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Autore: Claa    26/02/2014    2 recensioni
Raccolta di tre one-shots, per indagare i rapporti fra Shepard e il suo team in una luce diversa.
1. "Devi avere fiducia" (Femshep/Liara)
2. "Un sentimento" (Alenko, Vega, Samara)
3. "Un posto in cui sentirsi a casa" - Epilogo (Un po' tutti)
Genere: Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Comandante Shepard Donna, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di nuovo qui, questa volta con una raccolta di one-shots un po' fuori dalle righe. Ogni one-shot avrà toni differenti, e ruoterà attorno a personaggi differenti, con comune denominatore Shepard.
La prima storia è dedicata a Shepard e Liara, ed è quindi romantica e anche un po' triste.
Ho scelto di pubblicare oggi perché l'altro ieri è stata una bella giornata e volevo ricordarmene e festeggiarla anche così. Un pensiero speciale va ai miei due grandi amici nerd, Sylvia e Damiano, compagni e campioni di deliri.
Buona lettura!

Avvertimenti: femslash



 

Come una famiglia



 

1.  Devi avere fiducia



Liara entra nella cabina di Shepard. La trova in piedi davanti alla scrivania, con un libro in mano e il computer acceso.
Il Comandante si volta appena, sorride. “Liara, che piacere.”
La porta automatica si richiude, l’Asari fa due passi, avanza lentamente, e intanto osserva con un senso di fierezza il corpo della compagna. “Ho deciso di prendermi una pausa.” Lo percorre e ripercorre con lo sguardo. Ne è stupefatta, sente di bramarlo e adorarlo.
“Non credevo ti avrei mai sentito pronunciare parole simili” dice Shepard in tono scherzoso, intenta a trafficare con il computer.
Liara trattiene una risatina, mentre continua la sua analisi dettagliata, quasi maniacale, delle linee, delle sinuosità, degli avvallamenti e degli angoli. “Leggi in piedi?”
“So che stare in piedi è meglio che stare seduti, perciò…”
Da dietro l’Asari le prende le spalle, vi esercita una lieve pressione e sospira, estatica. Calca con le mani le due rotondità spigolose celate dalla divisa, le scapole leggermente asimmetriche, così mobili e scattanti, la schiena armoniosa come un’onda – “Ah, la tua schiena!” –, e le piccole ossa della spina dorsale che affiorano come lo scheletro di un antico animale marino. Le afferra i fianchi, indugia ancora un attimo, poi l’abbraccia, le si attacca. I seni spingono contro le scapole, i corpi si scambiano calore.
Shepard alza gli occhi dallo schermo. “Liara, sto studiando delle tattiche e facendo delle ricerche.”
L’Asari è pervasa dalla calma e non comprende l’ansia del Comandante. Si scosta il necessario per sollevarle i capelli alla base del collo. Capelli a caschetto, tagliati magistralmente, rossi. Sono talmente corti che il movimento è minimo. Le lascia un bacio sulla nuca. “Amo la tua nuca.”
Shepard sorride. “Pensavo mi amassi tutta.”
“È così. Non fare la puntigliosa.”
“Non puoi prenderti una pausa quando ti pare, venire qui e disturbarmi.”
“E perché no?”
“Perché quando ci provo io tu mi rispedisci dritta indietro.”
“Ma io studio sul serio.”
“Sapevo lo avresti detto…”
Liara fa girare Shepard, le toglie il libro e lo posa sulla scrivania. Le stringe le mani. “Dai.”
L’altra sospira mortificata e inclina un poco la testa di lato. “Devo finire, Liara. È importante. Ma se vuoi puoi aspettare qui. Non ci vorrà molto.”
L’Asari è delusa, ma annuisce e retrocede. Le loro mani si separano. “Va bene. Andrò a riposarmi un po’ sul divano.”
“Grazie” dice la compagna, guardandola allontanarsi e sfiorare di sfuggita il vetro dell’acquario.
“Sono pesci di Ilium, questi.”
“Sì. Li ho comprati perché mi ricordavano la tua permanenza lì.”
“Oh, che bel pensiero!”
“E perché mi tenessero compagnia, dato che tu avevi troppo da fare per unirti a me.”
“Uccido te e i pesci se non la smetti.”
Shepard gongola nascosta dai modellini di navi spaziali.
“E poi, per la Dea, Shepard… Sostituirmi con dei pesci?”
“Loro perlomeno sanno stare in silenzio. Tu sai farlo, tesoro?”

