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Autore: roseinwonderland    26/02/2014    1 recensioni
“Vedo che non è mai venuta. E questo mi dice ogni cosa.”
“Allora perché è venuta proprio lei a chiamarmi? Poteva venire chiunque altro.”
[fanfiction Loki/Nuovo personaggio][Leggete solo se avete visto entrambi i film!]
--->ATTENZIONE! Questa ff non tiene ASSOLUTAMENTE conto degli avvenimenti di un futuro Thor3!
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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NOTA DI PRELETTURA
Continua la nostra storia…[SPOILERS!] Loki salverà Jane dal malvagio Malekith, e osserverà da lontano un addio che non potrà mai dimenticare. | Copertina ---> http://alicebloomsburypotter.tumblr.com/image/86007313604

 
 
Goodbye is just a word at the end of the story.
 
La cosa più terrificante dell’essere in cella erano le notti. Il silenzio era così assordante in quella stanza di vetro, fredda e bianca, che a Loki pareva di avere i timpani trapanati dal ghiaccio e la testa avvolta dalle fiamme. I sogni erano diventati il suo nutrimento, non mangiava da giorni, non si alzava né tentava di farlo più, le gambe cedevano per la mancanza di energia. Gli dei sono immortali, ma non immuni alla debolezza della fame. Viveva in un limbo di vagheggi perduti e follie incompiute, miscelate nel cocktail dei suo ricordi. Battaglie, viaggi interstellari, esplorazioni di nuovi mondi sconosciuti.
Vedeva miliardi di luoghi.
Combatteva moltissimi esseri diversi.  
Distruggeva universi e creava nuove civiltà.
Ma erano solo illusioni che si sbriciolavano a contatto con la realtà.
 
La verità è che aveva fallito. Da sempre. La sete di potere lo aveva essiccato come un frutto nel deserto.  Aveva perso ogni cosa: gli amici, i suoi compagni, la sua famiglia, tutti quelli che amava. Ogni cosa era perduta, dentro quella boccia di cristallo che gli era stata costruita attorno. 
Cosa rimaneva di Loki?
 Una leggenda, nient’altro. Un ricordo di un dio cattivo, uno di quelli che spaventano i bambini nelle sere più tempestose.
 
Toc.
 
Un colpo sussurrato.
 
Toc.
 
Un tocco leggero, di chi bussa prima di entrare in una stanza chiusa, con timidezza.
 
Il prigioniero della sala verde alzò lo sguardo verso il vetro. Nulla al mondo avrebbe potuto rovinare la sua visione: la donna, giovane, nel fiore degli anni, la pelle leggermente imbrunita dal sole. Le spalle nude, coperte  solo dall’armatura e da un mantello blu notte. I suoi capelli, ribelli, una nuvola di ricci biondi che sembravano percorsi da elettricità. Era da tanto che non erano slegati e liberi, e essi sembravano godere ogni istante di questa concessione più che rara. Il suo viso era una statua di marmo, gelido, freddo, composto e austero; ma i suoi occhi la tradivano. Azzurri, intensi, cercavano di contenersi ma esplodevano in un turbinio di emozioni. Felicità, gioia, commozione, rabbia, odio.
 
“Loki.”
“Meridia.”
 Lei alzò il tomahawk divino e con un colpo secco distrusse l’intera parete, come se fosse di carta.
 
“Abbiamo bisogno di te.”
 
***
 
 
Era cambiato.
Sembrava che parte della spavalderia dovuta alla sua fama lo avesse abbandonato, lasciando lì solo più il piccolo dio asgardiano che amava leggere. I capelli increspati e arricciati, non pettinati da giorni, gli coprivano parte del volto. Molte ferite che si era auto procurato nella sua follia gli segnavano le gambe sottili, e occhiaie profonde solcavano gli occhi di ghiaccio.
 
 Una volta quelle iridi azzurre sfioravano con gentilezza le sue, mentre passeggiavano nei boschi verdi attorno alla città. Il vento caldo sferzava i loro volti, e le foglie scricchiolavano sotto i loro piedi. Il sorriso addolciva il suo volto, e rideva. Era da anni che non lo faceva più. E non intendeva una di quelle risate isteriche per la vittoria in battaglia, ma un riso vero, genuino.
 
