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Autore: Lady Guineviere di Camelot    23/06/2008    0 recensioni
Inghilterra, 1804. La guerra tra la flotta napoleonica e quella inglese, farà da sfondo ad una storia d'amore che riuscirà ad arrivare in pieno oceano atlantico.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: L'Ottocento
Capitoli:
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Nel frattempo, la contea di Bristol era molto in fermento, causa la scomparsa di Jacklynn Charissa Bradford. La famiglia, era incredula del fatto;

Lady Charissa, dal momento che aveva saputo che la figlia era scomparsa, era stata colta da malore. Il padre, Lord Beauregard, a differenza della moglie, vagava in tutti gli angoli del paese, per cercare la sua giovane figlia.

Quel pomeriggio ormai, avendo gia giocato tutte le carte, Lady Charissa, stava parlando disperata con Lord Beauregard.

<>.

<>, le rispose Lord Beauregard.

A quel punto, in maniera violenta e senza essere annunciato, un ragazzetto malconcio e malvestito di circa 17 anni, irruppe nella stanza.

Con aria spavalda e senza tener conto dell’urli del maggiordomo, riuscì ad intrufolarsi per parlare con Lady Charissa. Al suo cospetto, il ragazzetto, disse con voce sonora:

<< Buongiorno Lady, io so dov’è Jacklynn. O per lo meno, so con certezza dov’era 4 giorni fa >>. << Dimmelo subito! >>, esclamò Lady Charissa, << Altrimenti ti farò murare vivo! >>.

<< L’ho vista con certezza salire sull’Ember Rose >>.

A quel nome, un gelido silenzio piombò nella stanza, seguito da un sussulto di Lord Beauregard che minaccioso chiese: << Sei sicuro di quello che dici ragazzo? >>.

<< Assolutamente si Lord. L’ho vista con i miei occhi… >>, a quel punto Lord Beauregard, guardò la moglie con aria molto triste.

<< Perché mi guardi così? Cosa significa? Sai qualcosa che io non so? >>.

<< Temo di doverti dare una brutta notizia Charissa! >>.

<< Che cosa significa? >> chiese lei.

<< L’H.M.S. Ember Rose, ha lasciato il porto di Bristol giorni fa, capitanata da Matthew Keller, per andare in battaglia contro i francesi >>.

A quel punto Lady Charissa con un gemito svenne, cadendo a terra.

 

“Day 4 – 30°12’ N 45°3’ W

Sono quattro giorni che stiamo risalendo l’Oceano Atlantico. Non abbiamo ancora incontrato nessuna turbolenza che ci ralenti. Comunque, anche se abbiamo recuperato 4 giorni di navigazione dalla nave francese, siamo sempre troppo distanti.

Miss Bradford si sta ambientando bene, e la sua presenza non sta influendo sulla nostra missione. Alcune volte sono costretto a riprenderla, perché molto ingenua su come potrebbe farsi facilmente, male a bordo d’un vascello.

Per il momento non sono accaduti fatti importanti. Mare calmo e vento favorevole, ci aiuteranno a recuperare l’enorme distacco che ci separa dai francesi.”

Il sole splendeva alto nel cielo. Il mare era piatto come una tavola, ed il vento soffiava debole contro l’enormi e candide vele dell’Ember Rose. Tutti gli uomini dell’equipaggio, ormai svegli e scattanti, eseguivano i loro compiti con solerzia ed accuratezza.

Soltanto Jacklynn se ne stava ancora accoccolata tra la trapunta della cuccetta di Matthew. Preferiva riposare il più possibile, perché si sentiva ancora esausta per gli avvenimenti degli ultimi giorni, e non riusciva a pensare ad un miglior aiuto per il suo benessere fisico e mentale, se non un po’ di riposo.

Chiuse gli occhi, e la consapevolezza dell’assenza di Matthew cominciò a radicarsi in lei, mentre gonfiava il cuscino sotto la testa, e avvertiva ancor più il suo profumo;

Solitamente a quell’ora, scendeva giù per accompagnarla sul ponte a prendere una boccata. Fu come uno choc scoprirsi tanto sensibile alla sua assenza quanto alla sua presenza. Forse si era troppo abituata alla poche attenzioni che le prestava. Ma quando si esibivano quei giorni in cui aveva molto da fare, e non riusciva a fargli nemmeno una visitina, si sentiva persa.

