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Autore: Julia_Fred Weasley    26/02/2014    4 recensioni
Salve ragazze/i. Come va? Finalmente il sequel che tutti stavano aspettando! (ok, esagero ahah xD). Beh... vi ricordate di Julia Gray, una ragazza che è andata a Hogwarts il penultimo anno perché le altre scuole l'avevano espulsa perché odiava le regole e che appena entrata nel treno fa amicizia con i gemelli, di cui uno se ne innamora e che insieme, più la banda (il trio e famiglia Weasley) dovranno sconfiggere Voldemort perché aveva rapito suo padre che si era impossessato di un oggetto a lui appartenente (il diario)? (Ah... no?! Beh, ecco qui: http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1226250&i=1 , se il link non funziona, basta copiarlo e incollarlo). Adesso in questo continuo, Voldemort ha preso di mira anche la Gray oltre Harry e dovranno distruggere il prossimo Horcrux, ma ci saranno anche molti colpi di scena oltre a un nuovo personaggio che darà da torcere ai gemelli Weasley. Beh, spero che vi piaccia e grazi ancora per aver seguito la storia precedente, ci vedremo alle recensioni... spero :p.
Vi avverto che questa storia, come la precedente presenta una miscela di eventi che già sono accaduti nella saga di Harry ma che però hanno un ordine.
Genere: Fantasy, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Il, trio, protagonista, Luna, Lovegood, Neville, Paciock, Nuovo, personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Capitolo 4
Una Bolla Inaspettata


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I bagagli erano pronti, la bacchetta neanche pensavo di metterla da  qualche altra parte. In questo momento poteva accadere di tutto. Ero nella mia stanza, insieme a Fred, che poi riuscì così ardentemente a farmi giocare quella partita di Quidditch. Mi sentii molto meglio, il giorno dopo, e la cosa strana è che, neanche un leggero mal di testa, ha lasciato traccia di quella sensazione che mi aveva impadronito per due settimane. Decisi, una volta chiusa la cerniera del mio borsone, di vestirmi con dei jeans e una larga felpa che poi avrei cambiato direttamente nel treno. Avevo così tanta voglia di andare a Hogwarts solo per dire tutto a Silente. Mi tolsi la maglietta del pigiama, in fretta e furia, davo le spalle a Fred e pensai che lui stesse facendo lo stesso. Ma ovviamente i miei pensieri presero la strada sbagliata, due mani si appoggiarono alla vita e mi venne la pelle d’oca lungo tutta la colonna vertebrale, il suo respiro caldo si posizionò sul collo. Alzai un angolo delle labbra, beffarda, immaginando che Fred potesse fare una cosa del genere. Le sue mani percorsero tutto il torace fino a fermarsi sotto il seno, coperto solo dal reggiseno.

- Senti, perché non facciamo una pausa?

- Perché, dobbiamo andare a Hogwarts altrimenti faremo tardi. – spiegai mentre mi baciava il collo, trattenni un sospiro mentre gli occhi non poterono evitare di socchiudersi.

- Dai, non ci vorrà niente, lo sai che sono veloce. – risi, forse un po’ imbarazzata, perché sentii le guance infiammarsi. Mi girai verso di lui, gli presi il viso tra le mani. Sì, decisamente il suo viso era più magro di prima, le borse sotto agli occhi forse si erano un po’ alleviate, ma mi dispiaceva che si era ridotto così per me. Sono solo una persona, ok… c’era un rapporto tra noi, ma non capisco… come posso io, essere così importante per qualcuno… è… è surreale. Non sono chissà che cosa. Lo guardai come un dottore che stava per cominciare l’operazione. I miei pollici andarono ad accarezzargli le guance e i miei occhi lo guardarono apprensivi.

- Senti, se devi guardarmi in quel modo vado a chiamare mia madre. E poi con solo quel coso addosso, non ti riesce tanto bene. – feci un sospiro, aveva ragione, non dovevo guardarlo così, anche perché Fred non aveva bisogno della pietà di nessuno.

- Sì, scusa, hai ragione, e… solo che mi dispiace – lo abbracciai, nascondendo il mio viso nel suo collo con un balzo.

- Non è stata colpa tua, ho deciso io di stare vicino a te, di non dormire per vedere se ti saresti svegliata, e poi qualche momento di pausa c’è stata, perciò tranquilla ok? Ti amo e basta, non ci sono spiegazioni. – affondò il suo viso nei miei capelli, accarezzandomi la nuca. Ti amo, due semplici parole eppure così pensanti e con tanto significato. Ancora non riuscivo a capire come queste due parole potessere uscire così semplici dalle labbra di Fred. Lui che al romanticismo non ci aveva mai fatto caso. Che passava le sue giornate a fregarsene e a fare gli scherzi nei corridoi di Hogwarts, trovando tutti quegli insegnamenti inutili e privi di senso. Quando poi, pensava a divertirsi e pianificare qualche piano malefico. E io, io ero la persona a cui rivolgeva quelle due misere parole. Lo strinsi forte e ancora una volta lo ringraziai, per farmi sentire così importante e utile. Quando mi staccai da lui, le mie labbra non esitarono a incontrare le sue, lui accettò il bacio, che man mano diventava sempre più profondo. Il contatto con quelle labbra così morbide ma allo stesso tempo così decise, mi era mancato da morire. La mia mano andò dietro la nuca, toccando quei capelli rosso fuoco che adoravo così tanto.

- Ti sei decisa, finalmente. - rise Fred alle mie labbra.

- Bhe, l'attesa ne vale la pena, non credi? - mormorai, mentre lui mi mordicchiava il labbro inferiore.

- Decisamente, Gray. - soffiò alle mie labbra. Mi scappò un lieve gemito mentre saggiava le mie labbra. Le sue cominciarono a spostarsi, seguendo la curva del mio collo. Sapeva che adoravo quel contatto e quindi non perdeva ogni occasione per sentire i mie sospiri.

- Certo che non perdete occasione, eh?!

- George! – gridò Fred, coprendomi col suo corpo, per non farmi vedere in quello stato. George chiuse velocemente la porta e poi la riaprì, giusto il tempo di infilarmi la felpa.

- Per vostra informazione, è tardi, dobbiamo scendere e voi state lì ad abbracciarvi in modo sconcio, perciò fate in fretta, grazie. – e chiuse la porta, come se non fosse successo niente. Queste scene così imbarazzanti, stavano cominciando a scocciarmi. Prendemmo tutto il necessario, mi infilai la bacchetta nella tasca posteriore dei jeans e infilammo la porta. I nostri genitori, con la smaterializzazione, ci accompagnarono a King’s Cross. Per fortuna, eravamo arrivati in tempo. In quel momento mi ritrovai insieme a Hermione, sul binario, con Ron e Harry. Mentre Fred e George, andavano a salutare alcuni loro compagni.

- Sapete, non credo che faremo più del necessario, a scuola, chi lo sa, forse salteranno anche gli esami. – sperò Ron.

