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Autore: cup of tea    26/02/2014    3 recensioni
Inghilterra, 1848. L’istruito e razionale Blaine Anderson viene assunto nella casa del riservato e di ampie vedute signor Hummel, come gestore della biblioteca della sua tenuta nella brughiera. La casa però, nasconde un segreto: ogni tanto si sentono delle urla di donna. Le signorine Rachel, Santana, Brittany e Mercedes saranno le sue colleghe e il Signor Hummel forse più di un semplice datore di lavoro.
Dal capitolo 4:
“Signor Hummel,” cominciò la ragazza, “lei ha davanti a sé un futuro colorato. Vedo del verde… e un'altra sfumatura, più scura e calma. Ma è lontana al momento. Un impedimento. Vedo un impedimento. Come un’ombra che incombe."
Genere: Dark, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sebastian Smythe, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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A SHADOW HANGING OVER

Capitolo 10
 





La lettera di Kurt aveva investito Blaine con un'ondata di speranza.

Finalmente aveva qualcosa su cui lavorare per ritrovare il suo amato, al contrario dei giorni precedenti in cui aveva fondamentalmente brancolato nel buio. Scoprì presto, però, che la situazione non era molto cambiata: il foglio non conteneva nessun indirizzo, nessun riferimento, nessun accenno a luoghi, persone o avvenimenti che lo potessero mettere sulla giusta strada. Cercare una persona che non voleva essere trovata era una faccenda ad alto tasso di difficoltà, si ritrovò a constatare.

Aveva stilato perfino una lista di luoghi plausibili - dalle città più vicine a quelle distanti miglia e miglia. La lettera diceva: "Sto facendo quello che so fare meglio e che mi fa stare meglio", perciò a Blaine sembrò una buona cosa aggiungere i teatri della zona, immaginando il signor Hummel sul palco in tutta la sua gloria. Aveva chiesto a Rachel quali fossero quelli per i quali Kurt lavorava più spesso e li aveva visitati all'incirca tutti, ma senza alcun risultato. Il signor Hummel sembrava veramente sparito nel nulla, e Blaine cadde nello sconforto per l'ennesima volta. Ormai erano passate settimane.

Una notte, incapace di addormentarsi per via della tempesta che imperava fuori dalla casa e dentro la sua testa, ebbe una folgorazione.
Riprese la lettera di Kurt e la riesaminò come fosse la prima volta. Alla luce fioca della candela, chino sulla scrivania e sul foglio, cercò di guardarlo con occhi nuovi, non con quelli svogliati di chi pensa di aver già visto tutto. Ignorò i segni che con la penna aveva fatto sulle parole che riteneva più importanti, non fece caso agli angoli sgualciti dovuti alle migliaia di volte che lo aveva aperto, non guardò a nulla che non fosse il testo redatto dal signor Hummel.

 
Carissimo Blaine,
Mio Amato Blaine,
Blaine,

 
Già qui si sforzò di non fermarsi: le correzioni su quelle parole affettuose erano come frecce laceranti nel suo cuore, ma sebbene lo sentisse sanguinare, sapeva che, perché continuasse a battere, doveva ritrovare Kurt, e per farlo doveva andare avanti con la lettura. Doveva esserci qualcosa, per forza.
 
Se hai trovato questa lettera significa che sei tornato a casa e che hai colto correttamente i miei indizi.
Non ti dirò, tuttavia, dove mi trovo.
 
No, evidentemente non li aveva colti tutti, gli indizi, o non si sarebbe trovato ancora a quel punto fermo. Se li avesse colti, pensò amaramente Blaine, a quest’ora sarebbero stati insieme, ad Hummel Place, felici ed innamorati come non mai.

Sappi che sto bene e che, per quanto infelice, sto facendo quello che so fare meglio e che mi fa stare meglio.

Il fatto che fosse infelice avrebbe dovuto dare a Blaine una qualche sorta di conforto, perché significava che non era l’unico ad essere afflitto dalla loro lontananza. Ma la verità era che saperlo privo della sua naturale forza d’animo, tenacia e ottimismo era solo un’altra angoscia che si sommava a tutte le altre.

Vorrei chiederti di cercarmi, ma una parte di me sa che è meglio rimanere lontani.

Le frecce già conficcate nella sua carne dovevano essere state spinte ulteriormente da mani invisibili, perché ora si sentiva proprio mancare il fiato.
 
Vorrei chiederti anche la ragione del tuo ritorno ad Hummel Place,
ma so che mi devi i soldi degli stipendi anticipati,
quindi credo che questa sia la spiegazione più probabile.
 