Qualcuno bussò alla porta. Jacklynn si rizzò immediatamente dal giaciglio, guardando l’uscio, poi una voce disse:

<< Miss Bradford, vi ho portato la colazione. Posso entrare? >>.

<< Solo un momento >>, rispose Jacklynn, mentre afferrava ed indossava la vestaglia, sopra l’enorme camicia, che lei usava da pigiama. << Entra >>, disse infine.

Jed Rice entrò nella stanza, reggendo in mano un vassoio pieno di leccornie, che doveva essere appunto la colazione. Jacklynn storse il naso. Non aveva alcuna voglia di mangiare quando tutti i suoi pensieri erano rivolti a Matthew e la preoccupazione che la sua presenza a bordo della nave, avesse in qualche modo spinto il Capitano a cercare alloggio altrove.

<< Non vi sentite bene, signorina? >>.

<< Oh, si molto bene >>, lo rassicurò subito Jacklynn, non volendo suscitare domande alle quali preferiva non rispondere. << Mi sento meglio d’alcuni giorni fa >>.

<< Allora preferite qualche altre cosa? >>.

La giovane scossa la testa. Jed era molto premuroso e trascurava i suoi compiti per prendersi cura di lei, senza dubbio su ordine del Capitano. << E’ solo che non ho fame questa mattina, tutto qui. Frutta e thè saranno sufficienti Jed >>, insistette << Davvero >>.

Il mozzo le rivolse un timido sorriso. << Il resto vi farebbe sentire come un’anatra all’ingrasso, eh, signorina? >>.

Jacklynn rimase sorpresa e confessò titubante: << Odio mangiare da sola, Jed, ma, soprattutto temo d’aver cacciato il Capitano dal suo posto >>.

<< Oh, non deve dubitarne signorina, il Capitano lo ha fatto con piacere. Però, per favore, mangiate di più signorina >>, la persuase, << altrimenti il Capitano si chiederà se vi ho mai portato cibo >>.

<< In questo caso, farò meglio ad ubbidire… non voglio che tu abbia problemi a causa mia >>.

<< Di qualsiasi altra cosa abbiate bisogno, signorina, fatemelo sapere. Sarei felice di esaudire i vostri desideri >>, disse Jed arrossendo.

<< Grazie Jed. Se gli altri marinai sono galanti quanto te, allora non dubito che l’Ember Rose abbia un equipaggio di gentiluomini >>.

Il viso gli si illuminò, imporporandosi ancor di più, mentre le labbra si piegarono in una smorfia allegra.

Immaginò che il ragazzo avesse su per giù, diciassette anni, e sebbene la vita di mare possa a volte essere dura, nel caso di Jed era ovvio che fosse caduto in piedi. Malgrado fosse magro come uno stecco, sembrava ben nutrito, pulito e felice.

< >.

Prima che la porta si chiudesse alle spalle di Jed Rice, Jacklynn richiamò la sua attenzione.

<< Il Capitano starà sul ponte ancora a lungo? >>.

<< Oh, si signorina! Quest’oggi è molto impegnato. Dobbiamo revisionare e provare tutta l’artiglieria ed i cannoni. Ci vorrà parecchio tempo, l’Ember Rose possiede 104 cannoni >>.

<< Capisco… grazie >>.

La porta si chiuse dietro di lui, lasciando sola Jacklynn. Un’ora dopo, era gia vestita con i soliti pantaloni e la camicetta bianca, che dopo numerosi lavaggi era diventata quasi trasparente. Si era spazzolata anche i capelli fino a renderli lucidi, poi raccolti in un’alta coda, mentre nella solitudine osservava fuori dalle finestre il bellissimo oceano blu.

Udì bussare alla porta prima del previsto. Si accomodò nervosamente i capelli e la camicia ed attraversò la stanza sperando che Matthew fosse finalmente arrivato. Ma un uomo, forse sui ventitre anni, dai capelli biondi e un bel viso, apparve sulla soglia.

