Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Segui la storia  |       
Autore: Ale Villain    25/02/2014    3 recensioni
STORIA IN FASE DI REVISIONE (Aprile 2020)
.
.
Michelle non era così, per niente. Michelle, pur di vedere il ragazzo felice, avrebbe ribaltato il mondo; Ambra, invece, avrebbe ribaltato il mondo per ottenere ciò che voleva, proprio come lui. A Jimmy sarebbe decisamente piaciuta.
---
Sentiva dannatamente la mancanza di Zacky in casa: non sorridergli, non uscire con lui, non scherzare, anche non litigarci. Erano tutte cose che erano svanite nel giro di un’ora e mezza, da casa sua all’aeroporto. Lei, comunque, continuava a sperare e a credere in quel meraviglioso chitarrista, che l’aveva attratta subito, e si domandò, con tutta sé stessa, se davvero il ragazzo non le avesse mentito.
Ambra, che di nascosto l’aveva seguita, osservò la scena dallo stipite della porta senza farsi vedere e sorrise amaramente, nel vedere la sua bionda preferita stare così in pena per un ragazzo; anche se lei, di sicuro, non era messa molto meglio.

AGGIORNAMENTI INTERROTTI FINO A DATA DA DESTINARSI
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
17 Aprile 2010, H 07.41
 
Quaranta minuti. Era da quaranta fottuti minuti che era bloccata alla metro, in attesa del treno della linea gialla, di fronte ai binari vuoti e semibui, insieme ad altra tantissima gente che aspettava in ansia il mezzo che sembrava non voler più arrivare. Era stata, anche, l’unica volta che era riuscita ad arrivare in anticipo al binario, rispetto al solito, ed ora la cosa le si era ritorta contro, poiché se fosse arrivata al solito orario (ovvero per le sette e quindici) sarebbe stata sicuramente meno irritata e sarebbe lì ferma, immobile, da meno tempo. E invece, proprio quel giorno, aveva deciso di andare lì per le sette spaccate e quindi si era beccata questo improvviso salto di corsa della metro.
- Mi scusi, sa se c’è uno sciopero in corso? – domandò ad una donna giovane alla sua destra, che sembrava in ansia almeno quanto lei.
- No, non lo so – rispose, senza staccare gli occhi dal punto in cui sarebbe dovuto comparire il treno – Ma arriveremo tutti in ritardo al lavoro –
Ambra annuì e ritornò a fissare i binari, voltandosi, ogni tanto, verso sinistra, nella vaga speranza di vedere arrivare il mezzo. Di Rafaelle, la sua collega, non c’era traccia e se lei quel giorno non fosse venuta al lavoro, non avrebbe potuto avvertire la biblioteca e la proprietaria che, con molta probabilità, quel giorno al posto di lavoro sarebbe arrivata con un notevole ritardo. E non poteva nemmeno chiamare la proprietaria perché, ovviamente, non aveva preso il suo numero.
Spostò lo sguardo sul display in alto che contava i minuti che mancavano all’arrivo del mezzo e, secondo questo, mancavano solo tre minuti; peccato che era da ben quaranta minuti che segnava che ne mancavano solo tre.
La gente al binario cominciò ad agitarsi sempre di più e mormorii preoccupati  si alzarono tra la folla; Ambra non seppe più che fare, così uscì da quel posto che stava iniziando a diventare fin troppo caotico e imboccò le scale alla sinistra per rivedere, subito dopo, la luce del giorno, che sembrava esserle mancata particolarmente.  In quel momento la fortuna volle giocare a suo favore, poiché proprio adiacente all’uscita della metropolitana vi si trovava un piccolo bar. Decise di entrarci e di attendere che dessero, magari, qualche notizia riguardo alla corsa saltata del mezzo e prese posto ad un tavolino; mentre percorreva la saletta, una chioma castana seduta di fronte ad un ragazzo dai capelli neri come la pece attirò la sua attenzione.
