Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: AyeRivaille    25/02/2014    1 recensioni
"Che diavolo vuole da me? Che diavolo vuole dalla mia vita?! Come fa ad essere così freddo anche in una richiesta come questa? NON DOVREBBE ESSERE IN CAMERA SUA A DIVERTIRSI ADESSO?!
Dunque, io mi chiedo... Sono le 4.45/5.00 di mattina, inizio primavera, fa ancora freddo, siamo sperduti nel niente, ed è ancora buio... Quante cavolo di possibilità ci sono che lui, proprio lui, l'Heichou in persona abbia avuto la mia stessa idea e sia
uscito a prendere aria? Quante?! Rispondo io. NEMMENO UNA. Nemmeno mezza. Nemmeno un millantesimo di miliardo di milione di mezza (millantesimo?). Odio questa cosa. La odio. Il dolore ha lasciato spazio alla rabbia.
Ho l'impressione che potrei andargli vicino e spaccargli ogni minimo osso di quel corpicino minuscolo (...)"
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo, personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"Fata suam viam semper invenit
Il destino trova sempre la sua strada

(P. V. Marone)"

 



"Maximilien? Maximileeeen?"
"Dimmi, Shina"
"Ho tanta fame!""Hai fame?"
"Si si tanta!!""Vuoi che ti compri un biscotto?"
"Siiiiii!!!"
"Però deve rimanere un nostro segreto, se lo vengono a sapere mamma e papà mi uccidono..."
"Va bene va bene!!"
"Già se sapessero che ti porto spesso in questo quartiere.."
"Ma è il nostro quartiere preferito... Ci sono un sacco di bambini della mia età qua, però sembrano un po' patiti... Vorrei poter fare qualcosa per loro.. Non è che possiamo comprare un biscotto anche per loro?"
"Anche io vorrei fare qualcosa per loro, tesoro... Ascoltami" 

Maximilien si chinò verso la sorellina guardandola con quegli occhi stanchi, neri come la pece, profondi come l'oceano, eppure così dolci, così rassicuranti verso quella bambina che tanto amava. Lei era l'unica che riusciva a cogliere tutto ciò che passava sotto a quegli occhi così particolari.

"Ascoltami, Shina.. So che sei una bambina intelligente, so che puoi capire ciò che dico, so che posso contare su di te. Vedi tutto ciò che ti è intorno in questo momento? Queste case povere, queste persone stanche, questa oppressione nell'aria? Questa è la realtà, Shina, non quella che mamma e papà vogliono farci credere vera. Queste persone, Shina, non hanno tutto ciò che abbiamo noi, queste persone non hanno niente. Vengono sfruttate da chi sta più in alto, e non possono fare assolutamente niente, niente"

Era così serio. Così serio.

"E-e noi... Noi che cosa possiamo portare loro per renderli felici?"

"La libertà"

 

Libertà. La forza di questa parola la invase. La potenza nascosta dietro queste sette lettere, sette semplici lettere.


"Questo è il mio sogno, Shina, portare a questa infame umanità, lo strumento per risollevarsi, e vivere nella giustizia. Adesso compriamo il biscotto e poi andiamo a casa, che mamma e papà ci aspettano..."


Libertà. Quella parola la aveva tramortita. Portare la libertà era il sogno di Maximilien: da adesso era anche il suo.


Maximilien era solo un ragazzo, eppure era già un uomo. Quella sua maturità che sempre lo aveva caratterizzato, era quieta, silenziosa, ma non spenta, mai. Eppure quella stessa maturità che lo caratterizzava era anche quella che lo condannava. Perché si sa, chi sa pensare con la propria testa viene sempre ostacolato, dalle persone, dalle condizioni, dalla società. Maximilien era ostacolato dai suoi genitori, dal padre, che avrebbe voluto che con la sua intelligenza entrasse in politica, come lui, e vedeva male le sue convinzioni di cambiamento e libertà, e dalla madre, che vedeva in queste stesse idee un pericolo per la sua vita e per l'onore della famiglia.