<< Perdonatemi Miss Bradford, ma il Capitano mi ha chiesto di scortarvi sul ponte >>.

Jacklynn non aveva dubbio che l’uomo fosse il secondo ufficiale, Burton Howe, che aveva conosciuto durante la cena, nella sala ufficiali.

<< Il Capitano ha detto perché mi vuole sul ponte? >> indagò.

<< Adesso il Capitano è molto impegnato nelle operazioni d’artiglieria >>, spiegò, << Ma ha pensato a voi ugualmente. Si chiedeva se avreste gradito un po’ d’aria fresca e di sole >>.

Reclusa nella cabina da troppo tempo, era più che mai desiderosa di avventurarsi all’aperto. Si fermò per avvolgersi nella vestaglia che Matthew le aveva dato, e seguì il secondo che le faceva strada lungo il corridoio e su per la scaletta di boccaporto.

 

Una leggera brezza soffiava sul ponte della nave, portando con sé il forte odore salino del mare. Nessuna nuvola offuscava la luce del mattino;

I raggi del sole erano brillanti, tersi, e si riflettevano sull’acqua irradiandosi come se attraversassero un cristallo. Piccole macchie prismatiche di luce coloravano il ponte, creando un effetto luccicante che quasi l’abbagliò.

Per un istante rimase incantata, immersa nella scena con estasi, desiderosa di imprimere nella mente ogni particolare, prima che quell’atmosfera incantata andasse persa per sempre.

< >, disse lasciandosi sfuggire un sospiro di stupore.

Il secondo, perplesso, alzò un sopracciglio guardandosi intorno, dal momento che non aveva idea di cosa lei gli stesse parlando. << Si, signorina, l’Ember Rose è una vera bellezza, altrochè >>.

Jacklynn sorrise allo sguardo limitato dell’uomo: la nave era certo motivo di fierezza per un marinaio e lo sarebbe stato anche agli occhi d’un novellino, visto la bellezza e il buono stato in cui era tenuta.

Al momento, gli uomini affollavano il ponte e l’armeria sottostante impegnati a controllare le armi a bordo. Un cannone veniva sollevato dalle sartie e abbassato laboriosamente sul ponte, per essere revisionato. C’erano un gran trambusto, e gli uomini vagavano frettolosamente da una parte all’altra del ponte, intenti ad eseguire le proprie mansioni.

Finalmente Jacklynn vide Matthew sul castelletto di prua: era vestito in modo formale, con la giacca dell’uniforme rifinita in oro. La camicia era aperta sul torace ben tornito rivelando la pelle abbronzata, ed i pantaloni leggeri accentuavano la muscolatura dei fianchi.

Stava parlando con un tipo più basso di lui, giovane. Jacklynn immaginò che si trattasse del capo armatori, poiché l’intero vascello era impegnato a manovrare cannoni.

La fermezza di Matthew nel parlare con lui era palese. Durante la loro conversazione fu risoluto, saldo, irremovibile, e scosse la testa finché l’interlocutore non alzò una pergamena, e con una penna segnò alcuni appunti, probabilmente dettati da Matthew.

Dopo che l’armatore se ne fu andato, Matthew guardò verso la scaletta di boccaporto, chiedendosi cosa stesse trattenendo Howe. Non che avesse bisogno di lui, in quel momento: voleva solo accertarsi che avesse condotto Jacklynn fuori dalla cabina.

Finalmente intravide il secondo avvicinarsi al castelletto fra gli uomini al lavoro, ma fu una chioma fluente dietro a Howe a colpirlo.

Di proposito si incamminò verso il parapetto da dove poteva ammirare Jacklynn senza intralci. La vista gli fece quasi balzare il cuore in petto per l’ammirazione. Da quando era salita a bordo  dell’Ember Rose, non era stato capace di togliersela dalla testa, e il fatto che quella ragazza fosse tanto deliziosa lo lacerava dentro. Nonostante avesse cercato il più possibile di starle lontano, la crescente infatuazione per Jacklynn lo lasciava di sasso.