Si riscosse dai ricordi e continuò a salire la scalinata  verso l’uscita dalla prigione, seguita dal condannato nel suo mantello verde scuro. Dovevano sbrigarsi.
Avevano una ragazza da salvare.
Una civiltà da sconfiggere.
Un piano da preparare.
 
E poco tempo a disposizione.
 
***
 
Aveva funzionato perfettamente, il piano di suo fratello. Come in un ingranaggio celestiale ogni cosa era al suo posto, e le azioni si erano susseguite ritmiche e precise come in un orologio. Un’ombra attraversò il volto del giovane dio dai capelli corvini, e un sorriso mesto guarnì il suo volto. Jane era salva ora, anche se aveva rischiato di perdere la presa quando si era gettato per fermarla prima che scivolasse nel vuoto.
Lui, un eroe.
 
Morto.
 
Non aveva avuto scelta: era la sua unica via di fuga. Non era stato difficile, solo un altro dei suoi trucchi da prestigiatore. E poi via! a godersi la scena. Una lacrima scivolò sfuggente sulla guancia.
 
Il giavellotto alieno lo trapassa da parte a parte. Per fortuna è solo un inganno, lui è nascosto poco più in là. Un piccolo gemito sfugge alle sue labbra: è comunque impressionante vedere se stessi infilzati come maialini allo spiedo.
Loki!” Lei corre verso il tuo finto corpo, lo stringe impedendogli di cadere sulla sabbia e sulle rocce. Estrae l’arma dal petto con delicatezza. Osserva la ferita e le spalle si incurvano: non c’è molto da fare, se non attendere. Piange, i suoi occhi sono tristi. Ti avvicini: nessuno può vederti; la ascolti mentre ti parla, un sussurro al vento, un addio strascicato.
“Mi dispiace, mi dispiace così tanto! Ti ho abbandonato, mentre tu avevi bisogno di me. Ti ho lasciato solo, quando avevi solo la necessità di sentire una voce amica. Ho tentato di dimenticarti, seguendo il mio orgoglio. E ora saldo il mio conto.”
Sorridi, anzi, sorridete entrambi, tu e la tua illusione.  Fissi i tuoi occhi lucidi verso i suoi.
 
“Non hai conti da pagare  con uno come me, figlia del fuoco. Tranne uno. Una promessa.” La fissi negli occhi, e mantieni saldo lo sguardo su di lei.
 “Vivi. Dimenticami. Sii felice.”
 
Anche lei ora si apre in un piccolo sorriso, ma è pieno di disperazione. Per un attimo non esistono né pianeti antichi e malvagi, né guerre, né odio: solo voi due. Le sfiori la guancia. Chiudi gli occhi, ora è tutto come deve essere.
E la lasci andare.
 
***
 
Il suo corpo è freddo, così immobile. Senza la vitalità, senza il battito nel petto. Oh, sia maledetta la tua rabbia! Vorresti tornare indietro, salvare quegli occhi, quelle mani , quel cuore che pulsava la vita.  Ma l’orologio ha corso più in fretta di te, ti ha superata mentre eri distratta, e ha completato la sua corsa tagliando il macabro traguardo.
Vivi.
Lui era la tua vita, solo che non te ne eri accorta.
Dimenticami.
Avevi già fallito in passato.
Sii felice.
Lui era la felicità. Il suo respiro, la sua voce, il suo sguardo triste che si illuminava al tuo arrivo, anche se cercava di nasconderlo.
 
E ora, cosa ti rimane?
 
***
 
Non vuole lasciarti andare.
Ti tiene stretto, ti abbraccia. Il tuo corpo è immobile, ma lei non vuole abbandonarti.
Ti alzi, mentre lei ancora singhiozza sul tuo cadavere.
E scompari, mentre lei versa le ultime lacrime.

 
 
ANGOLO DELLA SCRITTRICE
Sarà ora che mi decida  a metterli sti’ angolini a fondo pagina..
Eccomi qui gente! *silenzio* Vabbè, lo so che questa storia fa ben schifo, ma devo mostrare al mondo la mia incapacità. In ogni caso…Scusate il ritardo! E’ passato tantissimo dall’ultimo capitolo! Prometto che sarà più puntuale d’ora in poi. Perché la storia mica finisce qui. Il supplizio continua…

 
   
 
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