- Ma che dici, proprio perché c’è la guerra, dovrebbero insegnarci come difenderci, il Ministero sta prendendo il sopravvento, non sanno più che fare e vogliono distogliere la figura di Silente, credono che loro saranno a proteggerci. – spiegò Hermione. Harry, invece sembrava perso, si guardava sempre intorno, tremante, non sapendo che fare. Io e Hermione, vedemmo la sua espressione.

- Tutto bene, Harry? – lui si girò, sconvolto, verso di noi. Poi alzò lo sguardo, mantenendosi la cicatrice, e quello sguardo mi fece paura.

- Harry! – lo scossi. Lui scosse le palpebre e i suoi occhi verdi ritornarono meno gelidi di prima. Feci un lungo sospiro, e abbassai la testa, tranquillizzandomi. – Hai visto qualcosa? – mentre porsi questa domanda, Hermione stava a guardarci, riprendendosi anche lei, dalla paura che Harry aveva scatenato.

- Si sta preparando. – sapeva come fare delle sorprese ad effetto.
 

Il treno suonò, stava avvisando i passeggeri che fra un po’ era ora di partire. I miei genitori e i Weasley a quel frastuono si riunirono e io andai insieme a loro. Dopo che diedi una pacca sulla spalla a Harry, dicendogli con gli occhi che avremmo parlato sul treno, salutai i miei genitori, dicendo che se sarebbe successo qualcosa, dovevano avvisare, non importava quanto fossero orgogliosi, soprattutto mio padre. E che si sarebbero rifugiati in un luogo sicuro. Salii sul treno e salutai ancora i miei. Quando partii e i miei genitori furono solo un ricordo, cominciai la ricerca per il vagone. Hermione ci chiamò subito, trovando uno scompartimento vuoto. Fred mi seguì, mentre imboccavo la stretta porta, dopo entrò George, insieme a Ginny e infine Ron e Harry. Chiusi in fretta e furia la porta e abbassai la tendina.

-Che sta succedendo? – chiese Fred, io lo guardai riluttante, più per quella situazione che per quello che aveva detto.

- Ci risiamo. – dissi.

- Che cosa?! Che è successo? – esclamò, costringendomi a guardarlo negli occhi.

- No, non a me… a Harry. – feci, un po’ infastidita, tutte quelle apprensioni mi innervosivano ma mi riscladavo il cuore ogni volta. Fred sembrò tranquillizzarsi. – Harry che hai visto? – gli chiesi avvicinandomi a lui, che era seduto di fronte a me, insieme a Ron e Hermione.  Il sangue nelle mie vene, stava cominciando a ribollire, non volevo che si ripetesse tutto di nuovo, non volevo perdere una persona alla quale volevo bene. Lui fece un sospiro e poi capì che l’unica cosa da fare era dire tutto, tanto prima o poi l’avrebbe fatto.

- Sai chi ho visto! Era felice, ha qualcosa in mente, ma non sono riuscito a vedere altro. Ma credo abbia un piano. – Hermione a sentire la spiegazione del suo amico, si allarmò immediatamente, e capii come stesse lavorando la sua mente in quel momento.

- Dovremmo dire qualcosa a Silente, secondo voi? – George parlò per la prima volta, al mio fianco.

- Non lo so… forse sì. – risposi. Hermione mi guardò alzando un sopracciglio.

- Certo che dovremmo dire tutto a Silente! È l’unico che può aiutarci. Lui ha paura di Silente, ricordi? E poi tu devi dirgli del sogno.

- Sì, lo so… non voglio che qualcuno si faccia male o muoia a causa mia. E poi ci mancavo solo io, che ho peggiorato la situazione, scusatemi.

- Andrà tutto bene, noi saremo forti, tu sarai forte, come lo sei sempre stata. – incoraggiò Hermione.

- È facile parlare per te, tu hai obliviato i tuoi genitori – Hermione si tirò indietro, facendosi rossa – non sei mirata da Voldemort, non hai questo potere che non sai controllare e la quale non sai da dove viene, io ho… paura, Hermione. – e dirlo costò molto al mio orgoglio. Lei mi guardò, forse un po’ pentita di avermi incoraggiato, anche se lo apprezzai lo stesso. Feci un sospiro frustato, mi accasciai allo schienale di quella sorta di poltroncina e avrei voluto, per un momento che il mondo sparisse. Essendo scomoda quella parete, mi appoggiai alla spalla di Fred, chiudendo gli occhi. Avrei voluto tanto dormire  e dimenticarmi di tutto, ma tutto quello che stava ricominciando prese la mia mente.

- Ok, ci vuole l’entusiasmo Weasley – parlò George, tirandomi da Fred e circondandomi con il braccio. – Gray, ti va di… scommettere?

- Scommettere, eh! Cosa hai in mente? – George si guardò intorno, prendendo di mano a Ron, la scatola di Tutti Gusti + 1.

- Ehi! – disse lui, ingoiando l’ultima che gli era rimasta.

- Ogni giorno, io e te, ne mangeremo una e chi mangerà il maggior numero di caramelle col sapore migliore, vince, ci stai? – Sì, i gemelli sapevano mettermi proprio di buon umore, forse uno più dell’altro…

- Mi sono mai tirata indietro, Weasley. Credo che ormai dovresti conoscermi. – sorrisi, sfoderai il sorriso più spietato, forse anche più spietato di quello dei gemelli, quando c’era una sfida, io ero pronta a vincerla. – Dai, prendine una, allora. – gli proposi.

- Oh, intendi da adesso… cioè… che ne diresti dopo…

- Adesso, Weasley! – io già ne presi una.

- Ehm… ok. – titubò lui, mentre ne cercava una.

- Dai, avanti George, non vorrai farti sminuire dalla Gray? – rise Fred alle mie spalle toccandomi un fianco. George, ne prese una, mostrando il suo normale sorriso beffardo, anche se io sapevo che stava celando la preoccupazione. La ingoiò e poi fece una smorfia orrenda, che fece ridere tutta la piccola stanza.

- Che hai preso? – chiesi mentre piangevo dalle risate.

- Caccola di troll – disse cercando di non far toccare il palato con la lingua. Fred rise alla smorfia del fratello, mentre con la mano continuava ad accarezzarmi il fianco. Sapevo cosa voleva dire, di solito Fred non parlava di cose smielate, ma quel gesto era una sostituzione, dicendomi che andrà tutto bene e che c’è l’avremmo fatta ancora. – Perché non ingoi tu, e vedremo poi se non farà schifo anche a te! – ah, povero George, cercava di avere una rivincita. Ingoiai la mia, che avevo già in mano. Mi sorpresi di aver avuto la fortuna di pescarne una buona. Infatti sorrisi soddisfatta al diretto interessato.

- Immagino che sia di tuo gradimento. – George si abbassò con le mani conserte, guardando il paesaggio fuori, offeso.

