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Autore: Cap Hecate    25/02/2014    2 recensioni
Due sconosciuti, quattro amici troppo impiccioni e un anno da vivere mese dopo mese. Un anno per conoscersi, viversi e innamorarsi.
"se solo avessi saputo prima che mi sarei ritrovato a dover ospitare il figlio di una sua collega di lavoro, forse mi sarei mostrato meno entusiasta di quell’appartamento ammobiliato poco distante dal centro di Londra"
[Ziam con accenni Larry e Nosh]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Josh Devine, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Story Of My Life'
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– terzo trimestre –

[Agosto 2013]

Da quando ero tornato a casa avevo ripreso a dormire tranquillamente, dimenticando l’insonnia che aveva caratterizzato l’intera vacanza: come se nulla fosse successo, Liam non si era fatto alcun problema ad accogliermi nelle sue braccia notte dopo notte. Nessuno di noi aveva fatto alcun accenno a quel bacio che mi aveva dato prima della mia partenza: forse mi ero fatto troppi problemi io, forse per lui quello non era che un saluto molto affettuoso. Dovevo convincermene perché ora come ora non avrei mai potuto rinunciare alla visione di Payne indaffarato nella nostra, sua cucina. Era un’immagine così familiare e allo stesso tempo così aliena da farmi tremare di desiderio e paura: non volevo cambiasse nulla, però non riuscivo a negare di desiderare un cambiamento in quella situazione di stallo tra di noi.
-Zayn, la cena è pronta: vieni?-
Mi alzai di malavoglia dal divano su cui stavo poltrendo da tutto il giorno: con le vacanze scolastiche e nessun lavoro commissionato mi stavo rilassando più di quelle due settimane al mare con i miei amici. Inoltre erano giorni che mi sentivo come un’oca messa all’ingrasso: Liam sembrava sforzarsi di preparare tutti i miei cibi preferiti – quel giorno, ad esempi, mi aspettava quella che dall’aspetto sembrava una squisitissima torta salata, ma non sapevo quali ingredienti avesse utilizzato. Si era messo in testa, infatti, di giocare con di me e io, seppur controvoglia, mi lascia bendare, nonostante l’impossibilità di vedere i suoi gesti mi rendesse alquanto nervoso. Mi sentivo poi un bimbo bisognoso di essere accudito, ma per quella cena così deliziosa avrei fatto qualsiasi cosa: eppure, nel momento in cui lo sentì appoggiare le posate sul piatto che immaginavo vuoto e tentai di sciogliere la benda, senza che questo mi fosse concesso, più che un bambino mi sentì un animale in trappola.
-Stai tranquillo, non voglio farti del male: solo lasciami provare una cosa.-
Non era ciò che temevo: quello che mi spaventava erano le sensazioni che mi procuravano i baci leggeri che stava posizionando sulla mia fronte, sulle mie guance e sulla mia mascella. Volevo di più, desideravo disperatamente di più e allo stesso tempo avrei voluto avere la forza di fermalo, di mettere fine a questa tortura: quei semplici sfioramenti mi stavano uccidendo, presto sarei morto per combustione spontanea. Ero troppo distratto ad analizzare le sensazioni che mi stavano distruggendo, mentre cercavo inutilmente di mantenermi il più lucido possibile, che non mi resi conto del momento in cui le sue labbra entrarono in contatto con le mie per la seconda vola: un bacio a labbra chiuse, di nuovo, dolce e tenero come quello tra due bambini, troppo lungo per essere definito infantile.
-Mi piaci tanto Zaynie.-
 Smisi semplicemente di pensare, lasciando agire l’istinto: attirai Liam più vicino a me, tirandolo per il collo della camicia che indossava, fino a far scontrare alla cieca la sua bocca sulla mia, convincendolo ad approfondire il bacio per poter finalmente gustare il suo sapore. Erano settimane che non facevo altro che sognare questo momento, nonostante lo negassi anche a me stesso, eppure neanche nei miei sogni più arditi avrei potuto immaginarmi che Liam mi sollevasse di peso fino a sollevarmi a sedere sul bancone divisorio, incastrandosi tra le mie gambe: infilare le mie mani nei suoi capelli fini fu fin troppo naturale sentendo le sue labbra scorrere lungo il mio collo e sul mio petto, dopo avermi tolto la canotta che indossavo, fino ad arrivare alle labbra tatuate sul mio sterno. Non riuscivo neanche a riconoscermi, troppo ansimante e coinvolto per una semplice pomiciata – non riuscivo a stare troppo lontano dalla sua bocca e di nuovo me lo trascinai di nuovo addosso, per un bacio lascivo e sensuale tanto da risultare fin troppo eccitante e sensuale. Abbastanza da farmi comprendere che c’era qualcosa di sbagliato in quello che stavamo facendo: e dire che nei sette mesi precedenti avevo fatto di tutto per evitare di finire in questa situazione. Non mi ero impegnato abbastanza, avevo fallito: allontanai di scatto Liam, dandogli uno spintone tale che, a giudicare dal rumore provocato, lo fece cadere a terra, mentre io mi toglievo la tenda, terrorizzato dalle conseguenze dei miei errori. Più che dalla luce fui frastornato dalla vista dei suoi occhi confusi e pregni di delusione: non potevo reggerne il peso, ero troppo consapevole di ciò che avevo fatto.
-Mi dispiace Leeyum, mi spiace davvero tanto.-