Un giorno tornando a casa da una delle solite passeggiate trovarono la madre che stava partorendo e parecchie ore dopo, nelle quali Maximilien era stato incaricato di badare alla sorellina, la levatrice uscì dalla stanza con un sorriso smagliante sulla faccia e un fagottino tra le braccia, dicendo tutta felice "È un maschio! È un maschio!" 
Dopo poco questo fagottino venne messo tra le braccia di Maximilien, che lo guardava incantato, con la sorellina che si aggrappava alla sua camicia per partecipare anche lei a quello spettacolo che in realtà ancora non capiva completamente. 
Ebbene si, quel fagottino si chiamava Axel.

-


Shina era affascinata da suo fratello. Maximilien era per lei immerso in una luce meravigliosa, lui riusciva a trasmetterle quel calore che la riscaldava dal freddo della madre e del mondo intorno alla sua famiglia. Avrebbe fatto di tutto per lui, se doveva raccogliere dei fiori uno era per la mamma (che lo accettava molto freddamente), uno per la Sofia, la governante, tre per Axel e quattro per Maximilien. Capiamoci, per una bambina di sei anni sono cose importanti. Maximilien la assecondava sempre, la aiutava in tutto, le comprava ciò che voleva, la portava ovunque desiderasse. Avevano i loro segreti "da non dire a nessuno", le loro filastrocche per non avere paura del buio, le loro parole d'ordine, i loro libri letti in cima agli alberi, senza farsi vedere dalla mamma, che temeva che cadessero o si sporcassero i vestiti. Man mano che Axel cresceva la situazione non cambiava. Divennero così il trio perfetto con Shina e Axel che erano due pesti, e Maximilien la figura di riferimento, da imitare sempre per diventare proprio come lui. 

-


Un giorno, come accadeva spesso, Shina andò a fare un giro nel quartiere povero di Shiganshina. Amava quel quartiere. Il profumo di pane, mischiato a quello del fumo che usciva dalle case le inondava le narici, la riempiva, la colmava di libertà. Quella era vita, quella era libertà, non quella che i suoi genitori avrebbero voluto farle credere, all'interno di quelle quattro mura di quella villa. Era il suo quartiere preferito, in assoluto. Camminava pensando a ciò che suo fratello le aveva detto anni prima, a come realizzare quello che era diventato anche il suo sogno. Era sola, Maximilien stava svolgendo delle commissioni per il padre, Axel era a letto con un bel raffreddore (il furbo era caduto nel laghetto mentre rincorreva le anatre) e Shina era riuscita a sgattaiolare fuori. Tanto il padre lavorava fuori casa e la madre era in chiesa fino all'ora di pranzo. E poi Shina aveva già 13 anni, sapeva cavarsela da sola, o almeno credeva. Mentre camminava assaporando quel carnevale di sensazioni, che purtroppo dopo la distruzione del distretto non avrebbe più potuto sentire, vide un sacco di gente raccolta e un rumore assordante come se... Le porte delle mura fossero tirate su.


"È tornata..."


Iniziò a correre verso la folla, arrampicandosi per riuscire a vedere la Legione che tornava dall'ultima spedizione (1). Commossa vide sfilare quegli uomini più morti che vivi, ma che a lei apparivano come grandi eroi dell'umanità. Intorno a lei non sentiva niente, sentiva solo dei suoni ovattati e vedeva soltanto quei mantelli verdi, quei cavalli, quegli eroi. Era estasiata dalla luminosità della Legione Esplorativa. 


Quando tutto fu finito continuò a passeggiare, ma non sentiva più quel senso di allegria che c'era prima. Intorno vedeva solo gente che brontolava, gente che gridava e piangeva, gente che criticava. Perché? Perché? Non lo capiva. Non riusciva a capirlo e sentiva un senso di rabbia dentro di lei, crescere sempre più. Ad un tratto dei ragazzetti di circa la sua età iniziarono a prenderla di mira. 