- Rafaelle? – chiamò sconcertata la ragazza. Essa, sentendosi chiamare,  voltò la testa con fare scattante e, con un’aria alquanto preoccupata, vide la persona che l’aveva chiamata. Sembrò rilassarsi un attimo quando notò che era Ambra, la sua collega. Quest’ultima le si avvicinò e, dopo aver salutato con un sorriso educato il ragazzo di fronte a Rafaelle, le si sedette accanto senza pochi complimenti, appoggiando la borsa sul tavolino.
- Perché sei qui? – domandò la rossa, spostando la testa lateralmente.
- Potrei farti la stessa domanda – rispose Rafaelle, mettendosi a giocare con il tovagliolino di carta che aveva davanti.
- Io ho motivi più che validi se ora non sono al lavoro –
- Sì, bè… ho detto al lavoro che sono malata e che oggi rimanevo a casa – disse, abbassando sempre più la voce mano a mano che parlava. Ambra sospirò.
- Scommetto che è lui la malattia, vero? – chiese, indicando con l’indice il ragazzo di fronte alla mora. Rafaella annuì impercettibilmente e Ambra riprese a parlare: - Rafaelle, è sabato, il turno è solo al mattino, hai tutto il pomeriggio per vedere… -
- Marco – completò il ragazzo per lei.
- Ecco, per vedere Marco  –
Rafaelle abbassò lentamente lo sguardo, ma in pochi secondi ritirò su la testa e si voltò verso la rossa.
- E tu perché sei qua? – domandò, in tono accusatorio.
- Sono qui perché la metro ha deciso di saltare una corsa ed è da quaranta minuti che aspetto lì sotto – rispose tranquillamente.
- Ah sì, prima è passata una signora che si è lamentata per questo e del fatto che erano in tanti, la sotto  – intervenne Marco, indicando Ambra con il palmo aperto.
- In effetti davanti a quel binario eravamo metà di mille – rise lei.
- Vado a pagare – continuò Marco – Ci vediamo fuori dal bar? – domandò poi a Rafaelle, che annuì sorridente; Ambra rubò il posto del ragazzo.
- Chi è? – domandò, poi, sottovoce, una volta che il ragazzo fu scomparso dalla loro visuale.
- E’ un amico, lo conosco da un po’, ma era da tanto che non si vedeva in giro. Giovedì, al pomeriggio quando tu non c’eri, si è presentato in biblioteca e mi ha chiesto se ci potevamo vedere –
- Capisco – disse Ambra, con un sorriso che la diceva lunga.
- E tu, Synyster? – domandò inaspettatamente la mora.
- Ti ricordi come si chiama? – domandò sorpresa la ragazza, con un mezzo sorriso. Ricordava, infatti, che quando aveva raccontato brevemente e a grandi linee cosa era successo in quei due mesi, la mora era scoppiata ridere al nome Synyster Gates e per il resto della giornata non aveva fatto altro che chiamarlo Sinistro.
- Per me rimarrà sempre Sinistro, sì, ma mi ricordo il suo strambo nome –
- Mi ha detto che non vuole essere chiamato Brian, quindi… - iniziò a spiegare Ambra.
- Sì, sì – la liquidò Rafaelle con un gesto della mano – Allora, come va con lui? –
- Come vuoi che vada? Ci sentiamo per messaggio e ogni tanto mi chiama, fine – disse lei, con un’alzata di spalle – Ricordati che lui è dall’altra parte del mondo –
- Non sai se torna? – chiese curiosa.
- No, non lo so… cioè, ha detto che ritornerà, ma non so quanto sia affidabile –
- Non ti sembra così? –
- A dire la verità no – ammise la rossa, stringendo le labbra – Ho paura che abbia detto tutte ste cose anche a qualcun’altra –
- E perché mai dovrebbe? – Rafaelle, ormai, si limitava a chiedere e ad ascoltare.
- Quando è venuto qui, a quanto mi diceva Zacky, non voleva nemmeno restarci; poco prima di partire mi dice che gli mancherò e che ritornerà. Non ti sembra strano questo cambiamento così, quasi improvviso? –
- E’ umano cambiare idea, Ambra – rispose lei – E poi, evidentemente, quando è arrivato qui non sapeva che avrebbe conosciuto una persona meravigliosa come te –
- Grazie, Raf – rispose lei sorridendo e guardando il tavolo – Ma davvero, non so se.. –
Ambra fu interrotta da un suono sordo proveniente da fuori e, subito dopo, da un secondo rumore, simile a uno stridio di ruote contro del ferro e spalancò le palpebre: la metro.
