Anime & Manga > Sekai-Ichi Hatsukoi
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Autore: vivienne_90    27/02/2014    4 recensioni
«Ma che— dove diavolo sono?».
Ritsu per l'ennesima volta si addormenta in treno e si risveglia in una lussuosa suite di un albergo...
Come ci è finito lì? Come ha fatto a non accorgersi di niente? Sopratutto, chi ce l'ha portato?
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Masamune Takano, Nuovo personaggio, Ritsu Onodera, Un po' tutti | Coppie: Takano/Onodera
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Disclaimer: Sekai-ichi Hatsukoi è un'opera di Shungiku Nakamura, io non traggo alcun profitto da questa storia.

Buon giorno a tutti! Un altro giovedì è arrivato ed è arrivato anche il momento di aggiornare... spero che questo capitolo sia di vostro gradimento e che vi piaccia come gli altri! Buona lettura ^^










 
Qualsiasi cosa io abbia fattoqualsiasi crimine io abbia commesso nella mia vita precedente...
— Kami-sama questo è troppo!”.
 
Ritsu guardava con gli occhi sgranati la grande insegna affissa sopra il portone
e non importava da quale prospettiva la si guardasse, la scritta ‘Crystal Hotel’ non cambiava
e avrebbe scommesso che se anche fosse arrivato un terremoto in quell'istante nemmeno
una lettera sarebbe caduta, “Con tutti i posti che ci sonoperché dobbiamo pranzare proprio qui?”.
Era così assorto dai suoi pensieri che quando gli arrivò a tradimento una forte pacca sulla schiena
traballò per lo spavento, «Allora Ritsu, ti piace il posto che ha scelto tuo padre?
È qui che la ‘Onodera Publishing’ porta i suoi clienti più importanti, tienilo bene a mente.».
Masao Onodera era un uomo sempre sorridente e scherzoso, amava suo figlio e sua moglie
più della sua stessa vita ed era da lui che Ritsu aveva preso quei colori così insoliti per un giapponese,
«Inoltre, voglio presentarti il proprietario, dopo la pessima figura che hai fatto facendoti portare qui
senza nemmeno pagare, il minimo che tu possa fare è scusarti come si deve.».
Con fare più materno che paterno si avvicinò al figlio e iniziò a togliere i pilucchi dal completo beige,
gli aggiustò la cravatta leggermente storta e cercò di domare un ciuffo ribelle, «Papà non sono un bambino.»
— facendo un passo indietro si fermò a contemplare l'immagine del figlio ora perfettamente in ordine,
«Non chiamarmi ‘papà’ quando siamo fuori per lavoro, te l'ho già detto.».
«
E ALLORA COMPORTATI DA PRESIDENTE
!».
Ignorandolo completamente, prese il ragazzo per mano e lo trascinò all'interno dell'albergo,
«Ah... sei sempre stato un bambino così rumoroso.».
 