Possibile che Kurt potesse pensare una cosa del genere? Che fosse tornato solo per i soldi? Cosa avevano costruito insieme, solo un mero rapporto di lavoro? Non era possibile, non ci poteva credere nessuno; era chiaro a tutti che tra loro ci fosse qualcosa. Perché per Kurt non era così evidente come lo era per lui e per gli altri?
 
Per quanto mi riguarda, considera i tuoi debiti saldati.
Non voglio indietro un centesimo.
Voglio che tu sia felice,
perciò, se senti di dover seguire un’altra strada,
va’ pure.
Troverò un altro bibliotecario.

 
L’unica strada che Blaine voleva percorrere era quella di una vecchiaia meravigliosa accanto al suo vero amore. Kurt lo voleva felice? Bene, che si facesse trovare, allora. Se non si fossero ricongiunti, sarebbe stato infelice per il resto della vita. 

Ossequi,
Kurt Hummel

Posò il foglio sul tavolo e si lasciò cadere contro lo schienale rigido della sedia.

Niente.

Cosa gli sfuggiva?

L’occhio gli cadde nuovamente sulle prime righe.

 
Sappi che sto bene e che, per quanto infelice, sto facendo quello che so fare meglio e che mi fa stare meglio.

Ecco. Lì stava la chiave!

Era così concentrato su sé stesso e sulle emozioni che quella lettera gli suscitava, che aveva perso di vista la persona che l’aveva scritta. Era Kurt, per l’amor del Cielo! Cosa lo faceva stare bene? Il teatro, certo, ma non solo! Dove si trovava al sicuro? Nella braccia di chi si era rifugiato per tanti anni?

Mercedes.

Lei doveva sapere per forza qualcosa.

Se ne infischiò del fatto che fosse notte fonda e si fiondò fuori dalla camera - con cappello da notte, camicia e ciabatte; candela in una mano e lettera nell’altra - verso la stanza di Mercedes, al piano più basso, vicino alla cucina.

Bussò con foga.

“Mercedes! Mi apra. La prego, sono Blaine!”

Continuò a bussare per un po’, ma poi finalmente la signora aprì. Si era evidentemente svegliata di soprassalto, e i capelli che non si era nemmeno sforzata di riordinare ne erano la prova. D’altronde non dovevano essere neanche le cinque, come biasimarla?

“Blaine, ragazzo, che diamine succede?”

“Mercedes, deve scusarmi per questa impudenza, ma è questione di vita o di morte!”

“Addirittura? Se è così, non posso che ascoltare. Venga in cucina, un tè sarà d’aiuto.”

“No, la ringrazio. Non per scortesia, ma perché è davvero urgente. Si tratta… del signor Hummel.”

Mercedes rimase in silenzio, in attesa.

“Lei deve sapere dov’è andato! Non è così? La prego, sto impazzendo!” Non riuscì a trattenersi.

“Blaine… il signor Hummel non vuole essere trovato. Tornerà, ne sono sicura, ma solo quando sentirà che è il momento.” Rispose la signora, cercando di essere il più comprensiva possibile.

“Ma lei sa dove si trova?” Insisté Blaine, sull’orlo di una crisi di nervi.

“Vada a letto Blaine, è sconvolto. Ne riparleremo domattina.” Mercedes fece per richiudere la porta.

“No, Mercedes, la prego!” La bloccò con una mano. La ritrasse subito, temendo di aver passato un limite.

“Blaine, io comprendo quanto è frustrato e quanto desidera mettere le cose a posto, ma non lo farà certo a quest’ora della notte.”

“Mettere le cose a posto? Quindi Kurt le ha parlato! Non è così? Deve essersi confidato con lei e deve averle detto quanto è arrabbiato con me!”

Mercedes tirò un lungo sospiro. “Se le dico di sì, mi promette che tornerà a letto?

“No.” Rispose Blaine senza neanche pensarci.

“Allora, no.”

“Mercedes…” Implorò, con gli occhi ormai lucidi.

La signora finalmente mollò la presa. “Blaine, mi ascolti bene. Il signor Hummel è come un figlio per me, quindi mi comprenderà se sono tendenzialmente portata a proteggerlo e a stare dalla sua parte.”

Blaine annuì.

“Mi comprenderà anche se le dico che il signor Hummel ha subito un grave colpo quando lei è partito, e che per questo una parte di me è infuriata con lei.”

Blaine annuì di nuovo e, di riflesso, guardò per terra.

“Tuttavia,” e qui Blaine riportò lo sguardo su Mercedes, speranzoso, “lei è un brav’uomo, ed è evidente che tiene molto a Kurt, o non saremmo qui a discuterne in abiti da camera. Le dirò quello che so, ma solo perché tengo alla felicità del signor Hummel e, sì, anche della sua. L’ultima volta che ho avuto sue notizie si trovava a Bath, dalle mie sorelle. Ma questo risale a una decina di giorni fa, non so se ora sia ancora lì.”