Si alzò di scatto e raccattò la borsa scappando dal bar e salutando la ragazza con un A lunedì, ringraziando mentalmente quel bar per essere così vicino alla stazione. Rafaelle scoppiò a ridere e la osservò scendere velocemente i primi gradini che portavano sotto, alla metropolitana, poi la testa rossa sparì dalla sua vista.
 
Huntington Beach H 15.41
 
- Matthew – iniziò il moro, punzecchiando la spalla tatuata del vocalist che stava osservando la torta crescere nel forno (Matt aveva deciso di darsi alla cucina)  – Ti posso parlare? –
- Ah, Syn – disse, voltandosi con la testa verso il ragazzo – Non ti avevo sentito arrivare. Comunque certo, dimmi tutto –
- Dovrei farti vedere una cosa – iniziò il chitarrista – Puoi venire in camera da me? –
Matthew annuì perplesso e lo seguì per le scale. Mentre attraversavano il salotto, Zacky, che si trovava lì, fece una sorta di cenno d’intesa a Synyster, il quale sorrise appena, evitando accuratamente di farsi notare dal vocalist.
Una volta saliti in camera, il moro spalancò la finestra completamente ed emise una sorta di sbuffo.
- Bravo che hai aperto, fa caldissimo oggi – disse Matthew, sventolandosi per qualche istante la mano davanti, come a farsi aria. Erano tutti in canottiera, in casa: Matthew aveva preso una delle sue solite canotte nere aderenti e mostra-muscoli (come sosteneva Jhonny), Synyster aveva preso la stessa maglia scollata che aveva indossato nel video di Afterlife e che considerava una delle sue preferite, mentre Zacky e Jhonny avevano messo la medesima e classica canotta bianca.
- Davvero – lo appoggiò Synyster, allontanandosi dal vetro e dopo aver dato un’occhiata ai palazzi che si ergevano di fronte a casa sua. Poi si avvicinò alla scrivania e, dal cassetto sotto di essa, tirò fuori un foglio spiegazzato e stropicciato per bene.
- Non ridere, non piangere, non urlare… non fare  niente – lo accusò, all’istante, il chitarrista, mentre gli porgeva il foglio.
- Cos’è? – chiese Matt, che osservava il foglio con un mezzo sorriso, senza, però, leggere niente.
- Tu… leggi. Poi fammi sapere – disse, mentre si riavvicinava alla finestra e si appoggiava al balconcino.
Dietro di lui, sentì le mani di Matthew percorrere il foglio accartocciato e, ogni tanto, lo sentiva dare dei piccoli colpetti di tosse.
Qualche momento dopo, Synyster si voltò e Matthew gli ridiede il foglio.
- Ho letto – disse, senza guardare il chitarrista negli occhi – E’ stupenda –
- Sì, lo so che fa schifo, era solo un momento di debolezza e… che hai detto? – chiese, alzando, come al solito, il sopracciglio sinistro.
- E’ stupenda Syn – continuò Matthew, sempre più convinto – Quando l’hai scritta? –
- Due o tre giorni fa – fece vago il ragazzo.
- E si può sapere perché non me l’hai fatto vedere prima, testa di minchia? – lo sgridò, teneramente, il vocalist, incrociando le braccia muscolose al petto.
- A dire la verità avevo pensato di farla finire nel cestino – vide gli occhi di Matthew dilatarsi particolarmente al pronunciare quella frase – Ma non l’ho fatto –  si affrettò ad aggiungere.
- Ne hai parlato con qualcun altro, oltre a me? – domandò il cantante.
- Sì… - rispose lui – Zacky era con me quando l’ho scritta, alcune frasi sono sue, e poi ne ho parlato con Ambra –
- Hai fatto bene – disse Matthew annuendo – Serviva un parere di qualcuno al di fuori della band. Che ha detto? –
- Che è una delle canzoni migliori che abbia mai scritto – al che Matt sorrise maliziosamente – E mi ha convinto a fartela vedere –
- Dille da parte mia che ha fatto bene ha insistere – disse lui sorridendo – Riguardo alla canzone… Never feared for anything, tadan da dan… - iniziò a canticchiare il vocalist, mimando la chitarra come era solito fare.