Masao Onodera era un uomo sempre sorridente e scherzoso, amava suo figlio e sua moglie
più della sua stessa vita, ma quando si trattava di lavoro non c'era ‘moglie’ o ‘figlio’
che gli avrebbero impedito di svolgerlo al meglio, con serietà e dedizione.
Ritsu guardava, come una falena attratta dalla luce, il padre che, con un sorriso professionale,
invitava ad alzare la testa il Presidente di un'altra Compagnia profuso in un profondo inchino
e s'imbarazzò quando anche a lui fu riservato lo stesso trattamento, stavano fallendo
e vedevano in Masao l'unica ancora di salvezza.
L' ‘Onodera Publishing’ si era offerta di inglobare quella Società ed il pranzo serviva
per discutere nei dettagli le condizioni perché ciò accadesse.
Ultimati i convenevoli il concierge li scortò nella sala da pranzo caratterizzata da un'enorme vetrata
che prometteva una bellissima vista panoramica, “Sarà anche quella in cristallo?”,
ma non era lì che avrebbero pranzato, per loro era stata riservata una deliziosa sala privata
e scoprì con piacere che c'erano diversi menù tra cui poter scegliere, lui optò per l'italiano.
Fu un pranzo allegro e rilassato, il cibo e il vino erano ottimi, il contratto si firmò ‘da solo’
e Ritsu continuava a chiedersi quando tutto quello fosse successo.
Suo padre era abile, con uno dei suoi sorrisi composti era anche riuscito a fargli accettare
una piccola clausola non tanto vantaggiosa per loro, “Ne sarò capace anche io un giorno?
Sarò mai bravo come lui?
”.
Ricordava che una volta glielo aveva chiesto, erano in ufficio quando si complimentò con lui
e gli domandò come fosse riuscito a diventare così bravo, ‘Ho solo sacrificato tante cose
che forse non avrei dovuto sacrificare...’, era stata la sua risposta e anche se sul suo viso
era comparso un sorriso pieno d'amore, i suoi occhi e la sua voce avevano un tono nostalgico.
Il ragazzo sapeva benissimo cosa avesse dovuto sacrificare quell'uomo così capace,
si ricordava quando all'età di cinque anni suo padre partiva e stava fuori per mesi
o quando non poteva festeggiare con lui il compleanno per colpa del lavoro,
ricordava sua madre che attaccava il telefono arrabbiata perché ancora una volta suo marito
doveva passare la notte del loro anniversario in un izakaya con qualche cliente
e lei sicuramente ricordava quanto fosse stato difficile crescere da sola un bambino piccolo
quando suo marito, per seguire un futuro Best Seller, si era trasferito in Inghilterra per un anno intero.
Masao Onodera per diventare così bravo aveva solo sacrificato cose che forse non avrebbe dovuto sacrificare,
E io... cosa dovrò sacrificare io?”.
La porta si aprì ed uomo elegante, chinando appena la testa per salutare i presenti, entrò con passo sicuro
nella sala chiudendo la porta alle sue spalle, «Signori, spero di non disturbare, volevo solo sapere se andava tutto bene.».
«Oh, Yuki-kun sei sempre così gentile, Signori voglio presentarvi Yuki Harada, pensate che a soli trent'anni
è il proprietario di questo splendido Hotel dove oggi abbiamo mangiato divinamente.».
Una tosse convulsa fece cadere il silenzio nella stanza, Ritsu si era strozzato con l'ottima grappa italiana
che aveva ordinato per digerire il pranzo, ma ebbe la terribile sensazione che avere la pasta sullo stomaco
fosse il suo problema minore, “Lui è il Proprietario? ‘Yuki-kun’?
Cos'è questa storiaperché mio padre è così in confidenza con lui?”.
Una potente gomitata nelle costole gli fece mancare il fiato e la calma ritornò a fare da padrona,
«Yuki-kun posso presentarti mio figlio?».
Era una domanda retorica, per l'esattezza era il segnale che obbligava il giovane Onodera
ad alzarsi controvoglia da tavola e a scambiare il suo 
biglietto da visita con quello dell'altro,
segno di cortesia e di futura collaborazione, «Hajimemashite Harada-san,
sono Ritsu Onodera, yoroshiku onegaishimasu.».
Infastidito da quella situazione alzò lo sguardo, Yuki stava sorridendo, «Non c'è bisogno di tanta formalità,
infondo... non sono così vecchio da dovermi dare del ‘lei’...».
Questo è troppobasta stai zitto!”, «Approfitto della situazione per ringraziarla Harada-san,
grazie per essersi preso cura di me in occasione di quell'increscioso quanto vergognoso episodio
e insisto perché mi faccia pagare il conto della stanza che ho occupato.».
Il cuore di Masao fece una capriola, “Bravo ragazzoQuesto sì che è parlare!”.
«Non ce n'è assolutamente bisogno, anzi colgo l'occasione per dirvi che oggi siete stati miei ospiti
e che la 
SPA dell'Hotel è a vostra completa disposizione, ma potrebbe prestarmi suo figlio
per un po' di tempo Onodera-san? Vorrei mostrargli l'albergo.».
Ti dirà sicuramente di nosiamo ad un meeting di lavoro quindi levati subito quel sorriso ebete dalla faccia!”.
«Sei troppo gentile Yuki-kun, accettiamo con piacere la tua offerta e prenditi Ritsu per tutto il tempo che vuoi, il lavoro ormai è finito.».
Che cos— 
PAPÀ!”.
 