- Sì, limone, Weasley! – mi fece il verso, mentre ritornò alla sua espressione abituale. Mi accasciai di nuovo a Fred, mentre stavo per prendere la via del sonno, da quel lungo viaggio, sentendo le voci di Ron e Harry che parlavano di Quidditch, quelle di George e Hermione, che imprecava perché il gemello continuava a infastidirla e quella di Ginny che difendeva Hermione dalle battute del fratello. Però tutta quella quiete che stava assorbendo la mia mente, come se nulla di tutto quello che era successo era avvenuto veramente, come se fossimo ritornati all’improvviso al nostro primo incontro, si spense quando delle voci in sottofondo si stavano sovrapponendo l’una all’altra. I miei occhi si aprirono, quando sia quelle voci che la mano di Fred sulla mia spalla, mi incitarono a riprendere coscienza. Mi voltai istintivamente al finestrino, era ancora giorno, forse pomeriggio, e poi sentii un botto. Il treno si fermò, e per poco non caddi a terra se Fred non mi avrebbe sorretto. A differenza di Ron che cadde come un peso morto. Il mormorare degli studenti riecheggiava nel piccolo corridoio. La luce dei vagoni si spense. Mentre la timida luce di quel pomeriggio freddo dava le sfumature giuste ai corpi in movimento.

- Cos’è stato? – mormorai. Presi con velocità la bacchetta dalla tasca del mantello, che indossai come da programma, e che poi feci cadere. Cominciai, nella mia mentre, oltre a lamentarmi per le divise femminili di Hogwarts, a elaborare un piano. Su cosa potesse essere, chi poteva essere, il nostro assalitore. Degli scatti presero le mie orecchie, era il suono di una porta, oppure anche di più, che si era aperta. Mi voltai verso i miei amici, incitando loro di prendere le bacchette. Hermione, già l’aveva a portata di mano.

- Lum… - zittì immediatamente la bocca di Ron.

- Se è il nemico, potrebbe vederci, usala solo per attaccare. – bisbigliai. A qualche vagone da noi, sentii la voce di Neville:” Ehi sfigati, non sono qui!”. Ci cercano, pesai. L’avrei dovuto immaginare, sin dall’inizio. Mi sentii completamente un’idiota in quel momento, a essere lì sul quel treno, insieme agli altri. Non so, forse i mormorii, le continue battute, e il pericolo che Voldemort mi cercava doveva farmi smettere, ma invece no! Sono sempre stata costretta a convivere con la mia testa dura. Dei passi cominciavano ad avvicinarsi, e il pensiero di quello che poteva succedere, mi rallentava la mente. Decisi di far abbassare i ragazzi, così che nessuno poteva scorgerci all’istante. Abbassai la brandina, che alzai un momento prima, per vedere cosa stesse succedendo, e mi accasciai anch’io. Trovando sostegno per la mia schiena, alla porta. La bacchetta serrata ben in mano, che aiutava a placare il mio nervosismo. Volevo tutti vivi, almeno fino ad Hogwarts, sperando che lì, potessimo stare al sicuro.

- Che vuoi fare? – si allarmò Ron, per poco il suo bisbiglio non si tramutò in un grido.

- Non ne ho idea, sono nel panico! – dissi respirando a fatica. Cercando di non prendere Ron a schiaffi per calmarmi. I miei occhi guizzavano, vedevo gli altri guardarsi l’uno l’altro, cercando delle risposte dal proprio compagno, ma forse erano troppo allarmati tutti, per trovare una soluzione.

- Combattiamo? – proposi.

- E come? Non sappiamo neanche quanti ce ne sono là fuori! – rispose Hermione. La mia mente e i miei occhi sembravano un’unica cosa, ancora in cerca di una soluzione. Poi non so come, l’unica cosa che mi venne in mente, forse poteva salvarci.

- Il Mantello! – esclamai.

- Il Mantello?! – fecero Fred e George.

- Lo sai vero, che non entriamo tutti lì sotto?! – Ginny alzò un sopracciglio, guardandomi scettica.

- Sì, certo che lo so, infatti è un diversivo. Io mi nasconderò sotto il Mantello… - spiegai mentre spiai attraverso la brandina, ci mancava un vagone e ci avrebbero raggiunti. – uscirò dallo scompartimento, dissimulando uno studente appena uscito e in via di fuga, forse capiranno che sia uno di noi due – puntai un dito verso Harry. – Tu andrai, allo scompartimento affianco, Harry, ti nasconderai lì, se per caso indugiano… ci prepareremo a combattere! Siamo un’intera scuola, non credo che avranno tutto questo coraggio.

- Sì, ma conta anche i Serpeverde, veramente credi che ci aiuteranno? – chiese Fred sarcastico.

- Beh, non sono mica tutti idioti come Malfoy, spero.

- E tu che farai? Una volta che sei scappata sotto il mantello? – chiese Hermione., ancora dubbiosa su quell'idea.

- Senti, questa è l’unica cosa che mi è venuta in mente, se mi scoveranno sarò pronta a tirare qualche incantesimo. – anzi sperai che si andasse subito a quello, così ci saremmo tolti il problema prima. – Voi, ci coprirete le spalle, state attenti, ok?

- Stai attenta tu, piuttosto! – Fred sfoderò una battuta, come per dire che ero diventata pazza. Ma ovviamente, non mi facevo dire quelle cose da Fred Weasley, quello che procurava insieme al fratello, i maggiori pericoli della scuola.

- Me la so cavare, Weasley e poi… tu non sei in posizione di giudicarmi. – dissi, dandogli due schiaffetti sulla guancia, provocando delle risate da parte di Ginny.

- Sì, ok, ma non è il momento di scambiarvi battute in questo momento! – Hermione e il suo tono autoritario mi risvegliarono, dando il via al piano. Mi infilai il Mantello e camminai di corsa al vagone successivo, proprio quando Harry entrò nell’altro scompartimento e i Mangiamorte entrarono nel vagone. A un certo punto si fermarono, ispezionando tutti gli scompartimenti, ovviamente pensai che l’avrebbero fatto, perciò ho spostato Harry così che Fred e George ne combinassero qualcuna delle loro. Infatti uno dei nemici si girò con il voltastomaco, si vede che i gemelli, in qualche modo, erano riusciti a fargli mangiare a forza una delle loro caramelle. Il Mangiamorte, trovò la forza tra i conati di ordinare al suo compare di catturarli. Ma Ginny fu così abile da pietrificarlo. Altre voci aumentarono e si avvicinarono sempre di più. Altri Mangiamorte entrarono nel vagone, Fred e gli altri uscirono dallo scompartimento e la mia voglia di combattere si fece sentire sempre di più. Sapevo, però che se mi avessero visto, mi avrebbero catturato. Ma mi sentivo più forte, che ce l’avremmo fatta! E non sapevo spiegarmi il perché o il come, ma la forza di proteggere Fred e i miei amici mi spingeva avanti, cercando per loro una via di fuga, una salvezza. Sperando di aiutarli e di portarli in salvo. Mi tolsi il Mantello e con velocità cercai di nasconderlo.