- Never shamed but never free, tadan da dan – lo seguì Synyster – Sì, ci può stare… che ne dici se usiamo la chitarra classica per gli accordi? –
- Poi tu fai la parte dell’assolo? Sì, ho capito; facciamo che ne parlo con Mike e poi ti faccio sapere –
- D’accordo – disse Synyster, sorridendo leggermente. Matthew gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla.
- Guarda su; sta sorridendo, hai fatto un ottimo lavoro –
Synyster rise appena e si avvicinò alla finestra, lasciando il foglio al ragazzo.
- Che è sto odore? – domandò ad un certo punto Matthew, annusando l’aria.
- Non lo so – rispose il moro – Ma non viene da fuori e sembra di… bruciato? –
Matthew sussultò un momento e si affrettò ad uscire dalla camera e l’amico lo sentì gridare qualcosa che assomigliava ad un La torta!
Synyster scoppiò a ridere e si avvicinò alla finestra, osservando il cielo: non c’erano nuvole particolarmente grosse e c’era un bellissimo sole. Jimmy stava  decisamente sorridendo e, per qualche istante, il sorriso di James prese il posto delle nuvolette soffici.
H 21.03
- Bravo, bravo, bravo! – continuò a ripetere Ambra al telefono – Bravo! –
- Sì, modestamente lo sono – rise il chitarrista mentre misurava la stanza a grandi passi, al telefono con la ragazza.
- Davvero, hai fatto  benissimo – disse lei – Sono contenta che tu mi abbia ascoltato – concluse dolcemente.
- In effetti sì  - ammise infine, annuendo al nulla – Te, invece? Com’è andata al lavoro? -
- Lasciamo perdere – fece la rossa, sospirando – Sono arrivata con mezz’ora di ritardo, perché un treno ha saltato la corsa –
- Le linee di trasporto italiane sono davvero problematiche – fece Synyster.
- Comincio a pensarlo anch’io – rise lei, insieme al ragazzo.
- Ma alla fine, Matthew? – domandò ancora la rossa – Cos’ha detto della canzone? –
- Gli piace… gli piace tantissimo. La farà vedere a Mike e penso già che abbia trovato la musica adatta –
- Menomale – rispose Ambra, quasi rincuorata.
- E inoltre mi ha detto di ringraziarti per aver insistito con me – aggiunse il ragazzo, smettendo di camminare. Ambra rise a quell’affermazione.
Mentre ripresero a parlare del più e del meno, Synyster sentì all’improvviso, dall’altra parte del telefono, uno strano rumore, come qualcosa che si rompeva. Assomigliava tanto al classico rumore che fanno i vasi preziosi di porcellana quando vengono urtati e finiscono per terra, in mille pezzi.
- Cos’è stato? – domandò Synyster, con un tono serio.
- Ehm… niente, niente – si affrettò a dire la rossa. Synyster non le credette e fece bene, poiché subito dopo sentì una voce femminile, e terribilmente somigliante a quella di Giorgia, gridare disperata Ambra!
- Ambra, cosa sta succedendo? – domandò nuovamente, stavolta con una punta di preoccupazione ben percepibile nella voce.
- Syn, ti richiamo dopo, okay? Sono appena entrata in casa, e… - ma la ragazza si bloccò e Synyster intuì il perché: ancora una volta, dall’altra parte della cornetta, udì la voce di Giorgia gridarle qualcosa in italiano, di nuovo con un tono fin troppo disperato.
- Ambra? – tentò ancora il moro, stringendo le labbra.