Il tour iniziò dalla Area Benessere, dove lasciarono gli altri, e continuò, con grande sorpresa del giovane Onodera
che perse il conto di quante porte aprirono, quante rampe di scale scesero per raggiungere la cantina
piena di vini pregiati e di quante volte presero l'ascensore.
I due uomini erano sul piano delle Suite, tutte bellissime, andavano in ordine di grandezza
e ognuna era di un colore diverso.
«Questa è l'ultima, la più piccola, direi che la conosci bene.».
Yuki aprì la porta ed entrando accese le luci. Ritsu riconobbe subito la stanza bianca e argento.
Istintivamente entrò anche lui e posò la mano sulla scrivania argentata, dove aveva trovato il biglietto
che aveva buttato giù da un grattacielo, dove aveva avuto inizio tutto quello che non sarebbe mai dovuto iniziare.
Due braccia lo avvolsero da dietro e, se avesse chiuso gli occhi, avrebbe potuto giurare di trovarsi
in un bosco profumato, piuttosto che in una suite di un hotel, «Perché fai così?».
«E tu perché ieri sei scappato?».
Giàperché sono scappato?”, piano si rigirò in quell'abbraccio, trovandosi faccia a faccia
con l'uomo fasciato nell'elegante vestito nero.
Voleva guardarlo negli occhi, voleva vedere attentamente la sua espressione quando gli avrebbe detto la verità,
il motivo per cui quello stupidissimo gioco dovesse arrivare ad una fine, solo così sarebbe stato di nuovo libero,
«Perché c'è una persona che mi sta aspettando a casa.».
«Allora perché non ti liberi? Non ti sto tenendo poi così stretto...».
Il suo piano era andato in fumo, aveva previsto ogni domanda ed era pronto a dare ogni risposta,
ma non quella, era troppo facile, «Perché non voglio farlo.», faceva troppo male.
Le labbra di Yuki vennero intrappolate dalle sue in un bacio più dolce e più lento rispetto
a quello della sera precedente, c'era tutta la voglia di scoprirsi, di assaporarsi e di arrendersi.
Le giacche dei completi scivolarono sul pavimento, le cravatte vennero sfilate creando un piacevole fruscio...
i respiri erano pesanti. Senza staccarsi camminarono fino ai piedi di un letto troppo grande per loro due,
Ritsu lo spinse e si mise a cavalcioni su di lui.
Senza sapere da dove venisse fuori tutto quello spirito d'iniziativa, cominciò a spogliarlo lentamente
e baciò, morse, assaporò ogni frammento di pelle nuda che trovava lungo la strada,
fino a quando non rimase più niente da baciare, da mordere e da assaporare.
Arrivato al limite per colpa di quella dolce tortura, sforzando le addominali, Yuki si tirò su a sedere
abbracciando l'altro ancora completamente vestito, quella vista non gli piaceva,
voleva sapere quale sensazione avrebbe provato nel toccare la sua pelle,
doveva rimediare nel minor tempo possibile e così fece.
Con un gioco di gambe si portò sopra di lui e guardò gli occhi verdi leggermente lucidi,
erano belli, erano puliti e delicati, erano come il cristallo, «Ritsu... non dire mai più che il nostro incontro
è stato un ‘increscioso quanto vergognoso episodio’.».
Lo prese con grazia, lo prese facendo attenzione a non rompere quel cristallo che aveva tra le mani,
lo prese e lo fece suo.
La stanza si riempì di miagolii, di parole interrotte, di parole non dette, di sussurri, di grida piacevoli
e Ritsu pronunciò più e più volte il nome di un altro uomo, quello che solo la notte prima
aveva urlato a gran voce nella sua mente, «Yuki...».

