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Autore: ki_ra    27/02/2014    1 recensioni
Due ragazzi, un milione di sogni e di interessi in comune,
un amore incosciente delle difficoltà e noncurante dei conflitti,
una fuga per trovare la propria strada, altrove da lei,
e gli occhi sempre puntati gli uni nell’anima dell’altro.
Anni di distacco, di lavoro, per arrivare ciascuno ai propri desideri,
e di dolore per i sogni spezzati.
E poi un uomo ed una donna,
gli stessi occhi e le stesse anime …
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jess Mariano, Lorelai Gilmore, Luke Danes, Rory Gilmore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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19 – Good seed makes a good crop

 


La sala era perfetta: tavoli tondi, vestiti di bianche tovaglie di lino, erano disposti armoniosamente e, su ognuno di essi, piccole candele verdi, spuntavano tra boccioli di fiori gialli. Le luci erano soffuse e tutto era sobrio ed elegante.
Al loro tavolo, sedevano oltre a Luke e Lorelai, Matthew con Kate e Brian, il loro terzo socio, con la sorella Kimberly.
Jess era insofferente, detestava quel genere di cose. Se poi al fastidio per i party eleganti, l’abito da sera e la cravatta si aggiungeva il fatto che tutto avrebbe ruotato intorno a lui, l’insofferenza diventava malumore.
Matthew e Brian, invece, continuavano a parlare, esaltati come due bimbi al lunapark; le ragazze sembravano uscite dalla redazione di un giornaletto di gossip e Luke, annoiato e completamente fuori posto, tratteneva a stento un’ espressione annoiata, in attesa della premiazione.
L’unica veramente a proprio agio era Lorelai: il vestito elegante, dalla generosa scollatura, i capelli raccolti sulla nuca le donavano un‘aria distaccata ed algida, come di una consumata signora dell’alta società.
Sembrava quasi elettrizzata per quella occasione, come se avesse finalmente seppellito l’ascia di guerra, anche se Jess continuava a sentirsi comunque sotto esame.
Ma la donna cominciava davvero a credere che Jess fosse cresciuto, che fosse l’unico con cui sua figlia avrebbe potuto essere felice.
L’ultima conversazione che avevano avuto al locale di Luke era stata per lei rivelatrice della sua conquistata maturità e dei suoi sentimenti per Rory.
Che Jess l’amasse era sempre stato palese, chiaro, come un giorno di sole, e Lorelai non lo aveva capito perché lui glielo aveva confessato, ma perché gli occhi con cui guardava sua figlia erano, senza ombra di dubbio, quelli di un uomo innamorato.
Certo Jess non era un ragazzo comune, come non era comune la maniera in cui palesava i propri sentimenti. Ma Lorelai era attenta ad ogni movimento, gesto, parola, perfino ai respiri concitati che tentava di nascondere quando sua figlia gli stava accanto. Alle proprie osservazioni, si aggiungevano le parole esaltanti con cui Rory descriveva i loro momenti insieme, gli interessi comuni, le attenzioni misurate eppure coinvolgenti che le riservava e la voce dolce di miele che le veniva quando pronunciava il nome di lui.
Jess non era come Dean, anche questo era lampante: non diceva facilmente “ti amo” o sprecava le proprie parole con frasi sdolcinate da manuale d’amore. Pensava che le persone usassero troppo spesso quelle parole rendendole comuni, impoverendole, privandole di quel significato dolce e passionale di cui, invece, lui le riempiva.
Rory le confidava degli innumerevoli foglietti di carta che spargeva per la casa, come briciole della sua presenza: sul cuscino, quando riusciva a svegliarsi per primo, ed usciva per portarle caffè caldo e brioches fragranti; nei cassetti dell’armadio, confusi tra gli indumenti che conservavano il suo odore, nelle custodie dei cd, che ascoltavano nei pomeriggi insieme; nella scatola di biscotti al cioccolato, in cui Rory cercava conforto nelle serate solitarie. Le scriveva qualunque cosa gli passasse nella mente: un impegno di cui ricordarsi, una battuta per ridere insieme; un frase che le facesse sentire che per lei c’era, sempre, anche se il mattino dopo si sarebbero svegliati in letti diversi, in città distanti.
