe staccato la testa di netto, poi rispose all'attacco. Si sbilanciò in avanti, e mulinò un turbine di fendenti, un assalto che sarebbe stato mortale per chiunque, ma che il suo avversario respinse con malcelata noia. Non ci vide più dalla rabbia "Al prossimo colpo sei morto" pensò.
Neanche un minuto dopo, ripose la spada ancora sanguinante nel fodero.
Genere: Azione, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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A Jason era capitato altre volte di dover dormire nei boschi, accampandosi in una grotta o salendo su un pino, ma mai aveva dovuto viverci, scappando dai soldati che sir Robert gli aveva sguinzagliato dietro. Affrontarli sarebbe stato un suicidio bello e buono, un solo uomo non può fronteggiare dieci soldati a cavallo, arco alla mano e coperti da una pesante cotta di maglia. Scelse allora la via più prudente: proseguire verso Nord, superare il Passo del Gigante e avventurarsi nel Bosco dei Conigli, dove quasi due anni prima aveva trovato il corpo senza vita di sir Blackbear, insieme col vecchio Nat, Arthur e Jack. Pensarci gli provocò una fitta di dolore e nostalgia, ma decise di ignorare i sentimenti contrastanti che gli turbinavano dentro e proseguire. Ora l’obbiettivo primario era sopravvivere e decidere sul da farsi.
Quando ritenne di aver fatto abbastanza strada, Jason si fermò, valutando di essere più o meno ad un giorno di cavallo dalla Baia delle Streghe. Si costruì un arco dalla corteccia di un agrifoglio, il legno più flessibile che riuscì a trovare, visto che l’unica arma che aveva con se era la daga che Anya gli aveva lasciato.
Anya. Sospirò, piallando con la lama della spada il legno dell’agrifoglio. Nella sua vita aveva avuto poche occasioni per essere felice, viveva di stenti, guadagnandosi il pane con inganni e assassini, ma i pochi ricordi felici che aveva erano tutti in compagnia di Anya. Non aveva mai pensato ad Anya dal punto di vista sentimentale, nonostante fossero molto amici e lei fosse una ragazza di eccezionale bellezza. Dopotutto, che pretese avrebbe potuto avanzare un tagliagole sulla lady di Rocca degli Orsi. “Proprio nessuna” si disse Jason sbuffando. Immerso nei suoi pensieri, neanche si accorse che di colpo la foresta era zittita.
Il sole caldo di aprile filtrava nel sottobosco di felci e arbusti, fra le chiome dei folti abeti, ma la natura era come in trance. Gli uccellini avevano smesso di cantare, il vento si era quasi fermato. Un attimo, e al rumore metallico di una spada sguainata seguì un’intimidazione: “Non ti muovere”
A parlare era stato un uomo, interamente vestito di nero, il lungo cappuccio che gli faceva ombra sul volto. Una Fiamma Nera. Jason ascoltò il consiglio dell’altro, abbassando l’arco senza frecce e portando le mani dietro la nuca. “Chi sei? – chiese l’altro con fare inquisitorio, camminandogli intorno – da dove vieni?”
“Troppe domande in una sola volta, amico” Jason ebbe il coraggio di scherzare anche con una lama a venti centimetri dal viso. “Ascoltami – disse il ragazzo, indietreggiando di un passo, sotto la costante minaccia della spada – potrei decidere di farti fuori in qualsiasi momento. Tu sei un disperato con una lama arrugginita in mano, io uno dei migliori spadaccini della Bussola con un acciaio di prim’ordine. Tuttavia, mi rendo conto di essere io l’ospite indesiderato e non ho intenzione di torcerti un capello, anche perché probabilmente non sei da solo”
L’uomo, in evidente difficoltà, fece un gesto nervoso con il braccio libero, e cinque figure ammantate sbucarono fuori dagli alberi e dal terreno, dando l’impressione di essere rocce che prendevano vita all’improvviso. Jason si convinse definitivamente a non usare la violenza, erano troppi, e decise di adottare la strategia più pacifista, rispondere alle loro domande.
“Ok, stiamo tutti calmi – Jason assunse un tono di voce rilassato, e sorrise ai suoi interlocutori – inizio io, va bene? Mi chiamo Jason Lancaster, ho ventuno anni e sono ricercato per evasione dalla provincia del Nord, per tradimento da quella del Sud e per regia mutilazione dal quella dell’Ovest. Ho tutte le intenzioni di tenere un profilo molto basso e trasferirmi al più presto nell’Est, anche se so che non durerei più di un paio di giorni senza condanne sulla testa. Non c’è altro. Voi chi siete?”
L’uomo che gli stava di fronte lo squadrò dalla testa ai piedi con circospezione, poi si tolse il cappuccio, rivelando un volto rugoso segnato dalle intemperie, occhi di un verde cupo sotto spesse sopracciglia canute. I capelli erano bianchi, con qualche venatura grigia, e l’uomo era molto stempiato, il mento coperto da una rada barba mal tagliata. Sputò per terra, poi scambiò un paio di occhiate con i suoi compagni, valutando se fidarsi sarebbe stato saggio. Dopo un po’, fece scomparire la spada fra le pieghe della tunica, che a ben guardarla era vecchia, lisa e stinta. Non dovevano passarsela molto bene, nei boschi.
“Conan Fletcher” mugugnò indeciso, poi gli fece cenno di seguirlo, e il bizzarro gruppo di uomini si avventurò per la foresta, fermandosi ogni tanto a guardarsi indietro, come temendo di essere seguiti.