                                                                     *

«Ritsu mi stai ascoltando?».
No, non lo stava ascoltando per niente, voleva solo andarsene a casa sua, mettersi dentro il letto e dormire,
preferibilmente senza svegliarsi il giorno dopo, invece era a casa del suo compagno
a mangiare un piatto di udon in brodo come se niente fosse, come se avesse avuto una giornata normale,
gli veniva da vomitare, “Sono proprio una merda.”.
Gli veniva da piangere, ma sapeva benissimo quello che doveva fare,
non era di certo la prima volta che si sentiva così, chiuse gli occhi e iniziò a cercarlo,
Perché diavolo mi sono messo in questa situazione?”.
«Ehi va tutto bene?».
Quella voce lo fece sussultare, «Sì, sono solo stanco.», doveva trovarlo in fretta,
doveva trovarlo prima che le sue emozioni andassero fuori controllo, ma dove l'aveva messo,
dov'era finito quel piccolo ‘pulsante’ che sin da quando era bambino l'aveva sempre aiutato così tanto? —
Cercando di calmarsi ricominciò da capo, ecco, finalmente l'aveva trovato.
Facendosi coraggio alzò lo sguardo e quando incontrò quello tranquillo dell'altro
un mare di sentimenti contrastanti lo fecero sprofondare, “Mi dispiace...”.
«Ti amo.».
«Anche io... ma che centra con quello che ti stavo dicendo?».
Mi dispiace...”.
«Niente, volevo solo dirtelo.».
Tirando un sospiro di sollievo chiuse piacevolmente gli occhi, “Takano-sanmi dispiace...”,
 — e quando li riaprì tutto il dolore e il senso di colpa erano spariti, gli occhi erano vuoti e opachi,
inespressivi, qualcosa non andava, qualcosa dentro di lui era sparito, era morto.
 
«Sei sicuro di stare bene?».
«Sì... ora va tutto bene, stai tranquillo.».







Angolino dell' autrice, si fa per dire u.u
 
E anche questo capitolo è finito... 
*DLIN-DLON* Si informa la gentile clientela
che per uccidere l'autrice di questa storia bisogna recarsi al primo piano

prendete il bigliettino e rispettate la fila, tutti avrete la vostra occasione.
 
Bene, cavolate a parte xD, mi sono divertita moltissimo a scrivere questo capitolo
e di proposito ho voluto fare "Papà Onodera" un po' "stupido" (tutti lo fanno apparire cattivo... povero papà...).
Facendo un piccolo e sintetico riassunto possiamo dire che se prima le uova si erano rotte,
ora Ritsu ha cucinato a puntino una bellissima frittata... per i nostri piccioncini iniziano guai seri,
(per Takano più che altro) ma cosa è successo a Ritsu?
 
Come sempre ringrazio tutte le persone che hanno iniziato a leggere questa storia e che continuano a seguirla,
spero che vi siate divertiti a leggere e non odiatemi troppo u.u
 
Questa Fic sarà aggiornata settimanalmente, ogni giovedì , e ora passiamo alle note:
 
- Kami-sama: "Dio"
- Izakaya: è come la nostra osteria. Per tradizione i colleghi finito il lavoro vanno in un Izakaya
                  e il Capo o i Sempai pagano per i colleghi più giovani
- Hajimemashite: "Piacere di conoscerla"
- Yoroshiku onegaishimasu: L'abbiamo sentito e risentito, non esiste una vera e propria traduzione,
                                               è la formula che conclude la presentazione, potremmo tradurla con
                                               "La prego si prenda cura di me".
 


Bene, da Vivienne è tutto e, come sempre, al prossimo capitolo se vi va.

Ja ne ^_^
  
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