<< Ho accompagnato Miss Bradford sul ponte, Capitano >>, lo informò Howe come se ce ne fosse stato bisogno.

<< L’ho notato >>, Matthew lanciò un rapido sguardo intorno per valutare la reazione dell’equipaggio: perlopiù i marinai tenevano un occhio sulla ragazza e l’altro sul lavoro che stavano eseguendo. << E anche gli uomini, a quanto sembra >>.

Burton Howe si schiarì la gola, reprimendo il bisogno di guardarla lui stesso. << Mi stavo chiedendo, se durante la navigazione la faceste uscire più spesso. Se volete la mia opinione, penso che non sia un bene lasciarla rinchiusa tutto il giorno in cabina >>.

Matthew freddò con lo sguardo il secondo. Di certo non l’aiutava. << State forse suggerendo, signor Howe, di lasciare che getti nel caos l’intero equipaggio per tutta la durata del viaggio? Dati gli sguardi languidi che lanciamo, sarebbe una vera fortuna se qualcuno di noi raggiungesse il porto sano e salvo. Me incluso >>.

L’aiutante guardò il Capitano con sospetto. << Ne deduco che non dormite da diverse notti >>.

<< Al diavolo! E’ talmente bella che potrei benissimo dimenticare d’essere il Capitano di questo maledetto vascello >>.

<< Vi sentireste meglio se scortassi la signorina in cabina? >>

<< No! >> urlò Matthew.

<< Pensavo solo di alleviare le vostre… >>.

<< Non pensate! >>, gli suggerì il Capitano, secco, con un gesto rabbioso. << Non sono dell’umore giusto per accettare la vostra fredda logica, signor Howe. Se proprio volete saperlo, poiché si da il caso che mi piaccia guardare la signorina, forse l’unico modo che ho di farlo tranquillamente è quando tutti ci guardano >>.

Il secondo abbassò la testa, soddisfatto d’averlo stuzzicato abbastanza, e si congedò dicendo: << Ricevuto Capitano. Torno al mio lavoro >>.

Con le mani dietro la schiena, Matthew si diresse al ponte principale e oltrepasso il parapetto per vedere come procedevano le operazioni d’artiglieria, mentre Jacklynn avvistò dei delfini saltare a lungo a fianco dell’Ember Rose. Era così intenta a guardarli da vicino, cha ad un certo punto scivolò con un piede fuori dall’impiantino sbilanciandosi sul parapetto.

Accorgendosi di ciò che stava per accadere, Matthew si lanciò sul ponte, l’afferrò al volo dal bastione in legno e la riportò in salvo, sgridandola.

<< Mi faccia la cortesia di non cadere >>, la riprese con uno sguardo torvo. Il pensiero che potesse venire colta di sorpresa da una raffica di vento o da uno sgroppo della nave, gli trafiggeva la mente con gelide fitte di terrore, anche se non ne comprendeva bene il motivo. << E’ un bel salto, e la vestaglia la trascinerebbe in profondità più velocemente di quanto io possa nuotare >>.

Jacklynn arrossì, consapevole della propria imprudenza. << Mi dispiace Capitano >>, mormorò, << Non ci avevo pensato >>.

Ammansito dalla scuse, lui ammorbidì il tono a quella d’una preghiera. << Per favore, non salga più sulla ringhiera mentre navighiamo, Miss Bradford. E’ pericoloso >>.

<< Sissignore >>, sussurrò lei docile.

Lui le sorrise. Il primo sorriso, solo per lei. Si fissarono intensamente, fin quando il secondo ufficiale, non richiamò l’attenzione di Matthew.

Jed rice, riaccompagnò Jacklynn in cabina, mentre soddisfatta di come procedevano le cose, se ne stava sdraiata nella cuccetta ad ascoltare il suono del mare, il cigolio del legno e della sartie, e alcuni passi che si rifrangevano sul pavimento del ponte.

 

“Day 7 – 12°09’ N 31°45’ W

Durante il settimo giorno di navigazione, l’Ember Rose si è imbattuta in una tremenda tempesta. La nave affronta bene le turbolenze, ma la velocità comincia a diminuire, e di conseguenza perderemo ben presto le tracce dei francesi.