- Julia! – sbottò Hermione. Ok, l’effetto sorpresa era rovinato. I Mangiamorte cominciarono a prendermi di mira, con frasi del tipo:” È la ragazza, prendetela!” o “Il Signore Oscuro la vuole viva!” o ancora “È la ragazza che sta con Potter, prendetela!”. Sì, sì… abbiamo capito, volete prendermi per portarmi dal Signore Oscuro, non c’è bisogno di specificare. Cominciai a scagliare incantesimi a destra e a manca, lo scompartimento dove era Harry non importò quasi a nessuno, si vede che il mio piano stava funzionando.
Ma non credo che avrebbe avuto il coraggio di starsene ancora nascosto per molto. Uno di loro si avvicinò a me, io lo schiantai, mentre maledicevo ancora una volta la divisa femminile della scuola, era proprio obbligatoria la gonna?! Lui cadde a terra, andando sopra a un suo compagno, Fred li pietrificò, mentre altri continuavano ad entrare.
Ginny ne bloccò uno al soffitto del vagone, come se avesse la schiena incollata. Hermione, ne schiantò altri che sfondarono la porta del vagone precedente, altri studenti di Tassorosso ci aiutarono a sbarazzarcene, prendendo il coraggio tra le mani. Per una frazione di secondo, affacciai il viso al finestrino e vidi nuvole nere sfrecciare verso il treno.
Io e Hermione incrociammo gli sguardi, stavamo pensando la stessa cosa. Tirai la mano di Fred, feci uscire Harry, che in quel momento aveva abbandonato la sua copertura da un pezzo. Ci dirigemmo al vagone successivo, presi il Mantello, che passai a Fred e che a sua volta lo passò a Harry. Altri Mangiamorte ci vennero incontro. In quel momento vidi gli studenti che ci stavano guardando, erano tutti del primo anno, potevamo mettere in pericolo anche loro, ma non c’era tempo, altri due Mangiamorte ci vennero incontro, lui fece partire delle fiamme, che andarono a prendere i miei capelli, una ciocca si infiammò, ma prima di spegnerli, decisi di evocare un scia d’acqua abbastanza abbondante da spingerlo nell’altro vagone. Prima che lo facessi io, fu Fred a spegnermi i capelli.

- Non intendevo questo, quando ti ho detto che mi fai provare un calore diverso da qualsiasi altra. – mi girai verso di lui, mentre puntai la bacchetta sotto il suo braccio, disarmai un altro seguace di Voldemort e gli sorrisi.

- Non cominciare con le tue battute, Weasley. – mostrando un sorriso malefico degno di nota.

- Ah, non credi che possa rendere tutto un po’ eccitante. – mi bisbigliò all’orecchio mentre schiantò con un colpo di bacchetta il Mangiamorte che veniva verso le mie spalle. I ragazzini guardavano quella scena ammaliati, non preoccupandosi di essere in pericolo oppure essere catturati da un momento all’altro. Ma sapendo che la prenda succulenta ero io e Harry, non mi preoccupai più di tanto. Ma sperai che nessuno di loro venisse colpito da qualche incantesimo avversario.

- Julia! – gridò Hermione, mi girai verso di lei, quando uno di quei bastardi mi stava venendo incontro, mi accorsi che era troppo tardi puntare la bacchetta verso di lui. L’istinto mi fece chiudere gli occhi e incrociare le braccia al viso, come per proteggermi da quell’impatto, ma sapevo che la fine era arrivata. Passarono alcuni secondi con il sottofondo di bambini eccitati, di incantesimi che Hermione, Ron e Harry paravano, più altri ragazzi di Grifondoro che si unirono a noi. Ma poi i sospiri sorpresi dei ragazzi e di tutto il vagone mi ridestarono, aprii gli occhi e vidi che di fronte a me c’era una bolla, sembrava fatta d’acqua ma era così sottile che non sapevo spiegare di cosa poteva essere fatto il suo materiale, e all’interno c’era il mio nemico. Le mie braccia si rilassarono lungo il corpo.

- Ma è stata lei? – sentii bisbigliare a uno dei ragazzini. Ma sapevo che io non avevo usato la magia, non sapevo neanche di quale incantesimo si trattasse. Hermione guardò quella scena esterrefatta quanto i ragazzini nel vagone, ma sapeva, forse, anche lei che io non avevo evocato niente di simile. Le sensazioni che crescevano come al matrimonio di Bill e Fleur non erano proprio nate, dentro di me. Ma rimasi sorpresa, quasi a bocca aperta, a guardare come il Mangiamorte tentava di liberarsi, sparando anche incantesimi, ma niente quella bolla, nonostante la sua apparenza fragile, era molto più resistente di quanto si potesse pensare.

- Non ringraziarmi, cugina! – Che cosa?! Mi girai con quanta calma potevo avere in corpo, in quel momento. E vidi all’ultimo posto, messo nell’angolo, un ragazzino di undici anni, con capelli biondi, che per poco non gli andavano davanti agli occhi, la divisa nera di Hogwarts e un sorriso spavaldo, come suo solito, sul viso. Aveva la bacchetta in aria, che puntava verso il mio nemico, ora alle mie spalle, Fred seguì il mio sguardo e ancora scioccati guardavamo quel ragazzino con la bacchetta in aria.

- Justin! – dissi contenta.

- Sì, ma adesso non è il momento di fare i convenevoli, salvaci. – disse con quella sua voce un po’ acuta ma adatta a lui.

- Ne parleremo dopo. – gli risposi svelta, mentre la mia bacchetta puntò verso quella bolla, con la coda dell’occhio vedevo Hermione agitare gli occhi da me a mio cugino, sbigottito. Mentre Fred sfoggiava uno dei suoi sorrisi beffardi.

- Abbassatevi, ragazzi. – i ragazzini che avevo alla mia destra, seduti, abbassarono le piccole teste. La bolla con l’uomo spaventato all’interno, frantumò il vetro e volo via. I ragazzini ancora più esuberanti di prima a guardare la scena, ma nonostante quello spettacolo, non osavano muoversi dalle loro poltroncine.

- La ragazza che ha combattuto Tu-Sai-Chi è tua cugina?! – balbettò stupefatto un ragazzino dai capelli neri, sembrava quasi malaticcio. Aveva gli occhi sbarrati mentre si rivolgeva a Justin.

- Sì, se volete vi posso procurare degli autografi. – fece a braccia conserte, come a dire che la sapeva lunga. Io mi girai intorno, mentre stavo sentendo le loro voci, c’era troppo silenzio e non mi piaceva. Il treno, fermo, sembrò all’improvviso muoversi a destra e sinistra, ma mantenendosi al binario. Un’altra botta colpì il soffitto, sopra la mia testa, ci fu una sporgenza notevole da osservare dopo che quel bottò finì. Mantenni ancora più ferrea la bacchetta. Con un movimento di pollice tolsi con velocità il mantello della divisa scolastica e lo appoggiai vicino a un ragazzino. Feci dei passi avanti, gli altri mi seguirono, dopo che gli altri Mangiamorte furono fatti fuori, senza chiedermi niente. Mi sorpresi della loro fiducia, con uno sguardo dissi a Hermione di chiudere la porta di quel vagone, mentre io e gli altri uscimmo da quel vagone e chiudemmo la seconda porta. Sperando che i ragazzini fossero al sicuro, prima di allontanarmi dalla loro postazione, sentii uno di loro.