Tantomeno assomigliava a Logan! Niente voli in elicottero privato; né salti nel vuoto e party sfavillanti; nessun regalo costoso e meno che mai una “Birkin”.
Ma soprattutto nessun tradimento. Jess si donava a lei ogni giorno, continuamente, attraverso gli occhi sinceri e decisi, che la guardavano come se non esistesse altro al mondo per cui valesse la pena essere aperti; con i sorrisi, segreti impenetrabili per il resto del mondo e pagine aperte di un libro che solo a lei era concesso leggere. Jess le apparteneva in ogni bacio che le faceva tremare i polsi, in ogni carezza, custode del desiderio infinito e carnale per lei.
Questa consapevolezza rasserenava Lorelai, dissipava ogni dubbio; la convinceva della totale, inesauribile forza con cui sua figlia era amata e la rendeva certa che il futuro di Rory potesse essere solo con Jess.
Il sindaco di Philadelphia, dopo un interminabile discorso sul fermento intellettuale dei giovani della città, aveva annunciato la Truncheon Books come la vincitrice del premio e Matthew e Brian erano schizzati in piedi, come se le loro sedie avessero preso fuoco. Luke si era riscosso dal torpore, che quel discorso gli aveva messo, grazie ad una ben assestata gomitata che la fidanzata gli aveva riservato.
Jess, aveva sfregato nervosamente i palmi aperti delle mani sulle cosce tese, poi aveva rivolto alla sua ragazza uno dei suoi disarmanti sorrisi, per poi alzarsi e seguire i soci, con una calma distaccata, quasi da divo consumato, mentre Rory aveva inspirato profondamente, emozionata come se quel premio fosse per lei.
- Vi ringraziamo tutti per questo premio. – esordì Matthew, da affabulatore esperto. – Dobbiamo questo successo alla nostra amicizia, innanzitutto, ed alla voglia di dare spazio ed opportunità a giovani come noi. – continuò. – Ma più di tutto lo dobbiamo al migliore dei nostri talenti: Jess Mariano. – disse indicando il socio che se ne era stato in disparte aspettando il proprio turno.
Il giovane guardò ancora Rory: il mondo girava ad un’altra velocità quando c’erano i suoi occhi, tutto si muoveva più lento, diveniva assaporabile e quieto, come un vecchio film in bianco e nero. Solo il cuore aumentava la velocità dei suoi battiti, il sangue gli riempiva le vene e le mani di lei, sottili e delicate, anche da lontano, diventavano le ancore che lo legavano al suolo.
Rory ricambiò lo sguardo, con la stessa necessità di lui di ridurre la tempesta che le affannava il petto, portando proprio quelle mani a stringere il ventre contratto.
Jess inspirò forte, strinse la mascella, appoggiando le mani al microfono e, maledicendosi per non aver nulla di scritto a cui aggrapparsi, decise di fare come gli attori consumati che, per concentrarsi meglio sull’interpretazione, fingono di essere soli davanti ad un unico spettatore.
- Non sono mai stato bravo con le parole, non come Matthew, almeno. – sorrise. – Forse  è per questo che ho scelto di scrivere, perché fossero i protagonisti dei miei libri a parlare per me …
O forse … scrivo perché una sera qualcuno mi disse che avrei potuto farlo, che avrei potuto fare o essere tutto ciò che volevo … Quella sera, non detti molto peso a quelle parole, ma, si sa, la fiducia in sé stessi è un seme tenace. Una volta piantato, basta solo aspettare perché germogli. – continuò inspirando, per prendere forza. – E’ per quel seme che sono qui stasera … per quel seme e per gli occhi che lo hanno piantato … - terminò, senza distogliere lo sguardo da lei, dall’azzurro profondo che lo aveva reso uomo, in una assoluta e unica dichiarazione d’amore, che solo un’anima profonda e pura come la sua poteva partorire.
 