Passano i minuti, e il Comandante vede Liara stare seduta elegantemente, appoggiare il capo, sdraiarsi, poi balzare su, sbirciare nel datapad, sfogliare i libri uno a uno, accendere la musica, spegnerla, seguire le anguille, studiare nel particolare i modellini, tornare al divano e poi cambiare idea e andare verso l’uscita.
“Ascolta, vado via. Non so proprio stare senza far nulla. Se vuoi, puoi…”
“Ho fatto.” Shepard la raggiunge.
Liara sbatte le palpebre sorpresa. “Ah sì?”
“Sì.”
Le loro dita si cercano e si intrecciano. L’Umana ritira il palmo quanto basta per tastare e percepire ogni piega della pelle, per registrare l’architettura di ogni falange. Occhi negli occhi. Quelli di Liara hanno del divino, pensa ogni volta lei. Hanno dentro la terra e il cielo e qualcosa d’altro. Qualcosa di alto, di intatto, di purissimo. La sorgente della vita, pensa.
“Allora credo rimarrò” dice l’Asari.
“Credi?”
“Mi piace farmi desiderare, no? Lo dici sempre.”
“È la verità.”
“Vieni.” La tira con sé e insieme scendono gli scalini.
Superano il tavolino e Liara la butta sul divano.
“Oh, prepotente… Ok!” commenta Shepard allettata. “I tuoi occhi paiono dei bellissimi e fragili canarini sul punto di spiccare il volo, lo sai?”
L’Asari domina su di lei, si tocca il petto, adagio; si accarezza un seno.
L’Umana schiude le labbra, mentre l’emozione cresce in lei come un fiume sotto l’acquazzone. “Se fossi stata Omero avrei scritto un poema sui tuoi seni.”
“Sta’ zitta, ora.” Prende a scendere lungo il torace, si tocca il ventre.
“La culla di tutti i mondi” sussurra il comandante, sognante. Il ventre che avrebbe voluto riempire, seminare di baci; dove avrebbe voluto giacere fino alla fine dei tempi.
E più giù…
“Lo scrigno delle meraviglie” Non ha resistito. Incontra lo sguardo di Liara, quasi ride.
La donna blu non riesce a non ridere, dal canto suo, e fintamente piccata dice: “Te ne pentirai, Shepard!” Le si stende sopra e cerca di darle un piccolo schiaffo, ma nella confusione rotolano e cadono sul pavimento.

Mai sazie, fanno l’amore finché il sonno non giunge a importunarle.



Liara e Shepard passeggiano per i mercati del Presidium. È una giornata radiosa: il sole è alto e un vento leggero agita la chioma del Comandante.
“Com’è bella la vista da quassù” dice Liara in contemplazione.
“Ne ho viste di migliori” dice Shepard.
L’altra l’ammonisce con uno sguardo sarcastico. “Non sai proprio quand’è il caso di tenere la bocca chiusa, eh, Shepard?”
L’Umana sogghigna. “No.”
Un Batarian passa loro accanto marciando.
“Ho veramente appena visto un Batarian in tuta?” dice Shepard.
L’Asari fa un risolino. “L’hai veramente appena visto.”
Il Comandante avverte intensamente il desiderio di prendere la mano dell’Asari e stringerla nella sua, ma non osa. “Come correrà nostra figlia?”
“Cosa?” Liara crede di non aver capito bene. Qualcosa all'altezza dell'imboccatura del suo stomaco si anima.
“Nostra figlia, come correrà? Sarà rigida o sciolta? Terrà i gomiti in alto o in basso? Sarà padrona del suo corpo o lo patirà?”
Liara sente che dentro di sé è in atto una metamorfosi: la felicità bussa alle porte del suo cuore, ma è una felicità triste, e gli occhi le si riempiono di lacrime.  “Le nostre due figlie, vorrai dire” riesce a esalare infine, con voce vibrante, fantasticando.
L’Umana la guarda con dolcezza. “Le nostre due figlie, sì.”
“O tre.”
“Non starai esagerando, adesso?”
Si fermano su una terrazza, ma non si sporgono. Non aspettano più: il momento che hanno aspettato è arrivato, è questo, e non rimane loro che viverlo, assaporandolo al meglio.
“In qualsiasi modo correranno, saranno perfette” dice Liara a un tratto; lo sguardo che si libra sul vastissimo paesaggio. Poi si volge, e quieta sorride a Shepard. Con gentilezza le prende la mano e la stringe; palmo contro palmo.
L’Umana sorride di riflesso e tace, ma mentalmente ringrazia qualsiasi forza dell’universo le abbia dato Liara, la sua più grande fortuna.



Sul letto, stese diagonalmente, Shepard e Liara conversano.
“Tutto si sta sgretolando” comincia Shepard in tono sommesso. “E ogni certezza sta cadendo. Non so più a cosa appigliarmi.”
“A me” dice Liara, afferrandole i polsi. Vuole che l'Umana la guardi, e lei lo fa – nel suo sguardo scorge una stanchezza oscura, sterminata, ma non ne è intimidita. Protende il viso verso l’amata e con gravità scandisce: “Appigliati a me. Non tutto si sgretola, anche se a una prima impressione può sembrare il contrario. Devi avere fiducia in te stessa”, rinsalda la presa. “Ma se non l’avrai, ci sarò io a ricordarti chi sei. Io ti terrò assieme, Shepard. Sempre.”
“Sempre” ripete assorta l’altra, con voce già diversa, accesa come una fiaccola di speranza.
“Risorgeremo insieme, sopra qualunque maceria. Sei l’anima della mia anima. Ma ora basta parlare: baciami.”

 


 
  
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