- Ehi! Ho il suo mantello! – mi misi una mano sulla fronte.

- Sei diventata famosa, Gray. – rise George.

- Ma pensa un po’. – gli risposi sarcastica.

- Ma perché trovate delle battute da fare anche in questo momento?! – sbottò Hermione. Gli altri si abbandonarono a qualche sorriso.

- Perché così è tutto più… - eccitante pensai, ricordandomi di quella parola dal tono di voce che stava usando Fred. – divertente. – finì infine.

- Dimmi tu cosa c’è di così divertente, adesso?! – scosse la testa, per poi volgergli le spalle e ritornare alla sua concentrazione. Le feci una smorfia, sulla quale Fred e George risero, e lei non se ne accorse.

- Direi di proseguire. – dissi, mentre superai Hermione, scostandola delicatamente col braccio, chiedendole di farmi spazio. Altri botti cominciarono ad aumentare e a moltiplicarsi. Corsi avanti, al vagone successivo, c’erano altri ragazzi di case diverse. Anche molti Grifondoro, tra cui Lee, Seamus, Dean e Angelina.

- Ehi, Fred, li hai sentiti anche tu? – era Lee, che ci venne incontro.

- Sì, stiamo cercando di capire da dove provengono e chi è a farli. – rispose.

- George! – lo travolse Angelina, che lo abbracciò. – Credevo che ti stesse capitando qualcosa di brutto. – disse poi, slacciandosi da lui, esaminando il graffio che aveva sulla guancia.

- Non preoccuparti, non è niente. Tu, mettiti al sicuro, stai insieme a Lee, ok? – la rassicurò, mentre le rapì le labbra in un bacio profondo, che lei ospitò, accarezzandogli il viso. Guardare George così, era davvero toccante.

- Ma possiamo aiutarvi! – replicò Angelina.

 - No, vi prego, non voglio persone che muoiano per me e anche Harry vorrebbe questo, state qui, vi prego. – supplicai a Angelina. Lei sostenne il mio sguardo, per momenti che io credetti infiniti, cercando di fargli capire con gli occhi, che volevo che fosse così. E che nessuno mi avrebbe smossa.

- Ok, va bene. – si arrese con voce lieve, sentendosi in colpa di non aver detto il contrario, ma non potevo lasciare che si mettesse in pericolo, non volevo che George e Angelina risentissero di quello scontro. I suoni erano ovattati ma forti, mi voltai alla finestra, ma niente, non c’erano scie nere a invadere il cielo, sembrava tutto tranquillo, anche se quei suoni non lo davano a vedere.
Mossi un dito, chiedendo al vagone di stare in silenzio e di ascoltare, ma tutto si fermò. Mi stavo snervando e questo non andava bene, perché cominciavo a cercare il pericolo, quando succedeva. Volevo che tutto si risolvesse, o almeno che io l’avrei risolto. Cercavo in ogni modo, di far finire tutto, così che la mia frustrazione si sarebbe calmata.
Strinsi forte la bacchetta in mano, no… non poteva finire tutto così. Io sapevo che c’erano, ci stavano aspettando, ma non c’era nessuno. Presupposi che fossero sopra al treno, anzi sicuramente era così, ma non potevo salirci anch’io. Sarei stata troppo esposta. All’interno, almeno, avevo come scusa che sarebbero stati cauti, perché non potevano uccidere una scolaresca intera.
Sapevo che le uniche prede eravamo io e Harry, e si sarebbero fermati a noi. La preda ero io e gli altri erano in salvo, era così che doveva andare ed è così che deve continuare ad andare.  Nel vagone aleggiò un silenzio diverso dal solito. Fred mi mise una mano sulla spalla, ma io gli dissi di stare fermo, così la sua mano si immobilizzò sulla mia spalla.
Tenni le orecchie tese, pronte a captare ogni più piccolo suono, e così anche gli altri. Che intanto stavano sfoderando le bacchette. Mi sorpresi nel vedere che anche qualche Serpeverde si sentisse in pericolo, forse non sapevano niente di tutta quella faccenda. Quando chiusi anche gli occhi, cercando di trovare un contatto più vicino con qualsiasi suono, notai che mi facevano male, e che la testa stava quasi esplodendo, con fitte regolari.
Il cuore batteva forte, per la tensione che stavo accumulando. Ma decisi di non pensare a tutto questo, di rilassarmi e concentrarmi sul pericolo che stava per arrivare. Poi le mie sopracciglia si alzarono, come avvertendo il cenno di qualcosa, e poi si cominciò a sentire, un fischio, lieve.

- Lo sentite? – domandai, mantenendo gli occhi chiusi, sentii alcuni “sì” ma ancora nulla di certo. Il suono prese più spazio in quel silenzio, trovando un volume più forte. Più acuto.

- Julia, cos’è? – chiese Hermione. Scossi la testa, aprendo gli occhi perché quel suono non aveva più bisogno della mia concentrazione per essere sentito. Stava aumentando sempre più di volume, quasi a straziarti le orecchie. Tant’è che molti arrivarono a gridare l’un l’altro per parlarsi.

- Non è ho idea! – gridai, guardandomi attorno, avevo la bacchetta lungo il mio fianco, pronta a essere messa contro il mio nemico. Il suono si intensificò sempre di più, quasi dovetti mettermi le mani alle orecchie, ma non ci sarei caduta. Ron e Hermione si tenevano per mano. George e Angelina si diedero un ultimo bacio, Harry e Ginny si guardarono, ma poi i loro sguardi andarono all’origine del suono, qualunque fosse. Perché con quel rumore così forte era difficile capirlo. E infine la mano di Fred andò al mio fianco e lui si avvicinò di più. Quasi abbracciandomi. Capii che stava arrivando qualcosa, ancora a noi sconosciuto, ma che il suono mi faceva capire per la sua intensità. Ero pronta, eravamo pronti, e avremmo combattuto.

- State giù! – gridai, quanto più riuscivo a far arrivare la mia voce, sopra quel suono. Gli altri guardandomi, fecero lo stesso. E poi finalmente, ciò che stavo aspettando, arrivò. Fred mi coprì con il suo corpo, tenendomi stretta a se, nonostante quel trambusto, riuscivo a sentire il suo odore, quello di lavanda. Con la quale i suoi vestiti erano impregni. Riuscii a scorgere la scena che stava accadendo.
Il treno era fermo, il pericolo era con noi, e tutti i vetri di quel vagone, erano andati in frantumi, chiusi gli occhi. Non volevo diventare ceca, era una cosa di cui avevo profondamente paura. Ma anche se il corpo di Fred, mi stava proteggendo, alcuni graffi si formarono sulla mia pelle scoperta, come i polsi, la guancia e la fronte. Ovviamente quelli che mi ero procurata l’anno scorso non bastavano. Quando Fred mi liberò, perché i vetri avevano placato la loro ira su di noi, alzai lo sguardo, e vidi che lui era messo peggio di me. Gli usciva letteralmente il sangue lungo tutto la guancia, il suo mantello, divenne uno straccio strappato, aprii le labbra, dalla sorpresa, ma lui mi interruppe.