***

[Settembre 2013]

-Qualsiasi cosa sia successa tra di voi, sono certo che riuscirai a risolverla.-
Il sorriso di quel ragazzino era disarmante, tutto ricci e fossette, pieno di una speranza che non riuscivo a fare mia: avevo ricominciato a soffrire di insonnia, sentivo enormemente la mancanza delle braccia e del petto calmo di Liam a farmi compagnia la notte. E anche questa era solo una menzogna, ciò di cui sentivo veramente la mancanza era il peso del suo sguardo su di me mentre mi muovevo nel mio, nostro accampamento. Mi mancavano le nostre chiacchiere pigre sdraiati uno sull’altro sul nostro divano, il suono delle sue risate quando pensava che la mia timidezza – e devo ammettere che questa si manifestava frequentemente quando ero insieme a lui – fosse eccessiva anche per me.
-Haz non hai mai paura che Tommo si stanchi di te?-
Mi piaceva quel ragazzino e non avrei mai voluto dovesse soffrire per la volubilità del mio migliore amico, quindi l’avevo sempre messo in guardia per quanto mi era possibile seppur ormai Styles avesse preso l’abitudine di passare ogni secondo del suo tempo libero insieme a noi, con o senza Louis presente: ad esempio in quel momento eravamo sdraiati l’uno accanto all’altro sul suo letto, ad osservare il murales che gli avevo affrescato sei o sette mesi prima, mentre attendevamo che il suddetto ragazzo si degnasse di arrivare al nostro appartamento.
-Sai che non mi piace vederti fumare in camera mia, non lo permetto neppure a Boo. Mi chiedi se non abbia paura che lui mi lasci? Quasi tutti i giorni e poi lui fa una sciocchezza qualsiasi – come portarmi la colazione alla fermata dell’autobus o addirittura accompagnarmi a scuola – che mi rende consapevole del fatto che lui tiene a me almeno quanto io tengo a lui.-
Effettivamente Harry era durato molto più a lungo di qualsiasi altro amante di Louis e non una singola volta avevo sentito Tomlinson lamentarsi di qualcosa riguardante il riccio, nonostante non fossero pochi i litigi tra la coppietta felice: litigavano sulla quantità di sigaretta che Lou fumava ogni giorno, sul numero e sul significato dei tatuaggi di Haz, sul perché il più piccolo avesse un coprifuoco da rispettare e sulla quantità di punizioni che il maggiore riusciva a fargli collezionare - Anne era disperata e Gemma diabolicamente divertita sul fatto che il fratellino non fosse più il figlio perfetto. Nonostante ciò Louis non aveva mai fatto menzione sul fatto di lasciare il ragazzino tanto dolce e tenero che si era integrato così bene nel nostro gruppo.
-È questo che ti frena, Zaynie? Hai paura che il tuo ragazzo si stanchi di te? Non credo che questo possa accadere, sei una persona stupenda e sono sicura che anche lui se ne è reso conto: dovresti cercare di superare questa tua paura e vivere la vostra storia giorno dopo giorno, prendendola così come viene. Guarda me? Non posso avere certezze che la mia duri in eterno o tanto a lungo quanto io vorrei, ma non mi sto negando nulla: non me lo perdonerei, se dovessi perdermi qualcosa di bello, se dovessi perdere Boo solo per paura.-
Non emisi fiato quando, erroneamente, definì Liam come mio ragazzo – sentendomi male solo al pensiero di non averlo fatto per rispondere ad un mio desiderio inconscio – troppo impegnato ad ascoltare quel ragazzino che parlava poco e lentamente fare il discorso più lungo della sua vita. Era la paura quello che mi frenava, che mi aveva portato a rifiutare le attenzioni di Liam? Ciò che mi aveva portato a rinunciare ai suoi baci, alle sue mani e ai suoi occhi era un sentimento così vile da farmi sentire la vergogna bruciarmi il sangue nelle vene come acido? Ero un codardo? Harry, quello che io vedevo come un fratellino minore da proteggere dalle cattiverie e dalle brutture del mondo, si stava dimostrando molto più maturo di me, consapevole di quello che avrebbe potuto accadere anche da un momento all’altro, ma deciso a non farsi abbattere dalla prima difficoltà. In quel momento capì che mai nella vita Louis avrebbe potuto trovare una persona più perfetta di Harry Styles da tenere al proprio fianco e seppi di essermi preoccupato per nulla: era impossibile che un ragazzo intelligente quanto Tomlinson se lo facesse scappare.
-Haz, Lou è fortunato: ha te e non credo che si stancherà molto presto.-