"Guardatela, quella è a favore della Legione, una volta l'ho sentita parlare con un ragazzo più grande, di quanto loro siano i suoi eroi!"
"Ah, è solo una signorotta, viene dal distretto più interno, dove stanno i benestanti..."
"Ehy, milady, perché non te la sposi la Legione?"
"Ah-ah! Sembra anche un maschio!"

Nonostante suo fratello le avesse sempre detto di non rispondere alle provocazioni, Shina Rose non era certo tipo da farsi insultare. A grandi passi si avvicinò e tirò un sonoro schiaffo ad ognuno di loro.

"Ma che... Come ti permetti?!?!"


Rose stava ferma li piantata, con le mani sui fianchi attendendo scuse. Certo non aveva paura di fare a botte. Quante volte lo aveva fatto con Axel, e vinceva sempre lei. Ma in realtà non si rendeva conto che la situazione le era scivolata di mano, non perché era femmina contro maschi, ma perché era uno contro tre. I ragazzetti erano pronti a contraccambiare il colpo quando sentirono arrivare qualcuno.

 

"Che state facendo voi tre? Non avete mai sentito parlare di buone maniere? Una signorina non si tocca neanche con un fiore. Sparite... Marmocchi".
"M-ma quello è... Gambe, ragazzi!!"


Shina si voltò. Davanti a lei, il più forte combattente dell'umanità.


"Tutto bene tu? Non metterti mai contro gente così quando sei sola. Non rispondere alle provocazioni, mai, soprattutto da gente che non capisce, soprattutto da gente che non vuole capire. Loro sono solo dei ragazzi, e ciò che pensano lo pensano solo perché lo pensano i loro genitori. Non capiscono in cosa crediamo noi, preferiscono vivere sicuri e accondiscendenti nelle loro mura, piuttosto che cercare di ottenere la libertà"


Quella parola. Quella parola. Ancora, un'altra volta l'aveva investita con la sua forza. E poi quel... Calore... Quel calore che quell'uomo le trasmetteva attraverso la sua freddezza. Solo Maximilien le trasmetteva un calore tanto intenso e... Piacevole.


"Eh lascia stare... Tu sembri una ragazza intelligente. Un giorno potrai fare grandi cose, se continui così. Torna a casa adesso, di corsa"

Le appoggiò una mano sulla testa, guardandola fisso negli occhi. Lei lo guardava sbigottito, senza riuscire ad articolare parola.
Lo guardava alzando il viso verso di lui (beh in realtà non è che dovesse alzarlo molto eh..). Si scosse dallo sbigottimento.

"G-grazie, s-signore..."
"Ah già. Piacere, Levi Rivaille, caporalmaggiore dell'unità ricognitiva"
"Lo so... Cioè, ehm, Shina Rose *sorrisino ad ebete*"
"Piacere... Shina. Va a casa, adesso, vola".

Shina si voltò, dopo un ultimo sguardo, ed eccitatissima corse verso casa.


Chi l'avrebbe mai detto che anni dopo quell'uomo che quel giorno l'aveva salvata, l'avrebbe salvata ancora e ancora e ancora?

 

 

Grazie per aver letto ^_^
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(1) Eren Style xD


Eccoci di nuovo con un altro capitolo. Scusate, lo so vi ho fatto aspettare

moltissimo, ma non vi ho abbandonato, sono solo stata molto impegnata e nel
frattempo ho scritto un capitolo nel mezzo e quello finale. 
Solo una cosa, che dico ora così da non doverla dire in seguito e che riguarda 
capitoli successiv. 
Adoro Maximilien perché mi ricorda Itachi di Naruto, quindi se trovate somiglianze non è plagio
o simili, perché comunque in fondo non hanno troppo in comune. 
Li adoro entrambi, tutto qua ^^
A presto


AyeRivaille

 

  
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