- Gray sto bene! Tu come stai? – chiese, gli mancavano i sospiri, sembrava che non respirasse, e i suoi occhi cercavano la verità, e volevano che io fossi al sicuro. Ma non potevo mai essere al sicuro, se la preda ero io, e forse questo Fred, non lo capiva ancora. Mi alzai velocemente, di scatto. E Fred un secondo dopo, fece lo stesso, ma con più cautela, mi guardai intorno e vidi che la maggior parte erano feriti. Ma continuavano a ripetere che stavano bene e che non era nulla di grave. E così anche i miei compagni. Però non vidi George, Fred andò in escandescenza, gridando il suo nome, ma non si muoveva dal suo posto, aveva troppa paura di scoprire la verità, così, accarezzandogli la guancia, andai io al suo posto. Sussurrai il nome del fratello.

- Sono qui. – rispose, mentre era accovacciato a terra, nell’angolo, all’ultimo posto del vagone. Era affianco ad Angelina, che sanguinava copiosamente al fianco destro. Mi accovacciai anch’io, vicino a lei, le presi una mano.

- Non è niente, r-riesco a respirare, non è-è così p-profonda come vedi. – cercò di dire, troppo determinata per ammettere la sua paura. Mi voltai verso Hermione, lei capì, e mi lanciò l’Essenza di Dittamo che aveva nella borsetta.

- Andrà tutto bene, George. – lo rassicurai, mentre gli passavo una mano sulla spalla. Poi dopo tutto quello che stava accadendo, capii che il gioco dei vetri non era il vero pericolo. Quello non era niente, proprio niente. Alzai il viso, verso George, assorta. Gli passai l’Essenza di Dittamo e mi alzai. Con bacchetta alla mano.

- Che c’è? – chiese Harry.

- Non è finita! – affermai.

- C-Che intendi con “non è finita!”? – fece Ron, Hermione, non stava proprio spiccicando parola, guardava, osservava e pianificava.

- Non vogliono farci credere che se ne siano andati. – rispose, infatti lei. Io annuì.

- Allora, perché non escono allo scoperto? – Fred dietro di me, parlò. Mi girai.

- Perché ci credono stupidi. – dissi sprezzante.

- Beh, allora facciamogli vedere di cosa siamo capaci. – George rinvenne da dietro le poltrone del vagone. Sorreggendo Angelina, che aveva proprio una brutta c’era. Io sfoderai un dei miei sorrisi, Fred mi aveva influenzato anche troppo.

- Oh no.- mormorò Hermione.

- Che c’è?! – Ron agitò le mani verso di lei, spazientito di quella situazione e che chiunque gli dicesse le cose all’ultimo minuto.

- Ha un piano.

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Con tutte le forse possibili, riuscii a convincere Angelina ad andare nel vagone dei ragazzini del primo anno, la feci sedere vicino a un ragazzino, che guardando il suo maglione fece una smorfia disgustata, ma non si mosse.

- Ah, perfetto! – disse lei guardandomi truce.

- È per il tuo bene! – le ripetei. – Voi tutto bene? – chiesi guardando i ragazzini.

- Bene – dissero, altri annuirono. Tra la folla, intravidi Justin, non si era smosso dal suo posto, pur sentendo il frastuono che stava succedendo a un passo da loro. La guerra cambiava chiunque, e quelli che avevo di fronte non erano dei ragazzini del primo anno, ma dei bambini già cresciuti. – Justin! – lo chiamai, lui venne con la sua aria spavalda, scostandosi il ciuffo biondo dagli occhi.

- Sì, cugina? – Angelina guardò sbigottita prima lui e poi me.

- Tienila d’occhio! – gli ordinai autoritaria. Angelina alzò un sopracciglio.

- Non farai mica sul serio?! – sbottò.

- Sì, che lo farò sul serio! Ti conosco abbastanza da capire che cercherai di scappare da qui, e combattere con noi. – lei sbuffò e incrociò le braccia, provocandosi inconsapevolmente, una fitta di dolore.

- Dopo ti porteremo in infermeria, tanto non mi smuoverai. – dissi sfoderando un sorriso.

- Senti, ma avrò una ricompensa per questo, no?! – Justin mi prese per la manica e mi guardò ovvia.

- Certo che no! – dissi alzando il mio viso da lui.

- Io non guarderò la tua amichetta, senza avere niente in cambio! – sbottò, questo rendeva la sua voce molto ridicola, ma riuscii a non ridere, il suo viso paffuto diventò rosso, ma non mi smossi.

- Amichetta?! – ripetè Angelina.

- Uhm… forse… avrai qualcosa, ma ancora una volta, ne parleremo dopo, devo ancora dirti tante cose. – gli risposi. Lui aprì la bocca, per replicare, ma io già me ne stavo andando dai ragazzi.

- Julia. – ma Angelina mi bloccò, e io mi voltai indietro.

- Ora capisco perché Fred è innamorato di te. – mi sorrise e con un gesto della mano mi salutò. Justin era lì, a non capire niente. Le sorrisi e me ne andai, guardando poi la faccia di Justin che si tramutò in una contrariata all’istante, sapendo che non avrebbe ricevuto niente.

- Non sei messa bene, dolcezza! – constatò Justin. Angelina alzò gli occhi al cielo.

- Sta zitto tappetto. – rispose con aria scocciata.

- Ah, adolescenti! – Justin guardò con disprezzo la ragazza. 

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- Noi non andremo là fuori, a combattere. – dissi appena entrata nel mio vagone.

- Che cosa?! – risposero all’unisono tutti quelli che avevo di fronte, conoscendomi non si aspettavano di una mia così, particolare uscita.

- Già, perché, questo è quello che vogliono. – sussurrai ancora.

- E quindi che facciamo, aspettiamo? – si infuriò Hermione.

- Ma perché tutti dicono che sei la più brillante strega della tua età, se poi mi fai domande del genere?! – le risposi. Lei rimase a bocca aperta, non sapendo che rispondere. – Sfodera anche tu qualcosa! – le rimproverai. Lei fece uno sospiro frustrato e si sedette su una delle poltroncine.

- Non sto dicendo che tu hai cattive intenzioni, o che io sono meglio di te, ma che a volte i tuoi piani possono portare a morte certa! - constatò.

- Mh, Beh... credo che qualsiasi piano porterà poi al pericolo, quindi perchè non andare al sodo?! - le risposi, come sovrappensiero.

- Oh, quanto sei confortante! - grignò lei.  