Blaine rimase sbalordito. “Le prometto che farò di tutto perché Kurt sia felice.” Disse formale, come se, da giovane pretendente, stesse chiedendo la benedizione di una madre per la mano del figlio.

“Lo spero. Ora, se non ti dispiace…”

“Ma certo, buonanotte, signora.”

Mercedes lo abbracciò per poi ritirarsi nella sua stanza. Blaine fece appena in tempo a ringraziarla di cuore e a ricevere un grande sorriso da parte della buona donna.

Corse poi nella sua camera e si costrinse a mettersi a letto. Avrebbe dovuto dormire almeno qualche ora, o non sarebbe riuscito ad affrontare il viaggio fino a Bath, il giorno seguente.

 
***

Di buon’ora, Blaine si alzò più carico che mai.

Non aveva ancora smaltito l’adrenalina di quella notte e si vestì a fatica, con le mani che gli tremavano. Quel giorno avrebbe ritrovato Kurt e, per qualche ragione, sentiva all’altezza dello stomaco un misto di speranza e paura.

Chiamò Rachel e la avvisò che sarebbe partita insieme a lui. Lei non se lo fece ripetere due volte.

Diedero a Santana disposizioni per mandare avanti la casa in loro assenza, e per tutta risposta la ragazza rispose che era nata per comandare e che curare una casa sarebbe stata una passeggiata. Rachel era estremamente preoccupata, e non si sforzò neanche di non darlo a vedere.

Brittany assicurò che sarebbero state bene, ma questo non rincuorò affatto Rachel.

Abbracciarono e salutarono le colleghe e poi Baine e Rachel salirono sulla carrozza appena arrivata davanti al cancello di Hummel Place.

 
***

Bath era una piccola cittadina del Somerset, nell’Inghilterra sud occidentale. Era famosa per le terme, e Rachel non mancò di dire che rima di tornare a casa avrebbero dovuto farci un salto.

“Non siamo qui in vacanza, Rachel.” Le ricordò Blaine.

“Lo so, lo so. Ma è così eccitante! Non mi capita spesso di viaggiare.”

Arrivarono all’indirizzo che Mercedes aveva dato a Blaine e, un po’ titubanti, bussarono alla porta. Il sole splendeva alto.

Una signora all’incirca dell’età della cuoca di Hummel Place aprì.

“Buongiorno, signora.” Salutò cordialmente Blaine. Rachel fece sfoggio di un grande sorriso.

“Buongiorno.” Rispose quella che doveva essere una delle sorelle di cui parlava la signora Mercedes. Erano praticamente identiche.

“Sono il signor Blaine Anderson, e lei è la signorina Rachel Berry.” Cominciò Blaine, ma Rachel lo interruppe. “Siamo i dipendenti del signor Hummel, signora, oltre che suoi amici. Avremmo tanto bisogno di vederlo, se non le dispiace. E’ una questione molto delicata.”

La signora li guardò storta. Chissà che idea si era fatta di loro. “Il signor Hummel non è qui.”

Crac. Fino a quanti pezzi un cuore può spezzarsi?

“Non è qui?” Ripetè Rachel, guardando preoccupata Blaine.

“No, cara, l’ho appena detto.”

“E… se non l’è troppo di disturbo… potrebbe dirci dove si trova?”

Blaine fissava il vuoto. Menomale che Rachel era venuta con lui, o quel silenzio in cui era piombato sarebbe parso alquanto imbarazzante.

“Dovrebbe essere al teatro, a quest’ora. Dovrebbe tornare per le quattro.”

Blaine si illuminò. “Mi sta dicendo che si trova qui a Bath?”

“Certo, giovanotto. Il teatro non è così lontano. Potete aspettarlo qui, se volete.”

“No, la ringraziamo, ma dobbiamo trovarlo subito.” Si affrettò a dire Rachel.

“Allora vi conviene seguire questa strada e girare a destra  fino a quando trovate la locanda del signor Thomas. Da lì poi vi indicherà lui la strada.”

“Signora, che sia benedetta! Grazie, mille volte grazie!” L’abbracciò Blaine, mettendo al bando tutte le formalità che si portava dietro di solito.

Si misero in cammino. Kurt era solo a qualche isolato.
 
Finalmente.





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La tavola di cup of tea

Eccolooooo! Come promesso in pagina, entro sera è arrivato il capitolo! Serpo vi piacciaaaaaaa!

Un abbraccio,


https://www.facebook.com/CupOfTeaEfp?ref=hl cup of tea

(Ora corro a vedere la puntata)
   
 
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