 

§§§§§§§§
 


 - Finalmente una boccata d’aria! – ironizzò Rory, mentre Jess portava alla bocca la sigaretta che aveva appena acceso.
Il ragazzo sorrise inspirando ed allentò il nodo insopportabile della cravatta, che, come un cappio,  gli aveva serrato il collo. Due o tre boccate appena bastarono a far svanire, insieme col fumo espulso, anche i resti appiccicosi di tensione accumulata sul palco. Rory gli sorrise, docilmente, mentre lui, senza smettere di guardarla, spegneva la sigaretta e, con il suo solito sorriso incantatore, le si avvicinava.
- In verità sono venuto fuori per questo … - le rivelò, estraendo dalla tasca dei pantaloni, un astuccio di velluto bianco. – E’ … fastidioso tenerlo in tasca! – continuò, appoggiandolo sulla balaustra della terrazza sulla quale si trovavano.
Rory lo osservò interdetta, poi rivolse il viso all’oggetto misterioso e ancora a Jess, che continuava a guardarla silenzioso ed impenetrabile.
La ragazza inspirò insicura e si decise a chiedere, esasperata: - E’ … per me? –
- Dipende … - rispose vago, inchiodandola al proprio sguardo.
- Da cosa? – sospirò, senza più fiato.
- Da te. – ammiccò, - Tu … lo vuoi? – insistette senza la minima incertezza nella voce.
- Io? – mormorò, - Io, sì! – terminò, guardando l’astuccio, mentre le mani giocavano nervosamente lungo i fianchi con l’impalpabile stoffa del vestito.
Jess, senza muoversi, lo spinse verso di lei con l’indice destro, scendendo con gli occhi sulle mani, che, tremanti, riducevano lo spazio tra loro e l’oggetto del desiderio.
Rory lo prese e lo portò al petto, con entrambe le mani, come se il peso fosse inspiegabilmente insostenibile.
- Dovresti aprirlo … - la riscosse, dopo qualche attimo di silenzio. – E’ quello che c’è dentro che conta! – incalzò, con uno strano formicolio che si prendeva i palmi delle mani, frementi per l’attesa.
La ragazza si decise ad aprirlo; lo fece schiudere come una conchiglia preziosa e si fermò, fiato, voce e anima a contemplarne il contenuto.
- Mi stai chiedendo di sposarti? – riuscì a dire, col fiato corto, ostentando una sicurezza che non non le apparteneva.
- Dipende … - ripeté, come prima, annullando aria e distanza tra loro. - Tu … lo vuoi?–  sussurrò, mentre il dito che prima  aveva spinto l’astuccio, percorreva la pelle vellutata del braccio di Rory, dalla spalla alla mano affusolata.
- Io, sì! – rispose convinta, anche se le labbra e le mani tremavano ed il cuore perdeva un battito ad ogni respiro di lui.
- Si? – insistette, lasciando che l’altro braccio le passasse dietro la schiena, sfiorandone la pelle scoperta dall’abito e fermando le dita sulla nuca, per avvicinarla a sé.
- Sì! – sorrise lei ad un palmo dalla bocca di Jess, distratta dalle labbra imperfette ed invitanti.
- Allora dovresti metterlo … - le suggerì seducente, spostando il viso vicino al suo orecchio.
- No, tu dovresti mettermelo … - precisò la ragazza, sgusciando dalle sue braccia, per porgergli l’anulare.
Jess rise, allungò la mano, afferrò quella destra di lei con decisione e dolcezza insieme, e con l’altra estrasse l’anello dall’astuccio. Lo infilò al dito della sua fidanzata, percorrendone la pelle in una carezza infiammante.
La strinse di nuovo, come se non potesse più farne a meno, e sorridendo felice sulle sue labbra, le sussurrò:  - A Lorelai, però lo dici tu! -
 

  
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