- Cosa vuoi che faccia, Hermione? Ho paura anch’io, ok! E sto cercando, in tutti i modi di salvare tutti, di non badare a me e di mettervi in salvo! – risposi, il mio sussurro andò ben oltre quello e la mia voce si alzò. Non ci volle molto per prenderci di sorpresa, un’enorme nuvola nera aleggiava intorno al treno, e all’interno, non facendoci vedere niente.
Per un minuto pensai se la Polvere Peruviana di Fred e George fosse caduta per sbaglio da una delle loro tasche. Ma i miei pensieri mi dissero il contrario. Non c’era stato tempo, per i saluti, per gli sguardi, per qualche frase, niente. Questo era quello che volevano, volevano farci fare una morte lenta, crudele e priva di ultimi ricordi. Ma questo io, invece, non lo volevo.
Le scie nere anche se continuavano a volteggiare in quel piccolo spazio, a me davano soltanto speranza, perché io volevo che fossero distrutti e questo doveva accadere. Mi accasciai di più a terra, sentivo le urla di Hermione, e i grugniti di Ginny, cercando di liberarsi e di scansare con le mani qualcosa, pur di liberarle la visuale. In più c’erano grida di altri studenti presenti in quel vagone e la mia mente non trovò spazio che per loro.
Trovai la bacchetta subito, dato che non la mollai fino a qualche centimetro dal pavimento. Non sapevo cosa fare, cosa che mi rese impotente, più del solito. Mi guardavo intorno, ma non c’era niente da guardare. Per un momento, volevo che quella schifosa sensazione al matrimonio, tornasse, perché aveva aiutato molte persone, e io ancora non ero riuscita a pensarci, fino adesso.
Anche se mi sono sentita male, ne era valsa la pena, avevo salvato delle vite e ne andavo fiera. Poi sentii le urla di Fred, i suoi insulti, che chiamava George, poi me, e io che ero là sotto, a pensare di fare qualcosa. A pormi delle domande che sapevo non avrebbero trovato una risposta. Mi sentivo come affondare, senza trovare una mano a cui aggrapparmi e sollevarmi dall’abisso. E alzai gli occhi, mentre quegli squarci neri mi vorticavano attorno. Le grida si sovrapposero una all’altra, pensai anche ai miei genitori, a quello che era successo l’anno scorso.
E a quando stavo quasi per perdere Fred, e vidi che la mia mano, lo sorresse. Io ero la sua salvezza da quell’abisso. E mi resi conto che in quel momento, sì… potevo farcela, anche se tutto sembrava tutto così… più grande di me. Le risate di Bellatrix, per me erano diventate nient’altro che una parodia. Risi trionfante verso gli squarci neri che invadevano l’aria all’interno del vagone.
Dentro di me cresceva qualcosa, che non sapevo come spiegare, ma era la sensazione più bella del mondo, davanti ai miei occhi sembravano come apparire delle scintille dorate. Erano così accoglienti che mi ritrovai a guardarle e sorridere. La mia mano le prese e le chiuse in un pugno, come se avessi paura che queste potessero scappare.
Ma poi la mia mano si illuminò espandendo quella luce attraverso tutto il mio corpo. Mi guardai e trovai tutto il ciò normale, come se ci fossero state altre volte. Il freddo delle risate di Bellatrix, della loro, nostra apparente sconfitta, si sostituì al calore di quella luce. Poi il tutto si spense. Ancora non riuscivo a capire come riuscii ancora a starmene lì, in piedi. Ma la luce che poi sprigionai, mi diede tutte le risposte.
Sembravo quasi una stella, che irradiava le sue punte d’oro ovunque. Stava accadendo di nuovo, come due settimane fa. Le scie nere, sfumarono, I Mangiamorte ritornarono alla loro abituale forma. Quando aprii gli occhi, vidi il viso di Bellatrix fare una smorfia indecifrabile. La guardai, con la sfida di avere la vittoria in tasca. Gli altri suoi scagnozzi avevano le stesse facce. Ma questo non mostrò alcuna esitazione in loro, a puntarmi altri incantesimi.
Anche qualche anatema. Alcuni li parai, poi Fred e gli altri mi aiutarono. Un’altra freccia nera sferzò verso i miei piedi, mi tirò a terra, e le mie calze si spezzarono, mostrando il ginocchio. Io sferrai un calcio e poi gli tirai un incantesimo. Fred prese la mia mano, la mia salvezza dal buio, e la afferrai con tutta la forza che mi era rimasta in quel momento.

- Stai bene? – mi chiese alla svelta, ma con la solita preoccupazione che mi riservava durante queste occasioni.

- Mai stata meglio, Weasley! – dissi rivolgendogli un sorriso, lui scoppiò in una risata e mi parò da un incantesimo che andava verso di me. – Attento! – dissi tra le risate, mentre ne paravo uno io, per difenderlo. – Non vorrai mica lasciarci le penne il primo giorno di scuola?! – ridemmo entrambi, mentre la battaglia stava prendendo forma.

- Ovviamente no, altrimenti come faranno a toglierci i punti! Anche se credo che per avergli ridotto il treno in poltiglia, non ci daranno neanche un punto durante tutto l’anno! – Risi mentre, con la bacchetta buttavo un Mangiamorte fuori dal finestrino, spendendolo a un paio di isolati da noi. – Non hai una buona mira, Gray! Guarda come si fa! – Alzò la sua bacchetta e come se stesse maneggiando una mazza da baseball, sparò l’altro Mangiamorte, all’altro finestrino. E volò lontano, molto.

- Sì, sei bravo, Weasley. – dissi mentre gli rivolgevo uno sguardo beffardo. Ma tutto quell’agglomerato eccitante di emozioni, svanì quando Bellatrix mi si parò davanti. Parai il suo incantesimo, e con il suo sguardo da pazza, mi guardò. Credeva davvero di farla franca.

- Come sta il tuo braccio, bene? – chiese. Mentre senza neanche accorgermene mi tastai il braccio sinistro. Lei con forza lo prese, e mi alzò la manica. – Una sporca Mezzosangue non può causare tutti questi problemi. – disse, mentre toccava quella cicatrice.

- Eppure stai trovando un po’ troppa difficoltà ad affrontarmi, non è vero? – le risposi, con lo sguardo dritto al suo. Lei digrignò i denti e alzò la bacchetta. Forse stava mormorando un incantesimo non verbale, perché all’improvviso mi ritrovai a terra, a contorcermi dalle fitte alla spina dorsale e al petto. Fred tentò di disarcionarla, ma non ci riuscì. Lei gli puntò un pugnale alla gola.