- Syn, ti chiamo dopo – la ragazza riattaccò all’istante e Synyster ebbe l’impressione che la ragazza si stesse trattenendo dal piangere anche lei disperata. Il ragazzo rimase, per qualche istante, ad osservare il telefono che teneva con la mano destra e ripensò a quella stramba conversazione. Non capiva cosa si era rotto in casa di Ambra e non capiva cosa diamine fosse successo. Lei stava bene e Giorgia anche… no, forse Giorgia non stava bene, ma per lo meno era sicuro che a loro due non fosse successo niente. Ci voleva capire di più, ed era sicuro che dopo aver raccontato quanto ascoltato a Zacky non sarebbe stato il solo a volerci vedere più a fondo.
H 21.15
- Giorgia urlava disperata? – domandò Zacky, mentre fissava attonito Synyster, che lo aveva fatto entrare in camera sua. Quest’ultimo annuì perplesso e si passò una mano tra i capelli scomposti.
- Non sei proprio riuscito a capire cosa ha detto? – tentò Zachary, storcendo la bocca.
- No, zero totale. Non so un’acca di italiano e mi sembra di non aver sentito pronunciare nessun nome, quindi non saprei neanche dirti a chi si riferisse – ammise.
Ci furono attimi di silenzio in cui nessuno dei due seppe che dire o fare. Zacky continuava a mangiarsi le unghie della mano sinistra, visibilmente in ansia e preoccupato per Giorgia, che era a più di nove ore di aereo di distanza. Synyster continuava ad animarsi i capelli che, quel giorno, non ne volevano sapere di stare in piedi e in posa, ma da questo suo continuo passarsi la mano tra i capelli si percepiva facilmente la preoccupazione che stava provando.
- Chiamo Giorgia – dichiarò, alla fine, Zachary, alzandosi, ma rimanendo immobile, come in attesa di una conferma di Synyster.
- Non risponde, secondo me – disse l’amico – Appena Ambra ha sentito Giorgia gridare ha attaccato – spiegò.
- Fammi provare, almeno – disse il chitarrista, tirando fuori dalla tasca l’apparecchio telefonico e cercando, nella rubrica, il numero dell’italiana. Quando lo trovò, porto l’apparecchio all’orecchio e attese ansioso, mentre Synyster, seduto sul letto, lo guardava dal basso, speranzoso quanto lui. D’un tratto, Zacky parve illuminarsi, ma fu solo un attimo, poiché poco dopo ritornò la stessa espressione di prima.
- Oh, Ambra… sì, Syn mi ha detto tutto, ma… - disse, attirando ancora di più l’attenzione di Gates – Giorgia? – tentò. Zacky si fece serio mentre ascoltava la rossa parlare e Synyster gli fece segno di mettere il vivavoce, così Zacky perse il filo del discorso dell’italiana e ne approfittò per farsi ridire tutto dall’inizio, appena anche Synyster si fu messo in ascolto.
- Okay, parla pure – le disse Zachary.
- Sì, ecco… è successo un casino, non riesco a spiegare –
- No, spiegati, per favore – insistette il chitarrista. Synyster rimase taciturno, ma si capiva la curiosità che provava in quel momento.
- Non… non riguarda me, ma Andrea e bè… credo sia meglio che sia Giorgia a spiegarti tutto… quando vorrà, ovviamente – aggiunse in fretta.
- Ambra, tu stai bene, vero? – si informò Synyster, notando grandi tentennamenti nella voce della ragazza.
- Synyster? – domandò lei, non sentendo più la voce di Zacky.
- Sì, sono io –
- Ehm… sì, io sto bene, ma anche Giorgia sta bene…  per fortuna –
- Come per fortuna? – tuonò Zacky – Ambra, adesso tu mi dici cos’è successo, subito! –
- No Zacky, io non ti dico un bel niente perché non mi sembra il caso, va bene? – ribatté lei, con voce tremante.
- Sono preoccupato per Giorgia, cazzo! – disse il chitarrista acustico, quasi urlando.
- E io no, secondo te? Se Giorgia vorrà dirtelo te lo dirà lei –
- Dov’è, ora? – domandò, cercando di calmarsi.
Ambra non rispose.
- Ambra sto perdendo la pazienza, dov’è Giorgia? – ripeté.
- Io l’ho già persa – rispose dopo qualche secondo, e i due poterono sentire chiaramente che la ragazza stava piangendo. Zacky lanciò il telefono sul letto, allontanandosi e Synyster ne approfittò per prenderlo lui e parlare con la rossa.