In ogni modo, io e il signor Howe riusciremo a trovare una strategia per aggirarli, anche se ultimamente il vento e le correnti sembrano essere molto insidiosi. La risalita dell’Atlantico, non è sempre stata portata a termine da tutte le navi che hanno provato ad imbattersi in quest’Odissea. Comunque l’Ember Rose e il suo equipaggio sono determinati a non restare in balia di questi eventi. Tutti noi vogliamo ritornare a casa con la vittoria in mano.

Con oggi sono sette giorni che Miss Bradford, naviga con noi. L’equipaggio ormai si è abituato alla sua presenza, senza che io sia costretto a riprenderli.

La revisione dell’artiglieria è andata a buon fine, conteggiando solo 2 cannoni danneggiati, che per noi non sono una grave perdita. Ho ordinato al calafato Jeff Lewis di rafforzare lo scafo e di controllarlo ogni giorno, in modo da essere pronti a qualsiasi evenienza.

Non appena questa tempesta si sarà placata, ordinerò al commissario di bordo, Bernard Diggory di indire un’ispezione completa, in modo da avere un quadro dettagliato sul mio equipaggio e la mia nave.”.

 

 Jacklynn sollevò appena la testa dal cuscino, per cercare il catino, che Jed Rice le aveva premurosamente lasciato vicino alla cuccetta;

Fortunatamente era sempre corso ad aiutarla, portandole secchi e panni umidi con cui pulirle il viso. In seguito aveva provveduto di persona ai suoi pochi bisogni, portandole acqua fresca e ogni tanto una ciotola di brodo leggero, fornendole asciugamani puliti e svuotando furtivamente il catino insieme al cesto dei rifiuti della cambusa.

Singhiozzando Jacklynn, l’aveva pregato di non dire niente a nessuno, specialmente al Capitano. Jed si era dimostrato riluttante, considerando insensato nasconderglielo, ma alla fine si era rassegnato. Matthew, non era mai passato a trovarla, perché molto occupato a dirigere la nave su quel mare difficoltoso.

Le forze avevano continuato a diminuirle, e le labbra screpolate sanguinavano con facilità. Provò a bere acqua, ma anche questa risaliva appena ingoiata. Il sonno era il solo rifugio dalle infinite ore di tortura, ma al risveglio era difficile, poiché di solito avveniva per il bisogno di vomitare quel poco che aveva nello stomaco. Non riusciva ad indossare altro che la vestaglia. I capelli erano irrimediabilmente scompigliati, ma non le importava di niente, tanto meno del suo aspetto.

A peggiorare la situazione, era la cabina, che stava diventando sempre di più, una prigione logorante, a causa della pioggia violenta, che si stava scatenando assieme a tuoni e fulmini.

Avrebbe voluto scappare, ed il fatto che avessero incontrato mare grosso, le diede un buon motivo per far voto solenne di non mettere più piede su una nave… sempre che fosse riuscita a sopravvivere al viaggio.

Sembrava strano, ma negli ultimi giorni era riuscita in qualche modo ad accantonare il ricordo della sua fuga da Bristol. S’immaginò i suoi genitori cercarla in ogni dove, senza avvertirne alcuna traccia. Anzi, dopo tutto questo tempo, senza aver trovato indizi, l’avrebbero sicuramente data per morta o per dispersa, e questo fece deprimere ancor di più Jacklynn. Cosa ne sarebbe stato di lei?

Improvvisamente, un tuono fragoroso rimbombò nel cielo, suscitando in Jacklynn brividi di terrore;

Fin da piccola non le erano mai piaciuti i temporali. Ed ora che si trovava a bordo d’una nave, in piena tempesta, li odiava.

Sospirò, e chiuse gli occhi rimanendo immobile il più possibile nella speranza di evitare di vomitare. Ma ogni beccheggio e dondolio del vascello sembrava stimolare la nausea.

Raggiunse appena in tempo il secchio, e le sembrò di soffrire un’agonia interminabile prima di poter sollevare la testa nuovamente.

Tre colpetti sulla porta segnalarono il ritorno di Jed per riprendere la ciotola con il brodo che le aveva portato un’ora prima. Era ancora dove l’aveva lasciato, sul vassoio di fianco alla cuccetta.