- E tu, traditore, cosa credi di fare? – rise, crogiolandosi nella sua gloria e nella sua convinzione di quella vittoria, che forse, lei credeva stava per avvenire. Le fitte si calmarono, guardai la scena sopra di me e con rabbia, le tolsi il pugnale di mano, con un calcio, provocando un rapido graffio alla guancia di Fred. Lei sbarrò gli occhi, sorpresa. Poi mi parai davanti, tra di loro.
Cominciai a scagliare qualsiasi incantesimo mi venisse in mente, alcuni la portarono indietro, altri invece li parò. Mi stavano mancando le forze, ma non sapevo come altro fare, mi sembrava l’unica cosa che potessi fare per sconfiggerla. L’oblio si impossessò ancora di me, ero persa. Titubante sembravo a tenere la bacchetta.
Non sapevo perché quelle visite di deficienza mi venivano all’improvviso. Quella momentanea paura di non farcela, ma mi bastava pensare a tutte le persone che volevo bene per ridestarmi, e sapendo che quelle erano proprio dietro di me. Feci un passo verso di lei, con la coda dell’occhio vidi le punte di altre bacchette alzate. E tutto quello bastò a farmi dimenticare di tutto.
I Mangiamorte che prima cacciammo via, si rifecero vivi, ed erano ad assistere ad ogni finestrino, ma pronti con le loro bacchette. Non ci furono esitazioni, ognuno sparò un incantesimo, e tutto si fece buio, perso, un intrico di incantesimi e io a sostenere l’anatema di Bellatrix. La mia scia rossa, prese coraggio ad uscire fuori dalla bacchetta, e incontrò quella della strega. Urlai così forte dallo sforzo a mantenere quell’incantesimo, che per poco non se ne andarono via i sensi.
La speranza tornò di nuovo a farmi visita nel mio petto, e quei luccichii dorati si rifecero vivi. La linea verde cominciava ad accorciarsi e quella rossa ad allungarsi, alle mie spalle, avevo quelle di Fred a sostenermi. Riuscii a tenere la bacchetta con una sola mano, mentre con l’altra cercavo la sua, che era adagiata al suo fianco. La presi e la strinsi, e capendo il mio gesto lui fece lo stesso. Trovai ancora la forza, grazie a lui. E sostenni Bellatrix a testa alta. Quando il mio incantesimo stava per toccare la sua bacchetta, gridai così forte per incoraggiarmi, perché i sensi mi stavano letteralmente abbandonando.
E provai con tutte le forze di continuare. Dentro di me quella luce dorata che mi fece visita quella volta, tornò ancora, e sapevo che non se ne sarebbe andata come pochi minuti fa.
Quella battaglia si stava rivelando una vera e propria agonia, volevo a tutti i costi tornare a Hogwarts e non so… trascorrere una vita normale. Ma sapevo che non si sarebbe avverato. Ma volevo arrivare al risultato in cui l’avrei avuta. Tutte quei discorsi nella mia mente sembravano capovolgermi la testa, e con tutta me stessa desiderai salvare tutti.
Dal mio petto sbucò fuori una luce azzurra, che si irradiò in tutto il vagone, Bellatrix non sapeva neanche lei cosa guardare, se la sua bacchetta che stava andando quasi in frantumi o me, avvolta in una luce azzurra. E in un secondo quel viso perso del mio nemico, si spazzò via. Lei, i Mangiamorte, il pericolo se ne andò. Tutti svanirono. Tutti furono catapultati fuori dal treno. Tutti erano a miglia e miglia di distanza da noi. La morte non c’era più adesso. Eravamo in salvo.
La luce azzurra invase tutto il treno fino all’ultimo vagone. Le forze che avevo prima se ne stavano andando. Mi accasciai e sperai con tutta me stessa, che qualche briciolo ne rimanesse ancora. Le dita di Fred scivolarono dalle mie, solo per sorreggermi e non farmi cadere con violenza al pavimento. Ma le mie mani riuscirono a toccare il tappeto di quel piccolo corridoio.
Lo so, era folle, ma il treno non poteva andare avanti. Il motore era sicuramente rotto.  E saremmo rimasti lì. Chiusi gli occhi e l’ultimo grido che rivolsi erano alle mie mani, ai miei pensieri, che si raffigurarono Hogwarts con tutta la chiarezza che riuscii a creare. I binari, la banchina, tutto era nella mia mente. Quello che stavo facendo si rischiò così pericoloso, stavo per esaurirmi completamente, forse avrei perso anche i miei poteri. Il sangue mi colava dal naso. Le grida di Hermione, che forse stava capendo la mia intenzione, si mescolò con quelle degli altri. Ma ormai era troppo tardi.
Eravamo a Hogwarts. Il treno, noi, ogni singolo studente, ogni parte del treno, si era smaterializzata sui binari che Hogwarts ospitava per quei treni. C’è l’avevo fatta, e mi concessi il lusso di aprire gli occhi, di alzarmi. E Bellatrix non fu l’unica a sorprendersi. Hermione si guardò intorno, fece sbucare la testa fuori dal finestrino, vide il castello. Andò al vagone successivo, e a quello successivo ancora, fino a quando non arrivò all’ultimo, vide tutti gli studenti. Poi tornò indietro.

- H-hai smaterializzato l’intero treno… - Fred mi aiutò a sollevarmi, trovai la forza di annuire, gli occhi non mi si stavano aperti, ma non volevo trovare di nuovo il buio. Fuori era ancora giorno, quando il preside si aspettava il nostro arrivo verso sera.

- N-non voglio s-sve… Fred… - supplicai, lui mi guardò tra le sue braccia, annuii. Disse al fratello di chiamare qualcuno, si smaterializzò e subito dopo, il preside, la McGranitt, Madama Chips e anche Piton, mi si accerchiarono.

- Chiuda gli occhi signorina, li chiuda. – sentii la voce lontana della Chips, con il suo grembiule cercava di togliermi la macchia di sangue che mi colava dal naso.

- N-no. – ma le ombre dei professori e dei mie compagni, prendevano una forma sempre più informe. I miei occhi si chiusero e io andai di nuovo giù, nell’oblio. Mi pentii nella mia mente, di aver ceduto a quella voce, e mi ritrovai a piangere in silenzio, a colpevolizzarmi di farlo in pubblico e di ritrovare qualcosa a cui appigliarmi, per fermarmi. Trovai la mano di Fred e poi tutto ritrovò un senso. E l'unica cosa che mi rimase era aspettare che il momento del risveglio venisse.






P.S - Salve gente! Allora, per chi è interessato a questa serie, gli dico che mi dispiace molto di questo grandissimo ritardo, ma la vita mi sta occupando troppo spazio e non posso dedicarmi alle mie cose da nerd che mi piacciono tanto, perciò c'è stato un miracolo che me l'ha permesso. Comunque, spero che vi piaccia il capitolo, e prometto, che la smetterò di farli finire come ogni canto di Dante dell'Inferno. La prossima volta Julia non sverrà, tranquilli :) Rigrazio, come al solito, tutte le persone che leggono e che mi aiutano a migliorare, un ringraziamento speciale a tutte le ragazze che hanno recensito fino adesso. Ma soprattutto a due di loro (luna_4d e Estel84) che ammetto, di rompergli le palle molto spesso. Ma alla fine ne vale la pena, spero per loro ahaha.
Beh, grazie ancora di tutto e alla prossima!
Julia :D


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