Conan guardava Jason con timore, ma quando il ragazzo gli porse la sua spada la rifiutò, capendo finalmente di potersi fidare. “Hai mezza Bussola che ti vorrebbe morto, ragazzo – Conan ridacchiò – devi averla fatta proprio grossa”
Jason decise di fidarsi di quella gente, dopotutto avrebbero potuto ucciderlo in qualsiasi momento, ma non l’avevano fatto, e raccontò a Conan l’ultimo anno e mezzo della sua vita, omettendo l’aiuto di Anya a scappare, per non metterla nei guai. Conan fu sorpreso dal racconto, ma non diede segno di dubitare dell’onestà del ragazzo, e annuì in modo burbero, approvando. Quando però Jason gli chiese chi lui fosse, esitò un attimo prima di rispondere.
“Vedi, ragazzo, io in altra vita ero conosciuto come sir Conan Rockshield, la Lama di Pietra – sorrise bonariamente – tornando alle minacce che prima mi facevi, credo che per quanto tu sia bravo e io sia ormai solo un vecchio, le avresti prese di santa ragione”
Scoppiò in una fragorosa risata, estraendo la sua misera spada e facendola roteare in entrambe le mani con l’abilità di chi nella sua vita non ha fatto altro che combattere, poi la lanciò contro un tronco a dieci passi di distanza: l’arma si conficcò per una buona metà nella corteccia. Jason impallidì, poi ricordò le storie della vecchia Helen che lui ascoltava al castello insieme ad Anya. La Lama di Pietra era un leggendario cavaliere dell’Est, figlio di lord Rockshield, protagonista della Grande Guerra, quando l’Est aveva attaccato il Sud. Dopo poche vittorie, però, il Nord era entrato in guerra al fianco del Sud, ribaltando le sorti del conflitto. Tutti davano per morto sir Conan Rockshield nella battaglia della Cava, e vederlo ancora vivo fu un vero shock.
“Ti starai chiedendo come sono arrivato qui, vero? – l’anziano guerriero sembrava leggergli nel pensiero, e Jason annuì flebilmente – bè, ragazzo, nella battaglia della Cava fui ferito da una freccia alla gamba e dalla carica di un cavaliere al braccio sinistro” prese fiato, estraendo la spada dall’albero, poi continuò.
“Incurante del dolore, estrassi la freccia dalla ferita e uccisi il cavaliere che mi aveva disarcionato. Rimontai a cavallo e condussi personalmente l’ultimo, disperato attacco frontale – gli occhi di Conan brillavano, come se stesse conducendo l’attacco proprio in quel momento, poi si spensero di colpo – fummo respinti dai picchieri del Nord, e io fui nuovamente ferito, stavolta rischiavo di morire. Come ultima difesa, mi buttai nel fiume che scorreva là vicino e mi lasciai trasportare dalla corrente. Arrivai nel Nord, vicino a Rocca degli Orsi, e una ragazza mi trovò. Mi portò a casa sua, incurante del fatto che io fossi un nemico con ancora la divisa dell’Est indosso e mi guarì. Diede fondo a tutti i suoi risparmi per salvarmi la vita”
Si asciugò un occhio, poi riprese, la voce rotta dall’emozione: “Non avevo più nulla: non avevo una casa, la mia era stata distrutta, non avevo una famiglia, era stata uccisa, non avevo niente. L’unica cosa che mi rimaneva era Leinda, così si chiamava la ragazza che mi aveva salvato la vita. Ci sposammo, io avevo trent’anni, lei venticinque, e venimmo ad abitare qui, nei boschi, insieme a molta altra gente. Sono perlopiù ricercati e criminali, ma è gente semplice, che si accontenta di un pasto caldo e un tetto di paglia sulla testa. Da qualche tempo – qui si fece incredibilmente serio – abbiamo saputo che il Sud si prepara alla guerra”
Jason cominciò allora a fare due più due, ma tacque, aspettando che l’altro finisse di dire la sua.
“Abbiamo organizzato un piccolo esercito, io e gli altri sopravvissuti dalla Grande Guerra, o come la chiamiamo noi, la Grande Rovina, per sabotare gli eserciti di tutte le fazioni. Non vogliamo che ci sia una nuova Grande Guerra, non possiamo permettere che altra gente soffra come abbiamo sofferto noi. Abbiamo radunato gruppi di volontari, sapendo di mandarli a morire, e abbiamo organizzato attacchi mirati al consiglio di cavalieri del Sud, del Nord e dell’Ovest. L’Est è ancora troppo debole e stanco per entrare in guerra. Voi ci chiamate Fiamme Nere, disprezzandoci, ma noi agiamo per il bene della Bussola, credimi”
“Così anche gli altri governi sono stati attaccati, ma hanno taciuto per non mostrarsi deboli” pensò Jason, e sorrise all’astuzia del vecchio guerriero. Il filo dei suoi pensieri fu però interrotto dalla voce burbera di Conan: “Siamo arrivati, ragazzo”
“Arrivati dove?” Jason si sporse in avanti, e vide che il sentiero sfociava in una grande vallata di conifere, ai piedi delle quali erano state mal allineate una cinquantina di capanne di legna e paglia, alcune abbarbicate sugli alberi, collegate da stretti ponti di corda. Uomini vestiti di grezza tela nera tornavano al villaggio con gli archi in spalla e i frutti della caccia appesi ad un bastone, donne conciavano pelli e riempivano brocche d’acqua al lago, bambini nudi giocavano a rincorrersi fra gli alberi, ridendo. “Arrivati dove?” ripeté Jason, meravigliato.
“A Verde Germoglio, ragazzo, terra di tutti e di nessuno, terra di gente semplice e libera”


Ciao a tutti! :) ecco il primo capitolo della seconda parte, spero che sia scorrevole, anche se è molto più lungo del normale. Se avete un attimo libero, recensite anche, sia positivamente sia negativamente. Un saluto a tutti i lettori :)
- Luca

 
  
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