- Piccola, ascoltami un attimo – le disse dolcemente, dopo aver tolto il vivavoce – Non attaccare Zacky per favore, è solo… -
- Ah, sono io che attacca lui? – rispose lei, senza curarsi di stare gridando animatamente.
- E’ solo preoccupato, Ambra – riprese Synyster – Come te –
- No, lui non può esserlo come me. Tu e lui siete dall’altra parte del mondo, siete troppo lontani, non sapete cosa potrebbe essere successo in questi giorni, non sapete… non sapete… - ma si bloccò, poiché le lacrime avevano incominciato ad impedirle di parlare.
- Piccola, non piangere… - chiese Synsyter, quasi pregandola. In quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa pur di essere lì in Italia con lei a consolarla e non li in America a tentare di calmarla tramite un telefono. Inoltre, non sopportava di sentirla piangere: non lei, non la ragazza forte e determinata che aveva conosciuto.
Ambra sospirò a fondo e riuscì a calmarsi, ma solo dopo parecchi minuti in cui vi era Zacky che continuava a fare avanti e indietro per la stanza, tentando di reprimere gli istinti omicidi verso la rossa e Synyster che era seduto sul letto con il telefono appiccicato all’orecchio destro, in attesa di qualche segno di vita da parte della ragazza italiana.
- Andrea era tornato da poco dalla discoteca – iniziò Ambra, tirando sul col naso, mentre Synyster tirava su la testa di scatto, attirando l’attenzione di Zachary, che arrestò la camminata – Era ubriaco fradicio, nonostante avesse promesso a Giorgia che non avrebbe bevuto molto. Anche Giorgia era al locale con lui –
La rossa fece un attimo di pausa così Zacky si sedette di fianco all’altro chitarrista e Syn ne approfittò per mettere nuovamente il vivavoce – Sono tornati per le sette del mattino, io sono andata al lavoro e non li ho nemmeno sentiti entrare. Quando sono rientrata, che ero al telefono con te, ho visto Giorgia prendere in mano una sua foto con Andrea e sbatterla per terra, rompendo il vetro… poi mi ha detto che Andrea aveva tentato di… di metterle le mani addosso senza che lei volesse… hanno anche rischiato un incidente mentre tornavano a casa –
- Andrea cosa… ? – intervenne Zacky, sentendo l’ira montarglisi dentro, ma Synyster lo fermò.
- Quando ho attaccato c’era anche Andrea, in casa… a dire la verità non avrei voluto attaccare, dato che Andrea era arrabbiatissimo –
- Avevi paura? – domandò debolmente Synyster.
Ambra annuì e solo dopo si ricordò di stare parlando con lui al telefono.
- Un po’… - ammise – Comunque, per fortuna, se n’è andato poco dopo. Giorgia mi ha raccontato tutto e ora sta riposando; Andrea non so dove sia –
Calò nuovamente il silenzio: Ambra aveva finito il racconto e non aveva più nulla da dire, Synyster fissava il pavimento atone, non sapendo né che dire né che fare, mentre Zacky era davvero arrabbiato. Fu proprio lui a prendere la parola per primo.
- Fammi capire – disse, sistemandosi meglio sul letto – Andrea era ubriaco, ha picchiato Giorgia e… -
- Non l’ha picchiata – lo corresse lei – Non ha lividi sul corpo –
Zacky sospirò.
- Io… posso staccare? Mi sento stanca –
- Vai pure – rispose Synyster – Ne riparleremo quando tu e Giorgia ne avrete voglia –
Ambra salutò entrambi e riattaccò.
- A che pensi? – domandò il chitarrista solista, notando l’espressione pensierosa dipintasi sul volto dell’amico.
- Al motivo numero trecentonovantaquattro per cui odio Andrea –
Synyster si trattenne dal ridere.
 
 
Eccomi tornata, spero che questo capitolo sia di vostro gradimento!
Una domanda: chi di voi va a (ri)vederli il 19 giugno a Roma? I’m courious :3
Chanj.
 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: Ale Villain