Al suo debole invito, entrò in silenzio nella cabina, per poi fermarsi sbalordito. Era sicuro di non aver mai visto nessuno prima di allora così gravemente malato;

Le occhiaie erano pronunciate, e le incavavano il viso. Le guance erano emaciate, e le labbra, di solito morbide ed attraenti, erano rovinate dalla disidratazione.

Il mozzo si spaventò così tanto, che si voltò e corse a cercare il Capitano, sicuro d’aver buoni motivi per venire meno alla sua promessa.

Subito dopo Matthew era accanto alla cuccetta, le mani sui fianchi, i capelli lunghi, bagnanti e  scompigliati dalla brezza serale che aveva soffiato sul ponte, e una luce terribile negli occhi.

<< Dannazione, perché non ha detto a nessuno che stava male!? >>.

<< Buttatemi fuoribordo >>, frignò, stringendo le coperte mentre lui cominciava a spostarle. << Non voglio andare avanti così un giorno di più >>.

<< Forza, si sieda >>, la incitò, ignorando le sue suppliche mentre le faceva scivolare un braccio sotto le spalle. Jacklynn cominciò a scuotere la testa, ma subito decise che non era una buon’idea. << Non posso! Mi fa solo stare peggio. Mi lasci soffrire in solitudine >>.

<< Per lasciarla morire in pace? >>, rise Matthew. << Mai! >>.

<< Siete un bruto! >>.

<< Così dicono >>.

La sollevò a sedere sull’orlo della cuccetta e la fece appoggiare i piedi a terra.

<< Cosa mi sta facendo? >>, brontolò. << Mi sento male >>.

<< Faccia dei respiri profondi >>, la incitò lui, poi procedette ad infilarle le pantofole ai piedi. << Starà bene >>.

Quelle parole non servirono a placarle lo stomaco. Presa dal panico, Jacklynn ricadde all’indietro sul letto. Il panno umido che lui le passò sul viso, sulla gola e sul petto le diede un certo sollievo, ma non fece in tempo a riprender fiato, che Matthew la tirò su di nuovo per avvicinarle una tazza alle labbra.

<< Si rinfreschi la bocca >>, le disse impedendole di allontanarsi.

Arricciando il naso per il disgusto, Jacklynn eseguì le sue direttive e sputò l’acqua nel secchio. Sprofondò indietro nella cuccetta e sollevò una sguardo dolorante verso il Capitano. Vederlo così robusto e forte non le fu d’alcun aiuto.

<< Ora beva il resto >>, le ordinò lui, portandole di nuovo la tazza alle labbra. << E’ disidratata come uno scheletro dissotterrato >>.

<< Lei mi odia >>, mormorò contro l’orlo della tazza, ma senza berne più d’un sorso.

<< Non è vero >>. Continuava a bagnarle il viso e la gola, mentre lei prendeva la tazza con mani tremanti per bere piccole sorsate. << Ma sono arrabbiato con lei per non avermi detto nulla. Non fosse che voleva essere leale verso di lei, butteri Jed a mare per non avermi informato immediatamente delle sue condizioni >>.

<< L’ho pregato io di non farlo >>, mormorò Jacklynn dentro la scodella mentre lui gliela premeva insistentemente contro la bocca.

<< Beva! >>.

<< Oh, Capitano… Non posso! Non ne voglio più! >>.

<< Ho detto di bere! >>.

<< Mi torna su >>.

<< Non questa volta, mi creda >>.

<< Solo un po ‘ >>, brontolò lei in tono petulante, ma lui rifiutò di riprendersi la ciotola finché non ebbe bevuto fino all’ultima goccia.

Malgrado i suoi tentativi di abbandonarsi sul letto, la sollevò in piedi, la avvolse con il proprio corpo come in una coperta, e la prese in braccio. Spalancando la porta con un calcio uscì dalla cabina e la trasportò lungo il corridoio.

Jacklynn lanciò un’occhiata preoccupata da sopra le spalle e vide le scalette di fronte a loro. << Per favore, Capitano >>, supplicò, << Non voglio andare sul ponte dove tutti mi possono vedere >>.

