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Autore: Alpa    23/06/2008    1 recensioni
Questa è la mia prima fan fiction. Qui vi parlerò di una ragazza italo-americana di nome Kate, che dopo il divorzio dei genitori si ritrova a trasferirsi -assieme alla madre- nel paese della nonna: Orange County. Non vi rivelo nient'altro. Buona lettura.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Entrai in casa, e chiusi il portone piano piano, senza farlo sbattere, in modo da non svegliare mia madre. Ma non feci in tempo a voltarmi che: “Dove sei stata?”
La trovai impalata davanti a me, che esigeva una risposta esauriente.
“Eh, c’è stata la festa di inizio scuola della Harbor e abbiamo passato tutti la notte lì. Non sapevo che funzionasse così, perciò non ti ho avvisato. Ma pare che sia proprio una di quelle tradizioni che si rispettano da anni e anni ormai…”
Mamma mi guardava accigliata senza dire nulla, e io non sapevo più che inventarmi: “Facciamo che ora vado a dormire e ne riparliamo quando mi sveglio, eh?” e salii subito le scale per dirigermi verso la mia camera.
Mamma però mi interruppe: “Tanto non la scampi.” e mi lasciò andare via.

Arrivai in camera e mi buttai sul letto, senza togliermi nemmeno un vestito. Cominciai a pensare alla tremenda figura di merda fatta con Zack. Insomma, qual è il motivo per cui mi ero comportata in quel modo? Io l’avrei voluto baciare dalla testa ai piedi, avrei voluto farlo mio. Eppure non sono nemmeno riuscita a fargli capire che avrei voluto ricambiare quel bacio. Perché?
Mentre cercavo di trovare risposte a domande esistenziali, m’abbandonai alle braccia di Morfeo.

Feci un sogno strano. Sognai di essere nella vecchia scuola di Roma, e nel sogno c’erano anche Marissa e Summer che frequentavano la mia stessa classe. Io però le odiavo a morte: le consideravo delle stupide pettegole vuote che occupavano il loro tempo a seguire la moda. Nel sogno c’era anche Zack. Io lo chiamavo, e lui non rispondeva, mi ignorava, per lui non esistevo. Cominciai a urlare il suo nome, a piangere e a urlare di nuovo. Ma lui continuava a svolgere i suoi compiti e non si accorgeva minimamente di me.

Mi svegliai di botto, avevo dormito solo tre ore, ma non riuscivo proprio a prendere sonno così m’andai a fare una doccia.

Non facevo altro che meditare su quel sogno. Mi rendevo conto che se io fossi stata ancora la vecchia Kate che ero a Roma, io le avrei odiate a morte quelle come Marissa e Summer. Perché io avevo sempre odiato le ragazze alla moda e popolari che non facevano altro che snobbare gli altri. Invece, adesso, io ero una di loro e per di più mi trovavo bene con loro.

Quando dicevo che mi ero stufata della reputazione che avevo a Roma, quando dicevo che volevo cambiare, cos era di preciso che volevo? Andare in giro con le borse Luis Vuitton e le scarpe Gucci? Vivere in una casa con piscina? Andare alle feste in spiaggia? No. Il mio obbiettivo era semplicemente trovare me stessa.
  
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