***

[Ottobre 2013]

-Quello che ti ha quasi slogato una spalla è Louis.-
Questa è la prima frase che rivolgevo a Liam da Agosto - la prima non legata alle bollette, alla spesa o a qualsiasi cosa riguardasse l’appartamento – per giustificare il comportamento sconclusionato del mio migliore amico (forse ancora per poco): il suddetto ragazzo se ne era andato da casa mia, dopo essersi presentato senza invito, con una di quelle scenate isteriche da prima donna mestruata che tanto gli venivano bene, regalando al mio coinquilino una strana e poco affidabile prima impressione. Nonché quasi una visita medica, ma ciò - grazie a chiunque fosse in ascolto – non era necessario.
-Che problemi ha quel tipo?-
Un simile discorso tra di noi sarebbe stato normale prima: ritrovarmelo ora, seduto sul nostro divano e praticamente appoggiato con tre quarti del corpo a me, mentre con gli occhi chiusi cercava di rilassarsi dopo una giornata di lavoro grazie alle note “Resistence” che venivano sputate fuori dal mio, nostro stereo, era tanto strano da farmi sentire l’impulso di piangere dal nervoso e dal sollievo che mio malgrado stavo provando. Mi era mancato.
-È Ottobre.-
Il problema di Lou era quel mese in particolare, quel mese in cui, da quando eravamo due sedicenni con tante e troppe illusioni sulla vita e sull’amore, avevamo consacrato ai tatuaggi: o meglio, all’inizio ero io a farmi incidere sulla pelle ciò che più mi era sembrato significativo dell’anno trascorso, mentre lui rimaneva affascinato ad osservare la trama del disegno che prendeva vita sul mio corpo. Con gli anni si era infine deciso anche lui a superare quella che per me era solo una stupida fobia per gli aghi – che lui giustificava con “i tatuaggi mi piacciono, ma solo addosso agli altri” – e aveva seguito il mio esempio. Il problema di Louis era che per la prima volta da quando avevamo sedici anni non ero felice dell’anno appena trascorso, non ero felice di essermi scoperto un codardo agli occhi di Haz e non ero felice del mio comportamento con Liam: in sintesi, non avevo nessuna voglia di farmi un tatuaggio e non avevo voglia di entrare in uno studio per vedermi sbattere in faccia le mie paure. Ero proprio un pessimo amico, o almeno era questo che gli occhi nocciola di Liam Payne venati nuovamente dalla delusione mi stavano dicendo – e sì, stavo decisamente evitando di prestare attenzione agli insulti che mi stavano urlando quegli occhi che tanto mi erano mancati. Avevo parlato a Liam delle tradizioni mie e di Tommo mesi e mesi fa, ma era evidente che se ne ricordava, come doveva ricordarsi della sera in cui avevo sfottuto il suddetto migliore amico per il tatuaggio che aveva deciso di regalarsi quell’anno: una bussola, che sarebbe andata a completare il tatuaggio del veliero di Harry Styles – ancora, dopo un mese dalla “grande illuminazione” (come l’aveva soprannominata Niall), mi stupivo di aver anche solo ipotizzato un futuro privo di “Larry” (come li chiamava costantemente Josh).
-Chiama il tuo amico sociopatico, abbiamo tre tatuaggi da farci fare: due, se proprio te ti rifiuti di prendere in considerazione l’idea.-
Un tatuaggio. Serviva questo per recuperare il rapporto con Liam? A saperlo me ne sarei fatti fare un centinaio, anche di quelli senza significato apparente – come lo skater di Lou, che però adoravo – e non potevo semplicemente andare da “Paul e Tom” e tornarmene a casa con la pelle vuota: era una offesa alla loro bravura. Ottobre quell’anno regalò una bussola antica a Louis - tale da adattarsi perfettamente al veliero di Haz – tre frecce sull’avambraccio di Liam – il suo sguardo mentre me le mostrava orgoglioso era inequivocabile, ma, come tutti i miei amici mi ripetevano da mesi, io ero praticamente cieco – e “dita incrociate” per me. Perché mi serviva un po’ di fortuna, perché presentare Liam a Louis era stato un azzardo, che avrei voluto tanto evitare, perché “tengo le dita incrociate per te” era diventata una frase costante prima di ogni mio esame al posto del classico “in bocca al lupo”. Semplicemente perché era un gesto terribilmente da Liam e io non potevo non incidermelo sulla pelle dal momento che quell’anno, che tanto fingevo non mi piacesse, mi aveva regalato proprio lui.

***

  Note: ok, questo è il penultimo capitolo di Home, quindi ci tengo a ringraziare chi a perso il proprio tempo per recensire o mettere nei preferiti/seguiti/ricordati questa storia: significa tanto per me, anche se vorrei sbattere la bella testolina di Zaynie contro un muro perché è stupido a rifiutare per paura quell'anima candida di Liam xD Spero che questo capitolo vi piaccia, aspettatevi tante sorprese nel prossimo <3
   
 
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