<< Ha bisogno d’aria fresca. La farà sentire meglio. Inoltre, visto il modo in cui Jed è arrivato correndo da me tutto ansioso e tremante, i miei uomini si aspettano probabilmente di assistere ad un funerale in mare >>.

<< Ci sarà >>, assicurò lei afflitta. << Appena mi avrà dato il colpo di grazia se insiste con tutta quest’aria fresca >>.

Matthew le sorrise ma non si fermò. << La terrò calda io >>, mormorò.

 

Il luminoso tramonto estivo stava sprofondando lentamente, colorando l’acqua con tonalità calde di rosso, rosa e arancione, dopo che le nuvole si dissiparono. Una brezza fredda spazzava il ponte, facendo riprendere fiato a Jacklynn, ma non servì a risollevarla dall’angoscia.

<< Se non mi mette giù, se ne pentirà >>, lo minacciò.

Matthew l’accontentò solo quando raggiunsero la paratia più vicina. Jacklynn non aveva abbastanza forze per tenersi dritta, e sentendosi mancare appoggiò la fronte contro il collo di lui, poi posò la testa sulla sua spalla.

Se fosse stata meglio, avrebbe goduto di quelle braccia che la stringevano, facendola sentire calda e protetta, ma in una tale situazione aveva solo da temere.

<< Per favore, Capitano >>, gli sussurrò contro il collo. << Sto per sentirmi male di nuovo. Vorrei tornare in cabina. Almeno lì, non sarò in imbarazzo >>.

<< Rimanere la sotto la farà solo stare peggio >>.

<< Ma qui non sto per niente meglio >>, protestò lei.

La voltò di spalle, la tenne stretta a sé per sostenerla e proteggerla, mettendole un braccio intorno all’addome mentre le indicava il mare. << Guardi laggiù oltre la cima della paratia >>.

<< Noooo >>, gemette lei, e girò la testa angosciata. Era proprio senza pietà? L’ultima cosa di cui aveva bisogno era guardare l’oceano.

<< Non le onde >>, le sussurrò fra i capelli. << Guarda l’orizzonte. Fissa il tuo sguardo là >>.

Jacklynn socchiuse gli occhi nello sforzo di vedere la tenue linea scura fra il cielo e il mare. Dopo aver focalizzato il punto, le ci volle del tempo prima di accorgersi della sua stabilità.

<< Non si muove >>.

<< Esatto. La terra gira, ma per quanto può vedere è immobile >>.

<< Vorrei non muovermi io >>, si lamentò lei. Lui sorrise.

<< Non distolga lo sguardo dall’orizzonte. Tenga gli occhi fissi sulla linea, e continui ad inspirare >>.

Lei obbedì, al momento contenta di appoggiarsi a lui, stretta tra nel suo forte abbraccio. Il tempo passò veloce, e non si accorse di altro, se non del protettivo conforto del corpo virile di Matthew.

<>, disse lei sospirando con un gemito di piacere. Matthew rise, e l’avvolse nella sua coperta. <>.

Lei annuì, stringendosi a lui. <>.

Il mal di mare che l’aveva attanagliata, era rapidamente scomparso, ma al suo posto era subentrata una stanchezza molto intensa.

Appoggiò la testa nell’incavo fra il collo e la spalla di Matthew, e con un sospiro, chiuse gli occhi. Piano piano, il respiro divenne regolare.

Matthew non osò muoversi. Era contento di stringerla tra le braccia, mentre una dolce sensazione mai provata, gli si diffondeva in tutto il corpo, stordendolo. Improvvisamente, a contatto con quelle sensazioni, gli venne il sospetto che nella sua vita non fosse tutto perfetto.

Quando ci fu il cambio della guardia, Matthew riportò Jacklynn in cabina. Lei non si svegliò mentre l’adagiava sulla cuccetta;

Le tolse la vestaglia e ammirò l’impalpabile camicia, che indosso a lei faceva da abito. Non osò indugiare, oltre il semplice compito di rimboccarle le coperte, e posarle un delicato bacio sulla fronte.

 

 

   
 
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